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Il mio post era un modo per stigmatizzare proprio quelle informazioni evidentemente esagerate sulla scarsa ritenzione dati degli SSD, apparse anche qui più volte in questi anni. Mi riferisco anche a quelli che usano ogni due-tre mesi e consigliano appassionatamente un programma di refresh che in realtà è stato studiato per gli Hard Disk... :D |
A patto che l'SSD rimanga sostanzialmente a temperatura ambiente e non messo in un forno o simili, una settimana senza alimentazione non ha rilevanza pratica sui dati se l'SSD è nuovo o poco usurato, quindi non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi.
Ma in generale, accendere il PC e basta ogni tanto potrebbe comunque non servire praticamente a nulla a parte rallentare solo brevemente (il tempo per il quale l'SSD è alimentato) il declino dei dati memorizzati. Per reinizializzare di fatto il loro tempo di ritenzione, i dati andrebbero riscritti (il cosiddetto refresh). Il "potrebbe" è perché a seconda della gestione interna del firmware dell'SSD questo "refresh" dei dati potrebbe essere effettuato automaticamente dallo stesso qualora necessario, ma non è facile stabilire con certezza se questo avvenga o meno, men che meno se avvenga semplicemente accendendo il PC per un breve periodo. EDIT: Quote:
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Domandona...
Quando andrebbe buttato un SSD? O meglio a che percentuale della vita residua indicata dai vari programmi che leggono i dati smart? Grazie. |
Sulla carta, ed almeno per i produttori maggiori, secondo me lo 0% di vita residua è abbastanza conservativo per iniziare a pensare di sostituire l'SSD. Per i produttori minori/gli SSD di basso costo, bisognerebbe fidarsi che le memorie installate siano effettivamente nuove e non "riciclate".
Curiosità: con gli attributi SMART standard degli SSD NVMe la percentuale è di usura (invece che vita residua) e l'SSD è considerato usurato al 100%. Secondo le specifiche NVMe tale valore può andare anche oltre il 100%. https://nvmexpress.org/wp-content/up...6-Ratified.pdf (pagina 181) Quote:
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I valori di endurance degli SSD consumer ("client"), se stabiliti secondo criteri standard JEDEC, devono consentire una volta arrivati al 100% un anno di ritenzione a 30 °C. https://www.jedec.org/sites/default/...0Mode%5D_0.pdf ![]() ![]() La slide successiva da quel documento è pertinente al discorso. ![]() Come leggere il diagramma: il riquadro verde indica il tempo di ritenzione in settimane per gli SSD "client" secondo parametri standard. Se i dati sono stati scritti a 40 °C (Active temp) e l'SSD viene spento e stoccato a 30 °C (Power Off Temperature), il tempo di ritenzione è di 52 settimane (1 anno). Lo stesso scende a 26 settimane (6 mesi) se stoccato a 35 °C, 14 settimane (~3 mesi) a 40 °C, e così via. Ora, questo grafico è piuttosto datato e non so quanto ancora sia rilevante per le memorie NAND moderne, ma presumo che il comportamento generale con la temperatura rimanga simile. In altre parole, se ci sono SSD "client" che usano le memorie che indichi, avranno probabilmente una diversa durata in termini di cicli P/E rispetto al valore da datasheet, dati i diversi requisiti di stoccaggio e ritenzione dati. Quote:
Non so chi consigli di effettuare la stessa operazione ogni 2/3 mesi anche su altri SSD che non hanno simili problemi. |
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Comunque, per ora gli unici con un data retention di 1 anno sono quelli delle B16A (64L TLC), B17A (64L TLC) e B27A (96L TLC). Quote:
Gamers Nexus ha fatto un video sulle temperature diffondendo un po’ di disinformazione guardando i valori e la terminologia di JEDEC… |
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Ma nel frattempo grazie per la tua testimonianza. :ave: |
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Ad esempio, se un certo tipo di memorie è garantito per 1000 cicli di scrittura con un tempo di ritenzione di 3 mesi a 50 °C, potrebbe magari permettere 3000 cicli con ritenzione di 1 anno a 30 °C (dati inventati ma verosimili). Quote:
https://www.kingston.com/italy/us/ss...sus-client-ssd Quote:
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C'è una sezione che parla completamente del data retention nei datasheet Micron, peccato che non li abbia completi ma solamente le prime pagine... Quote:
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Ho trovato il video (o meglio lo spezzone) di Gamers Nexus. Di base il discorso secondo me è condivisibile ma incompleto e quindi un po' fuorviante, perché se è vero che i le memorie NAND degradano meno velocemente se le scritture avvengono ad alta temperatura (è facile trovare non solo dati JEDEC ma anche paper in merito), la ritenzione dei dati già memorizzati diminuisce ad alta temperatura.
