View Full Version : Più poltrone che consiglieri regionali, il miracolo della Campania
C’è la «Commissione Mare» e quella «Mediterraneo»
Più poltrone che consiglieri regionali, il miracolo della Campania
Sotto accusa le amministrazioni di centrosinistra
Una cosa è 'o mare, un'altra 'o Mediterraneo. La sfiziosa precisazione, che non mancherà di incuriosire i cultori del genere, è contenuta nell'elenco delle nuove commissioni istituite dalla Regione Campania. La quale, aprendo la strada a interessanti scenari, ha appunto deciso di dar vita a due organismi distinti: uno dedito alla Risorsa Mare e l'altro a quello che i Romani chiamavano Mare Nostrum. Finalmente lottizzato, ci si passi il latinorum, secondo precise percentuali: un po' nostrum, un po' vostrum, un po' lorum... Una poltrona non si nega a nessuno. Solo che questa volta, a strillare indignati, non sono soltanto gli oppositori, parzialmente coinvolti nella spartizione. Ma anche alcuni esponenti della maggioranza di sinistra: c'è o non c'è una benedetta questione morale? C'è chi dice di no.
Angelo Brancaccio, un diessino dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale campano, dice anzi che le durissime critiche di Fabio Mussi e Cesare Salvi al debutto gestionale di alcune «regioni rosse», critiche fatte proprie almeno in parte da Piero Fassino che l’altro ieri aveva invitato la sinistra a gestire il potere con «più sobrietà», «sono strumentali, demagogiche e dovute più a posizionamenti interni al partito che non al merito stesso di una questione davvero delicata».
Insomma: cose di bottega tutta dentro la Quercia. Peggio: un «ingeneroso e assolutamente irresponsabile attacco sferrato alla nostra regione». Ma c’è chi dice sì. Come Luisa Bossa, già sindaco diessino di Ercolano: «Capisco che ormai siamo alla globalizzazione della stupidità , ma fare una commissione sul mare e una sul Mediterraneo... Anche le mediazioni devono avere un limite». Lei ha votato contro. E proprio non capisce: «Per carità, dicono che così, dando a Italo Bocchino, che fu candidato da An contro Bassolino, il ruolo ufficiale di "capo dell’opposizione (con tanto di ufficio apposito con dotazione di personale, auto e autisti) e distribuendo alla destra sei presidenze, ci saranno meno problemi di ostruzionismo. Che anche la nomina alla presidenza del Consiglio di Sandra Mastella è filata via liscia liscia come se già ci fosse un accordo prima. Che per il bene della regione bisognava pagare qualche prezzo. Però... ».
Però i mal di pancia dentro la sinistra, in tutta Italia, si moltiplicano. Come si moltiplicano le accuse contro i «compagni che sbagliano». Meglio: i compagni che lottizzano. O almeno fanno buon viso a cattivo gioco. Come nel Lazio, dove la maggioranza guidata da Piero Marrazzo, che nega tutto vantando tagli su tagli, è sotto accusa per aver aumentato gli assessori da 12 a 16, moltiplicato le commissioni fino al numero spropositato di 24, distribuito a certi neo-assunti stipendi iperbolici, accresciuto il parco di auto blu e tentato addirittura di dare a Maria Coscia, assessore alla scuola del Comune di Roma, una collaborazione di 230 mila euro l’anno...
Perfino Nichi Vendola, al quale tutto potevano rimproverare i duri e puri della nostra gauche tranne indulgenze clientelari, è finito nel mirino per avere accettato senza scatenare l’inferno l’assunzione all’Acquedotto Pugliese, storico serbatoio di clientele fin dai tempi in cui Gaetano Salvemini diceva che «ha dato più da mangiare che da bere», di 31 persone: nipoti, fratelli, cugini, cognati di politici e sindacalisti.... Tutti scelti come ultimo atto (propiziatorio?) dall’uscente Francesco Divella, cugino di Vincenzo, presidente «rosso» della Provincia.
Compreso Pierluigi Introna, figlio dell’assessore ai Lavori Pubblici vendoliano Onofrio Introna. È sulla Campania e la Calabria, però, che i mal di pancia sono più lancinanti. A Napoli, dove un consigliere post-fascista (Enzo Rivellini, An) e uno comunista (Antonio Scala, cossuttiano) sono arrivati a fare insieme un documento che propone provocatoriamente «di verificare se non sia più conveniente per i cittadini campani concedere i "benefit" indistintamente a tutti i consiglieri senza inventarsi commissioni tanto speciali quanto inutili», le commissioni sono diventate tante da offrire, sommando tutte le altre cariche (7membri all’Ufficio di presidenza del Consiglio, 5 Revisori dei Conti, 10 capigruppo...) più sedie di quanti siano i consiglieri. Se questi sono 60, le poltrone sono infatti diventate 77. Il «Corriere del Mezzogiorno» ha fatto i conti: ogni presidente prende un’indennità di 1.500 euro al mese, ogni vicepresidente ne prende 1.000, ogni segretario 700. Più le segreterie, le auto blu, le prebende varie.
