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Peraltro ho dimenticato, il punto 3 che non è meno importante degli altri: se notate, per tutte le Litio ricaricabili da 1.5V la capacità della batteria non viene espressa in mAh come di consueto, ma viene pubblicato soltanto un valore in mWh, che nella maggioranza dei casi, produce l'effetto voluto, cioè di trarre in inganno l'utente che "acquisisce" quel valore come se fosse la solita capacità espressa in mAh. NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO! Da un punto di vista pratico, se non esiste qualcosa di "nuovo" per smentirmi, la capacità di quelle batterie è molto più bassa di quanto saremmo indotti a pensare, cosa peraltro immaginabile, visto che una frazione non piccolissima del contenitore è utilizzato dall'elettronica e non dalla batteria. Per quanto riguarda i test o la documentazione, al momento non ho nulla, sto andando totalmente a memoria, ricordando quanto ho concluso da un'indagine che feci in merito diversi mesi fa (mi sembra i primi del 2022), visto che per primo ero potenzialmente interessato ad utilizzarle. Nel mio caso decisi che non ne valeva proprio la pena, in primis per il motivo che personalmente utilizzo le ricaricabili in apparecchi a basso consumo o che rimangono spenti per lungo tempo, quindi avere una bassa autoscarica è per me essenziale. |
Per essere più chiaro, farò un esempio. Ragioniamo in termini di "Energia".
Una Eneloop Pro da 2500mAh è una batteria da 2500 x 1.2 = 3000mWh Una litio ricaricabile ad alta capacità da 1.5V viene specificata per 2600mWh. Se specificare l'energia immagazzinata dalla batteria in mWh non è sbagliato, l'effetto pratico, in buona parte dei casi, è che l'utente "non smaliziato" è indotto a fare un confronto tra due grandezze diverse (mele con pere, mWh con mAh), con il risultato di credere che le batterie al litio da 1.5V abbiano anche una capacità superiore alle NiMH, cosa al momento palesemente falsa, per i motivi detti (parte del contenitore occupato dall'elettronica). Chiaro? E ho volutamente trascurato il problema dello smaltimento.... |
........ e per finire aggiungo anche il punto 4 ;) non meno importante per chi pensa di utilizzare questo tipo di batterie nei ricevitori portatili:
queste batterie, facendo uso di un convertitore DC-DC sia in fase di carica che di scarica (la batteria al litio interna ha una tensione di 3.7V), sicuramente, anche se non sono in grado di quantificarne il livello (andrebbe fatta un'analisi specifica e delle misure), hanno un certo livello di emissioni a RF (EMI) potenzialmente in grado di disturbare l'apparecchio che alimentano se questo è un ricevitore ad alta sensibilità. Sarebbe divertente fare delle misure attendibili su tutti i punti enunciati, per vedere cosa salta fuori. Credo però che la cosa significativa sia che nessuna delle aziende produttrici, per quanto ne sappia, ha pubblicato nulla in merito, cosa che sicuramente non depone a favore. Viceversa, a fini commerciali, quando una caratteristica è un punto di forza del dispositivo, viene sempre ben sbandierato. |
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La mia impressione è che forse l'utilizzo inizialmente previsto era che il Victron fosse alimentato MENTRE movimentavi i carrelli, quindi gran parte dell'energia, veniva fornita da lui, con il supporto della batteria da 100Ah che doveva sopperire a eventuali "picchi" di assorbimento che sicuramente saranno presenti data la tipologia di carico (motori). Se il Victron rimane spento durante la movimentazione dei carrelli, mi sembrerebbe opportuno sostituirlo con un "vero" caricabatterie, meglio se a due step, da 10A che sia in grado di caricare in modo appropriato la batteria da 100Ah. Peraltro, facendo "due conti della serva" la quantità di energia che estrai dalla batteria in un giorno (due cicli) non è molta, circa 16Ah. Ho trascurato gli eventuali "picchi" di assorbimento, sicuramente presenti quando avvii un