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Old 03-08-2006, 09:05   #1
Feric Jaggar
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Iscritto dal: Jan 2005
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La devastante forza della verità (?)

Siccome in agosto c'è poco da fare in ufficio, è quasi come essere in ferie (come dicevo poco fa in pvt con un collega), di tempo per pensare ne resta parecchio, e allora ne approfitto per aprire un meta-thread. Cioè, un thread che vorrebbe parlare dei thread in generale.

Comincerò con un antefatto, e mi scuso se ruberò un po' della vostra pazienza; conto sul fatto che, appunto, essendo agosto magari avete un pelarino di voglia in più di leggere e riflettere. Chi mi conosce e ha avuto in passato la pazienza di leggere i miei (non molti thread), e lo ringrazio di questo, sa che prendo bene la mira prima di sparare, perchè il colpo sortisca un maggiore effetto.

Perciò vengo a bomba.

Alcune sere fa ho avuto la cena dei 25 anni dal diploma. Sono occasioni in cui, senza infingimenti, si va soprattutto per due motivi. Il primo, scoprire se gli altri sono invecchiati più o meno di te. Il secondo, scoprire in quanti sono a guadagnare più di te. Sono moderatamente soddisfatto su entrambi i fronti...

Tra di noi c'erano il notaio, l'avvocato, il medico, l'informatico, una regista, vari insegnanti, etc. insomma le solite professioni che ci si aspettano da una classe in cui tutti sono figli di impiegati o di piccolo-borghesi. Per cui, nessuna sorpresa in verità. A tavola si sono ricreate le combriccole di quella volta, ognuno coi vecchi compari di "sgarrata" o di "secchiata".

Quasi subito mi sono accorto, appunto, che un mio vecchio compare di scuola era oggetto di una particolare ammirazione da parte degli altri della cerchia, e persino degli altri compagni, quelli con cui non aveva mai avuto molto feeling. Si tratta di un ragazzo - pardon, di un quarantenne! - che fin dal primo anno del liceo aveva seguito una sua strada particolare. Quattordicenne, nel "mitico" 1977 si era fatto tutta l'ultima stagione della contestazione. Militante di varie formazioni extraparlamentari, con interessi di quelli "politicamente scorretti" (adesso), una vita molto varia e a volte oggettivamente un po' pericolosa. Io l'avevo perso di vista da vari anni, ma evidentemente tutti gli altri compagni qualcosa avevano saputo, e a cena lo bombardavano di domande e complimenti per la sua professione.

In pratica il mio ex compagno di scuola fa il foto-cine-operatore per un'agenzia giornalistica straniera, e in questi anni si è fatto Cecenia, Gaza, Iraq, Somalia, etc. etc. tutti i posti peggiori per fare il giornalista ma i migliori per essere un buon giornalista.

Siccome anch'io, come alcuni compagni della nostra cerchia, negli ultimi anni ci siamo dedicati a (cercare di) fare qualcosa nel segno dell'antagonismo quotidiano, gli ho chiesto avidamente notizie su quello che lui aveva visto e saputo grazie alla sua professione. Mi ha raccontato, allora, di cose che la TV non ha mai detto; mi ha raccontato del campo di concentramento inglese per bambini dai 6 ai 12 anni in Iraq (gli ostaggi che proteggerebbero le truppe inglesi dagli attentati); mi ha raccontato che, quando i jet israeliani sono andati a fare un raid dimostrativo su Damasco, la metà di loro non ha fatto ritorno; che la guerra in Kossovo si è fatta "solo" per costruire un oleodotto; mi ha raccontato una quantità di notizie ed aneddoti. Mi ha raccontato del suo documentario su Falluja, e mi ha chiesto se voglio vederlo, avvertendomi che quello di Rainews24 al confronto è acqua fresca.

Comprendendo di avere a che fare con una fonte di prima mano, con la quale potevo confrontarmi sul senso delle cose fatte e da fare, gli ho chiesto allora quale era l'effetto dei suoi lavori sul pubblico. Nessuno, mi ha risposto. Alla gente, al grande pubblico, non gliene frega assolutamente niente. Alcuni suoi lavori hanno messo in imbarazzo le autorità occidentali, ma nessuna testa è rotolata a causa delle sue foto e dei suoi video.

Questo discorso mi ha dato molto da pensare. Anch'io, come tanti, come forse qualcuno che scrive qui su HWU, pensa che la verità, che la rivelazione abbia una sua forza, capace di cambiare le cose e soprattutto la testa della gente. Che molte persone vivano in una bolla di menzogna, che può essere infranta da una verità lampante, capace di spezzare la morsa dei pregiudizi, dell'ignoranza, della disinformazione, capace di insinuare il dubbio sulle verità troppo comode.

Grandissima cazzata. Proprio di fronte a me, c'era un altro compagno, che a proposito di video sul terrorismo mi ha chiesto se gli potevo scaricare un film.

"Vediamo se te lo trovo, dimmi il titolo che me lo scrivo", prendo penna e post-it

"UNITED 93"

"Te lo scarichi da solo", e ho appallottolato il foglietto.

Questo ragazzo - pardon, quarantaquattrenne - è uno che, da quando lo conosco, cioè TRENT'ANNI, è sempre stato uno che vede nel Potere di turno ogni sicurezza e ogni verità. Nessuna cosa di quelle che sono successe da allora è stata capace di scalfire le sue granitiche certezze. Nel 1981 era reaganiano di osservanza claustrale, oggi è bushita di osservanza claustrale. Mentre io sono partito da una cosa e ragionando e invecchiando sono arrivato all'altra.

