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Old 13-11-2003, 10:37   #11
joe4th
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x isensine

Con produttori di software proprietario non
intendevo quelli che producono driver (che
sun Linux sono pochissimi, linuxant, opensound, etc.).
Gli standard non sono definiti per tutto e nessuno ti puo' assicurare che un software pagato magari 15000 euro e "pseudo-certificato" per una vecchia RedHat 6.2, ti possa funzionare anche su una distribuzione piu'
recente dove hanno cambiato praticamente tutte
le librerie (pensa ai thread NTPL, a una
glibc piu' nuova, ai locales, etc.). Vuoi
un semplice esempio: acrobat reader 5.0.8 per Linux:
su glibc 2.3.X il plugin nppdf.so ti porta X11 a
consumare tutte le risorse CPU, oltre ai tipici
casini che vengono fuori con le locale libraries: l'Adobe lo sa, ma secondo te si e' mai presa la
briga di ricompilare il loro prodotto con un
compilatore e una distribuzione piu' recente?

Quello che stanno cercando di fare IBM e SUSE
e' una sorta di distribuzione totalitaria Linux,
ovvero una distribuzione a cui tutti devono fare riferimento (la loro). Per alcuni puo' essere un bene, per altri un male. Per me e' un male, perche' significa la fine dell'innovazione. Pensa per esempio alla
possibilita' di cambiare X11 con freedesktop,
oppure all'introduzione del prelink, etc.: a questo
punto, se uno deve puntare su applicazioni proprietario, allora molto meglio uno Unix
proprietario: lo paghi, ma hai il supporto anche
dopo 10 anni...

Certo uno si puo' portare dietro le librerie
vecchie di compatibility, e perfino il loader
(ld-linux), ma il piu' delle volte sono generatori
di segfault...

Le rogne non sono dunque dei produttori di
software proprietario (che raramente ricompilano
ogni sei mesi, e quando lo fanno, aggiungono
un'unita' alla loro version number e rivogliono i
soldi...) ma dell'utente finale, che il piu' delle
volte, se lo piglia in quel posto...
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