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Old 06-11-2007, 07:27   #20
ania
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Sicurezza, la Cdl dice no al decreto
Prodi: "Facciano quel che vogliono"
Vertice dell'opposizione per cercare una posizione comune sul decreto del governo
Fini: "Servono degli emendamenti".
Fassino e Rutelli aprono al centrodestra
Malumore anche della sinistra radicale


ROMA - Pressato da destra e da sinistra, Romano Prodi (che continua a dirsi "ottimista"), si prepara ad affrontare lo scoglio dell'approvazione del decreto sulla sicurezza. Dovendo fronteggiare i no della Cdl e della sinistra estrema. Ma, nonostante tutto il premier si dice "ottimista" e alla Cdl manda a dire: "Facciano quel che vogliono".

E da destra il leader di An Gianfranco Fini, a conclusione del vertice della Cdl, sbatte la porta al dialogo: "Non ci sono le condizioni per votare questo testo". Chiede modifiche il centrodestra, legandolo al voto in senato. "Presenteremo pochissimi emendamenti unitari, cinque o sei, e se non verranno accolti voterà contro". Ma anche da sinistra sale il coro delle proteste. Di segno diverso ma ugualmente preoccupanti per Prodi: "L'apertura alle destre e ad un'impostazione xenofoba sarebbe sbagliata politicamente e in genere per lo stato di diritto" tuona Giovanni Russo Spena di Rifondazione. Spinte contrapposte che mettono Prodi in una situazione difficile da gestire. Con Piero Fassino che apre all'accordo: "Si può trovare un'intesa sulle modifiche chieste dalla Cdl". Con Rutelli che rilancia: "Siamo prontissimi ad accettare emendamenti migliorativi, ma non provocatori". E con Fini che dice: "Bene, ma bisogna vedere che dice la sinistra radicale".

Le richieste della Cdl. "Nel testo - sottolinea Fini - non c'è la norma che abbiamo tutti invocato per l'espulsione dei cittadini comunitari anche per coloro che sono nell'impossibilità di dimostrare un reddito e anche per la parte relativa alle espulsioni attraverso un intervento coatto. Nel testo - ha concluso Fini - non c'è nulla di esplicito. Di conseguenza - prosegue - presenteremo degli emendamenti unitari che recepiscono questi principi. Se però il testo è quello presentato alle Camere noi della Cdl non lo votiamo".

Azione in due fasi. Il centrodestra, precisa poi il capogruppo della Lega al Senato Roberto Maroni, ha messo a punto "un'azione in due fasi" perché "il decreto non risolve il problema della sicurezza". La prima è costituita dagli "emendamenti al decreto", la seconda da una nuova "proposta più generale sulla sicurezza condivisa da tutta l'opposizione".

Le sfumature di Casini. Auspica un'intesa tra maggioranza e opposizione e chiede che "l'opposizione si presenti unita". Pier Ferdinando Casini conferma poi che sono tre i punti che l'opposizione ritiene imprescindibili perchè il decreto sia votato: più fondi alle forze di polizia, che le espulsioni siano reali ("non basta un foglio di via"), e che "chi non ha lavoro non possa rientrare in Italia" dove in tali condizioni finirebbe preda della criminalità organizzata.

L'appello di Marini. A chiedere con forza che sul testo si arrivi un accordo unitario è stato oggi il presidente del Senato Franco Marini. "Quando c'è un interesse generale del Paese così rilevante e che tocca così tanto l'interesse e i sentimenti dell'opinione pubblica - è l'appello di Marini - uno sforzo di unità è doveroso e io mi aspetto che ci sia".

Prodi è ottimista. La presa di posizione del centrodestra non mancherà di deludere il presidente del Consiglio, che in mattinata si era mostrato ottimista sulla possibile "sì" della Cdl. "Sarà un problema loro - aveva spiegato Romano Prodi - il nostro decreto è chiarissimo. Su questo l'opposizione non possa fare obiezioni sostanzial". Quanto ai difficili rapporti con Bucarest, Prodi ha ricordato che "tra pochi giorni verrà il primo ministro in Italia" e che si dovranno risolvere "i problemi con la cooperazione fra i due paesi".

Ferrero chiede modifiche a Prodi. La sinistra radicale è sulle barricate e domani, in commissione affari costituzionali, presenterà emendamenti e pregiudiziali di costituzionalità sul testo del decreto. Rifondazione, inoltre, ha messo al lavoro un pool di giuristi e si prepara a dare battaglia sul punto decisivo: la costituzionalità dell'ampliamento di poteri ai prefetti e di contro la necessità di un passaggio giurisdizionale prima di rendere esecutive le espulsioni. E a Prodi si rivolge il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero chiedendo alcune modifiche sul testo del decreto, "reintroducendo da un lato le norme della legge Mancino contro il razzismo e dall'altro definendo in modo chiaro, e in base alla nostra Costituzione, quali forme di espulsioni individuali può prevedere il decreto stesso".

