Un commento su alcuni aspetti del gioco, i soli che ho potuto osservare appena all'inizio del gioco, quindi non una riflessione generalizzabile e certo non un voto sul gioco in complesso.
Rapidamente voglio osservare come la scena animata d'apertura sia tutt'altro che realistica come animazioni e regia. Può essere un'eccezione, non so, ma certo cozza con il resto.
Detto questo, il vero centro delle mie osservazioni va alla scrittura del gioco. Nella prefazione si nota come l'autore abbia risposto a degli input circa la propria logorrea, dichiarando di aver cercato di regolare la lunghezza dei testi e dei dialoghi. Sembra evidente quindi che non abbia avuto un redattore/revisore (un "editor" per dirla all'americana) che mettesse dei paletti, bensì sia stato "padre-padrone" di quell'aspetto e in ultima analisi scevro da influenze.
La cosa si nota e infatti i testi rivelano una certa legnosità, oltre ad essere lunghi. In pratica, Böhm saprà anche farsi venire in mente intrecci e trame, ma per il resto pare non sappia scrivere, un simile testo non dovrebbe arrivare mai al lettore in questa forma. Anche l'identità dello stesso è indefinita e fumosa, alternandosi ora fra l'aulicheggiante ottocentesco ora sul tolkeniano ora sul moderno. Peraltro se l'ambientazione è fantastica, stride l'uso di parole di riferimento a contesti della realtà come "carsico" che non dovrebbe aver senso se non esiste un Carso cui la parola si riferisca, tanto per dire la prima che mi viene in mente. Sembrano minuzie, ma ci vuol poco a dar scossoni all'immersione di chi legge con queste cose.
Non è peraltro una critica che nasca da, non so, un bisogno di riscontrare un'adesione al modo di scrivere più comune nei giochi d'oggi, che ricalchi la cinematografia americana, poiché altri creativi di provenienza non statunitense riescono a non essere legnosi senza rinunciare alle proprie caratteristiche (sto pensando ai testi di Stalker, in parte ad alcune produzioni di Ubisoft, ai Witcher, ai due Metro).
Plaudo tuttavia allo sforzo e cercherò di farne uno mio nel completarlo senza farmi scoraggiare dalla prosa.
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