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Canto dei deportati
Fosco il cielo, sul lividore
di paludi senza fin.
Tutto intorno è già morto o muore
per dar vita agli aguzzin.
Sul suolo desolato,
con ritmo disperato,
zappiam.
Una rete spinosa serra
il deserto in cui moriam
Non un fiore su questa terra
Non un trillo in cielo udiam.
Sul suolo desolato,
con ritmo disperato,
zappiam.
Suon di passi, di spari e schianti
Sentinelle notte e dì
Colpi, grida, lamenti, pianti
E la forca a chi fuggì
Sul suolo desolato,
con ritmo disperato,
zappiam.
Pure un giorno la sospirata
primavera tornerà.
Libertà, libertà adorata
nessun più ci toglierà!
Dai campi del dolore
risorgerà l’amore,
doman!
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