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Old 09-05-2009, 19:29   #146
salucard
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Originariamente inviato da Dream_River Guarda i messaggi
A parte che mi è estranea la concezione di peccato, il forte non ambisce alla felicità assoluta, che è solo una leggenda come tutto ciò che è assoluto ed eterno, ma ambisce costantemente alla felicità, che apprezza proprio perchè temporanea ed effimere, il forte non disdegna il continuo mutamento, anzi, sa che il mutamente continuo è ciò che accomuna tutta la realtà.
Chi non è in grado di sopportare la tragedia dell'esistenza (Che è proprio la maledizione della nostra capacità di concepire oltre i limiti degli enti e supporre l'assoluto, e rischiare di cadere nella nausea nel percepire la differenza ontologica fra l'essere e gli enti che "sono per ora"), preferisce il nulla, anche se avvolte chiamato "essere".
Chi avrebbe preferito non nascere per non soffrire, e come un ingordo che già si immagina il malessere che l'abbuffata gli comporterà e preferisce non toccare cibo per non avere conferma che l'ingordo non è in grado di apprezzare il cibo.
A mi sembra che con questo tuo messaggio confermi quello che ho detto "il debole non è in grado di portare su di se tutto il peso della vita" al contrario del forte che può essere felice perchè accetta anche la sofferenza e tutti gli altri sentimenti che la vita porta con se, anche se ciò lo condanna a essere "costantemente sudato" (cit)
Inoltre, sbagli a vedere la felicità come strumento della vita, ma è la vita strumento della volontà, la cui soddisfazione è l'essenza della felicità, la stessa volontà cieca che muove tutti gli esseri umani, e che non può fare a meno di vedere, piuttosto che non volere preferisce volere il nulla, come a quanto dici vuole la tua



Non vedo questa necessità di confrontare la felicità effimera di questo mondo con una fantasiosa felicità assoluta, a che pro.



Come se la morale non fosse uno strumento per raggiungere la felicità, e la perdizione dell'animo nient'altro che una minaccia da rivolgere al prossimo per conformarlo alla nostra volontà sotto le mentite spoglie del "bene"
peccato che però il forte una volta resosi conto di non aver potuto raggiungere la felicità non ha più da fare che cessare di vivere non avendo più obiettivi da conseguire,mentre il "debole non deve neanche porsi il problema di dover essere felice dato che è inesistente,se non nella mente di un forte che si lecca le ferite dell'insuccesso pensando che un debole probabilmente preferirebbe togliersi la vita.
aggiungerei inoltre che se non ci fose vita non vi sarebbe neanche volontà e felicità,senza vita non vi sarebbe una sostanza uomo,dunque è la vita che regola il tutto dunque la felicità o la volontà sono accessori della vita stessa
stessa cosa sono la morale e la perdizione che modificano il modo di condurre la vita,ma la vita è sempre tale,quindi cambia solo il modo e non l'attributo



detto ciò ci terrei a dire che la disparità di idee aiuta comunque il prossimo a crescere,grazie dunque per aver esposto le tue idee che certamente contribuiranno a rendermi più giudizioso nei confronti degli infiniti casi del divenire
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