h.c.bukowski
24-07-2005, 16:16
Longitudine: 9.53190
Latitudine: 45.40173
Luglio 21, 1805
Il vento che spira sul mare, in queste acque di nessuno, è leggero come la mano di Giove benigno. Mi sono svegliato in questo piccolo bagnarolo attrezzato di una sola vela, ormai lontano da qualsiasi terra, senza altro strumento per comunicare che non questa gabbia di pochi piccioni viaggiatori; non saprei dire se la punizione sia per me, o per loro. Fortunatamente mi hanno lasciato i miei vestiti, e il mio cappello - quale capitano resta tale, privo del suo cappello? -. Nella tasca della giubba mi trovo un biglietto di un vecchio compagno di bettole, gran bevitore, aduso alle più grandi sfide a dama alcolica che si siano mai viste tra Lancaster e Baskerville: Lord Boss87. Il biglietto recita "Hey.. Mi sono perso qualcosa.. Perchè ti hanno sospeso..?".
Con uno stoppino usato, scrivo su un cartoccio trovato nella stiva una risposta, e la lego alla zampa di un piccione. Crudele la sua natura che gli impone, lui inconsapevole, di tornare solo presso suo patrio regno, portando la mia risposta: "Non so, a chi posso mandare un messaggio per sapere qualcosa in più?".
Dovevo comunque esser vicino alle acque Regie, giacché una responsa arrivò subito: "Senti un magistrato. Cercherò di capire anche io, non appena gli offici che mi aggravano in questo momento mi avranno dato tregua".
Usato quindi un secondo piccione per contattare un candido Magistrato del quale conoscevo il nome, tale Sir Bluelake Lyndon, pur non essendo certo della provenienza della mia condanna al confino - anzi, assolutamente non portando sospetto alcuno -, ricevetti risposta anche qui in breve tempo. Nel Regio Registro che ivi si tiene per aver memoria delle condanne, però, non v'è lo scioglimento completo dei miei dubbi: "Al confino per numero di giorni: tria. Condannato dalla Corte di Sua Maestà per aver verto discussione simile a guano, comunemente detta cacathread", senza ahimé altre specificazioni.
Cercando con la memoria di andare a grattare il fondale, alla ricerca del ricordo di una discussione nella quale io abbia avuto a che parlar di facezie guanesche, mi sovviene una discussione che io aprii nel circolo Little Place, sulla difficoltà di comunicar con il mio astrolabio. A un orecchio poco avvezzo alle questioni filosofche, certo sarà sembrato il discorso di un capitano che abbia ceduto all'alcool, certo offensivo del comune buon senso. Purtroppo ricordai anche che mi dovetti allontanare da quelle poche persone vocianti intorno al mio apparente scherzo sul voler disquisire con il mio strumento di lavoro, prima di introdurre il discorso, ben più profondo, che avrei voluto affrontare: le macchine, potranno mai avere l'intelligenza per consolarci? Cosa differenzia gli uomini dalle macchine, se non la capacità di essere empatici?
Usai quindi un altro dei miei pochi piccioni, per rispondere a Sir Bluelake, non senza una certa stizza della quale mi pento perché poco inglese, che pria di censurare atque condannare al confino, occorrerebbe un cofronto, e certamente sarebbe sintomo dell'educazione che un Candido Magistrato dovrebbe avere.
Il mio piccione non dovette arrivare a destinazione, forse vinto dalla legge naturale, giacché non ricevetti responsa alcuna.
Decisi così di riporre le mie membra nella stiva della bagnarola.
Aggiornamento: la stiva è più confortevole di quello che credessi. Piccola ma adeguata al mio scarso bisogno. Frazionerò le provviste come se fossi membro di un equipaggio di almeno sette uomini. Ciò mi consentirà di sopravvivere più a lungo.
--- oOo ---
Luglio 22, 1805
Stamane i gabbiani hanno portato con se urla di fame. Ho passato la giornata a sistemare le cose nella stiva, a creare turni di guardia e di riposo, nonostante la mia solitudine. In anni di mare, ho imparato che non si è mai soli. Anche nei momenti più terrificanti, l'arrancare leggero delle onde può essere il dolce sussurro di un compagno di viaggio.
