Sostanzialmente non sono nè evoluzionista nè creazionista.
Tra le due teorie riconosco semplicemente che la teoria evoluzionista è quella che più si è "sbattuta" a cercare di costruire una serie di relazioni scientificamente accettabili in grado di spiegare determinati meccanismi che regolano la sopravvivenza o l'estinzione delle specie. E', quindi, un insieme di teorie "descrittive" ma non "predittive", spiega l'evoluzione come "sopravvivenza del più adatto", ma non può che azzardare ipotesi su "come si diventa adatti" (mutazionismo, teoria dello sviluppo, eccetera).
Insomma, in campo scientifico, l'evoluzionismo è la teoria più completa ma, come ogni approccio scientifico, non vuole pretendere di spiegare tutto e, coloro che si propongono questo obiettivo, si comportano in maniera antiscientifica.
Ed è proprio questo che mi sconcerta di questo revival "creazionista": utilizzare come prove del fallimento "evoluzionista" le derive ideologiche e antiscientifiche (darwinismo sociale, ad esempio) di un impianto scientifico serio e, quindi, limitato.
Insomma, invece di migliorare l'impianto teorico a favore della loro posizione, i "creazionisti" si propongono di dichiarare un fallimento scientifico ciò che è, invece, un FONDAMENTO scientifico (ovvero la percezione del limite teorico) e alcune derive antiscientifiche originate dalla teoria opposta.
Non è questo il modo di portare avanti una discussione scientifica.
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning.
Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia...
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