motore elettrico sotto sforzo (che potrebbero arrivare tranquillamente a valori molto più alti dell'assorbimento nominale). La carica della batteria effettuata dal Victron non è comunque adeguata (13.2V di default, anche se la tensione è regolabile tramite trimmer, non c'è limitazione di corrente nella carica), per portare una batteria al 100% della capacità nominale, va portata fino a 14,4V, ma una volta carica, il caricabatterie deve scendere di tensione per mantenerla a 13.8V. Gli algoritmi utilizzati per la carica sono diversi, anche piuttosto complessi, ma un due step è già un buon punto di partenza. In alternativa, semplificando al massimo, potresti utilizzare un caricabatterie a un solo step con tensione di uscita 13.8V e con limitazione di corrente al valore più opportuno per la batteria che si deve caricare (10A per la tua batteria da 100Ah sono un valore abbastanza "conservativo"), tipi diversi di batterie consentono correnti di carica più o meno alti, ma dovendo "recuperare" solo 16Ah (diciamo 20Ah) al giorno, non mi sembra che ti serva un "fulmine" di caricabatterie. Se non ho scordato qualcosa, mi sembra che una scelta del genere sia più appropriata all'utilizzo che ne fai. |
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intrippato dalle AA Litio Ricaricabili ,mi sono fatto un giro sul solito sito .... normalmente sono da 2.600 ma ne ho trovate anche da ben 3.500 mWh , ma come sempre saranno "reali" , boh ? eccovi solo alcune RECENSIONI : - poca autonomia - Dopo averle caricate al 100% col cavetto in dotazione, le ho messe nel flash della macchina fotografica. Appena ho scattato una foto, il flash si è spento (guastato). Ho rimosso le batterie e le ho misurate con un multimetro: una delle quattro batterie eroga ben 4 Volt! Si tratta di batterie al Litio che hanno integrato sia il circuito di ricarica che lo step-down per far uscire 1.5V, ma probabilmente in questa batteria il circuito di step-down non funziona e questa è una cosa abbastanza grave dato che tali batterie possono essere usate anche in apparecchiature medicali creando danni non da poco. Il guasto può capitare ma le batterie andrebbero testate prima di metterle in commercio! Eseguito il reso e aperta segnalazione al produttore - La carica dura meno delle normali stilo. Inoltre qualcosa non va con la ricarica: data la pellicola ritirata attorno alla presa è evidente che si scaldano troppo. Al secondo ciclo una si è pure aperta. In sostanza bella l'idea ma questo specifico prodotto, per come è fatto, è una fregatura. che dire ...... una vera DELUSIONE !!!! quindi NON hanno neppure NESSUNA protezione se si gusta lo step-down interno .... ASSURDO questo ! tutte sul 8 o 10% a 1 sola stella .... meno male che a parte i commenti positivi tutti farlocchi o pagati, ci sono i REALI commenti negativi ! ciao e AUGURI a voi tutti !!!! ;) . |
Può darsi che anche chi ha scritto positivamente lo pensi, ma c'è una fallosità che fa pensare di starne alla larga. :D
Buone feste a tutti. |
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gia' ma rimane il fatto che la percentuale "negativa" ( dal 8 al 10% ) e' davvero tanto e la dice lunga .... :doh: |
Sono daccordo.
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Sicuramente starei molto attento nella scelta, scartando a priori oggetti di "madre ignota". Non che questo sia una assoluta garanzia, ma sicuramente limita la probabilità di acquistare prodotti di infima qualità. Per quanto riguarda la capacità, il valore di targa irrealisticamente alto, a mio parere, dovrebbe già essere un ottimo motivo di esclusione. Mi ricorda l'offerta di flash disk di capacità stratosferiche a prezzi ridicoli. Purtroppo c'è sempre l'incauto che le acquista pensando di aver fatto "un affare"..... se è vero che un prodotto che costa molto non è garanzia di qualità, è generalmente vero il contrario: un prodotto che costa poco (in relazione alle prestazioni), è difficilmente un prodotto di qualità.
