recoil
29-07-2005, 14:14
so che qualcuno troverà troppo di parte la fonte ma sull'altro forum il link era al sito di Avvenire e non ho trovato la notizia su repubblica ecc.
http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_07_29/articolo_565143.html
Italiani sempre più spiati. Ogni anno nel nostro Paese più di 300mila utenze telefoniche finisco infatti sotto controllo. Una pratica sempre più diffusa che costringe gli operatori a realizzare nuove centrali di ascolto per venire incontro alle continue richieste delle Procure. Non solo, intorno alle intercettazioni c'è poi un giro d'affari, assai redditizio, legato ai servizi di trascrizione. Lo stato dell'arte dice che il totale delle intercettazioni fatte in Italia è ad oggi superiore alla somma di tutte le intercettazioni che vengono compiute negli altri Paesi occidentali. Solo per fare un esempio la Procura di Lecce, fino a qualche tempo fa, in un anno, disponeva un numero di intercettazioni superiore a quello degli Stati Uniti. E così, oltre a essere la nazione con il maggior numero di forze di polizia (una divisa ogni 170 abitanti), l'Italia è anche capofila delle spiate telefoniche. Ci sono anche gli abusi: è lo stesso ministero della Giustizia ad averlo confermato in una recente riunione con tutti i procuratori della Repubblica. Per esempio, negli anni scorsi una piccola procura come quella di San Remo ha mediamente attivato cento postazioni di ascolto, un dato rilevante se paragonato a procure che sono in zone di grande criminalità mafiosa e che invece hanno denunciato al massimo 10 o 15 postazioni attive. Accanto alle intercettazioni è nato poi il grande business delle trascrizioni e delle ricerche incrociate delle telefonate, che fa gola a tanti. Non ci sono infatti basi d'asta da rispettare: il 90% degli incarichi, infatti, è affidato dalle procure in base a scelte fatte, su richiesta del Pm che è titolare dell'inchiesta, insindacabilmente dal procuratore capo. Una regola che però è contestata dal ministero e dagli ispettori del Tesoro perché violerebbe la normativa europea in materia. Ma nessun procuratore, o quasi, ha ritenuto di adeguarsi alle indicazioni. Delle intercettazioni telefoniche soltanto una minima parte, si pensa che non si superi il 5%, finisce nei documenti relativi ai processi in corso.
Per le intercettazioni la Tim utilizza a tal fine ben 5mila linee. Tanto che tre mesi fa, con un fax inviato alle Procure di tutta Italia, alla Direzione nazionale antimafia e al ministero della Giustizia, la società telefonica ha annunciato il «tutto esaurito», in attesa che diventi operativo un nuovo sistema che permetta un aumento di duemila postazioni. Tutte le nuove richieste vengono messe in coda, tranne quelle urgentissime a disposizione della Direzione investigativa antimafia alla quale è stato lasciato uno spazio per 20 linee. Nel 2004 il guardasigilli Roberto Castelli ha denunciato una spesa per le intercettazioni telefoniche vicina ai 300 milioni di euro. Non è un dato esatto, ma è il risultato di una analisi. La sola Telecom, che da sola gestisce circa il 70% dei telefoni fissi, intercetta ogni anno almeno centomila utenze. La Tim, che controlla circa il 36 per cento della telefonia mobile, intercetta ogni anno almeno 140mila linee e fornisce alla magistratura almeno 120mila tabulati (cioè l'elenco completo delle chiamate fatte o ricevute da un telefonino) e addirittura due milioni di «anagrafici», cioè di certificati che rivelano a chi è intestata una data utenza. Tenendo presente che Tim ha circa 23 milioni di utenti, significa che quasi il 10% degli abbonati ha ricevuto le attenzioni della magistratura. A questi dati vanno aggiunte le percentuali (che si ritiene siano simili a quelle di Tim) da calcolare sui 21 milioni di utenti Vodafone, i nove milioni di utenti Wind e i tre milioni di utenti «3». Una stima di 300 mila utenze
tenute sotto controllo ogni anno è dunque realistica.