Padre Lombardi: "Episodi inaccettabili". Anche padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, commenta duramente gli episodi di intolleranza contro romeni e zingari verificatisi negli ultimi giorni. "Non sono atti accettabili da un punto di vista morale e cristiano e suscitano la preoccupazione dei responsabili religiosi. La Chiesa è favorevole al dialogo e all'accoglienza serena, anche per chi è più in difficoltà".

(5 novembre 2007)
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...a-vertice.html



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Sicurezza, mea culpa di Bertinotti
"La sinistra deve fare autocritica"


ROMA - "Penso che la sinistra debba fare un'autocritica" sul tema della sicurezza. E' quanto afferma il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, durante la registrazione di 'Otto e mezzo', che andrà in onda questa sera su La7. "La nostra autocritica deve essere nel senso di riconoscere di aver sottovalutato il carattere devastante della violenza e aver pensato che ci fosse una qualche violenza 'buona'".

(5 novembre 2007)
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...sicurezza.html


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Bruxelles: "No a espulsioni di gruppo
possibili solo su base individuale"


Secondo il portavoce della Commissione europea i comportamenti criminali non sono causati da allargamento o libera circolazione delle persone
La Commissione aspetta che l'Italia notifichi il decreto
Poi valuterà la compatibilità con le norme comunitarie

BRUXELLES - Johannes Laitenberger, portavoce della Commissione europea, è stato chiaro: le espulsioni di cittadini comunitari sono possibili esclusivamente su base individuale e con motivazioni circostanziate, quelle di gruppo sono addirittura "vietate". A queste parole hanno fatto eco quelle di Friso Roscam-Abbing, portavoce del commissario alla Giustizia, alla Libertà e alla Sicurezza Franco Frattini. Entrambi hanno sottolineato che Bruxelles aspetta che l'Italia notifichi alla Commissione il decreto sulle espulsioni, per poi valutarne la compatibilità con le norme comunitarie.

"Siamo in attesa - ha spiegato Roscam-Abbing - di una notifica ufficiale da parte del governo italiano. Dopo averla ricevuta valuteremo il decreto e controlleremo il rispetto delle normative comunitarie".

Il portavoce ha sottolineato che la norma Ue "da un lato garantisce il diritto dei cittadini comunitari di trasferirsi e risiedere nel territorio di altri Stati membri; dall'altro autorizza gli Stati membri ad agire nei confronti di cittadini comunitari che non soddisfino i criteri richiesti o rappresentino una minaccia alla pubblica sicurezza o sanità".

La normativa prevede che, dopo novanta giorni di residenza in un altro Stato membro, il cittadino comunitario dimostri di essere in possesso dei requisiti di sussistenza e avere una assicurazione sanitaria. "Ogni valutazione - ha sottolineato con forza Roscam-Abbing - deve essere individuale, circostanziata caso per caso, non può esserci una decisione di gruppo". Anzi, ha sottolineato Laitenberger, "è vietata qualsiasi espulsione di gruppo".

Roscam-Abbing ha comunque sottolineato che "al di sotto di questa soglia l'unica condizione richiesta a un cittadino comunitario per risiedere in un altro Stato membro è quello di possedere un documento di identità". Il portavoce ha comunque spiegato che l'Italia aveva già recepito la direttiva Ue, il nuovo decreto è "un emendamento della legge di trasposizione".

Il portavoce non ha voluto per ora sbilanciarsi sul contenuto del decreto, "ci esprimeremo quando sarà stato notificato". E ha aggiunto di dover "analizzare tutti i dettagli". "Non si tratta - ha concluso Laitenberger - di una valutazione presa a caldo o sull'aria, ma sulla base del parere degli esperti giuridici".

Poi, la difesa delle scelte fatte in sede europea. "Comportamenti illegali e criminali non sono causati dall'allargamento nè dalla libera circolazione delle persone". Secondo il portavoce della Commissione Europea, infatti, "non c'è nessuna prova che si tratti di problemi legati all'allargamento o alla libera circolazione delle persone". Al tempo stesso, ha sottolineato "la necessità di prudenza sulle cifre relative alla criminalità.. E' necessario lasciar giocare in pieno i meccanismi giudiziari che intervengono su comportamenti individuali".

