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Old 10-08-2003, 00:38   #16
Adric
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HARD BOP

I due maggiori esponenti hard bop (il bop più duro, tirato e semplificato che nacque a metà degli anni 50 sia come reazione allo sviluppo del Cool Jazz e del filone West Coast ai quali aderirono molti jazzisti bianchi, che come restaurazione e accentuazione del bebop di metà anni 40) : Clifford Brown e Art Blakey.

Il primo, se non fosse morto nel 1956 a soli 25 anni per un'incidente stradale, probabilmente avrebbe oscurato la fama di Miles Davis e di Dizzy Gillespie. Ha fatto comunque in tempo ad incidere numerosi capolavori, insieme soprattutto al batterista Max Roach, accompagnando coi suoi gruppi vocalist straordinarie come Sarah Vaughan, Dinah Washington e Helen Merrill.

Clifford Brown: Best Coast Jazz (1954)


Nel gruppo di Art Blakey, i Jazz Messengers, uno dei più longevi della storia del jazz (durato oltre 40 anni), si sono alternati tantissimi musicisti poi divenuti famosi, da Horace Silver a Wynton Marsalis, passando per Lee Morgan e Wayne Shorter. Anzi, da questo punto di vista, Blakey è il maggior talent-scout della storia del jazz moderno, ancora di più di Miles Davis, che pure ne ha scoperti e valorizzati tanti di jazzisti.

Art Blakey & The Jazz Messengers: A Night at Birdland, Vol. 1 (1954)


Art Blakey, Max Roach e Kenny Clarke sono i maggiori batteristi del jazz moderno, ma lunga e' la lista degli altri grandi batteristi: Elvin Jones, Tony Williams, Roy Haynes ecc.

Phil Woods tra i sax contralto è uno dei più influenzati da Charlie Parker (del quale ha sposato la sua ultima compagna Chan). Molto prolifico, ha inciso parecchi dischi anche dal vivo nel nostro paese.
Donald Byrd è uno dei trombettisti più in evidenza negli anni 60 e 70, uno dei maggiori esponenti della scena di Detroit.

Phil Woods with Donald Byrd: The Young Bloods (1956)


Kenny Dorham, trombettista particolarmente espressivo nelle ballads, ha inciso molti dischi anche da leader, ma non ha mai raggiunto il successo che avrebbe meritato

Kenny Dorham: Jazz Contrasts (1956)


Il tenorsassofonista Hank Mobley e il trombettista Lee Morgan, insieme in questo disco, incisero entrambi molti album da leader. Morgan incontrò decisamente maggiore successo rispetto a Mobley, ma morì a soli 33 anni per un folle colpo di pistola della sua ex amante poco dopo un concerto.

Hank Mobley - Lee Morgan: Peckin' Time (1958)


Paul Chambers fu tra i contrabassisti di maggiore spicco, il più richiesto e presente su numerosi dischi di quegli anni, purtroppo scomparso prematuramente: il batterista Roy Haynes, a lungo sottovalutato, ha ricevuto solo negli anni novanta il pieno riconoscimento del suo valore da parte della critica dopo una lunga carriera; Phineas Newborn, pianista dalla tecnica sopraffina, ebbe una carriera ostacolata da una salute fisica precaria. Il seguente disco li vede insieme in trio.

Roy Haynes-Phineas Newborn-Paul Chambers: We Three (1958)


Randy Weston è il più africanista tra i pianisti nordamericani, sin dall'inizio degli anni 60 si recò a più riprese in Africa, e negli anni 70 estese il suo interesse alla musica araba del Maghreb, soggiornando a lungo in Marocco, dove aprì un jazz club a Tangeri. Dall'iniziale hard bop incorporò queste tendenze nella sua musica, coniugandole con l'influenza sia di Monk che di Ellington.

Randy Weston: Little Niles (1958-59)


Il piu' importante e finale "passo da gigante" della prima metà della carriera del sassofonista John Coltrane, liberatosi ormai dalla dipendenza della droga,e nel pieno della sua maturità tecnica e compositiva (Naima)

Johh Coltrane: Giant Steps (1959)


Benny Golson, sassofonista e arrangiatore, ma specialmente compositore di spicco, in particolare nella seconda metà degli anni 50; il suo partner abituale fu il trombettista Art Farmer, sia nei rispettivi dischi a proprio nome, che nel loro gruppo detto Jazztet. Art Farmer suonò anche il flicorno, e David Monette appositamente per lui creò il Flumpet, combinazione di flicorno e tromba (trumpet in inglese).

The Jazztet: Meet The Jazztet (1960)


Kenny Burrell, il chitarrista preferito da Duke Ellington (anche se non hanno mai registrato insieme), ha evidenti influenze blues.
Jimmy Smith è il maggiore organista di tutti i tempi, colui che ha definitivamente imposto questo strumento nel jazz.
Entrambi hanno inciso diversi album sia per la Blue Note che per la Verve, l'etichetta di questo disco in comune.