è incredibile, non pensavo fossero così tante!!!!
da notare la parte in grassetto che mi ha lasciato con l'amaro in bocca
non è già stato detto vero? le uniche intercettazioni di cui ricordo in questi giorni sono quelle di Fazio
http://www.db.avvenire.it/avvenire/edizione_2005_07_29/articolo_565143.html
Italiani sempre più spiati. Ogni anno nel nostro Paese più di 300mila utenze telefoniche finisco infatti sotto controllo. Una pratica sempre più diffusa che costringe gli operatori a realizzare nuove centrali di ascolto per venire incontro alle continue richieste delle Procure. Non solo, intorno alle intercettazioni c'è poi un giro d'affari, assai redditizio, legato ai servizi di trascrizione. Lo stato dell'arte dice che il totale delle intercettazioni fatte in Italia è ad oggi superiore alla somma di tutte le intercettazioni che vengono compiute negli altri Paesi occidentali. Solo per fare un esempio la Procura di Lecce, fino a qualche tempo fa, in un anno, disponeva un numero di intercettazioni superiore a quello degli Stati Uniti. E così, oltre a essere la nazione con il maggior numero di forze di polizia (una divisa ogni 170 abitanti), l'Italia è anche capofila delle spiate telefoniche. Ci sono anche gli abusi: è lo stesso ministero della Giustizia ad averlo confermato in una recente riunione con tutti i procuratori della Repubblica. Per esempio, negli anni scorsi una piccola procura come quella di San Remo ha mediamente attivato cento postazioni di ascolto, un dato rilevante se paragonato a procure che sono in zone di grande criminalità mafiosa e che invece hanno denunciato al massimo 10 o 15 postazioni attive. Accanto alle intercettazioni è nato poi il grande business delle trascrizioni e delle ricerche incrociate delle telefonate, che fa gola a tanti. Non ci sono infatti basi d'asta da rispettare: il 90% degli incarichi, infatti, è affidato dalle procure in base a scelte fatte, su richiesta del Pm che è titolare dell'inchiesta, insindacabilmente dal procuratore capo. Una regola che però è contestata dal ministero e dagli ispettori del Tesoro perché violerebbe la normativa europea in materia. Ma nessun procuratore, o quasi, ha ritenuto di adeguarsi alle indicazioni. Delle intercettazioni telefoniche soltanto una minima parte, si pensa che non si superi il 5%, finisce nei documenti relativi ai processi in corso.
Per le intercettazioni la Tim utilizza a tal fine ben 5mila linee. Tanto che tre mesi fa, con un fax inviato alle Procure di tutta Italia, alla Direzione nazionale antimafia e al ministero della Giustizia, la società telefonica ha annunciato il «tutto esaurito», in attesa che diventi operativo un nuovo sistema che permetta un aumento di duemila postazioni. Tutte le nuove richieste vengono messe in coda, tranne quelle urgentissime a disposizione della Direzione investigativa antimafia alla quale è stato lasciato uno spazio per 20 linee. Nel 2004 il guardasigilli Roberto Castelli ha denunciato una spesa per le intercettazioni telefoniche vicina ai 300 milioni di euro. Non è un dato esatto, ma è il risultato di una analisi. La sola Telecom, che da sola gestisce circa il 70% dei telefoni fissi, intercetta ogni anno almeno centomila utenze. La Tim, che controlla circa il 36 per cento della telefonia mobile, intercetta ogni anno almeno 140mila linee e fornisce alla magistratura almeno 120mila tabulati (cioè l'elenco completo delle chiamate fatte o ricevute da un telefonino) e addirittura due milioni di «anagrafici», cioè di certificati che rivelano a chi è intestata una data utenza. Tenendo presente che Tim ha circa 23 milioni di utenti, significa che quasi il 10% degli abbonati ha ricevuto le attenzioni della magistratura. A questi dati vanno aggiunte le percentuali (che si ritiene siano simili a quelle di Tim) da calcolare sui 21 milioni di utenti Vodafone, i nove milioni di utenti Wind e i tre milioni di utenti «3». Una stima di 300 mila utenze
tenute sotto controllo ogni anno è dunque realistica.
è incredibile, non pensavo fossero così tante!!!!
da notare la parte in grassetto che mi ha lasciato con l'amaro in bocca
non è già stato detto vero? le uniche intercettazioni di cui ricordo in questi giorni sono quelle di Fazio