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Old 27-11-2005, 12:51   #3
Ewigen
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BRASILE 27/11/2005 11.22
‘DOM’ CAPPIO: IL GRIDO DEI POVERI PER SALVARE ACQUA E FIUMI

(PIME) Ha ‘festeggiato’ il suo 59° compleanno, circa due mesi fa, in sciopero della fame per la difesa del Rio Saõ Francisco, vasto corso d’acqua lungo 2700 chilometri da cui, in 5 stati del nord-est brasiliano, dipende la sopravvivenza di 15 milioni di persone. Monsignor Flávio Cappio, vescovo francescano di Barra, nello stato di Bahia, ha ‘vinto’ per il momento la sua battaglia a nome delle popolazioni del semi-arido brasiliano e il progetto di deviazione (‘Transposição’) di parte del fiume è stato bloccato. “Abbiamo stretto un patto tra il governo e la società civile e si è deciso che fino a quando non si studieranno tutte le conseguenze dell’impresa e non si troverà un’intesa comune per il benessere della gente del nordest, il progetto resterà fermo” dice alla MISNA monsignor ‘Dom’ Cappio, raggiunto telefonicamente nella sua diocesi. Il vescovo francescano conosce bene il Rio Saõ Francisco: lo percorse interamente a piedi tra il 1993 e il 1994 dalla sorgente alla foce per conoscere le popolazioni rivierasche e verificare lo stato di salute del fiume che ospita centinaia di isole abitate da indios e quilombolas. La costruzione di sette impianti idroelettrici ha comportato finora il disboscamento indiscriminato, l’inquinamento prodotto dalle scorie industriali che “uccidendo il fiume, uccidono il suo popolo”, ha scritto ‘Dom Cappio’. La notizia dello sciopero della fame “fino alla morte” del francescano ha fatto il giro del mondo, raccogliendo la solidarietà di vasti settori della società civile e convincendo il governo a sospendere l’opera. “Il mio gesto era necessario – spiega alla MISNA Dom Cappio – le autorità non hanno voluto ascoltare la voce del popolo e stavano per iniziare l’opera senza tenere conto dei danni che minaccia di provocare: a livello ambientale ma anche e soprattutto sociale perché del progetto non beneficeranno i popoli del semi-arido ma solo le industrie; si usano i poveri per fare l’interesse dei ricchi. Solo un grido di disperazione è riuscito sembra a sensibilizzare la gente e i politici”. Il problema dell’acqua è globale, ricorda il vescovo, “perché l’acqua è vita e prima di servire gli interessi economici deve dissetare gli uomini e gli animali. Senza l’acqua c’è solo la morte”. Secondo la ‘Defensoria da Agua’ - rete che riunisce diversi organismi tra cui la Conferenza episcopale, la Caritas brasiliana, l’Università federale di Rio de Janeiro e numerose ong – in Brasile il 70% dell’acqua è usato per la produzione agricola su vasta scala, il 20% per le attività industriali e appena il 10% è destinato ad altri utilizzi, incluso quello umano. Un caso emblematico è Manaus: nella principale città dell’Amazzonia, alla confluenza con tra il Rio Negro e il Rio delle Amazzoni, il 30% della popolazione urbana (1 milione di persone) non ha accesso all’acqua potabile. “Lo sfruttamento delle ricchezze naturali, non solo in Brasile, va avanti senza sosta anche se sappiamo che le risorse sono destinate a finire. Purtroppo a vincere è sempre l’interesse del lucro abusivo di pochi ai danni di molti. Non c’è volontà di sostenere le necessità dei poveri, è solo il capitale l’imperativo che domina questa logica di distruzione insensata” sottolinea il vescovo alla MISNA. Oggi, lentamente, grazie all’impegno della società civile, “il Paese sta iniziando a prendere coscienza del problema acqua. I cittadini brasiliani cominciano ad assumere un ruolo sempre più responsabile e attivo per la conservazione dell’ambiente a cui è strettamente legato il destino delle comunità indigene e delle popolazioni afro-brasiliane, che restano ancora all’ultimo gradino della scala sociale” aggiunge Dom Cappio. Qualche segnale positivo è già disponibile: “Nella nostra diocesi sta funzionando positivamente il programma ‘Fame e sete zero’ per la conservazione dell’acqua piovana in grandi cisterne capaci di contenere fino a 23.000 litri, quello che una famiglia media consuma normalmente in un anno. Se dalle parole si passa all’azione, si concretizza la speranza di una vita degna per tutti” conclude il vescovo.
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