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Un passo indietro...Le dichiarazioni diffuse a mezzo stampa ( 26 Aprile) a cui si riferisce il Giudice Vaccarella sono le seguenti:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/P...ferendum.shtml
Quote:
E Chiti sussurrò a Cesa: molti aspetti di incostituzionalità
I piccoli «tifano» Consulta: fermerà il quesito
A gennaio la scelta sull'ammissibilità
ROMA - Il titolare dell' Ambiente definisce la Corte Costituzionale «il nostro ultimo baluardo», e il responsabile della Giustizia ne parla «da tifoso». Pecoraro Scanio e Mastella saranno pure ministri, ma prima di tutto sono leader di partito, di due dei tanti piccoli partiti che vivono il referendum elettorale come una minaccia, e che perciò confidano nella Consulta per fermarlo. Sembrerà un discorso prematuro, il comitato referendario deve ancora raccogliere le cinquecentomila firme, e solo a gennaio dell' anno prossimo la Corte sarà eventualmente chiamata ad esprimersi. Ma in alcuni casi è opportuno muoversi per tempo, e infatti devono essere già iniziati «gli appelli» - come li definisce il capo dei Verdi - alla Consulta, se è vero quanto accaduto a palazzo Chigi durante l' incontro tra il governo e i dirigenti dell' Udc sulla riforma del sistema di voto. Nel bel mezzo della discussione, quando sono iniziate ad emergere le difficoltà di arrivare a un accordo sulla legge prima del referendum, il ministro Chiti si è rivolto al segretario centrista Cesa: «... E comunque c' è sempre la Consulta». «Che significa?». «Beh, ci sono molti aspetti di incostituzionalità nel quesito», ha risposto l' esponente dell' esecutivo. «È come se Chiti quel giorno - racconta adesso Cesa - volesse farmi capire che la Corte Costituzionale è considerata l' ultima speranza». Forse sarà per questo che qualche tempo dopo in Transatlantico, a colloquio con un esponente del Polo, il sottosegretario alle Riforme Naccarato ha definito «una pistola semi-scarica» il referendum: «Ricordati - ha sussurrato al suo interlocutore il braccio destro di Chiti - che la Consulta ha sempre tenuto conto degli orientamenti politici». «Vuoi dire che...». «Ti voglio solo rammentare - ha sorriso l' esponente del governo - che la Corte è un organo storicamente sensibile agli appelli di altri organi politici e istituzionali». Di illazioni ne sono state fatte tante su alcune sentenze redatte dalla Consulta sotto i pressanti «appelli» della politica. Dieci anni fa si vociferò addirittura che l' allora capo dello Stato Scalfaro era intervenuto nel cuore della notte sui giudici per far cambiare la sentenza su uno spinoso referendum, quello che puntava a smilitarizzare la Guardia di Finanza: a sera pareva fosse stato accolto, l' indomani fu dichiarato inammissibile. Calderisi, membro del comitato referendario, sa già che davanti alla Corte «potrà accadere di tutto». Ha una lunga esperienza in materia, essendo stato protagonista di mille battaglie referendarie con i Radicali, «e basta un episodio a qualificare la giurisprudenza della Corte Costituzionale»: «Nell' 81 il referendum sull' aborto presentato da Pannella venne giudicato ammissibile. Nel ' 96 lo stesso, identico quesito fu bocciato. Insomma, quello è sostanzialmente un organo politico, perciò la bocciatura o meno del nostro referendum - che in punta di diritto è inattaccabile - dipenderà soltanto dalla situazione politica». Se davvero stanno così le cose, a gennaio bisognerà verificare chi saranno «i tifosi» e chi gli avversari politici del referendum elettorale, se cioè resteranno solo i piccoli partiti ad osteggiare il quesito iper-maggioritario, o se invece avranno l' appoggio delle forze maggiori. Pecoraro Scanio confida di trovare ascolto tra i leader del futuro partito democratico: «Proprio loro dovrebbero farlo saltare, perché se passasse il referendum e si andasse a votare con quel sistema, dovremmo fare un unico listone. E lì dentro i Ds, per esempio, si ritroverebbero con Mussi e Angius che se ne sono appena andati dal partito». E in attesa di ricevere risposta, il leader ambientalista rivolge un «appello» anche alla Consulta: «Guardate bene, dico ai giudici. Non fate passare un sistema anti-democratico». Alla Corte iniziano ad arrivare molti «appelli» pubblici, e chissà quanti altri riservati. In entrambi i casi, non paiono restano inascoltati, almeno a sentire Mastella. «Secondo quello che mi hanno detto - spiega il Guardasigilli senza svelare chi sono i suoi interlocutori - nel referendum ci sono molti margini di incostituzionalità. Insomma, ci sono delle speranze». Le stesse che coltivano dentro Rifondazione, dove possono valersi della forza d' urto del presidente della Camera, impegnato apertamente a contrastare il quesito. «È opinione di grandi costituzionalisti - dice il capogruppo Russo Spena - che il referendum non ha i requisiti necessari per essere ammesso». In realtà nel Prc c' è chi pensa che la Consulta si mostrerà «sensibile» solo se in Parlamento nel frattempo si sarà trovata almeno un' intesa di massima su una nuova legge elettorale. Fini, che è uno dei firmatari del referendum, già un mese fa manifestò riservatamente i propri timori: «Prima bisognerà raccogliere le firme, ma poi bisognerà vedere cosa ne farà la Corte di quelle firme». Mastella dice che sono molti i tifosi della Consulta: «E anche Prodi dovrebbe mettersi a tifare se ci tiene al suo governo».
Francesco Verderami
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