Originariamente inviato da Daemonarch
Camminiamo nel bosco, immersi nel profumo di muschio, funghi e terra umida. I bracconieri sono del posto: conoscono sentieri e vie di fuga, le abitudini delle prede. Per andare a caccia di trappole nel Bresciano, lunghe marce sui monti e a volte anche sopralluoghi notturni, oltre alla resistenza fisica bisogna avere esperienza e intuito.
Catia Acquaviva, coordinatrice del campo della Lega Abolizione Caccia (Lac), si ferma e indica un punto davanti a noi. Metti a fuoco e ti accorgi della trama di una rete da uccellagione. E' sottile, quasi invisibile: davvero difficile trovarne una a colpo d'occhio. Meglio cercarla per vie indirette: il bracconiere per preparare l'installazione infatti ripulisce il sottobosco, taglia alberi, fissa paletti al suolo creando così uno spiazzo aperto dove montare l'impianto, una rete a tripla maglia che cattura gli uccellini di passaggio. Aggrovigliato nella rete c'è un pettirosso. Lo liberiamo con un paio di forbicine, ripuliamo le piume da frammenti di rete, lo facciamo volare via, poi togliamo l'impianto e ci allontaniamo.
«Anni fa capitava addirittura di trovare le trappole dentro i giardini delle case» dice Catia. «Ora il bracconaggio si è molto ridotto». Merito anche dei tedeschi della Kommittee che finanziano il campo anti-bracconaggio e inviano i volontari, accanto alle guardie venatorie di Lac, Wwf e Lipu che possono fermare i cacciatori e sanzionare le eventuali irregolarità.
Sono migliaia gli uccelli che ogni giorno rimangono impigliati nelle rete invisibili. Poi ci sono le trappole, come gli archetti e le sep: i primi troneggiano sugli alberi con un meccanismo che blocca a testa in giù l'uccello fratturandogli le zampe; le seconde, importate direttamente dall'isola di Ponza, spezzano il collo dell'animale. Capita anche di trovare a terra lacci per catturare mammiferi: cinghiali, conigli, lepri. Bacche, insetti, pezzi di frutta fanno da esca. In due giorni di escursioni troviamo un'altra rete e due sentieri di archetti. Un pettirosso morto in una sep, le orbite degli occhi vuote e mangiate dagli insetti.
Nel Bresciano gli uccelli si cacciano di frodo per utilizzarli come richiami vivi da vendere al mercato nero dei bracconieri oppure per mangiarli nel piatto tipico del posto, la polenta con gli osei , gli uccellini appunto. Pettirossi, cinciallegre, cinciarelle, tordi, cesene: il ristoratore disonesto stacca becco e zampe, poi in caso di controllo nelle sue cucine ha già pronta la solita fattura che certifica un regolare acquisto. Particolarmente richiesti nel mercato nero dei richiami sono i tordi. Il bracconiere prende gli esemplari vivi e con un coltellino li apre sulla pancia per controllare gli organi interni e capire se sono maschi, perché solo i maschi cantano. Se sono femmine non servono a nulla, vengono buttate via. I maschi vengono sbrigativamente ricuciti e per loro inizia una vita di prigionia dentro una piccola gabbia, con il meschino compito di trarre in inganno i loro fratelli. Le istituzioni locali spesso chiudono un occhio. O tutti e due.
Bonificare il territorio eliminando la trappola serve a poco: il giorno dopo il bracconiere la rimetterà. Più utile avvertire le forze dell'ordine, che provvedono poi a fermare il colpevole. Il bracconaggio è reato penale e comporta delle multe salate. Proprio la repressione delle ultime stagioni con fermo ogni anno di decine di bracconieri ha contribuito a ridurre di molto il fenomeno: fondamentale in questo senso l'impegno del Nucleo Operativo Antibracconaggio del Corpo Forestale dello Stato che da anni presidia la zona.
«Anni fa rischiavamo anche la pelle. Più volte siamo stati aggrediti da cacciatori e gente del posto. Minacce con il fucile, macchine rovinate, pneumatici bucati» dicono i volontari della Lac. Non oggi. A parte qualche lugubre occhiata di qualcuno del posto non succede nulla, solo grandi e silenziosi boschi di montagna da controllare.
In Italia il fenomeno è diffuso, ma anche efficacemente combattuto, in Sardegna, sullo stretto di Reggio Calabria, nell'isola del Giglio, nelle isole pontine. In Europa ci sono soprattutto i casi endemici di Malta e Cipro. E' una guerra silenziosa che sta dando i suoi risultati, con la progressiva riduzione del fenomeno. Ora però il centrodestra vuole tornare alla deregulation.
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