Inoltre, pensandoci un po' sopra, credo proprio che questo accada anche ad SSD alimentato o comunque connesso a PC acceso, dato che gran parte della circuteria (incluse le memorie) di fatto è spenta in idle a causa della gestione energetica. Altrimenti, non ci sarebbero stati problemi simili con i vecchi Samsung 840, dove il decadimento sui dati vecchi accadeva anche a PC acceso. Ask GN 90: M.2 Heatsinks Kill SSDs? Is AMD Losing Long-Run? https://www.youtube.com/watch?v=KzSIfxHppPY&t=375s Quote:
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Non è molto inerente gli ssd (anzi per nulla),
ma qualche giorno fa ho ritrovato il cdrom dove ho salvato la mia tesi di laurea. Masterizzato da 23 anni circa su Cd Rom TDK RefleX, messo nel lettore (bluray) e ancora perfettamente leggibile.... vi dico solo che dentro c'era il file per installare Acrobat Reader 3.0 (a conferma della vecchiaia) !. (per sicurezza ho masterizzato un nuovo cd, non si sa mai) |
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Ne avevo parlato pure in un altro forum riguardo al fatto che le NAND preferiscano scaldare in programmazione, ti prendo quello che ho scritto: "Il data retention, come dici tu, è la capacità delle NAND di mantenere la corrente elettrica (cioè gli elettroni nel floating gate nel caso parlassimo di NAND Micron o Intel o comunque nel gate dove vengono "depositati") senza alimentazione. Bene, questo "fenomeno" può essere alterato facilmente dalla temperatura, infatti le NAND vengono testate con una temperatura determinata e costante per stabilire quant'è il loro specifico data retention con quelle condizioni. Per fare un esempio, le Micron B27B - che sono delle 96L TLC - sono state testate per un data retention di 6 mesi a 55 gradi. Un altro esempio sono le loro QLC 96L - modello N28A -, testate per un data retention di 4 mesi a 40 gradi. Il perché le NAND a volte preferiscano scaldare invece di ghiacciare è semplice: c'è un "fenomeno" chiamato "RBER (raw bit error rate)" che indica il tasso di errori bit grezzo nelle NAND Flash; più è alto e peggio è, ovviamente. Ecco, in alcune situazioni, ovvero quando programmano scritture, più scaldano le NAND e meglio è perché il loro raw bit error rate diminuisce, il contrario invece quando non-programmano scritture, quindi più scaldano e più aumenta il loro raw bit error rate. Per dire questo è stato fatto un PDF da parte di diversi ingegneri di diverse aziende (di cui Yu Cai, ingegnere di Seagate) che hanno testato testato una word line (circuito all'interno della cella, è l'insieme delle bit line) di una NAND Flash da 10000 cicli P/E (Programming/Erase). Asse delle y indica l'RBER e l'asse delle x indica il tempo del data retention in secondi: Da quest'immagine possiamo trarre due osservazioni principalmente: 1) Quando il data retention è piccolo (cioè minore 2*10^2 - 2*10^2 non esente) il RBER (ovvero le curve rosse) diminuisce per le temperature di programmazione più elevate. Quindi ci si aspetta che il RBER diminuisca con temperature più elevate dato che temperature di programmazione più elevate porta un inferiore numero di errori di programmazione; 2) Quando il data retention è grande (cioè maggiore di 2*10^2 - 2*10^2 esente) il RBER aumenta per le temperature di programmazione più elevate. Questo succede perché all'aumentare della temperatura, quando le NAND non programmano, gli errori legati al data retention aumentano a una velocità maggiore. Esatto, è l'esatto contrario del primo punto! A causa di questa crescita più rapida, l'RBER per una temperatura più alta supera come numero l'RBER della temperatura più bassa con un data retention compreso tra 10^2 e 10^3 secondi. Ciò indica che la tensione di soglia (Vth), ovvero la tensione che se applicata al gate inizia a far chiudere il MOSFET, si "sposta", ed è dovuto dal fatto che l'alta temperatura del retention è più veloce della bassa temperatura del retention, ed è giusto, perché è in linea con la legge di Arrhenius. Quindi, se il WD è in un case con un buon airflow e non raggiunge la soglia del thermal throttling il controller (ovvero dopo i 70/75 gradi), è inutile dissipare l'SSD, gli ridurrebbe solo la vita e il data retention." |
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Che poi le persone si fanno influenzare dal nulla. |
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Adesso tornano i post: gli SSD non vanno bene perché si perdono i file... :D Sto scherzando eh! Continuate pure, l'argomento è interessante per certi versi. |
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E comunque anche se non di facile comprensione è bello leggere questi post tra voi due che scendete più nel tecnico
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