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Old 02-06-2007, 21:07   #154
DonaldDuck
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Ma quando mai uscirà la verità...

http://www.libertaegiustizia.it/spec...0&id_sezione=5
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Le telefonate di Consorte a Fassino
Ferruccio Sansa, la Repubblica, 03-01-2006

MILANO - Gli omissis sono scomparsi. E sulle intercettazioni di Giovanni Consorte - l´ex numero uno di Unipol accusato di aggiotaggio - adesso compaiono i nomi dei parlamentari: Piero Fassino e con lui, tra gli altri, Nicola Latorre, senatore ds assistente di Massimo D´Alema. E poi il tesoriere ds, Ugo Sposetti.
Fassino viene citato anche in altre intercettazioni telefoniche di Consorte. Una in particolare, con il vice-direttore dell´Unità, Rinaldo Gianola: «Gianni - annotano i finanzieri - dice che lui ha la maggioranza di Bnl, dice di non aver fatto una mossa senza preavvertire la Consob. Rinaldo chiede se Abete ha fatto "delle porcate" a favore di Della Valle e degli altri... Rinaldo chiede se sul fronte politico, Fassino e gli altri, lui sia coperto. Gianni dice di sì».
Brogliacci finora rimasti coperti da omissis proprio perché vi comparivano parlamentari, ma pubblicati ieri da Il Giornale. Il segretario ds compare cinque volte nelle intercettazioni, per circa venti minuti di colloqui con Consorte. Alcuni nei giorni cruciali della scalata di Unipol a Bnl. Le telefonate più delicate sono proprio quelle del 18 luglio: Unipol a mezzogiorno ha comunicato al mercato che lancerà un´Opa obbligatoria su Bnl. In contanti. E subito dopo Consorte comincia un giro di telefonate. Tra le prime quella con il senatore Latorre (7 minuti e 24 secondi, secondo la Finanza) e poi un´altra con Fassino (2 minuti e 36 secondi). «E allora siamo padroni di una banca?», chiede Fassino. E Consorte: «È chiusa, sì, è fatta». Poi Fassino: «Siete voi i padroni della banca, io non c´entro niente». Consorte: «Sì, è fatta. È stata una vicenda durissima...». E Fassino: «Già, ormai è proprio fatta», esclama il segretario ds. Che chiede chiarimenti. Consorte risponde: «Alla fine emerge che abbiamo diciamo quattro coop». E Fassino: «Quanto prendono?». Consorte: «Il 4%, ognuna l´1%. Poi ci sono quattro istituti di credito italiani che sono al 12%. Infine banche estere come Nomura, Credit Suisse e Deutsche Bank.... Poi c´è anche Gnutti e Hopa... il 4,99%. Marcellino Gavio e Pascotto sono all´uno e mezzo». Fassino: «Insieme?». Consorte: «Certo, e poi Unipol chiude al 15%». Fassino chiede a Consorte maggiori dettagli su un´operazione che in quei giorni sembrava conclusa: «Gli immobiliaristi sono fuori», annuncia Consorte. Ma Fassino vuole sapere di più: «Tu ora che operazioni fai dopo questa?». Consorte annuncia il lancio dell´Opa. E il segretario ds: «Hai già lanciato l´Opa obbligatoria?». Consorte: «Già, proprio al medesimo prezzo delle cessioni delle azioni degli immobiliaristi». Fassino: «2,7 euro?». Consorte: «Via ogni speculazione, sono stati trattati tutti uguali. Per legge potevamo fare 2,55». Fassino: «Bbva cosa offre?». Consorte: «2,52 in azioni. Noi offriamo instant cash». Fassino: «Cazzo». Consorte: «Noi in realtà abbiamo già in mano il 51%... quelle aziende ci hanno rilasciato un diritto a comprare i loro titoli se dall´Opa non dovessero arrivare azioni». Ma il segretario ds nelle telefonate vuole anche avere rassicurazioni su eventuali ostacoli: «Sono possibili ricorsi in sede giudiziaria?», chiede. Consorte: «Noi non ne vediamo neanche uno». Fassino: «Cioè il fatto che contestualmente siano avvenute tutte queste cessioni...». Consorte: «Questo è il concerto fra gli alleati con le quote già in mano. Poi l´Opa senza penalizzare nessuno». Fassino: «Bene, bene».
Consorte è convinto di aver vinto e intende denunciare quelli che nei mesi scorsi lo hanno calunniato. Fassino, però, lo frena: «Prima di denunciare aspetta. Prima portiamo a casa tutto». Poi il segretario ds tiene a sottolineare: «Voi avete fatto un´operazione di mercato, quello che ho sempre sostenuto io. Industriale». Consorte: «Industriale e di mercato». Fassino: «Esatto. Ora dovete comportarvi bene. Preoccupatevi bene di come comunicate in positivo il piano industriale. Perché il problema adesso è dimostrare che noi abbiamo... che voi avete un piano industriale».

