martedì 5 aprile 2011
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La sua app per iPhone o device basati su Android avrebbe inviato in maniera silente dati personali e geolocalizzati. Dovrà comunicare informazioni dettagliate sulla gestione delle applicazioni
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Roma - A scatenare le attività investigative era stato un
lungo articolo apparso tra le pagine online del quotidiano statunitense
Wall Street Journal. Un campione selezionato di 101 applicazioni
mobile trasmetterebbe in maniera silente dati personali degli utenti
che siano in possesso di un iPhone o di uno dei vari device basati su Android.
Un
grand jury ha ora
ordinato una specifica ingiunzione per aziende come Pandora, che sarà dunque obbligata a
fornire i principali dettagli relativi alla gestione della sua app sui vari ecosistemi mobile. Il servizio musicale era infatti rientrato nel gruppo degli spifferoni indicato dal
WSJ.
Ma i vertici di Pandora ci hanno tenuto subito a
rimarcarlo: nel mirino del
grand jury non ci sarebbe esclusivamente la loro società, bensì una serie. Delle 101 app prese in considerazione dal
WSJ, più della metà sembrano aver trasmesso dati specifici come quello
relativo allo unique device identifier (UDID) del singolo smartphone.
Quella di Pandora - almeno la versione per iPhone - invierebbe i dati dell'utente a otto
tracker. A sette di questi verrebbero dunque trasferite informazioni relative alla localizzazione. L'app di Pandora procederebbe poi all'invio di dati demografici e addirittura di
numeri di telefono, password e lista dei contatti.
Gli alti rappresentanti del servizio musicale dovranno ora
fornire prove dettagliate, che li portino ad essere scagionati da eventuali accuse di violazione della privacy e traffico silente di dati verso network pubblicitari o aziende terze.
Pandora
punterà a raccogliere 100 milioni di dollari, in seguito all'ufficialità dell'avvio delle formali procedure per l'offerta pubblica iniziale. Proprio nelle
documentazioni inviate alla
U.S. Securities and Exchange Commission (SEC) è stato incluso l'annuncio relativo all'ingiunzione ordinata dalle autorità.
Mauro Vecchio
Fonte:
Punto Informatico