Kenny Burrell & Jimmy Smith: Blue Bash (1963)


Assieme a Charlie Christian, morto nel 1942, Wes Montgomery è il chitarrista più innovativo della storia del jazz, ed in particolare il più importante degli anni 60. In questo disco è con l'ottimo trio del pianista Wynton Kelly.

Wynton Kelly Trio & Wes Montgomery: Complete Live at the Half Note (1965)


Ron Carter è tra i contraBbassisti più registrati della storia del jazz, compare su centinaia di dischi. E' anche un valente violoncellista. Si mise in evidenza negli anni 60 in particolare nei gruppi guidati da Eric Dolphy e Miles Davis.
Questo è il suo primo album da titolare.

Ron Carter: Where? (1961)


Il trombettista Thad Jones e il batterista Mel Lewis nel 1965 crearono una big band nella quale militarono molti jazzisti poi divenuti famosi. Ogni lunedì sera suonarono regolarmente per anni al Village Vanguard di New York.
Dopo la morte di Mel Lewis nel 1990, l'orchestra, tuttora esistente, ha assunto la denominazione di Vanguard Jazz Orchestra.

Thad Jones & Mel Lewis: Live at the Village Vanguard (1967)


Tra gli altri esponenti di rilievo dello stile hard bop vanno ricordati anche:
i pianisti Sonny Clark, Kenny Drew, Elmo Hope, Red Garland, Walter Davis Jr, Duke Pearson e Horace Parlan, il sassofonista baritono Pepper Adams, gli altosassofonisti Lou Donaldson e Gigi Gryce, il trombettista Blue Mitchell ed il trombonista Curtis Fuller.

JAZZ MODALE

Assai difficile è una definizione rigorosa e esaustiva di jazz modale. Per semplicità lo si può ritenere a metà strada tra l'hard bop e il free jazz, a cavallo tra gli anni 50 e i 60.
Esponenti di punta furono Miles Davis, John Coltrane e numerosi altri musicisti tra cui in particolare Wayne Shorter, Bill Evans, McCoy Tyner, Bobby Hutcherson, Andrew Hill, Booker Ervin, Jackie McLean, Larry Young e Herbie Hancock (in buona parte incisero album che uscirono per l'etichetta Blue Note).

'Kind of Blue' di Miles Davis è un classico, ma non tutti sono d'accordo (me compreso) nel ritenerlo il migliore disco jazz di tutti i tempi. Proprio su questo aspetto si e' scatenato un ampio dibattito che non avra' mai fine.
Sicuramente è uno tra i più famosi e riusciti dischi jazz di sempre, con la presenza di star come Bill Evans, Cannonball Adderley e John Coltrane.

Miles Davis: Kind of Blue (1959) (2 CD)


Bill Evans non solo rappresenta per antonomasia il trio (piano-basso-batteria) jazz, ma è considerato il più grande pianista bianco, se non di tutti i tempi, almeno del jazz moderno, specie a livello di influenza per i colleghi venuti dopo di lui.

Questi cofanetto di 3 CD include l'intera storica session dal vivo di Bill Evans al Village Vanguard finalmente nell'esatta sequenza cronologica (in precedenza disponibili su due separati album - Sunday At Village Vanguard e Waltz for Debby -).

Il Village Vanguard, situato nella zona di Greenwich Village, a New York, tra quelli tuttora esistenti è il più famoso jazz club del mondo. Aperto da Max Gordon nel 1935, si convertì totalmente al jazz nel 1957. Al Village sono stati registrati tanti concerti immortalati su disco di tanti jazzisti celebri.

Bill Evans: The Complete Village Vanguard Recordings, 1961 (3 CD)


Altra tappa fondamentale del jazz modale, tra influenze bop e free,è questo disco di un innovatore altosassofonista che si svincolò dall'influenza parkeriana.

Jackie McLean: Let Freedom Ring (1962)


Il maggior trombonista nero del free jazz, anche se questo suo primo album, pur molto avanzato, non si lo si può ancora classificare tra il free.

Grachan Moncur III: Evolution (1963)


Considerato il disco più 'spirituale' della storia del jazz. Non facile da ascoltare, ma potrebbe toccarvi l'anima, anche se non siete religiosi.

John Coltrane: A Love Supreme (1964)


Il tenorsassofonista e sopranista Wayne Shorter è uno dei migliori compositori del jazz moderno. Nel 1970 fondò insieme a Joseph Zawinul i Weather Report. Questo è uno degli album più intensi tra i suoi tanti capolavori degli anni 60.

Wayne Shorter: Speak No Evil (1964)
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Ultima modifica di Adric : 24-05-2017 alle 05:31.
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