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All'anima dell' errore in buona fede...

http://www.repubblica.it/2006/a/sezi...s/ansiads.html
Quote:
I Ds condannano con forza la pubblicazione illegale
delle intercettazioni. Ma c'è chi chiede anche un'autocritica
Telefonate Fassino-Consorte
E la Quercia si interroga
Tacciono il segretario e D'Alema, in fermento la sinistra interna

ROMA - Lo stato maggiore della Quercia tace, ma nel partito si discute: la telefonata tra il segretario Piero Fassino e il presidente della Unipol Giovanni Consorte, pubblicata ieri dal Giornale, ha aperto un difficile e complicato dibattito.

In silenzio Fassino, e così Massimo D'Alema. La linea dei Ds è nelle parole del coordinatore della segreteria Maurizio Migliavacca: una sorta di "non ci stiamo", una denuncia della "campagna scandalistica e strumentale" che colpisce il partito, la sottolineatura che le intercettazioni "non mettono in discussione il comportamento morale e politico dei ds e dei suoi dirigenti".

Ma la fibrillazione cresce, e nel partito non sono pochi quelli che chiedono un qualche stappo, un'autocritica, una "nuova rotta". Tutti gli occhi sono puntati verso la direzione nazionale convocata per mercoledì 11 gennaio. Si doveva discutere di candidature, e invece la bufera Unipol ha stravolto l'ordine del giorno.

Nel frattempo, la linea ufficiale della Quercia è quella di protestare per la diffusione e pubblicazione "illegale" della telefonata tra Fassino e Consorte. Dal colloquio, ripetono a via Nazionale, viene fuori che il segretario Ds non ha commesso alcun reato e che si limitava a chiedere informazioni a cose fatte, quando l'opa per l'acquisto di Bnl era stata già lanciata.

Quello che però viene rimproverato ai Ds è il "tifo" del loro segretario per la scalata di Unipol alla Bnl. Quel tifo che il coordinatore della segreteria Vannino Chiti ieri ha detto di considerare un "errore" e che ora è diventato il principale capo d'accusa contro la dirigenza di via Nazionale.

Ci sarà un'autocritica in direzione? A sentire Peppino Caldarola, ex direttore dell'Unità con l'etichetta di dalemiano, potrebbe anche succedere. Caldarola si dice d'accordo con Chiti e auspica un "gesto di coraggio" da parte dei vertici Ds. Quale? "Occorre riconoscere l'errore fatto in buona fede". Anche per recuperare il rapporto con la base, tanto disorientata dalla vicenda da far temere a qualcuno una perdita del 2-3% di voti alle prossime elezioni politiche.

In queste ore Fassino viene incalzato dalla sinistra e dalla destra del partito, unite nello stigmatizzare la copertura data a Unipol. L'assalto al partito, sostiene Fabio Mussi, leader della sinistra diessina, "è stato reso possibile dal grave errore politico di Fassino e D'Alema". Per questo, aggiunge, serve "una vera correzione di rotta": la sinistra deve stare "sopra il mercato, non dentro". Se Cesare Salvi chiede a Fassino di "riconoscere gli errori con umiltà", Lanfranco Turci, uno che di cooperative se ne intende perchè è stato presidente della Legacoop, dice che per i Ds ci sono già ora danni dovuti alla "sovraesposizione" di Fassino e D'Alema. E aggiunge lapidario: "C'è molto malessere nel partito, chi ha sostenuto che non c'è niente da discutere ha sbagliato".

Ormai fuori dai Ds, l'ex segretario della svolta Achille Occhetto auspica un cambio della guardia. A suo giudizio i Ds hanno sbagliato ad appoggiare una cordata nella quale c'erano "i furbetti del quartierino", in nome del principio che "il denaro non olet".