(5 novembre 2007)
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...ue-rumeni.html


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Ma sul decreto Prodi va avanti
"Trattativa per avere il sì della Cdl"
Il premier: bisogna ridimensionare lo scontro con Bucarest
Palazzo Chigi punta sull'Udc.
Anche Veltroni ha aperto canali di confronto

di CLAUDIO TITO

ROMA - La proposta è semplice: accogliere le modifiche chieste dal centrodestra per ottenere in cambio la "corsia preferenziale" a favore dell'intero pacchetto sicurezza. Facendo in modo di "travasare" nel decreto tutte le misure compatibili al suo interno e avviando parallelamente l'esame degli altri 5 disegni di legge. È l'idea che nelle ultime ore il governo sta sottoponendo all'opposizione. È questo il terreno su cui si sta misurando il dialogo tra maggioranza e minoranza. L'emergenza sicurezza, infatti, ha aperto un canale di discussione tra i due schieramenti. E Romano Prodi ha incaricato due ministri, Giuliano Amato e Vannino Chiti, di intavolare una vera e propria trattativa con la Cdl. "Questo - ripete il premier - è un argomento che coinvolge tutti".

Soprattutto il Professore vuole chiudere rapidamente una vicenda anche per dare una risposta concreta alle autorità rumene. L'affondo del primo ministro di Bucarest non è affatto piaciuto al presidente del consiglio italiano. Che, però, non vuole aprire un fronte polemico con un paese dell'Ue. Vuole, anzi, abbassare il tono delle polemiche e non "far degenerare i rapporti" tra i due paesi. Il rischio che uno scontro possa accendere definitivamente la miccia nella comunità rumena in Italia è ben presente a Palazzo Chigi. La parola d'ordine, allora, ieri è stata proprio quella di "ridimensionare". La telefonata con Calin Tariceanu e l'invito a Roma sono serviti proprio a questo. Spiegare e chiarire le misure che, "magari compattamente", l'Italia assumerà rappresenta per il premier il modo con cui disinnescare la bomba xenofoba. Dunque, "bisogna abbassare la temperatura" e procedere con "equilibrio".

In questo quadro il si bipartisan rappresenta un obiettivo prioritario per il centrosinistra. Il ministro dell'Interno e quello per i Rapporti con il parlamento già si sono messi in moto. I primi contatti con i leader della Casa delle libertà si sono consumati ieri. Con Gianfranco Fini, con Pier Ferdinando Casini e con Gianni Letta, il plenipotenziario di Silvio Berlusconi. Anche Walter Veltroni ha attivato una linea di confronto con il centrodestra. E che qualcosa si stia muovendo lo si capisce dalle riflessioni del Cavaliere. Qualcosa di più della timida apertura effettuata sabato scorso. "Domani (oggi ndr.) - ha spiegato ai suoi fedelissimi - decideremo la linea ufficiale. Ma, vista la situazione, è impensabile dare una risposta negativa e basta".

Certo, il capo di Forza Italia resta convinto che il decreto sia stato solo un intervento "demagogico" e volto a "difendere l'immagine di Veltroni a Roma", ma "possiamo dire semplicemente no? Che segnale daremmo alla gente? Se accettano le nostre modifiche, la porta è aperta". La lente di ingrandimento di Via del Plebiscito resta puntata sulla effettività delle espulsioni, sulla certezza della residenza e del reddito, sull'incremento dei fondi destinati alla sicurezza. Ma anche sulla nuova disciplina del falso in bilancio. Che, infatti, con ogni probabilità rimarrà fuori dall'eventuale "allargamento" del decreto. Palazzo Chigi, comunque, ritiene di poter contare in primo luogo sull'Udc. Casini ha già fatto sapere che la "disponibilità" dei centristi ci sarà se il provvedimento verrà corretto soprattutto per quanto riguarda la residenza degli immigrati.

"Il decreto - è la base di confronto di Prodi - si può migliorare". Se la risposta dell'opposizione sarà positiva e si aprirà la "corsia preferenziale" in Parlamento, il governo metterà nero su bianco gli emendamenti. Del resto l'intesa rischia di essere quasi obbligata. Il provvedimento, infatti, è incardinato al Senato. Domani sarà già all'esame della commissione affari costituzionali e approderà in aula subito dopo l'approvazione della finanziaria prevista per il 14 novembre.

"Il decreto si può migliorare", ripete appunto il Professore conoscendo i "numeri" di Palazzo Madama. Ma in tutti i colloqui, il premier accompagna la sua apertura con una raccomandazione: "la nostra maggioranza non cambia". Eh già, perché il presidente del consiglio sa bene che i voti del centrodestra non potranno mai essere sostitutivi rispetto a quelli della coalizione di governo. "Devono essere aggiuntivi", ossia ogni modifica dovrà essere accettata dalla sinistra radicale. Anche perché la conseguenza non potrebbe che essere la spaccatura della coalizione e la crisi di governo.


(5 novembre 2007)
http://www.repubblica.it/2007/11/sez...ativa-cdl.html

Ultima modifica di ania : 06-11-2007 alle 07:34.
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