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Old 29-05-2009, 11:47   #1
ornette
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Lettera Carfagna a Corriere della Sera

Riporto lettera accorata di Mara Carfagna in difesa del Ns. PdC. Che ne pensate?


Gentile Direttore, trascorso un anno da un attacco mediati*co di inaudita volgarità a cui sono stata sot*toposta, sono qui a fare alcune considera*zioni su vicende che in questi giorni ci so*no state date in pasto con una morbosità e un’ossessività che ricordano molto quelle che hanno riguardato la sottoscritta.

Sono qui a dire la mia, se mi è consenti*to. Anche forte e fiera di un lavoro svolto, in soli dodici mesi, con impegno ed auten*tica passione in favore e a tutela dei sogget*ti più vulnerabili di questo Paese.

Qualcuno è ancora convinto che io, gio*vane donna che dalla tv è passata alla poli*tica con Berlusconi, non abbia il diritto di parlare, non abbia nulla di sensato ed intel*ligente da dire. Ed invece vorrei osare così tanto. Mi sia consentito. Lo faccio perché ho testa. E cuore. Ho testa né più né meno di tanti pseudo-intellettuali che si ergono pomposamente a maestri di vita e di scien*za, di etica e di morale, che parlano e stra*parlano giudicando tutto e tutti pretenden*do di essere i padroni assoluti del vero.

Certo, mi riconosco una buona dose di coraggio se sono qui, oso parlare e, di più, vorrei addirittura dare, sottovoce, ma molto sottovoce, un consiglio. Che è quello di fare un passo indietro, di ritorna*re al di qua di quel limite della decenza e del buon senso che è stato abbondante*mente superato.

Insinuazioni pesanti e volgari hanno ac*compagnato la mia scelta sciagurata. Quel*la di una giovane donna che, dopo una (a dire il vero) assai insignificante carriera in tv ha deciso di accettare la sfida di fare politica con il partito di Berlusconi. Atten*zione. Giovane donna, televisione, Berlu*sconi.

E qui casca l’asino! Perché se cambiando l’ordine degli ad*dendi il risultato è lo stesso, sostituendo anche uno soltanto degli addendi il risulta*to sarebbe ben diverso e comporterebbe la legittimità dell’impegno politico.

Suvvia, siamo realisti. Il Parlamento vede tra i suoi banchi alcu*ni uomini dalle assai dubbie capacità poli*tiche. Ma nessuno si sorprende. L’Aula di Montecitorio è stata frequentata da perso*naggi condannati per banda armata e con*corso in omicidio, facinorosi violenti, con*dannati per detenzione e fabbricazione di ordigni esplosivi, protagonisti di risse e di indecorosi episodi di cronaca.

Ma nessuno mai si è indignato. Onorevoli che candidamente hanno am*messo di prostituirsi prima di approdare alla Camera, altri che, durante il loro incari*co, sono stati sorpresi a contrattare per strada prestazioni con transessuali. Mai nessuno si è scandalizzato. Mai.

Allora viene un sospetto. Che sia Berlusconi l’ingrediente indige*sto? Sì, è proprio così, Berlusconi indigna, scandalizza, inquieta. Forse è arrivato il momento di mettere un freno a questa follia collettiva, a questo vizio malsano, che qualcuno tenta di fo*mentare, di guardare e giudicare la politi*ca dal buco della serratura, di giudicare le persone per l’aspetto estetico e per il lavo*ro, seppur onesto, che hanno fatto in pas*sato. È assurdo, dopo anni di battaglie, è co*me tornare indietro quando i criteri seletti*vi per accedere alla politica erano il censo e il sesso.

Forse è proprio il caso di dire che si sta*va meglio quando si stava peggio! Ed è sorprendente che le dichiarazioni e la persona dell’ex fidanzato di Noemi Leti*zia, condannato per rapina, secondo qual*cuno meritino più rispetto dell’impegno e della persona di una donna che ha l’unica colpa di aver lavorato in tv. Cosa è più gra*ve, mi domando, aver lavorato in tv o esse*re stato un rapinatore? Quanto tempo do*vrà passare ancora perché chi ha lavorato nel mondo dello spettacolo possa essere trattato almeno come un ex rapinatore o un ex detenuto?

Credo che si sia superato il limite del buon senso e tutti abbiamo responsabilità e doveri. A cominciare dalla politica che deve ispirarsi a criteri di rigore e di serie*tà. Quei criteri che hanno indirizzato l’atti*vità di un governo che ha risolto gravi emergenze e problemi quotidiani con tem*pestività ed efficacia, grazie ad un presi*dente del Consiglio che è riuscito non solo ad interpretare le speranze e i sogni degli Italiani, ma anche a tradurli in realtà. Que*sto, quello delle cose realizzate per il bene del Paese, è il terreno di confronto sul qua*le vogliamo misurarci e di cui deve rispon*dere agli italiani il presidente Berlusconi. Un leader mai prepotente o arrogante, con*sapevole di una innata capacità seduttiva che ha usato a fini di ricerca del consenso e non per scopi morbosi. Un uomo leale, perbene e rispettoso. Una persona di garbo e gentilezza, doti che qualcuno vorrebbe declassare a mera finzione e che invece sono autentiche. E, lasciatemi pure dire che, in un mondo po*polato da gran cafoni, sono qualità rare ed invidiabili. Il resto, tutto il resto, sincera*mente sono affari suoi. O, almeno, così do*vrebbe essere in un Paese «normale».

So che ho ben poca esperienza, ma cre*do di averne quanto basta per auspicare che l’Italia diventi un Paese «normale», do*ve chi fa politica viene giudicato per ciò che fa e chi governa per come governa. Per fare questo, però, c’è bisogno di uno sfor*zo di volontà da parte di tutti. Forse è arrivato anche il momento che chi trascorre le sue giornate a criticare e a farci lezione, scenda dalla sua cattedra di cartapesta, si sporchi le mani con i pro*blemi veri e con le questioni che vera*mente interessano alla gente e dia il suo contributo alla crescita e allo sviluppo dell’Italia. Qualcuno lo troverà più noioso, ma sa*rebbe sicuramente più proficuo. Il Paese ne avrebbe un gran vantaggio. La qualità e il livello dell’attività politica, che qualcuno si diverte a far scadere verso il basso, ritroverebbero dignità e centralità.
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