Insomma, i Ds devono correre ai ripari se non vogliono perdere consensi. Anche perchè è diffuso il timore che la Margherita voglia approfittare della situazione per presentarsi all'appuntamento con la nascita del partito democratico in condizioni di forza. Come spiega il deputato della sinistra Ds Carlo Leoni, "a non pochi sorge il dubbio che la precondizione per un partito democratico sia lo sfiancamento dei Ds".

(3 gennaio 2006)

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http://www.corriere.it/Primo_Piano/E...laloggia.shtml
Quote:
Consorte e l’«associazione per delinquere»

Ds, l’errore da correggere

di Ernesto Galli Della Loggi

Forse stupefatti dal trovarsi per la prima volta coinvolti in qualcosa che comunque ricorda la «questione morale», i vertici dei Ds mostrano di non riuscire ancora a mettere a fuoco il punto vero della questione di cui sono chiamati a dare conto. Finora si sono divisi tra chi pensa che l'errore sia consistito in un eccesso di collateralismo tra partito e Unipol, e dunque nel tifo eccessivo a favore della scalata alla Bnl, chi invece crede che tutto nasca dall'essersi fidati troppo di un personaggio come Consorte, o chi ancora insiste a immaginare che l'intera faccenda si spieghi essenzialmente con una sorta di complotto mediatico per favorire questo o quel disegno politico, si spieghi cioè con la «canea» dei giornali, per usare l'elegante espressione usata a suo tempo dall'onorevole Bersani a proposito delle critiche all'ex governatore Fazio.

È ormai chiaro però che nessuna di queste spiegazioni è adeguata alla realtà delle cose: tanto meno quella, ascoltata fino a qualche giorno fa, che chiedeva con finta ingenuità perché mai Unipol non potesse muoversi sul mercato come una qualunque altra azienda. Il problema, infatti, non è né il carattere di Unipol né il tifo né il collateralismo o quant'altro. E non è neppure Consorte. Il vero problema è la consorteria, ed è con tale problema che i Ds devono fare i conti. Quella consorteria che già il l5 aprile dell'anno scorso, con accorta lungimiranza, il direttore del Sole-24 Ore, Ferruccio de Bortoli, vedeva all'opera nelle congiunte scalate ad Antonveneta, alla Bnl e al Corriere della Sera, «in un' atmosfera ricca di ambiguità e silenzi e tristemente povera di trasparenza ». È in un'atmosfera del genere, adeguatamente tratteggiata poco tempo dopo anche da Enrico Deaglio in un intero numero del Diario, che per mesi si sono mossi uomini del centrodestra: i vari Brancher, Grillo, Livolsi (quest'ultimo vicinissimo al presidente del Consiglio, il quale anche perciò appare oggi decisamente grottesco negli improbabilissimi panni di fustigatore dei rapporti tra affari e politica), ma non solo del centrodestra. Notava, infatti, già ad aprile sempre de Bortoli: «Colpisce una certa simpatia che alcuni di loro suscitano nell'opposizione, a conferma che il centrosinistra, quando sceglie compagni di viaggio nell'economia e nella finanza, spesso sbaglia. E di grosso».

Questo è il punto decisivo, che dunque era già ben visibile (e visto) la primavera passata, ma sul quale, invece, i Ds hanno per tutto questo tempo chiuso gli occhi, e cioè, come ha scritto ieri il direttore di Repubblica Ezio Mauro, «il legame contro natura tra Unipol e i furbetti del quartierino, la complicità tra Consorte e Fiorani, i metodi disinvolti e illegali usati per arricchimenti personali (...) le alleanze, l'illegalità, la contiguità con un mondo che con la sinistra non c'entra nulla». In effetti, non si capisce niente delle manovre che hanno messo a soqquadro la finanza italiana, se non si vede al loro centro, per l'appunto, il collegamento decisivo che in quelle manovre ha tenuto insieme, con la benedizione della Banca d'Italia, uomini e ambienti della destra e della sinistra. «L'allenatore è Gianni (Consorte, ndr), il coach è Gianni, è lui che decide i ruoli e decide anche i tempi», afferma esplicitamente Fiorani in un'intercettazione telefonica di questa estate.