E queso, in confronto a tanti momenti passati in guerra o nella finta pace dell'amore, è certo un'inezia.
Aggiornamento: oggi non comunicherò con alcuno. Mi rimane un solo piccione. Vedrò di non sprecarlo.
Aggiornamento: il piccione appare terrorizzato. forse teme che io lo conservi per cibarmene.
Aggiornamento: il piccione si comporta in maniera bislacca. Sta sfregando la piccola ciotola del suo mangime contro le sbarre di ferro della gabbia gridando "libertà ai neri!". Temo che la cosa non sia reale, ma una suggestione indottami dalle molte ore di sole sul mio capo.
Aggiornamento: non ho resistito, non potendone più delle proteste del piccione, immaginarie o no che fossero, e ho deciso di comunicare al mio Primo Ufficiale, Lord Buckingam DJConti di Berkville, la mia situazione e richiedendo di portare un messaggio a Little Place. Non ho ricevuto risposta, quindi mi sono rassegnato all'isolamento.
---- oOo ----
Luglio 23, 1805
Sono vicino alla fine del breve esilio. Ho volto il timone verso terra, orientandomi con la posizione del sole e la direzione del volo dei cormorani.
Non farò recriminazioni presso la Corte di Sua Maestà, un capitano accetta con britannica aplomb ogni decisione che venga dall'Alto. Viviamo in tempi nei quali una condanna, anche se leggera e poco influente come questa, ha gambe più veloci della voglia di comprendere. Forse perché non vi è più il tempo di comprendere, le decisioni vanno prese secondo i ritmi del momento, secondo le indicazioni di un direttore d'orchestra che batte il tempo troppo velocemente a un numero di violini troppo elevato. Distinguere chi stoni da chi dissoni, capisco che è impresa ardua.
Quando tornerò, non avrò più un equipaggio. Nella stiva ho trovato una piccola cavia che ho battezzato Nelson, che ho nutrito e che sarà il mio nuovo equipaggio.
Chiederò all'Ammiragliato il comando di questo piccolo vascello - potrebbe ospitare non più di due persone, credetemi - che ho deciso di chiamare "Sancrisi IV".
E' una nave piccola, ma tenace.
---- oOo ----
Latitudine: 45.40173
Luglio 21, 1805
Il vento che spira sul mare, in queste acque di nessuno, è leggero come la mano di Giove benigno. Mi sono svegliato in questo piccolo bagnarolo attrezzato di una sola vela, ormai lontano da qualsiasi terra, senza altro strumento per comunicare che non questa gabbia di pochi piccioni viaggiatori; non saprei dire se la punizione sia per me, o per loro. Fortunatamente mi hanno lasciato i miei vestiti, e il mio cappello - quale capitano resta tale, privo del suo cappello? -. Nella tasca della giubba mi trovo un biglietto di un vecchio compagno di bettole, gran bevitore, aduso alle più grandi sfide a dama alcolica che si siano mai viste tra Lancaster e Baskerville: Lord Boss87. Il biglietto recita "Hey.. Mi sono perso qualcosa.. Perchè ti hanno sospeso..?".
Con uno stoppino usato, scrivo su un cartoccio trovato nella stiva una risposta, e la lego alla zampa di un piccione. Crudele la sua natura che gli impone, lui inconsapevole, di tornare solo presso suo patrio regno, portando la mia risposta: "Non so, a chi posso mandare un messaggio per sapere qualcosa in più?".
Dovevo comunque esser vicino alle acque Regie, giacché una responsa arrivò subito: "Senti un magistrato. Cercherò di capire anche io, non appena gli offici che mi aggravano in questo momento mi avranno dato tregua".
Usato quindi un secondo piccione per contattare un candido Magistrato del quale conoscevo il nome, tale Sir Bluelake Lyndon, pur non essendo certo della provenienza della mia condanna al confino - anzi, assolutamente non portando sospetto alcuno -, ricevetti risposta anche qui in breve tempo. Nel Regio Registro che ivi si tiene per aver memoria delle condanne, però, non v'è lo scioglimento completo dei miei dubbi: "Al confino per numero di giorni: tria. Condannato dalla Corte di Sua Maestà per aver verto discussione simile a guano, comunemente detta cacathread", senza ahimé altre specificazioni.