Quanto alla Calabria, dove i consiglieri regionali col nuovo statuto sono diventati 50 e cioè uno ogni 39.865 abitanti (in Lombardia sono uno ogni 111 mila: un terzo), la salutare abolizione dei monogruppi, che nella scorsa legislatura erano diventati tanti da coprire di ridicolo la Regione, è stata riequilibrata non solo dal solito aumento delle commissioni (da sei a nove), dall’invenzione dei sottosegretari e dalla delibera che prevede l’assunzione di un massimo di 15 persone all’ufficio stampa, ma anche da una raffica di nomine di «dirigenti di servizio» e «dirigenti di settore», che trova precedenti solo nel mitico proclama di Carlo V: «Todos caballeros!». Per non dire degli 86 portaborse (funzionari di partito e poi sorelle, figli, cugini, cognati... ) assunti durante l’era Chiaravalloti senza un solo voto contrario delle sinistre. Una scelta bollata dai vescovi come prova di «degrado etico».
Il nuovo governo regionale, guidato da Agazio Loiero, ha deciso di offrirli a chi li vuole. Chi non verrà scelto verrà smistato in qualche ufficio bisognoso. Dopodiché ogni politico non soddisfatto della merce umana avuta in offerta, dicono i soliti maliziosi, si sentirà in diritto di chiedere l’assunzione provvisoria di persone di assoluta fiducia. Precari da far poi assumere, se possibile, con qualche nuova leggina. Malizie? Può darsi. Ma l’anno scorso c’è chi diede battaglia per assumere in pianta stabile anche i lavoratori interinali. Insomma: sarà anche vero che nessun governo ha mai avuto tanti ministri e sottosegretari quanti il Berlusconi Bis, ma questi governi locali di sinistra...
Gian Antonio Stella
Cosa ne pensano gli amici che sostenevano che se venivano tagliati i trasferimenti agli enti locali, questi ultimi erano costretti a tagliare i servizi ai cittadini o aumentare le tasse?
IpseDixit
17-07-2005, 12:13
Cosa ne pensano gli amici che sostenevano che se venivano tagliati i trasferimenti agli enti locali, questi ultimi erano costretti a tagliare i servizi ai cittadini o aumentare le tasse?
Penso le stesse cose dette quando lo stesso metodo fu usato in Sicilia piuttosto che con le auto blu in Puglia, è un furto ai danni della collettività.
Tanto per restare in tema di moltiplicazioni..
La ricetta di Vendola: moltiplicare le poltrone
In Puglia gli assessori passano da 12 a 14, le commissioni da 7 a 11. Primo salasso: 10,4 milioni
Gli assessori sono passati da 12 a 14, le commissioni da 7 a 11: un'operazione costata già 10,4 milioni di euro. Il governatore della Puglia Nichi Vendola aveva promesso una nuova stagione, in realtà ha moltiplicato gli incarichi. Dopo aver esaurito le caselle di governo, il presidente è passato a occuparsi di sottogoverno, cioè le società e gli enti partecipati dalla Regione.
Prima ha commissariato cinque Iacp con viceprefetti creando malumori nei partiti, poi ha normalizzato l'acquedotto pugliese, il più grande d'Europa. A presiederlo ha messo un professore universitario no global. Sugli sperperi delle Regioni rosse è intervenuto anche il diessino Cesare Salvi che, in un'intervista, ha dato ragione al Giornale: «È vero,ci sono troppi sprechi». Secondo l'ex ministro i governatori devono riflettere: «È ora che passino dal consociativismo al rigore». E anche l'Unità ammette: «Uno scandalo la moltiplicazione dei posti».
Cosa ne pensano gli amici che sostenevano che se venivano tagliati i trasferimenti agli enti locali, questi ultimi erano costretti a tagliare i servizi ai cittadini o aumentare le tasse?
Penso che siano degli sprechi inaccettabili e delle assegnazioni di risorse che definire di dubbia utilità e necessità è fin troppo elegante. Ma sotto accusa sono tutte le amministrazioni di Centro-Sinistra, o solo quelle responsabili dei fatti in questione? Magari, se possibile, si potrebbero anche riportare le fonti.
Sai che stavo per postare pure io la stessa notizia?
Che strano vero? :fagiano:
Penso che siano degli sprechi inaccettabili e delle assegnazioni di risorse che definire di dubbia utilità e necessità è fin troppo elegante. Ma sotto accusa sono tutte le amministrazioni di Centro-Sinistra, o solo quelle responsabili dei fatti in questione? Magari, se possibile, si potrebbero anche riportare le fonti.
