(ASCA) - Roma, 12 nov - ''La memoria di chi ha dato la vita per il nostro Paese non appartiene alle forze armate ne' alle istituzioni, ne' ad una parte politica, ma e' patrimonio indissolubile dell'intera collettivita'''. E' con queste parole che il presidente del Senato, Renato Schifani ha ricordato oggi la memoria dei militari caduti a Nassirya nell'attentato del 12 novembre di 5 anni fa, insieme al ricordo dei caduti della missione ''Antica Babilonia'' e di ''tutti i caduti per la costruzione della pace'', in una cerimonia a Palazzo Madama, presenti il presidente della Camera, Gianfranco Fini, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, Capo dello Stato all'epoca dell'attentato, ed altre alte cariche dello Stato, durante la quale e' stata intitolata ai caduti di Nassirya la sala delle conferenze del Senato. ''Quei 19 caduti, dei quali 17 erano uomini in armi e soldati di grande valore, non saranno mai celebrati come eroi di guerra - ha aggiunto Schifani - per la semplice ragione che non combatterono alcuna guerra: qualunque altra lettura della loro presenza di Iraq sarebbe un torto alla loro memoria''. La seconda carica dello Stato ha voluto ricordare poi come il ''vile attacco ai danni dei nostri soldati'' sferrato ''da una rete terroristica di portata internazionale'' con ''l'esplicito obiettivo politico di provocare il ritiro delle forze internazionali di stabilizzazione e, quindi, di far ripiombare il Paese nel coas e nella dittatura'' colpi' i nostri connazionali ''proprio a causa dei sentimenti di simpatia e di riconoscenza nutriti verso di loro dalla popolazione irachena''. ''D'ora in poi - ha aggiunto Schifani scoprendo la targa commemorativa esposta nella Sala delle conferenze - uno degli ambienti piu' importanti per la vita politica all'interno dell'istituzione parlamentare, perche' deputato all'incontro con la stampa, sara' associato, indelebilmente, alla memoria di questi uomini coraggiosi e fedeli. Lo dovevamo a loro, ai loro orfani, alle loro vedove, a quanto sono rimasti feriti nel corpo e nello spirito, ma ancora di piu' lo dobbiamo a quei valori di pace, giustizia, liberta' e democrazia incaranti, oggi come allora, dall'azione quotidiana dei nostri soldati nelle piu' difficili realta' del pianeta''.
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bene cosė.