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Rispettiamo la realtà Gli ammazzati sono due
La povera mamma incinta di 9 mesi
Rispettiamo la realtà Gli ammazzati sono due
Gabriella Sartori
[Avvenire] Non lo dirà nessuno, sui mass media, che l'assassinio di Maerne di Martellago è stato duplice: quello di Jennifer Zacconi, vent'anni, e quello del suo bambino, che avrebbe visto la luce fra dieci giorni. Fino a che la mano impazzita del papà non si è stretta come un cappio da impiccagione intorno al fragile collo della mamma, erano in due ad essere vivi e vegeti: lei col suo viso da ragazzina, col suo sorriso contagioso, e lui, dentro di lei, che già da mesi scalciava, si muoveva, dormiva, si svegliava, succhiava il pollice, sognava, riconosceva la voce della mamma, della nonna… Come accade a tutti i vivi: quelli che già stanno alla luce del giorno e quelli che già lo sono molto tempo prima di uscire dal corpo della madre. Era vivo: e atteso. C'era un delizioso lettino già pronto per lui, qualche peluche, e giocattoli, bavaglini, vestitini… Cose per vivi. Due, dunque, erano i vivi: anche se la cronaca continuerà rigorosamente a parlare di un'assassinata. Incinta, sì, ma una sola. La vulgata non riconosce che la sua esistenza, non prende in considerazione altro che la sua morte. Lui? Come se non fosse mai esistito. E tuttavia, in molti sappiamo che i morti, qui, sono due: compreso quello di cui nemmeno si può dire che è stato ucciso. Qualcuno ha portato un mazzo di fiori legato col nastro azzurro, come si fa per i neonati, sul luogo del delitto. Se, al funerale, la bara sarà una sola, in molti sappiamo che, lì dentro, i corpi saranno due, di cui uno molto piccolo. Se, al processo, l'avvocato difensore di Jennifer non potrà denunciare altro che la violazione del diritto a vivere di lei, ma non quello del figlio che stava per dare alla luce, noi tutti sappiamo che lui c'era. E che, totalmente innocente, gli è stato ingiustissimamente tolto il primo dei diritti umani, quello di continuare a vivere.
In molti sappiamo tutto questo, forse tutti nel segreto della coscienza. O quasi tutti. Se, per mille ragioni diverse, quasi nessuno queste cose non le dirà ad alta voce e non le scriverà sui giornali, noi pensiamo che sia giusto che qualcuno lo faccia: perché questa è la realtà. E perché l'assassinato di cui nemmeno si può dire che c'era, almeno a questo minimo omaggio ha diritto. Dire che l'uccisione di un figlio nel seno di sua madre è una" sconfitta" per tutti, è giusto . Ma occorre avere il coraggio di saper aggiungere che è anche un omicidio: per "illuminare le coscienze" su temi fondanti com'è il diritto alla vita di tutti e di ciascuno, non c'è altra via che questa, dare alle cose il loro nome. Tutto il resto porta da un'altra parte. Anche a questa odiosa ipocrisia di dire e scrivere che, a Maerne di Martellago, l'assassinata è una sola, non due. E non si vede perché il più piccolo dei due debba subire anche quest'affronto in più.
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