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Caracas, spenta la tv dell'opposizione Incidenti fra manifestanti e polizia
Caracas, spenta la tv dell'opposizione
Incidenti fra manifestanti e polizia
Idranti e sfollagente su chi protestava contro la chiusura
Proteste per le strade di Caracas contro la sospensione delle trasmissioni dell'emittente Rctv
CARACAS - Fine delle trasmissioni per l'emittente televisiva privata Radio Caracas Television (Rctv) che, tra accese proteste di piazza e incidenti, a mezzanotte (le 6 del mattino italiane) è scomparsa dagli schermi venezuelani dopo 53 anni, sostituita dalla nuova Tv di servizio pubblico voluta dal presidente Hugo Chavez, Televisione venezuelana sociale (TVes).
Ieri sera davanti alla sede della Commissione nazionale delle telecomunicazioni (Conatel) a Caracas manifestanti scesi in piazza per protestare contro la fine delle trasmissioni della Rctv si sono scontrati con le forze della polizia metropolitana. Secondo la Tv "all news" (di opposizione) Globovision, i dimostranti sono stati attaccati "all'improvviso" dagli agenti che hanno usato idranti e sfollagente. E l'agenzia Reuters riferisce anche di gas e proiettili di gomma, sparati contro le decine di migliaia di manifestanti.
Diversa la versione fornita dalla Radio nazionale venezuelana (Rnv) secondo la quale "manifestanti violenti hanno preso di mira il cordone umano creato dalla polizia metropolitana obbligando la stessa a far entrare in funzione i mezzi antisommossa. Dopo alcuni minuti di forte tensione, è ritornata una calma tesa, mentre i media parlano di undici agenti di polizia feriti, alcuni dei quali in modo grave.
Molto diversa l'atmosfera fra i sostenitori del governo, che dal Teatro Teresa Carreno di Caracas hanno festeggiato tutta la notte per la nascita della nuova tv, TVes, presentata dalla sua presidentessa Lil Rodriguez come una "emittente pubblica, pluralista, educativa e partecipativa" con la dichiarata ambizione di "cambiare la vita di tutti i venezuelani". La nuova televisione ha inaugurato le trasmissioni con l'inno nazionale, Gloria al Bravo Pueblo, interpretato dall'Orchestra sinfonica nazionale della gioventù venezuelana diretta da Gustavo Dudamel.
Sollevando moltissime critiche a livello internazionale e numerose proteste nazionali, Chavez aveva fatto sapere cinque mesi fa di non voler rinnovare la concessione al canale televisivo Rctv e di volerlo sostituire con un'emittente statale per promuovere i valori della sua rivoluzione socialista: già nelle scorse settimane moltissime persone erano scese in piazza - giornalisti, studenti ma anche tanta gente comune - contro la chiusura della televisione, invocando la libertà di stampa, che, secondo la Rctv "è stata calpestata". Giudizio non condiviso dal governo, che appoggiandosi alle leggi venezuelane e a sentenze del Tribunale supremo di giustizia (Tsj), ha rivendicato la decisione come suo diritto per orientare la politica informativa e culturale nazionale.
Rctv, un'emittente popolarissima - la sola a coprire tutto il territorio venezuelano insieme a Vtv - andava in onda dal 1953, ed era considerata troppo critica dal presidente, che la accusava anche di aver simpatizzato con il colpo di stato che cinque anni fa l'aveva spodestato per due giorni.
"Presto torneremo": così hanno salutato il pubblico i giornalisti e il personale della Rctv, ieri, durante l'ultimo giorno di programmazione. E Marcelo Granier, presidente della società 1BC che controlla la Tv Rctv, ha mandato un messaggio ai venezuelani in cui assicura che, nonostante la scomparsa del segnale dall'etere, "continueremo a lottare con fermezza e convinzione per la libertà e la democrazia".
"Con la chiusura di Rctv - ha detto ancora - i venezuelani vedono confermati i propri timori: il governo vince ma non convince, la sua sarà una vittoria di Pirro, perché perde più di quello che guadagna. Perde il riconoscimento internazionale e perde il rispetto del popolo".
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"L'uomo Italiano è rimasto l'unico a "vestirsi" veramente. Non ha paura di mostrarsi vanitoso, non si vergogna a profumarsi né a pettinarsi in una certa maniera. (Tom Ford)
רק אלוהים ישפוט אותי
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