Io ho fatto sia l'esame di stato che l'iscrizione all'ordine. L'esame capitava a ridosso della laurea, l'iscrizione fu un misto tra il poter sfruttare alcune opportunità che mi si stavano presentando e un certo senso di "neo-appartenenza alla categoria".
In genere, per un laureato con un indirizzo industriale e con un lavoro da dipendente non c'è bisogno di iscrizione all'ordine (può accadere per alcune posizioni, tipo direttore tecnico in un'azienda con certe mansioni e responsabilità).
La si può fare se si prevede di svolgere, accanto all'attività di lavoratore dipendente, una seconda attività da libero professionista. Fatturando sotto i 5.000 euro lordi annui non c'è bisogno di aprire partita IVA né di iscriversi alla gestione separata INPS, ma solo di dichiarare nel 730 quanto dovuto in più (o in meno) - rispetto al 20% trattenuto dal committente, dato che su queste prestazioni c'è la ritenuta d'acconto - in base al reddito totale. Non c'è neanche bisogno di versare il 2% (mi sembra sia il 2%) ad Inarcassa.
Quindi, se si prevede di fare attività da "libero professionista occasionale", facendo quei due-tre lavoretti l'anno che ti consentono di "arrotondare" per importi totali di 3-4000 Euro, l'iscrizione all'Ordine può convenire.
Sempreché la specializzazione di laurea sia tale da poter fare dei lavori che richiedono il famigerato "timbro", e consci del fatto che tale "timbro" si porta appresso tutta una serie di responsabilità civili e penali (spesso conviene farsi un'assicurazione apposita).
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