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Dopo mussi e Angius se ne va anche Grillini
Se ne va anche Franco Grillini . Il presidente onorario dell’Arcigay ha deciso che la sua casa non sarà il Partito democratico. Fonderà un movimento con Alessandro Cecchi Paone per approdare a sinistra, dalle parti di Mussi e Angius. E agli ex compagni lancia un monito: «Non sarò l’unico, già ora molti omosessuali se ne sono andati».
Porta via i gay dal Partito democratico? Ma per andare dove?
«Si stanno spargendo un po’ in tutti i partiti della sinistra. L’immagine dell’Arcigay come organizzazione vicina ai Ds è destinata a finire. Al prossimo congresso, quello che si apre l’11 maggio, si accentuerà l’autonomia dai partiti».
Il suo è l’ennesimo addio al Pd. Dopo quanti anni di militanza nei Ds?
«Diciotto. Dall’89, quando nacque il Pds».
Dispiaciuto?
«Sono decisioni che non si prendono a cuor leggero. Resta un margine di incertezza, ma ormai la strada è quella».
E dove andrà?
«Darò vita a un movimento politico che si chiamerà “Lib-dem”: Libertari democratici».
Con chi?
«Per esempio, Alessandro Cecchi Paone».
Con che obiettivi?
«Guardiamo a quello che sta nascendo a sinistra, a cominciare da Mussi».
Non poteva fare la stessa cosa nel Pd?
«L’idea iniziale era proprio questa. Avevo detto: se la Binetti fa i teodem, io faccio i lib-dem. Ma mi sono reso conto che lo spazio è minimo».
Quando si è deciso a questo passo?
«Al congresso dei Ds, a Firenze, avevo lanciato una sfida. Avevo detto a Fassino: “Ci sono cinque questioni che riguardano la laicità. Scegline una”. Ha parlato una ventina di volte, nella sua relazione, di laicità. Benissimo. Ma siccome quando si è all’opposizione si declama, quando si è al governo si governa, allora la laicità bisogna dimostrarla nei fatti».
E i Ds, l’Ulivo, non hanno fatto niente?
«Le questioni che in Europa riguardano la laicità, in Italia non hanno la minima possibilità di farsi valere».
Il problema sono i Dico?
«Non solo. Sulle droghe, la povera Turco è stata messa sotto processo. Ma su qualunque cosa. Nemmeno il testamento biologico passa».
E nel Pd sarebbe peggio?
«Il Pd rischia di voler dire partito di Dio».
Ne ha parlato con Fassino?
«Gli parlai qualche mese fa. Gli dissi: “Caro Piero, non chiediamo la luna. Chiediamo poco, maledetto e subito”».
E lui?
«Mi ha dato ragione. Solo che qui è niente, maledetto e mai. L’unica cosa che rimane è il maledetto. Non passa uno spillo. Qualcuno mi spiega perché non si può ridurre il divorzio da tre a un anno, perché siamo l’unico Paese in Europa in cui non si può depenalizzare il consumo di droghe, non si può parlare di coppie di fatto e il 12 maggio si avrà la più grande manifestazione clericale e a cui ha aderito l’intera Margherita? L’intera! Come faccio a stare in un partito che per metà ha aderito a una manifestazione anti-omosessuale?».
Quanto pesa il movimento omosessuale elettoralmente?
«Quando si vince per 24mila voti anche i 182mila iscritti all’Arcigay sono decisivi. Io, comunque, non cambio campo. Resterò sempre nel centrosinistra».
Ma in che partito?
(gli arriva un sms)«Vedi. Sono i radicali. “Hotel Nazionale, Boselli e Pannella per manifestazione laica del 12 e 13 maggio”. La questione è centrale. In quei giorni faremo il congresso dell’Arcigay».
Grillini e i suoi lib-dem, dunque, seguiranno Mussi e il cantiere che si apre?
«Certamente Mussi è un interlocutore. Per me lo scenario perfetto è quello di un Ulivo di sinistra che sia una federazione di soggetti, tra cui quello che faremo io e Cecchi Paone: un’aggregazione di laici, progressisti, liberali».
Lascerà il gruppo dell’Ulivo?
«Io ero nella mozione di Angius, seguirò le sue decisioni. Le ipotesi, per ora, sono tre: rimanere nell’Ulivo come indipendente, aderire al Misto o andare nel gruppo di Mussi. Di sicuro parteciperò all’assemblea del 5 maggio con Mussi e Angius».
Crede che il Pd pagherà un prezzo in termini di voti per strappi come il suo?
«Quelli che io sollevo sono temi che riguardano milioni di persone. Il Palasport a Firenze veniva giù quando si parlava di laicità. Riguardano il nocciolo stesso di una cultura liberaldemocratica».
Magari la sua resterà una scelta singola...
«Io sarei molto meno tranquillo. Quando si entrerà nel vivo, quando ci si renderà conto che le Feste dell’Unità non ci sono più, che le sezioni saranno vendute, che qualunque decisione dovrà essere presa con i democristiani, lì arriverà il bello».
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Capisco tutte le motivazioni, ma forse cosi si va ad isolarsi...forse è meglio lottare dentro, un po come fa la binetti
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Sono contrario al matrimonio dei preti: se fanno figli, siamo finiti. (cit)
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