Non saprei quali amministrazioni siano "sotto accusa", so solo che persino il segretario dei DS Fassino nei giorni scorsi si è pronunciato contro (parole testuali) "gli atteggiamenti ministeriali" di cui si rendono protagoniste alcune amministrazioni locali.
Salvi (sempre DS) ha fatto persino nomi e cognomi: Marrazzo nel Lazio, Vendola in Puglia, Bassolino in Campania, Loiero in Calabria, con tanto di cifre, dati, assunzioni, prebende.
p.s.è singolare peraltro, me ne sono accorto solo ora, che Fassino usi il termine "ministeriale" come sinonimo di abuso di potere e spreco di risorse pubbliche: gli sarà scappato, sarà un riflesso condizionato, ma non è quello che la Lega dice da sempre con lo slogan "Roma Ladrona"? Evidentemente anche la sinistra, ogni tanto, con un lapsus, dice le cose come stanno. ;)
Ecco alcuni altri articoli.
Ora anche la Quercia scopre gli sprechi delle regioni rosse - di Laura Cesaretti -
Laura Cesaretti
da Roma
«Non è una questione morale, ma di sobrietà nei comportamenti e rigore nella gestione», una questione «di stile». Piero Fassino cerca di attutire l'effetto della dura tirata d'orecchi che i Ds hanno inflitto ad amministratori e Governatori del centrosinistra, ma il bubbone delle spese pazze e clientelari è esploso ufficialmente. Ed è stato l'organismo più rappresentativo della Quercia, il Consiglio nazionale riunito ieri a Roma, a farlo scoppiare.
Il segretario era consapevole che il malessere covava dentro il partito, dopo settimane di martellamento dai giornali sul moltiplicarsi di assessorati, consulenti e autoblu nelle Regioni conquistate dall'Unione. I dirigenti della Quercia nei comuni e nelle province registravano da giorni proteste e sfuriate di elettori e militanti, delusi dal comportamento dei nuovi eletti. E nella sua relazione, ieri mattina, Fassino aveva infilato un passaggio sulla questione: «Dobbiamo essere severi nel contrastare ogni comportamento che allontani i cittadini dalla politica e dalle istituzioni», aveva ammonito, ricordando che per gli eletti ds negli enti locali la politica deve essere intesa come «servizio». Troppo poco, a parere di alcuni. I primi a rilanciare sono stati quelli della sinistra interna: Cesare Salvi ha buttato giù un testo severo, che parla di «tendenze degenerative» e invita il partito a «revocare le decisioni sbagliate già assunte», col proliferare di incarichi politici e amministrativi dopo le elezioni del 2006, e a impegnarsi per eliminare «i costi impropri della politica, che hanno raggiunto dimensioni inaccettabili», anche per evitare di alimentare ulteriore «sconcerto» e «giustificate critiche nell'opinione pubblica». Un j'accuse senza mezzi termini rivolto ai vari Marrazzo, Loiero, Bassolino e compagnia.
Il testo dell'ordine del giorno ha iniziato a circolare nella platea del Consiglio, raccogliendo adesioni a valanga. «Non si parlava d'altro - racconta Luciano Pettinari, deputato dell'area Salvi -, ci siamo accorti di aver sollevato il coperchio su un malessere profondo, un senso diffuso di scandalo». «È sacrosanto, mettete anche la mia firma», si è subito offerto Giorgio Napolitano, padre nobile dell'area liberal. «Ci stiamo anche noi», ha assicurato Fabio Mussi a nome del Correntone. Dal podio, sia Salvi che Mussi hanno pronunciato aspre requisitorie: «Dai giornali - ha ricordato il primo - abbiamo appreso che c'è stata una moltiplicazione degli assessori e degli impiegati in alcune regioni governate dal centrosinistra, in particolare Campania, Lazio e Calabria. E la cosa grave è che non c'è stata smentita». Mussi ha annunciato di essere «determinato a dare scandalo per alcuni casi di doppio incarico» dentro il partito, dove «molti uomini di governo regionale e provinciale continuano ad avere responsabilità di partito», allo scopo di «poter gestire le candidature» per le politiche.
A quel punto, raccontano, gli uomini di Fassino hanno chiesto ai firmatari di trasformare l'ordine del giorno in un documento unitario: «Non potete porre una questione morale come se la maggioranza del partito la avallasse».
Richiesta accettata, documento approvato all'unanimità. Per Marrazzo e compagni una dura sconfessione, tanto che tocca al sindaco di Roma Veltroni tentare una difesa del «suo» governatore, assicurando che «si è impegnato a condurre una politica di rigore e risanamento». Meglio tardi che mai.
