23-07-2008, 15:28
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La superiorità morale applicata a un "superiormente morale"
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IL CASO
La resistenza continua (alle verità di Pansa)
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Pierluigi Visci Bologna, 23 luglio 2008 -
PRIMA IL FATTO. Nell’Appennino modenese d’estate si organizza un ciclo di incontri con scrittori, per iniziativa dell’associazione artigiana Lapam-Federimprese, d’intesa con cinque comuni. Per tutti gli autori invitati (Crepet, Rizzo, Alberto Angela) da tempo erano precisati giorno e luogo dell’incontro. Solo per Giampaolo Pansa, che sabato e domenica prossimi avrebbe dovuto parlare a Zocca e Guiglia del suo ultimo libro, "I tre inverni della paura", non si è trovata la disponibilità di sale comunali. Anche a Guiglia, comune di centrodestra, con la motivazione che quel giorno c’è la festa del Patrono. "Se è vero che c’é lo zampino di qualche sinistra regressista - dice Pansa - la cosa non mi meraviglia: l’Anpi è diventata un club molto settario, non ha piacere che si presentino libri che in qualche modo danno un ritratto della Resistenza, della guerra civile, che non è quello retorico".
Pansa non si meraviglia, specie dopo le violente contestazioni di un manipolo di autonomi giunti appositamente da Roma, e capeggiati da un dirigente di Rifondazione, a Reggio Emilia quando presentava in una privata libreria "Il sangue dei vinti". O a Bassano del Grappa, o a Castelfranco Veneto. I metodi sono cambiati, ma la violenza rimane la stessa. E non ci si può rassegnare all’idea che un cittadino libero, giornalista e scrittore, uomo storicamente di sinistra, non possa parlare di un suo libro, perché va contro la "verità" ufficiale che da sessant’anni domina e avvelena la cultura, la politica, la storiografia del nostro Paese. Con tutti i guasti che essa ha prodotto e continua evidentemente a produrre.
Per certa sinistra, e certi giornalisti e storici che da essa hanno tratto linfa, é reato di lesa maestà mettere in discussione l’epopea, i "valori" della Resistenza, anche quando essa era conclusa con il 25 aprile e tutto quello che accadde dopo fu autentica barbarie, violenza privata e di gruppi, sangue versato per vendette o per disegno politico di egemonia. Non è stato certo Pansa a inventare il "triangolo della morte", che ha insanguinato queste terre emiliane ben oltre il 1945. Eppure, c’è una ostinata resistenza politica e intellettuale a riconoscere quello che realmente accadde e che è ormai documentato. Non solo nei libri di Pansa.
di Pierluigi Visci
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http://quotidianonet.ilsole24ore.com...ta_pansa.shtml
a casa mia si chiama fascismo. ma ovviamente di un tipo che non fa scalpore e non crea allarmismi su regimi, attentati alla libertà di pensiero, alla costituzione e alla democrazia.
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