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T3d
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Lotito difende Di Canio
Paolo insiste: saluterò sempre così. La società: giustificato dal clima

di GABRIELE DE BARI
Martedì 13 Dicembre 2005
ROMA - Il clamore suscitato dal saluto romano di Di Canio ai propri tifosi a Livorno ha generato un caso politico di livello nazionale, nel quale sono intervenuti leader di partito e vertici istituzionali del calcio. Paolo Di Canio, il giorno dopo, parlando ai microfoni di Radio Spazio Aperto, nell’ambito della trasmissione ”La voce della Nord”, torna sul discusso episodio: ribadisce la propria posizione, rincara la dose e coinvolge anche Lotito. «Sono il vero esempio e stavolta me lo dico da solo. A Livorno ho ascoltato i peggiori insulti, su mia madre e sulla famiglia ma non ho fatto niente. Fiero e orgoglioso sono andato avanti e ho giocato anche bene. Alla fine ho salutato il mio splendido popolo e l’ho fatto perché quello è un segno d’appartenenza. Non ce la faccio a non salutare così: se sperano che saluti come sperano loro, hanno sbagliato di grosso».
L’attaccante chiama in causa Claudio Lotito a difenderlo. «Mi aspetto una presa di posizione agguerrita da parte della società e del mio presidente, altrimenti stavolta mi in... veramente e non accetto posizioni accomodanti. In altre situazioni, altre società sono scese in campo per difendere i propri giocatori anche davanti a un gesto antisportivo mentre io sono stato condannato a pagare diecimila euro di multa e non ho detto nulla. Tutto quello che stanno costruendo attorno a questa cosa è ridicolo e patetico: ma cosa cercano i consensi della gente? Noi laziali siamo arrivati a Livorno e abbiamo dovuto subire violenze ma per loro è tutto normale. Hanno lanciato un petardo contro il pullman della squadra, da vigliacchi, prima della gara, però il vero obiettivo ero io. E questo, magari, era quasi giustificabile. Non solo, questa cosa è stata fatta passare sotto silenzio, che schifo».
Di Canio racconta quello che è accaduto a fine partita. «Ho salutato il mio popolo senza dare neanche uno sguardo a una curva che mi aveva fatto oggetto di insulti. Non ho reagito ad alcuna provocazione. Sono stato un esempio e questo ha fatto rosicare i livornesi. Ho solo fatto un saluto normale - lo ripeto - di appartenenza alla mia, splendida, curva». Quindi punta il dito su Lucarelli. «Vorrei ricordare che il capitano del Livorno, il signor Lucarelli, qualche tempo fa, ha detto che non gli importava niente di una vittoria ma era felice perché duecentocinquantasei ragazzi ”sequestrati” a Roma erano tornati allo stadio. E i tifosi del Livorno, anche domenica, hanno fatto il loro teatrino, con l’immagine di Fidel Castro sotto il solito maglioncino di cachemire, da radical chic. Sono dei poveracci. Io sono così e sono felice di esserlo. Almeno questi sono i valori che mi sono stati insegnati dalla famiglia». L’attaccante rivela anche un retroscena capitato prima dell’incontro. «L’arbitro Tombolini ha convocato i capitani, più me e Galante, ma era ovvio che volesse parlare con me e Lucarelli. Ha fatto una cosa bella, chiedendoci grande responsabilità. E penso che in campo ci siamo comportati bene. la differenza tra noi e loro? Noi accettiamo quello che hanno fatto loro: dai canti alle corse sotto la curva, che ci stanno mentre loro piangono se facciamo qualcosa».
In serata il comunicato della Lazio, del presidente Claudio Lotito, quello atteso da Di Canio nella sua esternazione pomeridiana. «La società denuncia il clima da guerra ideologico-politica che la tifoseria livornese ha creato intorno alla partita ed è solidale con i propri giocatori, tecnici e tifosi. L’aggressione fisica e verbale, nei confronti della Lazio e dei suoi tifosi è stata preordinata al fien di creare un clima di esasperazione che ha determinato reazioni individuali aspre. La Lazio ripudia qualunque forma di razzismo e di politicizzazione, sia sul campo che fuori. La società e i suoi giocatori faranno di tutto per ricondurre gli incontri di calcio alla loro vera essenza sportiva». Un comunicato che, però, non prende le distanze dal calciatore.
Sul caso-Di Canio intervengono anche il presidente della Figc, Franco Carraro, e il presidente della Lega, Adriano Galliani. «Siccome le emozioni nel calcio sono eccessive - commenta Carraro - occorrono che dirigenti, allenatori, calciatori si comportino con sobrietà e con questo non intendo dire che ai tifosi (che assumono una posizione istituzionale molto diversa da quella degli addetti ai lavori) tutto è permesso, né credo servano interventi straordinari». Galliani rimanda agli organi competenti ogni valutazione. «Non spetta a me giudicare Di Canio, ma alla giustizia sportiva, ma la politica deve rimanere fuori dagli stadi».


grandi GRANDE DI CANIO GRANDE LOTITO!!! giornalisti... ma vaff...
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