17.07.2005
«Le critiche? Propaganda di destra»
«Un rammarico? Sì, uno sì. Qualche volta abbiamo sottovalutato la velenosità e la pericolosità delle campagne pretestuose e false organizzate dalla destra». Sono passate 24 ore dal consiglio nazionale Ds e dall’ordine del giorno promosso da Mussi, Salvi e Napolitano che invita i presidenti delle Regioni governate dal centrosinistra a più rigore, più sobrietà e meno incarichi. Piero Marrazzo risponde alle critiche senza esitazioni: «C’è stata una campagna di disinformazione, altrimenti le dichiarazioni di ieri, per quanto riguarda il Lazio, nessuno le avrebbe fatte. Sono state fornite cifre non vere». E ora? «Porte aperte per Mussi, Salvi, Napolitano e per chiunque vorrà: li aspetto per un caffè, sono pronto a tranquillizarli. Vengano a vedere che il Lazio che gli hanno descritto non c’è. Ce n’è un altro».
Il segretario della Quercia Piero Fassino ha usato parole dure. Ha parlato di «manifestazioni di ministerialismo» e «ostentazioni di potere». Si è sentito preso di mira?
«No, non penso davvero che Fassino si riferisse al Lazio. Io condivido il suo discorso. I miei valori sono rigore, sobrietà e stile. Valori che abbiamo seguito e continueremo a seguire»
Però il numero degli assessori è aumentato da 12 a 16 e il numero delle commissioni da 14 a 24. Questo non è ministerialismo?
«Ricordo che il numero degli assessori è stabilito dal nuovo statuto. E comunque ritengo che se l’aumento degli assessori e delle commissioni porterà più leggi e buona amministrazione senza moltiplicare i costi, l’operazione sia giusta. Se verificheremo che c’è stato solo un aumento delle poltrone, siamo pronti a eliminarle. Io il ministerialismo lo rifiuto».
E il presidenzialismo?
«Non bisogna avere paura delle personalità, ma dei metodi. Sarò il regista di una squadra, ma senza dimenticare che sono stato eletto dai cittadini: il mio compito è ricordare alla squadra dell’Unione che dobbiamo sempre rispondere ai cittadini».
Parliamo ancora di numeri. É vero o non è vero che le spese della Regione in questi mesi sono aumentate?
«Il centrosinistra dopo appena due mesi di governo ha razionalizzato costi per tre milioni di euro. Non mi basta, ma è un lavoro che rivendico con forza. Io stesso non ho voluto consulenti: in questo modo rispetto a Storace ho risparmiato 424mila euro. Ora c’è il bilancio di assestamento e sui conti che ci ha lasciato la destra ne vedremo delle belle. Mi dispiace solo se qualcuno ha immaginato che nel Lazio non ci fossero rigore e stile, perché noi li abbiamo sempre avuti».
C’è subito un’occasione per dimostrarlo, le nomine dei dirigenti delle Asl. Come vi comporterete?
«Chiederò a grandi personalità del mondo medico e scientifico di costruire un comitato di saggi al mio fianco e di aiutarmi a valutare i manager in base alla competenza».
A due mesi dall’insediamento della giunta quasi tutti i dirigenti che amministrano la Regione sono ancora quelli scelti da Storace. È vero, come dice qualcuno, che alla Regione Lazio governa ancora la destra?
«In un certo senso sì, ma solo per una ragione di tempo. Il primo cambiamento, però, l’ho dato subito. Ho eliminato i quattro capi dipartimento che praticamente governavano la Regione. Avevano stipendi da 200mila euro e quattro auto blu. Ora uno è andato a lavorare con Storace. Nelle prossime settimane daremo altri segnali di discontinuità. Ma attenzione, nel cambiamento dobbiamo seguire le regole: determinazione, non piazza pulita»
E intanto cosa farete?
«Abbiamo già fatto scelte importanti: la creazione di una sola agenzia regionale del turismo, una delle grandi risorse per rilanciare lo sviluppo del Lazio. Entro novembre aboliremo i ticket sulla sanità. Ho impedito la vendita dell’ospedale San Camillo. Abbiamo appena sbloccato nove milioni di euro per la lotta alle tossicodipendenze. Abbiamo già dato segni di discontinuità. Ma in tutto questo bailamme... »
Non saprei quali amministrazioni siano "sotto accusa", so solo che persino il segretario dei DS Fassino nei giorni scorsi si è pronunciato contro (parole testuali) "gli atteggiamenti ministeriali" di cui si rendono protagoniste alcune amministrazioni locali.
Salvi (sempre DS) ha fatto persino nomi e cognomi: Marrazzo nel Lazio, Vendola in Puglia, Bassolino in Campania, Loiero in Calabria, con tanto di cifre, dati, assunzioni, prebende.
p.s.è singolare peraltro, me ne sono accorto solo ora, che Fassino usi il termine "ministeriale" come sinonimo di abuso di potere e spreco di risorse pubbliche: gli sarà scappato, sarà un riflesso condizionato, ma non è quello che la Lega dice da sempre con lo slogan "Roma Ladrona"? Evidentemente anche la sinistra, ogni tanto, con un lapsus, dice le cose come stanno. ;)
Beh, almeno nello sperpero diffuso contrapposto al "mazzo" di chi tira la carretta, ci sono parole di denuncia e richiamo da parte dei vertici DS. Magra consolazione.