Quando vedo persone di questo tipo, mi rendo conto che tutto questo agitarsi, è agitarsi per nulla. Rischiare la pelle per fare i filmati in Iraq come il mio compagno, oppure fare la "piccola fedetta prussiana" 24h no stop come il buon Luvi e tanti altri su questo forum, per rivelarci cose che sappiamo benissimo, ma delle quali non ci frega assolutamente niente, perchè contrastano con le cose che facciamo e che vogliamo quotidianamente. O che magari non sappiamo, ma delle quali, col buon senso del padre di famiglia (figura di fantasia che ormai esiste solo sul Codice Civile), dovremmo intuire l'esistenza. Se solo volessimo.

La conoscenza della verità dovrebbe essere il presupposto della libertà. Il problema della libertà, è che non si può desiderare la condizione, se non si afferra il concetto. La libertà, significa anzitutto responsabilità, non un fare di più. Quanto a fare, ci è consentito fare veramente tutto. Solo, che più facciamo noi, meno possono fare altri. Siamo tutti antagonisti, a parole, ma antagonisti del tipo NIMBY. E, come diceva Alberto Sordi in un filmetto molto amaro, "per avere di più, a qualcuno bisogna pur rubare!". E l'autore di "Collasso": "davanti ad una villetta in cartongesso, i proprietari avevano messo un bel cartello "NOT IN MY NAME", riferito all'Iraq... accanto, c'erano parcheggiati i loro due SUV (amanti dei SUV, non scatenatevi; se c'era scritto motoslitta, riportavo motoslitta)".

La verità? La prima verità, per dire la quale non c'è bisogno che il mio compagno ritorni a farsi sparare nel culo in Iraq, è che la nostra vita, in varia misura, è una filiera che porta al Male. Punto. Quando facciamo benzina, quando compriamo un telefonino dove dentro c'è il Coltan rubato ai congolesi, tiriamo una corda che porta chissà dove. E che prima o poi si spezzerà, lo sappiamo benissimo. O perchè i derubati si incazzeranno veramente, o perché finiremo a raschiare il fondo del barile e ci scanneremo tra di noi per gli avanzi.

E allora, mi domando, e lo domando a Voi che avete avuto la pazienza di leggere fin qui, qual è il senso di sbattersi tanto per la Verità, di ostinarsi a mettere sotto il naso della gente cose che non vuole sapere? Quando si apre un thread qui su HWU, a che pro viene fatto? Come mero esercizio intellettuale personale, per rimanere lucidi e coscienti, o per una questione di coscienza individuale “io l’ho detto e sono a posto con la coscienza, se voi non ci credete, beh, son cacchi vostri!”? Oppure, a beneficio dei numerosi lettori che non postano? Perché per quanto riguarda gli scrittori abituali, essi sono rigidamente schierati, Guelfi e Ghibellini col marchio doc. Non vedo nessuno, cambiare idea su queste pagine. O si ritiene indecoroso cambiare idea per una cosa letta su Internet, oppure Internet non ha la forza di cambiare le idee. E allora bisognerebbe dosare diversamente la propria presenza su Internet.
Ci sono battaglie politiche sanguinose, per il controllo dei giornali, o dei telegiornali. Giornali che poi in definitiva dicono tutti le stesse cose. Non ce n’è uno, che esca dal perimetro dei “valori condivisi” che tanto bene conosciamo. Eppure si sono scannati a botte di centinaia di milioni di euro, per il controllo del Corriere della Sera. E la gente ripete le parole d’ordine inventate da questi media. Si scannerebbe forse qualcuno, per il controllo di HWU?

Io penso – e non è un mero esercizio consolatorio, ci credo davvero – che sia indispensabile che un nucleo di persone, non importa quanto ristretto, conosca la verità, o perlomeno si ponga come priorità quella di cercare la verità. In un mondo in cui ognuno fa le misure come gli vengono comode, è indispensabile che resti qualcuno che conosca la vera misura delle cose. Sapete, come quel metro d'argento che c'e a Greenwich, ognuno può tirare il metro come vuole, ma alla fine l'unico buono resta quello.

Esiste un movimento antagonista che è capace di scendere in piazza, a Davos come in tanti altri posti, di mettere in discussione la nauseante omogeneità di questa massa decerebrata di consumatori che è disposta a turarsi il naso di fronte ad ogni crimine, meglio se commesso a distanza col filtro deresponsabilizzante della “guerra preventiva al terrorismo”, col braccio dei “contractors” (ma una volta non si chiamavano “mercenari”?) in nome della “civiltà giudaico cristiana” (altra cazzata inventata di sana pianta dai think-tank). Un numero di persone che capisce che un crimine si può commettere non solo sparando piombo, ma anche aprendo una lattina di Coca Cola, e non solo perchè contiene Coca Cola, ma anche perché è fatta di alluminio.

Credo che sia necessario che, in mezzo alla follia collettiva in cui io, semplicemente come quarantenne e non come vecchio canuto, non mi riconosco più nelle cose che vedo, si resti presenti a sé stessi, per un dovere di continuità rispetto ad un essere uomini con la “U” maiuscola, per un dovere di umanità e di rispetto verso chi questa umanità ha contribuito a costruirla, come esseri pensanti e civili. Non occorre fare il reporter di guerra per essere a posto con la coscienza, onore a chi lo fa per noi, penso che basti mettersi davanti allo specchio ed essere sinceri con l’immagine riflessa. E sotto questo profilo, anche il ritrovarsi qui, in questa piazzetta virtuale, insieme a pochi altri come te, anche se magari ancora politicamente immaturi per far diventare queste considerazioni a briglia sciolta una Weltanschauung organica, cui informare tutta la propria vita e non solo il rito del Cazzeggio Telematico, e su cui magari costruire una famiglia diversa, beh, dicevo, anche questo “poco” ha comunque un valore oggettivo, incontrovertibile, è bello in sé.

Comunque, buone vacanze a tutti.
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