REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO 29/7/2006 7.07
ELEZIONI: A ISIRO, DOPO LA MARCIA DELL'ANNO SCORSO, IL VOTO DEI PIGMEI
“I PIGMEI hanno diritto al censimento, ad avere la loro carta d’identità e a votare come tutti gli altri congolesi” era la prima richiesta - alla voce ‘Giustizia’ - tra quelle pubblicamente lette l'anno scorso da un bambino pigmeo di otto anni alla prima ‘Marcia dei pigmei’ a Isiro. “La consapevolezza dei propri diritti e della propria dignità di essere umani sono stati i frutti più importanti di quell’evento che ora, in occasione delle elezioni, vediamo maturare” racconta alla MISNA padre Franco Laudani, missionario comboniano da 16 anni accanto a questa negletta minoranza africana nella diocesi di Wamba, nel nordest del paese, una delle zone su cui la guerra ha infierito. Il 18 aprile del 2005, più di 2500 pigmei lasciarono per la prima volta i loro villaggi e percorsero 250 chilometri per raggiungere Isiro dove, alla presenza delle autorità locali e dei rappresentanti di Kinshasa, reclamarono i propri diritti al grido 'Anche noi esistiamo'. “Il censimento necessario alla creazione delle liste dei votanti è stato per tutti i congolesi, ma in particolare per i pigmei, un sorta di ‘entrata solenne’ nella cittadinanza” continua il missionario. Nei molti mesi che hanno preparato il percorso alle elezioni di domani, decine di migliaia di pigmei hanno fatto la fila davanti ai centri di registrazione, dopo molti chilometri a piedi per raggiungerli e ricevere i documenti necessari: una scheda plastificata con la foto e il nome e il messaggio che qualifica ufficialmente ognuno ‘cittadino della Repubblica democratica del Congo’. “Come tutti gli altri”, aggiunge padre Laudani. La partecipazione in massa al referendum sulla Costituzione del 18 dicembre scorso è stata la prima prova da cittadini data dai pigmei. “Possiamo stare certi che nessuno degli aventi diritto mancherà all’appuntamento di domenica” aggiunge l’intervistato che negli ultimi sette anni ha diretto la creazione di 21 scuole nella diocesi per i bambini pigmei, ma frequentate anche dalla maggioranza bantu, dove il curriculum scolastico prevede lezioni di educazione civica due volte alla settimana.
NELLA DIOCESI di Wamba, i pigmei, uno dei popoli più antichi del cuore dell’Africa, sono 40.000 su 600.000 abitanti, 200.000 in tutto il Congo su una popolazione di 50 milioni. La loro piccola statura, in media meno di un metro e mezzo, l’abitudine di vestirsi, soprattutto in passato, soltanto con un perizoma, la povertà estrema determinata da una cultura basata sulla semplice sussistenza quotidiana, sono tutti elementi che li hanno esposti a una pesante e ingiustificabile discriminazione. “Tra le loro paure ancestrali c’è quella di essere mangiati dai bantu, come quando erano considerati una sorta di piccole scimmie” racconta ancora padre Laudani. Oggi, l’eredità più grave di anni di cultura discriminatoria è il permanere del ‘padronato’, una sorta di rapporto servile, tramandato da padre in figlio, che tradizionalmente lega un pigmeo a un bantu, spesso un capo locale, per il quale lavora in cambio di pochi spiccioli e qualche bene di prima necessità. “Purtroppo ora si è diffusa la pratica di pagarli in droga o alcol, brutta faccenda che deve finire!” aggiunge l’intervistato. Preoccupanti anche altri fattori demografici: la comunità è decimata da una mortalità infantile del 45% entro i primi cinque anni di vita e solo un ragazzo su 10 arriva ai 15 anni; la grandissima maggioranza non sa né leggere né scrivere.
UNA PRIMA DIFFERENZA cominciano a farla gli alunni nelle scuole create dai missionari comboniani e dalla diocesi (5000 tra pigmei e bantu). “La televisione è venuta a intervistare gli alunni pigmei sulle elezioni; uno dei ragazzi che parla francese - racconta padre Laudani - ha detto ciò che pensava sull’importanza di questo momento per i congolesi e per la sua comunità. Per i pigmei del posto è stata un’emozione vedere uno dei loro giovani esprimere la sua opinione alla tv, vista da tutta la nazione”. Secondo il missionario l’esercizio del voto è un elemento basilare in un processo più ampio di autocoscienza di questa minoranza, nonostante qualche problema pratico: “La scheda per la scelta del nuovo presidente è una sorta di ‘lenzuolo’ con 33 simboli e corrispondenti nomi dei candidati; per non parlare delle numerose schede che raccolgono tutti candidati al parlamento” dice padre Laudani. “Non sarà facile per loro orientarsi e trovare il nome prescelto. Nei seggi potrebbero trovare chi, vedendoli insicuri, cercherà di condizionarli o indirizzarli nella scelta, su questo dovranno ben vigilare gli osservatori”. Come da sempre il missionario ha vigilato sulla grande crescita civica e sociale di questi antichi, non più piccoli, veri africani.
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