Più che altro questa situazione ci dice che la narrazione storica, che voleva le amministrazioni del Sud "corrotte in quanto democristiane", è del tutto infondata.
Chi li ha sostituiti, come Bassolino, che governa da 10 anni in Campania con pieni poteri, ha saputo fare persino di peggio.
A questo punto, seppure non bello da dire, mi sembra ci siano tutti gli elementi per dire che le amministrazioni del Sud sono corrotte in quanto tali, in quanto culturalmente propense, e non a causa di un segno di parte (a meno di ammettere che quale sia la parte, la corruzione rimane, il che in fondo equivale a dimostrare la tesi).
Cosa ne pensano gli amici che sostenevano che se venivano tagliati i trasferimenti agli enti locali, questi ultimi erano costretti a tagliare i servizi ai cittadini o aumentare le tasse?
:confused:
Dove sarebbe l'attinenza tra la notizia postata e la tua chiosa finale?
Evidentemente di come funziona la cosa pubblica non ne hai una minima idea.
E adesso mi sono stufato di ripeterla per la centesima volta.
Ciao
Federico
...
A questo punto, seppure non bello da dire, mi sembra ci siano tutti gli elementi per dire che le amministrazioni del Sud sono corrotte in quanto tali, in quanto culturalmente propense, e non a causa di un segno di parte (a meno di ammettere che quale sia la parte, la corruzione rimane, il che in fondo equivale a dimostrare la tesi).
A parte che potremmo estendere questa considerazione all'Italia intera, cosa potrei dirti se non "ben svegliato".
Da cosa pensi derivasse il pessimismo mio e di Proteus, tanto per fare un nome, sulle sorti di questo paese?
Anche i muri sanno che nello stivale, quando c'è una difficoltà, invece di rimboccarsi le maniche, scatta il "si salvi chi può" e ognuno cerca un'oasi felice per se stesso.
Così, mentre la tendenza generale è il declino, si vedono aumentare fortemente gli sprechi e le assunzioni clientelari.
Nulla di nuovo in questo paese.
Ciao
Federico
P.S. Anche l'aumento dei sottosegretari di questo governo è frutto della stessa logica che a livello locale fa aumentare le poltrone.
:confused:
Dove sarebbe l'attinenza tra la notizia postata e la tua chiosa finale?
Evidentemente di come funziona la cosa pubblica non ne hai una minima idea.
E adesso mi sono stufato di ripeterla per la centesima volta.
Ciao
Federico
Evidentemente qualche piccolo spreco da tagliare c'è, anche nelle mitiche (e sono la maggioranza) "regioni rosse".
Quindi quando si riducono i trasferimenti dal centro, potrebbero unificare la "Commissione Mare" e la "Commissione Mediterraneo".. invece che tagliare l'assistenza agli handicappati.. non ti pare?
Io probabilmente non so nulla di come funziona la cosa pubblica, quel che stupisce è che tu dica di sapere come funziona EPPURE ti ostini a difenderne l'esistenza in questi termini.
MarColas
18-07-2005, 09:44
Evidentemente qualche piccolo spreco da tagliare c'è, anche nelle mitiche (e sono la maggioranza) "regioni rosse".
Quindi quando si riducono i trasferimenti dal centro, potrebbero unificare la "Commissione Mare" e la "Commissione Mediterraneo".. invece che tagliare l'assistenza agli handicappati.. non ti pare?
Io probabilmente non so nulla di come funziona la cosa pubblica, quel che stupisce è che tu dica di sapere come funziona EPPURE ti ostini a difenderne l'esistenza in questi termini.
Io credo che quello che Federico intende dire è che anche tagliando i fondi alle Regioni questi sprechi non sarebbero minimamente intaccati, essendo elemento fondante, per quanto distorto, della costruzione del consenso in questo sistema, e che la moralizzazione di quest'ultimo deve essere attuata in altri modi. La riduzione dei fondi deve essere effetto, e non causa, della moralizzazione del sistema.
Rifacendosi al tuo esempio, si preferirebbe quindi tagliare l'assistenza agli handicappati piuttosto che unificare le commissioni.
Evidentemente qualche piccolo spreco da tagliare c'è, anche nelle mitiche (e sono la maggioranza) "regioni rosse".
Siamo in Italia, SaMu.
Ti riassumo quello che avrò scritto almeno 10 volte.
Premessa:
Sul fatto che vi siano sprechi è innegabile.
Che siano di tutti i colori, è innegabile.
Che in certe regioni si sprechi di più, è ancora innegabile.
Che certe regioni siano meglio amministrate di altre, è evidente.