Non avevo valutato la possibilità dello "sfondamento" del mosfet del convertitore step-down (estremamente ridotta se dimensionato correttamente e protetto), ma in effetti i danni che può provocare un circuito del genere mal progettato vanno ben oltre la perdita di qualche batteria. La presenza di un limitatore "crowbar" sarebbe assolutamente indispensabile. Un motivo in più (se quelli citati non fossero sufficienti) per starne alla larga. |
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che tra l'altro e' molto strana sta cosa .... ma leggendo diverse recensioni dove appunto parlano di questo GRAVE DIFETTO con conseguente rialzo della tensione da 1,5V ai classici 4 Volt delle litio.... la cosa e' davvero MOLTO preoccupante , pile da scartare !!! ciaoooo |
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Per risolvere il problema alla radice sarebbe opportuno utilizzare circuitazioni diverse (tipo Sepic) che inerentemente non connettono comunque mai ingresso-uscita nel caso di "sfondamento" del dispositivo di commutazione. Semplicemente il dispositivo cessa di funzionare. Ma come ho già detto, di "problemini" ancora ne vedo molti in questo tipo di batterie e il mio naso mi dice di starne alla larga fintanto che (e se) le cose evolveranno da molti punti di vista. Come al solito, emerge una delle leggi "universali": "Fare qualcosa può essere abbastanza semplice, farlo bene è assai più complicato". |
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eri nel settore , bene .... allora ti chiedo , mi sono sempre chiesto come mai appunto negli alimentatori switching (ma quelli seri da vari ampere ! ) NON esiste appunto un circuito come nei "lineari" per la sovratensione in uscita OVT ... e da varie fonti mi e' stato detto perche' NON succede in quella tipologia , quindi vera questa cosa ? PS per le pile che sia SOLO dovuto a una cattiva progettazione quindi ? |
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Bisognerebbe innanzitutto capire di cosa si sta parlando, di tipologie di alimentatori switching ne esistono molte e ognuna ha le sue peculiarità, i suoi vantaggi e suoi svantaggi. Una risposta valida "universalmente" ha poco senso. In ogni caso, se proprio devo sforzarmi di "tagliare le cose con l'accetta", come minimo devo però fare almeno una precisazione: se si parla di "overvoltage" dovuto, come nel caso di uno step down non isolato, allo "sfondamento" del dispositivo di commutazione l'unica cosa che potrebbe salvarti è la presenza di una robusta protezione "crowbar" che mette in corto l'uscita e che di conseguenza provoca la fusione del fusibile di protezione, ammesso che la velocità di intervento sia sufficientemente elevata. Se viceversa si parla di alimentatori di tipo isolato, essendo il circuito di ingresso, dove è presente il(i) dispositivo(i) di commutazione, separato galvanicamente dal circuito di uscita da un trasformatore, il guasto (interruzione o cortocircuito) del dispositivo di commutazione non ha generalmente conseguenze nefaste sulla tensione di uscita, ma........ non ci si deve dimenticare che gran parte di questi dispositivi sono circuiti che usano un anello di reazione che serve a migliorare il fattore di stabilizzazione della tensione di uscita e che viceversa potrebbe, in caso di guasto, portare la tensione di uscita a valori pericolosi (l'anello di regolazione, non il dispositivo di commutazione). In ogni caso, nei controllori sofisticati, esistono protezioni specifiche per evitare che in caso di guasto dell'anello di regolazione, la tensione di uscita possa assumere valori pericolosi. Quote:
Dalla loro si può dire che il circuito deve essere il più piccolo e il meno costoso possibile per evidenti motivi e non è facile far quadrare le cose. In quanto detto sopra ho volutamente trascurato errori nella stabilizzazione dell'anello di reazione (errori di progettazione) a cui nessun alimentatore è immune. Non sarebbe la prima volta che trovo alimentatori di commercio (anche lineari) che hanno comportamenti al limite del "codice penale". Uno dei test che faccio sempre ai miei alimentatori (acquistati o autoprodotti) è quello di connettere all'uscita dell'alimentatore un circuito composto da un dispositivo di commutazione che chiude sull'uscita una resistenza (anti-induttiva) di valore adeguato per far circolare il 80% della corrente massima di targa, oltre ad una seconda resistenza connessa direttamente all'uscita per far circolare costantemente una corrente pari al 10% di quella massima di targa. Il dispositivo di commutazione (di solito un mosfet) viene poi pilotato ad onda quadra con un segnale a frequenza variabile da pochi Hz a qualche kHz. La corrente estratta dall'uscita dell'alimentatore varia in questo modo tra il 10% e il 90% sotto il controllo dell'onda quadra. Monitorando l'uscita dell'alimentatore con un oscilloscopio si vede il comportamento alle variazioni di carico. Non di rado capita di scoprire che alimentatori evidentemente mal progettati, producono, in corrispondenza dei fronti dell'onda quadra, tensioni di uscita che si innalzano anche oltre il 30% rispetto al valore di tensione di uscita nominale, con il rischio di distruggere i circuiti che alimentano. |
grazie Geppo che dire ..... ottimo !!!!
