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Old 28-03-2013, 11:08   #4
cerbert
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ed invariabilmente in questi casi io penso "e ce ne facciamo cosa?"

Non è il fotorealismo ad emozionare il giocatore, non è MAI il fotorealismo!
E' il gioco, la combinazione di motivazioni per giocare (trama, sfida, senso del meraviglioso), la coerenza dei presupposti, la cura dell'interazione ed il gusto per la sorpresa: grafica, colonna sonora, game design, planning e BUONA PROGRAMMAZIONE.
Questo alla fine produce l'emozione del giocatore.

Questo è un volto che tutt'ora mi permette di emozionarmi


Costei mi ha fatto e tutt'ora mi fa innamorare di un personaggio


E se in alcuni momenti del gioco mi permettono di vedere il personaggi anche solo così

non è che mi vengano le crisi di "immedesimazione" se per il resto del gioco sono pupazzosi.

Questa ossessione per il realismo mi pare un continuo spostare dalla "creatività" alla "tecnologia", con budget che diventano sempre più mostruosi per modellare mesh e textures ad alta definizione (infatti, se il personaggio è iperrealista, mica potrai poi metterlo in un ambiente che sembra di cartapesta?) per giochi che poi si rivelano freddi, corti, brutti...

Eppure a me sembra che quando hai questo:


hai ormai tutto quello che serve.
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning.
Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia...
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