Sugli sprechi:
Punto 1) il sistema attuale su cui si fonda la ripartizione dei fondi opera una divisione rigida in base agli assessorati/reparti/funzioni/aree operative.
Se uno di essi non esaurisce il budget a fine anno, non è che gli dicono bravo, ma semplicemente gli decurtano quello per l'anno successivo.
(questa è una delle storture più evidenti; in genere in ambito familiare, se si prevede una spesa importante ma non improvvisa, si inizia a risparmiare per tempo; qui invece più risparmi e meno ti daranno in futuro. Ecco anche perchè devono ricorrere sempre a mutui per spese importanti, in modo da poterli mettere a bilancio ogni anno compresi gli interessi).
Punto 2) poichè ogni assessorato/reparto/funzione/area operativa ha come riferimento una certa area politica/economica/sindacale, ecco che la ripartizione dei fondi avviene in base ai rapporti di forza fra queste componenti.
Se metti insieme questi 2 punti, comprendi benissimo il perchè aree quali:
giunta
commissioni consiliari
consulenti vari
facciano sempre la parte de leone.
Di riflesso, si intuisce il perchè i servizi sociali siano sempre (proporzionalmente) i più bistrattati.
Eccoci ora alla cura attualmente proposta, quella cioè di ridurre i trasferimenti dallo Stato centrale SENZA alcuna riforma dei capitoli di spesa.
Secondo alcuni, te compreso, dovrebbe innescare comportamenti virtuosi.
Io ti dico che ben difficilmente raggiungerà lo scopo, perchè in base al Punto 2 di cui sopra, i rapporti di forza fra le varie componenti verranno senz'altro preservati.
In conclusione questa riduzione di fondi si tradurrà in concreto in minori fondi per ognuna delle componenti individuate sopra.
Cosa avviene perciò?
L'esempio che ti riporto ancora, perchè è sempre lo stesso, è che:
- l'assessorato alle politiche sociali spende il proprio budget in parte in spese vive di mantenimento (non comprimibili), il resto in assistenza concreta:
diminuiscono i fondi => diminuisce il servizio. :(
- l'assessorato al turismo spende soldi in promozioni, il cui ritorno è difficilmente quantificabile:
diminuiscono i fondi => stamperanno qualche catalogo in meno, oppure andranno al BIT in 5 invece che in 10 ecc..
Il "servizio per il cittadino" non ne risente.
Tutti in genere organizzano convegni sul niente o giò di lì, solo per visitare luoghi ameni o per farsi delle belle abbuffate di prelibatezze:
diminuiscono i fondi => ne faranno di meno, oppure inviteranno meno gente, oppure useranno un catering un pò più economico.
Anche in questo caso il "servizio per il cittadino" non ne risente.
Quindi quando si riducono i trasferimenti dal centro, potrebbero unificare la "Commissione Mare" e la "Commissione Mediterraneo".. invece che tagliare l'assistenza agli handicappati.. non ti pare?
E chi ti può dare contro ad una simile proposta?
Nessuna persona di buon senso.
Solo il sistema burocratico/clientelare/ecc.. osteggia (con successo :mad: ) la tua sensatissima proposta.
Ciao
Federico
La novità in questo caso è che gli enti locali protagonisti di questi assurdi sprechi sono quelli amministrati da chi era andato al potere portando avanti la barriera della moralizzazione.
La novità in questo caso è che gli enti locali protagonisti di questi assurdi sprechi sono quelli amministrati da chi era andato al potere portando avanti la barriera della moralizzazione.
Tu veramente credi che esista un superman ( di dx o di sx) che possa spazzare via un sistema clientelare ampiamente incancrenito?
Il mio pessimismo, come sottolineato più e più volte, riguarda la tipica mentalità italica della ricerca di appoggi e favori, che risalta maggiormente nei periodi di difficoltà;
invece che impegnarsi tutti ad uscire dalle secche in cui si è incagliata la nave, prevale il "si salvi chi può", detto specialmente da chi ha preso per tempo una scialuppa tutta per se.
Riprendendo l'ottimo intervento di MarColas:
"...anche tagliando i fondi alle Regioni questi sprechi non sarebbero minimamente intaccati, essendo elemento fondante, per quanto distorto, della costruzione del consenso in questo sistema, e che la moralizzazione di quest'ultimo deve essere attuata in altri modi. La riduzione dei fondi deve essere effetto, e non causa, della moralizzazione del sistema..."
Ciao
Federico
P.S. non vorrei che tu ti riducessi ad evidenziare gli sprechi di certe regioni solo per dare contro all'opposizione, perchè in tal caso gli esempi dell'altra parte sono macroscopici.
Se invece, come penso, tu voglia puntare il dito contro questi intollerabili sprechi, stai certo che sarò sempre al tuo fianco.