magari mi hanno dato una info vera a meta' , nel senso tu dici : " In ogni caso, nei controllori sofisticati, esistono protezioni specifiche per evitare che in caso di guasto dell'anello di regolazione, la tensione di uscita possa assumere valori pericolosi." quindi che NON possa si possa avere per un guasto una alta tensione in uscita , proprio x quel motivo che scrivi tu ? DUBBIO amletico che credo abbiano avuto tutti ..... ma per far durare il piu a lungo uno switching, meglio quindi - tenerlo sempre collegato alla 220V - spegnerlo ogni volta che non si usa l'apparato qui ci sono 2 scuole di pensiero con i relativi pro e contro... che dici ? :doh: |
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Per questo motivo, alcuni controllori integrano un circuito di OVP (Over Voltage Protection) che è in grado di "capire" se la tensione di controllo è fuori dal campo dei valori che dovrebbero essere presenti quando l'anello funziona correttamente e blocca il controllore. Quote:
Usateli come vi fa più comodo......... :D Se è vero che i guasti sono più probabili nelle fasi di maggior stress (quindi all'accensione e allo spengimento) è anche vero che più lungo è il periodo di utilizzo e maggiore è la probabilità che si verifichi un guasto. In generale si potrebbe dire che un alimentatore acceso e spento ogni mezz'ora ha maggiore probabilità di guastarsi di uno che sta accesso fisso, ma comunque dichiarazioni del genere senza conoscere il contesto operativo vanno comunque prese "cum grano salis". |
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Da parte mia rilevo che i circuiti di ingresso AC possono essere ottimizzati per restare sempre accesi o spenti ogni volta che serve. I primi arrivano a consumare anche meno di 0,5 Watt, ma scassano i sentimenti della rete elettrica alla prima connessione della spina di alimentazione. Arrivando ad incollare i contatti dei relè delle prese radiocomandate 16A per domotica: ogni singolo caso va valutato senza generalizzare i risultati riscontrati sul campo. |
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Quindi se fai l'installatore devi pensare bene cosa proporre, studiando il singolo caso e i prodotti disponibili, altrimenti lasci attaccato tutto per non sbagliare.
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Prova ad alimentare "di schianto" un'aula con anche soltanto una decina di PC e il problema ti sarà evidente..... Per mitigare il problema vengono sempre utilizzati dei termistori nel circuito di ingresso degli alimentatori ma in ogni caso il fenomeno è ben evidente e va tenuto in considerazione. Esistono comunque dei circuiti specifici, relativamente complessi, che si possono utilizzare per ridurre considerevolmente il problema, ma normalmente non sono utilizzati negli alimentatori commerciali. Se non ricordo male, comunque, qualche produttore ha messo in commercio qualcosa del genere, come accessorio, da inserire in serie all'ingresso di alimentazione per mitigare il problema, ma sono poco diffusi (anche per gli evidenti problemi di costo). |
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