Risposta intuitiva: visto che il prezzo viene determinato all'istante della compravendita e vale solo per il contratto fissato, non è in realtà vincolato a nessun valore specifico: in altri termini, il venditore può fissare il prezzo che preferisce, purchè il compratore sia disposto a pagare. Questo farebbe pensare ingenuamente che il compratore sia portato a fissare il prezzo massimo possibile, ma questo non è ovviamente vero per vari motivi: per esempio, esistono altri venditori disposti a offrire un prezzo minore (concorrenza), le risorse del compratore sono limitate e comunque sarebbe controproducente per il venditore depauperare eccessivemente il compratore, specie se vende un bene di consumo (cibo, energia, consumabili di vario tipo) che vorrà rivendere, prima o poi, eccetera. Succede che i prezzi poi convergano, per effetto della concorrenza, su di un valore "medio" all'interno delle varie transazioni, in un intervallo di tempo abbastanza stretto e in un contesto economicamente omogeneo. Questo "prezzo medio" dovrebbe essere soggetto alla legge della domanda e dell'offerta, che però non ha sempre la stessa "intensità", nè sempre lo stesso "segno": da qui nasce il concetto di elasticità del prezzo in rapporto al rapporto tra domanda ed offerta.
Qualcuno più esperto di me mi corregga gli svarioni.