Carissimo SaMu, dimentichi il piccolo dettaglio che questa moltiplicazione delle commissioni in campania è il frutto di un compromesso con il centro destra campano, voglioso di avere anch'esso la sua fetta di segretarie e portaborse. Senza questo obbrobrio che tu denunci, la destra avrebbe bloccato una modifica del regolamento del consiglio regionale, che dovrebbe (sottolineo dovrebbe) velocizzarne i lavori.
La riprova, è che nessun politico di centrodestra campano ha denunciato i nuovi sprechi, perchè il motivo è che sono stati introdotti apposta per tenerli buoni.
I politici al sud sono così, destra o sinistra non cambia la loro natura.
E per rimanere in tema di sprechi, come non citare la regione con i bilanci più allegri dello stivale, quella per cui il patto di stabilità è un mero suggerimento che può essere tranquillamente disatteso senza alcuan conseguenza (negli anni scorsi alle amministrazioni che non li rispettavano erano precluse nuove assunzioni)?
Il buon Totò Cuffaro ha pensato bene, a meno di un anno dalla scadenza del suo mandato, di emanare 2 provvedimenti in 24 ore per garantire un posto di lavoro a 7200 precari, fra aspiranti autisti e soccorritori del 118 e lavoratori dei servizi socialmente utili impiegati negli uffici regionali.
Il costo è di parecchi milioni di €.
Poichè la Sicilia è noto serbatoio di voti per il partito del premier, naturalmente questa notizia può venire tranquillamente ignorata dall'opinione pubblica.
:mad:
Ciao
Federico
hano rifatto assunzioni di massa un altra volta in sicilia? ma sonon tutti statali laggiù? :D
Riporto un articolo di Severgnini apparso ieri su Italians, la rubrica che cura sul Corriere on line:
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/05-07-21/01.spm
Propongo una modifica costituzionale, meno traumatica di quelle in programma. L'articolo 1 dovrebbe essere così corretto:
"L'Italia è una Repubblica fondata su una rendita". Pensate a tutte le organizzazione che conoscete: c'è qualcuno piacevolmente infrattato che si gode uno stipendio e una serie di privilegi, spesso facendo poco. Oppure facendo molto: peccato che non serva a niente.
Per ogni lavoratore, in Italia, c'è un occupatore: non di poltrone - per carità, ormai siamo post-moderni - ma di cariche e prebende. Se questo servisse a gratificare alcuni milioni di persone, sarebbe veniale: c'è chi ama la pasta con le vongole e chi gode a sentirsi chiamare "Direttore!".
Il guaio è che queste posizioni costano. E si tratta di costi rigidi: non dipendono dalla domanda (quale?) e dall'offerta, né dal mercato. Se le risorse di un'organizzazione sono pari a 10, e gli stipendi & privilegi costano 6, restano 4 per le attività. Ma se le risorse scendono a 8, stipendi & privilegi costano sempre 6, e alle attività rimane solo 2.
Analisi semplicista? No, soltanto semplice. E drammatica, purtroppo. Questo giornale si sta battendo da tempo contro questa zavorra italiana: ne hanno scritto Giavazzi, Stella, Di Vico, Mucchetti e Cassese, il cui fondo di martedì sulle regioni è malinconico come una poesia di Gozzano
("Si è cominciato aumentando il numero dei consiglieri regionali. Si continua moltiplicando assessori, commissioni consiliari, posti di «capo dell' opposizione», altre cariche, tutti dotati di indennità, segretari, uffici, telefoni, automobili con autisti").
Risultato? Bile dei lettori in aumento, e olimpica indifferenza degli interessati.
Gli zavorattori d'Italia sono bravi, infatti, a camuffare i propri egoismi dietro un fuoco d'artificio di parole e dichiarazioni di principio. Per esempio: se una regione - destra o sinistra: cambia poco - distribuisce direzioni e autisti parlerà di federalismo, di sussidiarietà e di pluralismo (ennesima dimostrazione che i sostantivi astratti, in Italia, sono lo scudo dei furbi e la trappola degli ingenui).
Se il ministero degli esteri si vede risucchiare le risorse dagli stipendi e deve fare promozione culturale, commerciale e turistica con le briciole, non potrà dir nulla: gli automatismi delle carriere e i diritti acquisiti sono più forti del buon senso. A difendere i primi, infatti, ci sono i sindacati e i tribunali amministrativi.
A difendere il buon senso c'è solo - ogni tanto - qualche eroe. Ma poi si stufa anche lui/lei, e tutto continua come prima.
L'Italia carica di privilegi è un gigantesco diesel che, come una creatura di Buzzati, sta andando a sbattere. Non aspettatevi schianti spettacolari: piuttosto un lento deragliamento, a suo modo gioioso. Le rendite di cui parliamo producono infatti buoni redditi, per chi riesce a salire in carrozza.
