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Originariamente inviato da indelebile
Oh Israele
Paolo Guzzanti
Voglio urlare ad Israele: vai e colpisci ovunque essi siano, vai e fai quello che un occidente mentitore e senza spina dorsale non ha il coraggio di fare.
Lo dirò sui giornali, lo dirò in parlamento, lo dirò e lo dico agli italiani, tutti accecati, abbrutiti, masturbati dall'inferno del calcio, dai gol de calcio, dalle sue oscene vittorie, dai suoi miserabili scandali.
Di questo vivono gli italiani mentre Israele si erge come un essere umano e la sua pelle si fa di drago e le sue narici, narici di drago e hanno occhi di missile, occhi elettronici di decodificazione alfanumerica rigenerata stellare missilistica satellitare guidati da occhi di filosofi, occhi di matematici, occhi di medici e di poeti, occhi e mani di scrittori sparsi nel mondo, occhi del seme d'Israele perduto in mille altri semi della diaspora del seme, semi nascosti in corpi alieni che sono corpi di Israele e non lo sanno o lo vanno scoprendo, io voglio gridare, io voglio esaltare la guerra di Israele.
Voglio che Israele con mano chirurgica e ferma colpisca e cauterizzi, che con mano pietosa distrugga col fuoco, voglio che Israele non abbia pietà degli equivicini, degli equidistanti, dei mascalzoni, basta pietà per chi non sa schierarsi, per chi non vede da che parte sta il bene e dove sta il male, basta con la Siria, basta con l'Iran, basta con il fango degli escrementi corrosivi che inquinano la morale, basta con gli sputi accecanti che impediscono la vista.
I piloti devono avere occhi ben aperti, gli occhi di chi non può consentirsi emozioni, le mani devono essere ferme sulle leve e i joy stick nei carri roventi che macinano la terra e la sabbia, le mani che guidano i motori diesel, le mani che stringono le armi e che vuotano caricatori, le menti gelide nel deserto rovente che devono pensare, le radio che cicalano fra di loro parole e numeri e codici e codici e codici e fuoco.
Noi vogliamo Israele in guerra così come vorremmo gli italiani in guerra invece che impiccati alla corda dei loro maledetti palloni, dei loro fottutissimi scudetti, coppe e turpi insalatiere, capaci di mascherarsi di colore le loro facce e perdere la voce e il filo dell'anima soltanto per la loro maledettissima palla, va e colpisci anche per loro Israele, e per i francesi che esaltano i loro zizù zazà zulù zozò, le loro cornate da capre mentre Parigi si appresta a bruciare di nuovo e per quella gente di formaggio e di paura che abita l'Olanda fertile di musulmani e la Svezia musulmana e la Danimarca musulmana e i loro maledetti covi e riti, via spazzateli tutti, purgateli, eliminateli, colpisci anche per loro, per noi, Israele.
Fallo per te stesso ma fallo anche per questi popoli codardi che hanno creato un occidente cieco e senza spina dorsale, Israele, ma fallo.
Fallo per i tuoi figli, fallo per le mogli che attendono che Gill ritorni, fallo per i padri delle ragazze sagge che volano di bianche ali, fallo per chi ha capito tardi che cos'era che non andava nella sua identità e perché non aveva mai aderito, mai assorbito, mai condiviso ciò che gli era estraneo, ciò che gli era lontano come l'abisso.
Oh Israele se solo potessi marciare nella tua guerra, se potessi vegliare nei tuoi campi in attesa, se potessi fare l'autostop per raggiungere la mia unità, se potessi lasciare il mio kibbutz o villaggio o città biblica con i capelli sotto il berretto, il fucile in spalla, l'abito da guerra di Israele e la sua bandiera.
Oh Israele se soltanto potessi non essere solidale ma esserci, non scrivere ma combattere, come vorrei Israele essere alla guida di un carro con due materassi legati fuori, insieme a giovani con la chitarra come quelli che incontrai in Libano un quarto di secolo fa e parlare con loro di cinema e sparare e di poesia e sparare e di musica e correre e far tuonare il corto cannone che non sbaglia mentre il cielo viene tagliato a lama di coltello dai nostri jet.
Oh Israele
non è vomitevole?
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E qualcuno ha il coraggio di scandalizzarsi perchè in Parlamento c'è Vladimir Luxuria.
