26-03-2007, 21:08
|
#1
|
|
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2000
Città: Verona
Messaggi: 3169
|
Afghanistan in aula, Cdl divisa
Quote:
Afghanistan in aula, Cdl divisa
Il senatore Cossiga in ospedale. Lega e Forza Italia: astensione con An. Ma Casini ribadisce: noi voteremo sì
ROMA - Vigilia di fuoco per il voto sull'Afghanistan in Senato. Il centro destra si è diviso tra chi è per l'astensione (Fi, An e Lega) e l'Udc ferma invece sulla necessità di dare un via libera bipartisan al decreto. Anche se Casini sottolinea: «Sono in corso contatti con gli alleati su ordine del giorno ed emendamenti, lavoreremo con loro». Il centrodestra chiede in sostanza che si cambino le regole d'ingaggio dei nostri soldati, che vengano dotati di più armi e più mezzi. Una richiesta che se accolta rischia però di far perdere i voti di alcuni parlamentari della sinistra radicale.
BERLUSCONI: «CI ASTERREMO» - Il verdetto ufficiale sull'astensione di Forza italia è arrivato in serata dopo un susseguirsi di vertici ad Arcore che nel pomeriggio hanno messa a punto la linea unitaria della Cdl, Udc a parte. Dopo il vertice della Lega che ha optato per l'astensione (nonostante nei giorni scorsi avesse ventilato l’ipotesi del voto contrario), anche lo stato maggiore di Forza Italia ha confermato la linea, che a palazzo Madama equivale al voto contrario. «La situazione in Afghanistan si è molto aggravata, abbiamo preso una decisione assieme alle altre forze del centrodestra. Ci asterremo quindi da dare il nostro voto favorevole al decreto del governo» ha detto Berlusconi arrivando alla manifestazione sulla sicurezza a Milano. «Abbiamo preso atto che la maggioranza non ha accettato le nostre richieste», ha aggiunto.
Una posizione che trova d'accordo anche Alleanza nazionale. Il presidente di An, Gianfranco Fini, ribadisce infatti che «il decreto non garantisce ai nostri soldati quelle minime condizioni di operatività e di sicurezza che sono indispensabili. Per garantire queste condizioni non è certo sufficiente un ordine del giorno».
SLALOM TRA EMENDAMENTI E ODG - Per la maggioranza si preannuncia dunque un autentico slalom in Aula dove, con i soliti risicatissimi numeri, il centrosinistra dovrà tener fronte a ben 36 emendamenti presentati da tutto l'arco dell'opposizione e 14 ordini del giorno prima di arrivare al voto finale del decreto che rifinanzia le missioni italiane all'estero, compresa quella in Afghanistan. Del pacchetto di emendamenti, la parte del leone la fa Alleanza nazionale che ne ha presentati ben 26, 6 vengono dalla Lega Nord, 4 da Cossiga. Gli ordini del giorno sono 14: 6 della Lega Nord, 3 da Forza Italia, 2 dall'Unione, 1 da Rifondazione e un altro dall'Udeur, uno da An e uno ancora da Cossiga.
PRODI APRE - Sull'eventualità che il Senato approverà emendamenti Prodi risponde: «Vedremo». Il presidente del consiglio precisa: «La politica in Afghanistan è quella che abbiamo già delineato e sulla quale ci siamo impegnati con i nostri alleati. Cambiamenti particolari sono sempre possibili, saranno discussi dal Parlamento».
L'AVVERTIMENTO DI CASINI - Casini, per quanto si discosti dai suoi alleati, non è tuttavia disposto a fare sconti alla maggioranza: «Via il governo se non ha i numeri, 158 voti o via Prodi» - avverte». Se non ci sono i numeri «sono disposto a chiedere ai miei capigruppo di andare al Quirinale assieme ai capigruppo di Forza Italia, AN e Lega a chiedere le dimissioni del governo Prodi» precisa.
COSSIGA IN OSPEDALE - In realtà il quorum si abbassa: il senatore a vita Cossiga è stato improvvisamente ricoverato in ospedale nel pomeriggio per una affezione gastrointestinale e si esclude che potrà recarsi a Palazzo Madama per il voto.
MAGGIORANZA TRA SDEGNO E SPERANZA- La possibilità di una bocciatura di un alt al decreto fa inorridire la maggioranza. Un eventuale no al voto al Senato sul rifinanziamento della missione in Afghanistan «sarebbe una pagina vergognosa del nostro Paese» ha commentato il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. «Non voglio pensare neanche per un momento - ha aggiunto - che noi con il voto del Senato richiamiamo in patria le nostre Ong, i nostri militari e funzionari. Spero che alla fine, al di là di tutte le polemiche, prevalga la ragionevolezza per cui una grande maggioranza dei senatori possa sostenere l'impegno di pace dei nostri militari e civili». «Quello di domani sul rifinanziamento della missione in Afghanistan è un voto importante. La maggioranza è coerente con le linee di politica estera tenute in questi anni. Mi auguro che lo sia anche l'opposizione» ha auspicato il vicepremier Francesco Rutelli. «Sarebbe sorprendente -ha aggiunto- che il centrodestra, dopo aver votato per mandare i soldati italiani in missioni molto delicate, missioni di pace, missioni umanitaria e di sicurezza votasse per farli tornare indietro. Sarebbe del tutto incomprensibile e mi auguro sinceramente che questo non avvenga».
Nel clima incandescente della vigilia il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, è stato contestato alla La Sapienza di Roma dai collettivi studenteschi proprio per il voto di Montecitorio. Ma Bertinotti sdrammatizza e dice: «La rivoluzione non è un pranzo di gala, ma neppure la politica. È normale che ci siano dei contrasti che vanno messi nel conto, ma il conflitto va vissuto con animo sereno. Bisogna tentare di capire le verità di chi contesta anche se le forme sono considerate molto sbagliate». Alla vigilia del voto è arrivato anche l'appello alll'unità di Napolitano, un appello, ha commentato Prodi che «è un richiamo alle regole democratiche. E quindi sono molto contento».
http://www.corriere.it/
|
|
|
|