Per realizzare i propri obiettivi di business Telecom avrebbe bisogno di nuovi mezzi. Ma i debiti sono già al livello di guardia e l'azionista di controllo non è in grado di finanziare un aumento di capitale. Tronchetti, che comanda dall'alto di una lunga piramide societaria, non può permettersi l'investimento. E gli altri soci di Pirelli, grandi e piccoli, non vogliono saperne di sborsare altro denaro dopo le gravi perdite già subite a causa della scommessa di sei anni fa sulle telecomunicazioni.
Ecco perché, spiegato con la logica stringente dei numeri, Tronchetti sembra ormai costretto ad alzare bandiera bianca. Questo non vuol dire che passerà la mano senza combattere, per orgoglio e per evitare un nuovo salasso finanziario. Anche dopo la maxi svalutazione varata in autunno, la partecipazione indiretta (via Olimpia) in Telecom è in carico nel bilancio di Pirelli a un valore molto distante dal la quotazione corrente in Borsa: 3 euro contro 2,2 euro circa. Non è da escludere che un eventuale compratore straniero, russi o indiani che siano, sia disposto a pagare un prezzo, 3 euro o più, tanto superiore a quello di mercato. Sarebbe una sorta di ticket di ingresso in Occidente. Difficile che possano fare lo stesso le banche e le fondazioni che in questi giorni stanno esaminando il dossier. La base di partenza per il negoziato sarebbe in realtà su una quota intermedia, tra 2,6 e 2,8 euro. E qui le posizioni del ceto bancario appaiono quanto mai divaricate tra loro. Se da una parte la Capitalia del presidente Cesare Geronzi sembra la più disponibile a farsi carico del problema, all'estremo opposto si colloca il leader di Unicredito Alessandro Profumo che, secondo indiscrezioni avrebbe già fatto sapere ai suoi interlocutori che non intende prendere in considerazione un prezzo diverso da quello di mercato. Molto più possibilista appare invece Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo, così come Generali e Mediobanca. L'ingegneria finanziaria, per esempio un prestito obbligazionario, potrebbe agevolare l'intervento creando una sorta di paracadute per le banche. Alcuni analisti non escludono neppure uno scenario più cruento. Con Tronchetti indisponibile a trattare sul prezzo e le istituzioni finanziarie che aggirano l'ostacolo rastrellando in Borsa fino a raggiungere almeno il 20 per cento del capitale. C'è anche chi avanza l'ipotesi di un'assemblea straordinaria per trasformare le azioni di risparmio in ordinarie in modo da diluire la quota di Olimpia-Pirelli. Queste illazioni si scontrano con un'altra considerazione: Capitalia e Intesa San Paolo, oltre che finanziatori sono anche già soci di rilievo di Pirelli e della controllante Camfin. Proprio per valorizzare il loro investimento, queste istituzioni hanno quindi interesse a evitare ulteriori traumi. Su tutto, comunque, incombe una scadenza. Entro il 4 aprile, con dieci giorni di anticipo sulla data di convocazione dell'assemblea Telecom, vanno presentate le liste di consiglieri per il nuovo board del gruppo, che va rinnovato per intero. E senza un accordo si arriverebbe allo scontro frontale. I candidati di Tronchetti contro quelli delle banche. Una soluzione estrema in cui tutti, però, avrebbero più da perdere che da guadagnare.
da L'Espresso
|