Dovremmo scandalizzarci invece per siffatti personaggi inqualificabili (sempre) e deliranti (almeno in questo articolo). Ma anche come presidente della commissione Mitrokin è andato forte.
Comunque a minare le certezze di Guzzanti e di alcuni realisti (anzi Israelisti) dalle incrollabili certezze provvedono alcuni giornali Israeliani, inizialmente pro-intervento, che fanno un'analisi seria dell'umore del paese (Israele) e di come evolverà la situazione politica in Israele (e anche fuori)
Per i meno avveduti e più convinti assertori dell'opzione militare ricordo la più grande vittoria di Pirro della storia recente: l'offensiva del Tet, in Vietnam.
Fu una grande vittoria militare americana, ma al contempo una grave sconfitta politica in quanto attivò un consistente fronte interno contro la guerra.
Di lì a poco gli americani iniziarono a ritirarsi.
In sostanza le armi, anche sofisticate, non possono sostituire la politica e, consentitemi, neppure il cervello.
Comunque ecco l'articolo preso da
www.repubblica.it
Attacci da Haaretz e Maariv. Negli editoriali il premier è accusato
di aver sbagliato strategia e tattica: "Oltre 120 morti per nulla"
Israele, i giornali contro Olmert
"Ci porta alla sconfitta, se ne vada"
"Ci ha condotti in guerra promettendo vittoria e ha ottenuto
solo umiliazione e lutti. Non può restare al potere"
TEL AVIV - "Olmert deve andarsene": sotto un vistoso titolo di prima pagina il quotidiano israeliano Haaretz ha duramente attaccato oggi in un editoriale in forma di requisitoria il capo del governo per come è stata condotta la guerra in Libano, invitandolo a lasciare l'incarico.
Partendo dall'ipotesi che Israele ora accetti una soluzione di compromesso all'Onu, l'editorialista di Haaretz Ari Shavit afferma che "se Olmert oggi fugge dalla guerra che ha avviato, non potrà rimanere primo ministro per un altro giorno". "Non si può condurre una intera nazione alla guerra promettendole la vittoria, produrre una sconfitta umiliante e restare al potere" scrive Shavit. "Non si può - aggiunge - seppellire 120 israeliani nei cimiteri, mantenere un milione di israeliani nei rifugi per un mese, spogliarsi del potere di deterrenza, avvicinare di molto la prossima guerra, e dire 'oops, mi sono sbagliato, non era ciò che volevo, un altro sigaro per favore'".
Ehud Olmert, afferma Shavit, "è entrato in guerra frettolosamente, senza valutarne adeguatamente le conseguenze, ha seguito ciecamente i militari senza porre le necessarie domande. Ha erroneamente scommesso sugli attacchi aerei, è arrivato stranamente in ritardo con le operazioni di terra, non è riuscito a attuare i piani originari dell'esercito, molto più efficaci e sofisticati di quanto è stato applicato".
Secondo Shavit, "dopo essere arrogantemente e frettolosamente entrato in guerra, Olmert l'ha gestita in maniera esitante, appannata e claudicante, ha trascurato il fronte interno ed ha abbandonato i residenti del Nord".
L'editorialista conclude affermando che "quando (il leader Hezbollah, Hassan) Nasrallah uscirà dal suo bunker e si dichiarerà vincitore davanti al mondo intero, Olmert non dovrà essere nell'ufficio del primo ministro. Nel dopo guerra, un Israele ammaccato e sanguinante richiede una nuova partenza e un nuovo leader. Ha bisogno di un nuovo primo ministro".
Anche il Maariv dedica un editoriale di uno dei suoi principali commentatori, Ben Caspit, al difficile futuro del premier. "Olmert sa che per lui sarà molto difficile restare nella carica attuale". "La gente in Israele - scrive - non passerà sotto silenzio questo mese in cui su Israele sono stati sparati migliaia di razzi, 123 soldati e civili sono rimasti uccisi (per il momento) senza che si sia arrivati a una conclusione definitiva del conflitto".
Il giornale afferma che una grave rottura si è creata fra Olmert e il vicepremier Shimon Peres il quale accusa Olmert di "mancanza di preveggenza".
L'articolista accusa il governo fra l'altro di "aver mandato allo sbaraglio i riservisti", privi a suo parere di adeguati addestramenti e carenti non solo di mezzi di combattimento "ma perfino di cibo".
(11 agosto 2006)