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Lunedì 23 Ottobre 2006
Toponomastica, Roma sceglie la linea bipartisan
di CLAUDIO MARINCOLA
ROMA. In principio fu Francesco Rutelli, allora sindaco di Roma. La sua giunta di centrosinistra decise di intitolare uno slargo al fascistissimo governatore di Roma Giuseppe Bottai. Bastò per sollevare un polverone (neanche fosse un libro di Pansa). D’allora nel fitto stradario capitolino gli esempi di toponomastica revisionista non mancano. In nome della riconciliazione nazionale e capitolina.
L’intitolazione ha un effetto pacificatore. Cuori neri e cuori rossi battono allo stesso ritmo, finiscono sullo stesso piano. E se Rutelli ha aperto una breccia, è stato però il suo successore Veltroni a utilizzare la toponomastica in funzione bipartisan. Una via a Paolo Di Nella, militante di destra ucciso sul finire degli anni di Piombo. Uno spiazzo a Valerio Verbano, giovane autonomo ammazzato sotto gli occhi della madre. L’elenco dei giovani caduti da una parte e dall’altra è lungo, il criterio lo stesso, ad ognuno una targa: Ivo Zini, Walter Rossi, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni. In questo contesto si inserisce la prossima intitolazione di un viale a Paolo Rossi, giovane socialista morto dopo un’aggressione fascista all’università di Roma nel 1966. Diverso è il discorso (e lo spazio) riservato al mondo dello spettacolo. Qui il Campidoglio, dopo aver dato fondo alle disponibilità viarie, ha inaugurato la Galleria Alberto Sordi, il liceo Mastroianni, il centro anziani Nino Manfredi, e così via. E c’è una lunga lista di attori e cantanti che aspettano il loro turno.
Qualcuno ha obiettato che in questo modo la cronaca, l’ultima emozione disponibile, avrà sempre il sopravvento sulla Storia. Ma questo è un altro discorso.
(Il Messaggero)
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