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Originariamente inviato da Tenebra
E' rischioso anche parlarne in questo forum, cosa credi...
Ci sono alcuni argomenti che pesano più degli altri, e sui quali molta gente non ammette ALCUNA discussione. Il revisionismo sull'olocausto è uno di questi.
Poco conta che chi lo propone non sia assolutamente un nostalgico delle SS o un antisemita, ma semplicemente uno storico: persecuzione ferrea è la risposta comune.
Anche solo per aver riportato l'argomento qui, molti di quelli che avranno letto questo post ti avranno già bollato come "negazionista" e "antisemita".
Per il semplice fatto che ti poni dei dubbi - dubbi che tra l'altro sono più che leciti, visti i metodi con cui si svolgono i processi contro i "rei" di revisionismo ed il fatto che alcuni di essi portano prove che nessuno ha ancora confutato.
Il revisionismo in sè è visto come cosa negativa, qualunque argomento storico tratti: dalla storia romana al comunismo, mettere in dubbio le cosiddette "teorie ufficiali" è un gesto che porta guai.
Il revisionismo sull'olocausto poi è il più pericoloso di tutti, sia perchè basta parlarne per veder nascere un muro di preconcetti (evidentemente uno NON PUO' avere dubbi o anche solo tentare di ragionare su quello che crede un evento storico, per quanto orribile, come altri: se lo fa è nel torto, pare) sia perchè, come dice l'autore, ci sono numerose leggi alquanto "curiose" che vengono applicate in maniere altrettanto "curiose".
Per cui, accetta la teoria "ufficiale" e non porti domande. E' assurdo, ma funziona così.
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Infatti l'avevo messo in conto , avevo specificato :
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Non ne so nulla di revisionismo storico e non so proprio che pensare
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eppure c' è gente che sembra provi gusto nel mettersi dalla parte del più forte e farne le veci .
X tutti gli altri :
Per rimanere IT io ho proposto un esempio ( eclatante e scomodo ) per parlare sull effettiva libertà di cui ci si riempe tanto la bocca ma poi nei fatti non esiste.
Ci sono storici che propongono punti di vista differenti , perchè non permettere che tutti gli studi possano sopravvivere per scoprire la realtà dei fatti ?
Usare violenza come si sta facendo può essere solo sintomo di malafede . Le idee si contraddicono con idee .
Non è mia intenzione discutere dell' olocausto perchè è un argomento pesante e troppo impegnativo , sul quale non so nulla e ,soprattutto ,supera di gran lunga le possibilità che un forum può mettere a disposizione essendo anche solamente i documenti del processo inanalizzabili per quantità da un comune mortale . In internet si può leggere tutto e il contrario di tutto con la quasi inevitabile conseguenza che la conclusione sia solo una preferenza di come siano andati i fatti piuttosto che l effettiva realtà dei fatti appunto .
Per chi non può leggere Blondet spero che un Massimo Fini possa risultare meno indigesto , anche lui prende spunto da questi fatti per criticare la "libertà" che si vive oggigiorno
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Uno storico in galera: un'assurdità
di Massimo Fini [20/11/2005]
Fonte:massimofini.it
_Lo storico inglese David Irving è stato arrestato la settimana scorsa a Graz, in Austria, perché nel 1989 «aveva negato in pubblici discorsi l'Olocausto». E in base a una legge, che esiste in Austria, Germania e Francia, negare l'Olocausto è un reato. In Austria Irving rischia una condanna a vent'anni di reclusione.
Amos Luzzatto, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, giustifica il provvedimento. «Credo che sia sbagliato porre la questione in astratto, come se fossimo davanti a una semplice manifestazione di opinioni. Chi esalta il nazismo e nega la Shoah non si limita ad esprimere il suo pensiero, ma intende promuovere la diffusione di pregiudizi razzisti, vuole preparare il terreno per il risorgere di una dottrina che ha causato in Europa lutti e distruzioni senza pari. Credo che di fronte a un simile pericolo sia opportuno tutelarsi anche attraverso la legislazione penale».
Buoni motivi per tappare la bocca altrui se ne trovano sempre, arrivando financo a fare un cattolicissimo processo alle intenzioni come Amos Luzzato, perché negare lo sterminio degli ebrei (per la verità Irving non lo nega, lo ridimensiona drasticamente, ma questo, all'interno del discorso più generale che riguarda la libertà della manifestazione del pensiero e della ricerca storica, è un dettaglio) non significa, per ciò stesso, essere razzisti e antisemiti.
Ma la questione di fondo è che quelle di Irving sono opinioni, suffragate, per la verità, anche da argomenti e documenti, tutti naturalmente da verificare, e che quello per cui è stato arrestato e può essere condannato è un reato di opinione. Ora, in una democrazia i reati di opinione non dovrebbero esistere, altrimenti non è più una democrazia. I reati di opinione sono tipici dei totalitarismi, dei fascismi e furono particolarmente in auge proprio sotto il regime nazista che, per paura delle idee altrui, mandava i libri sgraditi al rogo (in alcune democrazie ci si limita a vietarne la pubblicazione, ma la sostanza è la stessa).
Una democrazia, se vuol essere tale, deve accettare la diffusione anche delle idee più aberranti e che le paiono più aberranti. Il discrimine assoluto è che non siano fatte valere con la violenza. È il prezzo che la democrazia paga a se stessa.
Io devo poter essere libero di negare ciò che mi pare, anche l'esistenza del Duomo di Milano. Le opinioni, le idee, gli argomenti si controbattono con altre opinioni, con altre idee, con altri argomenti, con i ragionamenti, i dati, le documentazioni, non con le manette. La libertà di pensiero, come quella di ricerca storica che ne è un aspetto, è indivisibile e non ammette eccezioni. Perché si comincia con gli Irving e si finisce, fatalmente, col mandare al rogo i Giordano Bruno o far abiurare Galileo.
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