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Originariamente inviato da Marco83_an
Sono cresciuto a Ken Shiro , Uomo Tigre , 5 Samurai , ecc... con mio padre che mi ha dato un'educazione che è tutt'altro che cattolica , eppure nn ho mai pestato nessuno , nn ho mai avuto problemi con la legge , nn sono mai andato a puttane ed altre cose del genere!
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Quando ero piccolo io, la TV sicuramente aveva un ruolo minore (c'erano solo due canali, poi quando c'era bel tempo si vedeva Tele Capodistria e magari scappava fuori qualche tetta

), però le cattive compagnie c'erano già tutte sia dentro che fuori la scuola. Mancava la droga diffusa a livello di massa, questo si, però ripensandoci bene non è che in definitiva mancassero le occasioni per andare fuori strada, gli è che penso mancasse proprio la domanda di trasgressione che c'è oggi.
Che, secondo me, viene dall'essere proiettati - i più giovani in modo più "piallante", ma anche noi adulti non scherziamo - dai media e dall'ambiente al continuo confronto con chi è più bello, più ricco e più mondano di noi; all'omologazione a modelli comportamentali, di abbigliamento, financo alimentari (!) ritenuti vincenti. In un modo che esisteva ed è sempre esistito, ma che adesso è diventato pressante, totalizzante, invasivo. Mi ricordo di quando la pubblicità televisiva era il 2% del tempo, nemmeno si interrompevano i film; e i messaggi non potevano essere martellanti come sono oggi, quando prodotti ed esigenze di consumo degli stessi sono creati a tavolino ed accettati acriticamente obbedendo al medium; di quando i contatti con i coetanei si tenevano solo col telefono a filo o col CB; mentre oggi c'è questa maledizione di quel GPS portatile chiamato telefonino, con il quale 24 ore su 24 sei costantemente in network con una realtà di aggregazione e di relazioni che ti richiama continuamente all'ordine e all'omologazione ad un modello standard.
A questi bombardamenti di input e condizionamenti, sarebbe necessario opporre, da parte di genitori e figli, una reazione ed una vigilanza attiva che garantisse la salvaguardia di autonome capacità di pensiero, decisionali, concettuali, la capacità di saper mettere in piedi un proprio ordine di scelte e e di priorità, di effettuare ragionamenti autonomi e di saper astrarre una propria personale linea di vita.
Invece per converso ci troviamo più o meno tutti in uno stato di limbo (anche se il Vaticano l'ha soppresso

), di sonnambulismo camuffato da veglia vigile, in cui non riusciamo a scegliere tra quello che ci viene proposto/imposto la cosa giusta per noi, in cui slogan ripetuti ossessivamente diventano parole d'ordine per tutti come nel
quarto d'ora d'odio di orwelliana memoria; in cui deviare dalla corrente, imporsi a sè stessi, essere vivi ed autonomi trova i piedi sempre più di piombo, in cui ogni scandalo, ogni emergenza, ogni priorità deve stare incollata sullo schermo per riuscire a restare viva nel nostro pensiero, a tal punto sono saturati i nostri recettori.
Ecco, tutto questo non spiega direttamente le baby cubiste o i ragazzini che passano dal biberon alla pignacolada, però certamente è un discorso propedeutico che sta a monte di molti nostri fenomeni sociologici. In poche parole, è necessario riappropriarci del nostro pensiero, del nostro tempo (pensate semplicemente a quante implicazioni ci sono anche soltanto dietro alle ritualità del cibo; e quali messaggi passino in background anche dietro ad una cosa apparentemente banale come lo
slow food), riallacciare quei rapporti, di sangue, di amicizia, di interessi che sono soffocati dal rumore di fondo del nostro coatto - ma anche volontario, od acquiescente - inserimento in un flusso di aderenze, di partecipazioni, di relazioni virtuali e di networking elettronico che non conta niente, che non aggiunge nulla alla personalità, che ci priva delle nostre attenzioni fondamentali, che banalizza sia il bene che il male, che scolorisce ogni emozione e la digerisce senza un metabolismo vero. Relazioni in cui il servo si fa padrone, perchè il medium detta le condizioni e diventa messaggio.
Io non sto a dire, come farebbe un Borghezio "Abbasso il sushi, viva la porchetta", no, non posso ridurre e semplificare a questo livello; però domenica sono andato ad una manifestazione dedicata ai "sapori di una volta", che si teneva tra l'altro in una cornice medievale, e addentando una fetta di prosciutto, prosciutto
vero, intendo, che non assaggiavo da tanti anni, dietro al quale c'era la persona che l'aveva lavorato, e che me l'ha tagliato a mano, senza macchina, mettendoci il tempo che ci voleva, beh, mi son venute in mente tante cose; per cui, concludendo mi limito a lanciare uno slogan a mo' di sprone:
Svegliati, Adamo.