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Originariamente inviato da Burrocotto
Vai a spiegarlo alla gente (che negli ultimi tempi si è giustamente lamentata) che il 50% dei motori benza Fiat son ancora di derivazione Gm (1.8 Croma,1.9 Alfa,2.2 Alfa,3.2 Alfa)...
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una precisazione.
i motori FIAT non sono mai stati di derivazione GM. solo questi nuovi montati sulle ALFA (1.8; 2.2 e 3.2 V6 a benzina, e quest'ultimo deriva addirittura da un motore australiano della HOLDEN), lo sono.
I vecchi motori delle ALFA erano progettati dall'ALFA stessa alla fine degli anni 70 (parlo dei 2.5 e 3.0 V6)e poi via via aggiornati. anche il 3.2 Lancia aveva la stessa origine. il 1.6, 1.8 e 2.0 Twin Spark avevano invece origine più recente.
La scelta Fiat di non produrre in proprio i motori grossi, è dettata dagli scarsi volumi di produzione e vendita della Alfa (e della Lancia) che, secondo gli "scalcinati" (passatemi il termine un pò pesante) dirigenti Fiat, non sono in grado di garantire un ritorno economico all'investimento. La scelta da un punto di vista strettamente (molto strettamente) tecnico è sicuramente valida, ma non garantisce assolutamente la possibilità di sviluppo ai due marchi, che anzi, senza investimenti finiranno per trovarsi in gravissime difficoltà.
é abbastanza logico infatti che entrambi i marchi debbano trovare sbocco in mercati come Germania e USA dove i motori attorno ai 2.5 e 3.0 (e 4.0) di cubatura, sono la normalità. Ci sarebbe anche il know-how nel gruppo Ferrari, purtroppo gestito sicuramente non troppo bene: vedi i vari spostamenti e accorpamenti del marchio Maserati, prima con Ferrari, poi con Alfa, poi scorporato insieme al management da questo. Sicuramente il rilancio di Maserati è stato un grosso fallimento, purtroppo in Italia il management delle grandi imprese sembra intoccabile.
(a titolo esempio l'attuale presidente Volkswagen, Pischetstrieder o come cavolo si scrive, pagò, con il proprio siluramento dal posto di capo in BMW, il fallimento del rilancio del marchio ROVER. Fallimento che tra l'altro avvenne, probabilmente, non in relazione alla qualità del prodotto, oggettivamente buona, ma relativamente alla complesse problematiche socio-economiche di alcuni stabilimenti inglesi.