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Originariamente inviato da avvelenato
Talvolta, su discussioni relative ai diritti d'autore, la linea della redazione mi pare decisamente reazionaria.
L'idea di mettere in discussione il concetto di copyright, il suo significato, i suoi limiti, non credo vada svilita.
Per quanto riguarda altri tipi di contenuti illegali, io sinceramente non vedo né problemi né vuoti normativi, a dispetto di ciò che è stato affermato da diverse personalità politiche. Ogni politico che ne avesse avuto occasione ha cavalcato il cavallo della demagogia con i recenti casi di violenze filmate per ribadire, in sintesi, che serve una strategia differente dalla attuale e che senza le sue idee siamo spacciati. Questo è ciò che deve fare il politico, ribadire la sua essenzialità. Anche quando è palesemente falso (ovvio, se non è essenziale e le cose vanno già bene come stanno, perché votarlo?).
Infatti nel caso specifico i video illegali sono stati prontamente rimossi dal servizio, e i dati personali degli uploaders comunicati, permettendo alla magistratura di raggiungere i presunti colpevoli e rendendo possibile un processo.
Ora mi sembra accettabile convenire che quando si giunge alla punizione di un reo, la legge funziona bene. Qualcuno non è d'accordo? Qualcuno vuole spiegarmi quale vuoto normativo ci sarebbe? Dove intervenire?
La rete funziona così, non è un'affermazione semplicistica.
Anche la vita reale funziona così. Se non funziona, facciamo le leggi per farla funzionare. Se funziona, no.
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Ti quoto in pieno. Affermazioni come questa
Il problema deve necessariamente essere affrontato non tanto con lo strumento legislativo, quanto piuttosto con lo sviluppo di nuove soluzioni tecnologiche capaci di "validare" in modo autonomo la liceità di un video. indicano inequivocabilmente un favore della Redazione - sia pure talvolta indiretto - rispetto all'utilizzo più discusso di Palladium e consimili, cioè la censura preventiva. Affermazione tra l'altro molto grossolana, laddove giustifica il primato della tecnologia a disposizione, non scordiamolo, di
soggetti privati, sulla Legge espressione di democrazia. È stupefacente che proprio da questa fonte si manifesti una così gracile, anche e soprattutto scientificamente, visione della disciplina in materia d'informazione. Il principio di responsabilità unito all'identificabilità di chi immette in aree pubbliche i contenuti è sufficiente; d'altra parte in una realtà civile la regola è rispettata per timore dell'applicazione della sanzione, e la punizione o costrizione della libertà preventive non sono (di regola) concepite. L'invocazione di ogni altra scure tecnologica sa tanto di propaganda compiacente, atta a far digerire meglio agli utenti le nuove limitazioni alla loro libertà, a favore del solito consorzio dei produttori hardware software e di contenuti che hanno in questo momento interesse al maggior controllo possibile sull'informazione.
D'altra parte, anche grazie a queste linee editoriali, sto riscoprendo sempre più il piacere di leggermi in inglese le notizie e gli articoli in materia informatica.