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Mafia: Per Berlusconi un'archiviazione che non chiude il caso
6 maggio 2002 - 00:00
Il decreto di archiviazione del gip di Caltanissetta non smentisce l'ipotesi iniziale: l'esistenza di un patto tra politica e mafia. E, confermando che Berlusconi e Dell'Utri sono stati indagati anche dalla Procura di Firenze, apre la strada a nuove indagini
Roma, 6 maggio 2002 - «E' la vittoria della verità». Soddisfazione da parte degli avvocati della difesa per la decisione del gip di Caltanissetta di chiudere le indagini nei confronti di Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, sospettati di essere i mandanti occulti delle stragi di Capaci e di Via D'Amelio. Eppure, il gip Giovanbattista Tona nello stesso provvedimento con il quale, dopo quattro anni d'inchiesta, ha disposto l'archiviazione del procedimento, ha ordinato la trasmissione degli atti al pm «per una sua nuova indagine, diversa da quella fino adesso perseguita».
La eventualità di nuove indagini
Tona ha studiato per 14 mesi i 21 faldoni dell´inchiesta sostenendo nel decreto che le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che accusavano i due indagati, sono «de relato» ed in parte non attendibili. Tuttavia, nelle 73 pagine del provvedimento di archiviazione il magistrato accosta più volte la Fininvest a persone vicine o affiliate a Cosa Nostra. Nel decreto firmato da Tona sono centinaia le schede che riguardano società che dal 1991 al 1993 operavano nel gruppo di Berlusconi e nelle quali ci sarebbero stati azionisti e soci vicini alla mafia. Il gip ha ritrasmesso gli atti in procura «lasciando al pm le valutazioni di sua competenza in ordine all´utilità di tali dati per individuare eventuali ulteriori piste investigative diverse da quelle sinora perseguite».
Una strada lasciata aperta nella stessa richiesta di chiusura del procedimento, firmata dal procuratore capo Gianni Tinebra e dall'aggiunto Paolo Giordano, laddove si includevano alcune informative della Dia che citavano tra l'altro la Coge di Paolo Berlusconi, la Tecnofin di Salamone e Micciché, la Cipedil e la Rt Spa (la società che raggruppa le tre reti dell'attuale Mediaset).
Berlusconi e Dell'Utri indagati anche a Firenze
Dunque, l´inchiesta sui mandanti occulti non si arresta, semmai riparte su altri versanti. Che sono quelli lasciati aperti dal gip nel decreto di archiviazione, ma non solo. Solo sabato infatti si è appreso che il presidente del Consiglio Berlusconi ed il senatore Dell'Utri erano stati indagati 5 anni fa dalla Procura di Firenze nell'ambito delle stragi di Roma, Milano e Firenze del 1993. Gli stessi pubblici ministeri avevano chiesto l'archiviazione il 14 novembre 1998 perchè gli investigatori non erano riusciti, nel termine massimo di durata delle indagini, a riscontrare le accuse. A questa richiesta d'archiviazione fa riferimento Tona nel motivare la chiusura del procedimento siciliano, aprendo nuove prospettive.
Ma andiamo per ordine. Nell'indagine di Firenze, i pm avanzando la richiesta di archiviazione, affermavano di aver acquisito elementi certi in ordine al fatto che l'interlocutore politico di Cosa Nostra in quel periodo avesse partecipato ad un «accordo», intervenuto all'interno dell'organizzazione, al fine di attuare la grave offensiva militare degli anni 1992-1994.
L'ipotesi iniziale resta plausibile
Il gip accogliendo la richiesta dichiarava che le indagini svolte avevano consentito «l'acquisizione di risultati significativi solo in ordine all'avere Cosa nostra agito a seguito di inputs esterni, a conferma di quanto già valutato sul piano strettamente logico». «Berlusconi e Dell' Utri - scriveva poi il gip di Firenze nel 1998 - avrebbero intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato». Tali rapporti sarebbero stati «compatibili con il fine perseguito dal progetto».
Il giudice toscano era costretto ad archiviare solo perché gli inquirenti «non avevano potuto trovare - nel termine massimo di durata delle indagini preliminari - la conferma delle chiamate de relato e delle intuizioni logiche basate sulle suddette omogeneità». E, sebbene, l'ipotesi iniziale avesse mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità».
«Accertati» rapporti tra Fininvest e Cosa Nostra
Su questa scia si colloca il decreto del gip nisseno. Tona sottolinea che l'esistenza di «accertati rapporti» fra Fininvest e «personaggi in varia posizione collegati all'organizzazione Cosa nostra», costituiscono «dati oggettivi che rendono quantomeno non del tutto implausibili né peregrine le ricostruzioni offerte dai diversi collaboratori di giustizia», in base alle quali «si è ricavato che gli odierni indagati erano considerati facilmente contattabili dal gruppo criminale». «Vi è insomma da ritenere - conclude il giudice - che tali rapporti di affari con soggetti legati all'organizzazione abbiano quantomeno legittimato agli occhi degli 'uomini d'onore' l'idea che Berlusconi e Dell'Utri potessero divenire interlocutori privilegiati di Cosa Nostra».
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http://www.radioradicale.it/scheda/1...chiude-il-caso
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