E pochi giorni dopo, ad operazioni apparentemente concluse, lo stesso Fiorani rivolgendosi a Consorte gli dice di sentirsi «sangue del suo sangue» mentre l'altro gli risponde: «Credo che abbiamo fatto un buon lavoro (...) abbiamo dato la risposta a tutte le teste di c..., trovati gli alleati, delle banche italiane e mondiali, abbiamo fatto l'Opa che nessuno ha niente da ridire ». Non si contano ormai le prove del rapporto strettissimo tra il capo di Unipol e quello della Popolare italiana, così come del rapporto tra Consorte e il finanziere bresciano Gnutti (non a caso entrambi indagati per associazione a delinquere) e di questi ultimi due, a loro volta, con Stefano Ricucci, che l'8 luglio si spingerà a dire all'amministratore di Unipol: «Ti abbiamo servito la banca su un piatto d'argento». Chissà se su quello stesso piatto c'erano anche i 50 milioni di euro versati a Consorte e Sacchetti per consulenze, inverosimilmente eguali ed egualmente inverosimili, fornite dai due non si è ancora capito a chi e per che cosa. Come ha potuto non avere sentore di nulla chi tra i Ds è stato fin dall'inizio vicino a Consorte e all'Opa sulla Bnl? Nel porre questa e altre domande non ci condiziona in nulla il fatto che proprio dal connubio sopra detto sia partito il tentativo di impadronirsi del Corriere della Sera.

Ma è un fatto che, proprio mentre questo e ben altro stava accadendo, c'era tra iDs— lo ha ricordato qualche giorno fa Miriam Mafai in un bell'articolo su Repubblica— chi, evidentemente ancora era convinto di avere a che fare con dei «capitani coraggiosi», chiedeva polemicamente: «Cos'ha Ricucci che non va?», «Cos'ha Gnutti che non va?». Per fortuna che altri esponenti di quel partito, da Napolitano ad Epifani, si sono affrettati nei giorni scorsi ad esprimere sentimenti e punti di vista ben diversi e molto verosimilmente covati da tempo. È proprio questa molteplicità di opinioni, questa non monoliticità del principale partito della sinistra, che oggi impedisce processi sommari al gruppo dirigente dei Ds. In particolare al segretario Fassino, di cui anche le intercettazioni pubblicate dalla stampa indicano la sostanziale estraneità rispetto alla regia delle scalate e dunque la sostanziale buona fede.

Proprio la buona fede, però, richiede come corollario indispensabile la franca ammissione da parte dei Ds e dello stesso Fassino dell'errore commesso: che si spieghi come mai in tanti mesi non si è colta neppure un'occasione per cercare di capire, e dunque per prender le distanze, dal viluppo affaristico che stava montando, dall'associazione a delinquere. Non si chiede nulla più di questo. Ma anche nulla di meno.

07 gennaio 2006

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E' colpa del giornalista o della talpa che ha fatto trapelare le intercettazioni?


http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...giornale.shtml
Quote:
Il caso: la divulgazione delle telefonate tra Consorte e Fassino

Intercettazioni, indagato cronista «Giornale» Aperta un'inchiesta per rivelazione di segreti d'ufficio contro Nuzzi che replica: «Avevo una notizia e l'ho data».

MILANO - La procura di Milano ha aperto un fascicolo per rivelazione di atti coperti dal segreto d'ufficio in relazione all'articolo comparso martedì sul quotidiano «Il Giornale» in cui si riportavano le intercettazioni, a quanto si è appreso mai utilizzate ai fini dell'inchiesta sulla scalata ad Antonveneta, tra Giovanni Consorte e il segretario dei Ds Piero Fassino in particolare.

In base all'articolo 326 del codice di procedura penale si deduce quindi che sia stato iscritto nel registro degli indagati l'autore dell'articolo, Gianluigi Nuzzi, in concorso con pubblici ufficiali per ora ignoti.

In merito allo scoop di Nuzzi che ha spinto la Procura di Milano ad aprire un fascicolo e mettere sotto inchiesta il cronista di punta del quotidiano di via Negri, il direttore del quotidiano Belpietro replica categorico: «Il nostro dovere è dare notizie. L'abbiamo fatto e continuereno a farlo». Lo stesso Nuzzi ha aggiunto: «quelle intercettazioni non sono né illegali né abusive perchè sono state delegate dall' Autorità Giudiziaria di Milano».
04 gennaio 2006
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Affari conclusi: topogatto, BoBBazza, skorpion2, Ricky68, aleforumista, antarex, titave, gonfaloniere, Paramir, Liqih, stefocus, biagimax101, Torregiani, cajenna, s5otto, flu, enricobart, Sinclair63, Jeppo71, LucaAL, ercagno, tomejerry1974, oxone, tetsuya31, X1l10on88. Seccature da: diabolikoverclock; danyrace
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