Cercando con la memoria di andare a grattare il fondale, alla ricerca del ricordo di una discussione nella quale io abbia avuto a che parlar di facezie guanesche, mi sovviene una discussione che io aprii nel circolo Little Place, sulla difficoltà di comunicar con il mio astrolabio. A un orecchio poco avvezzo alle questioni filosofche, certo sarà sembrato il discorso di un capitano che abbia ceduto all'alcool, certo offensivo del comune buon senso. Purtroppo ricordai anche che mi dovetti allontanare da quelle poche persone vocianti intorno al mio apparente scherzo sul voler disquisire con il mio strumento di lavoro, prima di introdurre il discorso, ben più profondo, che avrei voluto affrontare: le macchine, potranno mai avere l'intelligenza per consolarci? Cosa differenzia gli uomini dalle macchine, se non la capacità di essere empatici?
Usai quindi un altro dei miei pochi piccioni, per rispondere a Sir Bluelake, non senza una certa stizza della quale mi pento perché poco inglese, che pria di censurare atque condannare al confino, occorrerebbe un cofronto, e certamente sarebbe sintomo dell'educazione che un Candido Magistrato dovrebbe avere.
Il mio piccione non dovette arrivare a destinazione, forse vinto dalla legge naturale, giacché non ricevetti responsa alcuna.
Decisi così di riporre le mie membra nella stiva della bagnarola.
Aggiornamento: la stiva è più confortevole di quello che credessi. Piccola ma adeguata al mio scarso bisogno. Frazionerò le provviste come se fossi membro di un equipaggio di almeno sette uomini. Ciò mi consentirà di sopravvivere più a lungo.
--- oOo ---
Luglio 22, 1805
Stamane i gabbiani hanno portato con se urla di fame. Ho passato la giornata a sistemare le cose nella stiva, a creare turni di guardia e di riposo, nonostante la mia solitudine. In anni di mare, ho imparato che non si è mai soli. Anche nei momenti più terrificanti, l'arrancare leggero delle onde può essere il dolce sussurro di un compagno di viaggio.
E queso, in confronto a tanti momenti passati in guerra o nella finta pace dell'amore, è certo un'inezia.
Aggiornamento: oggi non comunicherò con alcuno. Mi rimane un solo piccione. Vedrò di non sprecarlo.
Aggiornamento: il piccione appare terrorizzato. forse teme che io lo conservi per cibarmene.
Aggiornamento: il piccione si comporta in maniera bislacca. Sta sfregando la piccola ciotola del suo mangime contro le sbarre di ferro della gabbia gridando "libertà ai neri!". Temo che la cosa non sia reale, ma una suggestione indottami dalle molte ore di sole sul mio capo.
Aggiornamento: non ho resistito, non potendone più delle proteste del piccione, immaginarie o no che fossero, e ho deciso di comunicare al mio Primo Ufficiale, Lord Buckingam DJConti di Berkville, la mia situazione e richiedendo di portare un messaggio a Little Place. Non ho ricevuto risposta, quindi mi sono rassegnato all'isolamento.
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Luglio 23, 1805
Sono vicino alla fine del breve esilio. Ho volto il timone verso terra, orientandomi con la posizione del sole e la direzione del volo dei cormorani.
Non farò recriminazioni presso la Corte di Sua Maestà, un capitano accetta con britannica aplomb ogni decisione che venga dall'Alto. Viviamo in tempi nei quali una condanna, anche se leggera e poco influente come questa, ha gambe più veloci della voglia di comprendere. Forse perché non vi è più il tempo di comprendere, le decisioni vanno prese secondo i ritmi del momento, secondo le indicazioni di un direttore d'orchestra che batte il tempo troppo velocemente a un numero di violini troppo elevato. Distinguere chi stoni da chi dissoni, capisco che è impresa ardua.
Quando tornerò, non avrò più un equipaggio. Nella stiva ho trovato una piccola cavia che ho battezzato Nelson, che ho nutrito e che sarà il mio nuovo equipaggio.
Chiederò all'Ammiragliato il comando di questo piccolo vascello - potrebbe ospitare non più di due persone, credetemi - che ho deciso di chiamare "Sancrisi IV".
E' una nave piccola, ma tenace.
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