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Old 12-05-2009, 14:31   #1
G-UNIT91
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Fassino: mandarli via non è uno scandalo

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ROMA - Sembra un' affermazione buttata lì. Ma Piero Fassino non è uomo d' improvvisazioni. Quando il responsabile Esteri del Pd dice che «il respingimento» del barcone degli immigrati in Libia «non è uno scandalo», e poi aggiunge che «siè fatto anche nel passato quando eravamo noi al governo», sta prendendo le distanze dal coro "buonista". La politica sull' immigrazione del primo partito d' opposizione - è la sua opinione - deve sapere gestire, governare l' emergenza clandestini. Non ci si può semplicemente uniformare alle posizioni della Chiesa. Non si può lasciare l' impressione che rigore e preoccupazione per la sicurezza siano il terreno in cui il centrodestra scorrazza indisturbato. Quindi non solo è legittimo e «fa parte del diritto internazionale e dei trattati che sono stati firmati anche dall' Italia», ma è dovuto in taluni casi il rimpatrio. Consapevole tuttavia Fassino che «il problema posto dall' Onu c' è, maè di difficile gestione perché in poche ore su un barcone in alto mare accertare la natura dell' immigrato, se profugo o clandestino, non è cosa semplice» e che «il diritto internazionale prevede il soccorso». Nel Pd le sue parole suscitano molti malumori. C' è chi parla di «scivolone» dell' ex segretario dei Ds. Chi di un' uscita mattutina - le dichiarazioni le fa a Radio 24 - non ben ponderata. Marco Minniti si limita a dire che «le voci sono diverse, bisogna garantire rispetto dei rifugiati». Beppe Fioroni che «non saranno i sondaggi» a convincere i cattolici del centrosinistra a sottoscrivere «la lesione dei diritti umani fondamentali». E anche Rosy Bindi - una cattolico-democratica consapevole della necessità di rispondere al bisogno di sicurezza dei cittadini ma netta nella condanna delle strumentalizzazioni della destra - denuncia la «violazione dei diritti umani, una vergogna per l' Italia: il ministro Maroni rifletta». A prendere le distanze da Fassino è anche Giuliano Amato, l' ex ministro dell' Interno che firmò l' accordo di pattugliamento misto con la Libia. In questo caso non ha dubbi: «Se gli immigrati erano a bordo delle nostre navi e quindi sul territorio italiano, scattava il nostro obbligo giuridico di accertare la presenza di richiedenti asilo. Rimandare indietro loro viola il principio di "non refoulement"a cui siamo internazionalmente e costituzionalmente vincolati». Sbagliato, insomma. Il segretario del Pd, Dario Franceschini non entra nel merito della questione-Libia se non per dire che «non c' è stato bisogno delle nostre parole, perché stanno parlando tutte le organizzazioni umanitarie e di diritto internazionale. Valgono più le loro parole che le nostre». A grattare sotto le dichiarazioni di maniera, resta nel Pd la contrapposizione tra il richiamo alla realpolitik e l' indignazione; tra le risposte concrete (Enrico Morando è tra quelli per cui «una forma adeguata di respingimenti ci dev' essere nel rispetto della legalità») e l' altolà umanitario. L' ex premier Massimo D' Alema, che pure è stato tra più convinti sostenitori degli accordi per i rimpatri, cerca di coniugare: «Le esigenze di sicurezza non possono però ledere i diritti umani». - GIOVANNA CASADIO
http://ricerca.repubblica.it/repubbl...-scandalo.html
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