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Old 27-02-2007, 11:39   #1
easyand
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Herat: italiani pronti al combattimento

Reparti italiani pronti a combattere

Afghanistan, Parà e incursori in allerta
Canadesi, australiani combattono ogni giorno contro i taleban. Non solo quindi gli americani. E gli inglesi si lamentano che gli alleati fanno poco. Ma gli italiani sono pronti con il dito sul grilletto. Negli ultimi mesi, senza clamore per non suscitare le ire della sinistra radicale, sono stati inviati in Afghanistan nella provincia a guida italiana di Herat 120 soldati delle nostre forze speciali. Ci sono i commandos del «Col Moschin», il battaglione d’élite della Brigata paracadutisti Folgore, e il «Comsubin», gli incursori della Marina. Oltre a queste truppe d’assalto, in tutto 120 ci sono poi un centinaio di fanti del reggimento di fanteria aeromobile «Trieste» della Brigata Aeromobile «Friuli», dotati di mezzi blindati Puma e dei Lince. All' aeroporto di Herat sono schierati anche 3 elicotteri da trasporto CH47. Appena l’altro ieri i taleban hanno conquistato la città di Bakwa non lontano dal confine con la provincia di Herat dove operano gli italiani. E la situazione è rovente anche nella città di Herat sede del Prt guidato dai militari italiani, dove ieri una manifestazione di tassisti davanti al palazzo del governatore è finita con due morti e diversi feriti. Nelle province di Farah e Ghor da mesi si ripetono attacchi «mordi e fuggi» della guerriglia. In uno di questi rimasero feriti quattro incursori di Marina italiani. L’invio delle nostre forze speciali è stato deciso nell’ambito dell’operazione «Wiconda Pincer» che aveva come scopo quello di dare appoggio alle truppe afghane contro le roccaforti talebane e i santuari dei narcotrafficanti. Questa operazione, lanciata a fine settembre, fu descritta come un’azione «combat» da parte del comando di Nato di Isaf e l’Italia cercò di minimizzarne la portata. Ora però la guerra, quella vera sta spostandosi verso occidente dove i nostri soldati sono impegnati a ricostruire il tessuto sociale della provincia. Ma i taleban sparano e dalla campagna mediatica messa in piedi in questi giorni: filmati di attacchi e azioni kamikaze contro le forze Nato si prospetta un futuro piuttosto fosco. Il generale di brigata Antonio Satta, parà della Folgore, con alle spalle Somalia e Iraq, alla guida del Comando regionale ha il difficile compito di valutare la situazione. Lo scorso dicembre fu il comando italiano a gestire la cacciata dei taleban che si erano infiltrati lungo la strada che conduce a Herat per compiere attentati. Sul terreno rimasero una decina di guerriglieri con il turbante. Se i taleban in primavera, tra pochi giorni quindi, apriranno il fronte occidentale, quello di Herat, sarà difficile per i nostri soldati restarne fuori. E ordinare loro solo di difendersi potrebbe equivalere dire «fatevi uccidere».

Il Tempo

EDIT: ad Herat assieme agli italiani c'è anche 1 compagnia di paracadutisti spagoli con alcuni elicotteri da trasporto
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