Questo spiega "l'Italia dei due cellulari a testa": il presidente del Consiglio li considera la dimostrazione d'un paese in salute; a me sembrano invece il segno di un'ingiustizia, di un'incoscienza e di un'allegra disperazione.
Moltissimi italiani hanno preso atto della scomparsa del piatto principale (una lavoro sicuro, una carriera produttiva, la prospettiva di costruirsi una famiglia); e - non si sa quanto volentieri - stanno nutrendosi di contorni: il gadget, il vestito, la macchinina, l'aperitivo cinque giorni su sette, la vacanza mordi-e-fuggi, il piccolo lusso. C'è chi - per pagarsi queste cose e illudersi che non sia cambiato niente - fa fuori lo stipendio. E chi attinge alla rendita di famiglia.
I primi fanno pena, i secondi rabbia. Non sono sentimenti molti estivi, ma tant'è.
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Ciao
Federico
Riporto un articolo di Severgnini apparso ieri su Italians, la rubrica che cura sul Corriere on line:
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/05-07-21/01.spm
Propongo una modifica costituzionale, meno traumatica di quelle in programma. L'articolo 1 dovrebbe essere così corretto:
"L'Italia è una Repubblica fondata su una rendita". Pensate a tutte le organizzazione che conoscete: c'è qualcuno piacevolmente infrattato che si gode uno stipendio e una serie di privilegi, spesso facendo poco. Oppure facendo molto: peccato che non serva a niente.
Per ogni lavoratore, in Italia, c'è un occupatore: non di poltrone - per carità, ormai siamo post-moderni - ma di cariche e prebende. Se questo servisse a gratificare alcuni milioni di persone, sarebbe veniale: c'è chi ama la pasta con le vongole e chi gode a sentirsi chiamare "Direttore!".
Il guaio è che queste posizioni costano. E si tratta di costi rigidi: non dipendono dalla domanda (quale?) e dall'offerta, né dal mercato. Se le risorse di un'organizzazione sono pari a 10, e gli stipendi & privilegi costano 6, restano 4 per le attività. Ma se le risorse scendono a 8, stipendi & privilegi costano sempre 6, e alle attività rimane solo 2.
Analisi semplicista? No, soltanto semplice. E drammatica, purtroppo. Questo giornale si sta battendo da tempo contro questa zavorra italiana: ne hanno scritto Giavazzi, Stella, Di Vico, Mucchetti e Cassese, il cui fondo di martedì sulle regioni è malinconico come una poesia di Gozzano
("Si è cominciato aumentando il numero dei consiglieri regionali. Si continua moltiplicando assessori, commissioni consiliari, posti di «capo dell' opposizione», altre cariche, tutti dotati di indennità, segretari, uffici, telefoni, automobili con autisti").
Risultato? Bile dei lettori in aumento, e olimpica indifferenza degli interessati.
Gli zavorattori d'Italia sono bravi, infatti, a camuffare i propri egoismi dietro un fuoco d'artificio di parole e dichiarazioni di principio. Per esempio: se una regione - destra o sinistra: cambia poco - distribuisce direzioni e autisti parlerà di federalismo, di sussidiarietà e di pluralismo (ennesima dimostrazione che i sostantivi astratti, in Italia, sono lo scudo dei furbi e la trappola degli ingenui).
Se il ministero degli esteri si vede risucchiare le risorse dagli stipendi e deve fare promozione culturale, commerciale e turistica con le briciole, non potrà dir nulla: gli automatismi delle carriere e i diritti acquisiti sono più forti del buon senso. A difendere i primi, infatti, ci sono i sindacati e i tribunali amministrativi.
A difendere il buon senso c'è solo - ogni tanto - qualche eroe. Ma poi si stufa anche lui/lei, e tutto continua come prima.
L'Italia carica di privilegi è un gigantesco diesel che, come una creatura di Buzzati, sta andando a sbattere. Non aspettatevi schianti spettacolari: piuttosto un lento deragliamento, a suo modo gioioso. Le rendite di cui parliamo producono infatti buoni redditi, per chi riesce a salire in carrozza.
Questo spiega "l'Italia dei due cellulari a testa": il presidente del Consiglio li considera la dimostrazione d'un paese in salute; a me sembrano invece il segno di un'ingiustizia, di un'incoscienza e di un'allegra disperazione.
Moltissimi italiani hanno preso atto della scomparsa del piatto principale (una lavoro sicuro, una carriera produttiva, la prospettiva di costruirsi una famiglia); e - non si sa quanto volentieri - stanno nutrendosi di contorni: il gadget, il vestito, la macchinina, l'aperitivo cinque giorni su sette, la vacanza mordi-e-fuggi, il piccolo lusso. C'è chi - per pagarsi queste cose e illudersi che non sia cambiato niente - fa fuori lo stipendio. E chi attinge alla rendita di famiglia.
I primi fanno pena, i secondi rabbia. Non sono sentimenti molti estivi, ma tant'è.
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