PerfektHardwaR
29-05-2005, 23:00
:read: Vorrei sottoporvi a considerazioni tale articolo..
Il vecchio progetto di Bill Gates (controllare il copyright attraverso la scheda madre) ha compiuto giovedì scorso, nel silenzio generale, un grosso passo avanti. Intel ha annunciato di aver inserito un protocollo di Digital Rights Management all'interno del suo Pentium dual-core.
Possiamo quindi annotare la data del 26 maggio 2005 come il giorno di uscita del primo processore simil-Palladium. Secondo Intel, la nuova linea è abilitata DRM, e, in teoria, consentirà ai "titolari dei contenuti" (cioè le grandi multinazionali dell'intrattenimento) di evitare copie non autorizzate agendo attraverso l'hardware piuttosto che attraverso il sistema operativo, più manipolabile dai maledetti smanettoni.
Intel ha evitato di menzionare la nuova tecnologia di DRM al suo lancio australiano dei nuovi prodotti. Tuttavia, il responsabile tecnico Intel, Graham Tucker ha pubblicamente confermato che il sistema DRM di Microsoft sarà una caratteristica dei Pentium D e del relativo chip 945.
"Il chipset 945g supporta il DRM Microsoft, ma è stato progettato per andare oltre" dice Tucker, aggiungendo che comunque la tecnologia non sarà retroattiva, cioè non può essere applicata a contenuti non prodotti con le nuove specifiche di progetto.
Massimo riserbo sulle modalità operative di questo processore, perché "non è interesse della società rivelare particolari che potrebbero nuocere alla sua sicurezza."
Come si vede, Intel opera in perfetto stile Microsoft: stiamo lavorando per la vostra sicurezza, ma non possiamo dirvi cosa facciamo, altrimenti tutta la sicurezza se ne andrebbe in malora. E chi si fa garante della liceità di queste operazioni riservate? Ma noi, sciocchini.
Gli amministratori di sistema rimangono molto perplessi sulle scarse possibilità di accesso al DRM, così, per dar loro un contentino, nei nuovi chip è stato realizzato l'"active management technology" (AMT). È un sotto-sistema operativo residente nel firmware del chip, che consentirà agli amministratori di controllare singole macchine, indipendentemente (e questa è una novità che non farà piacere a zio Bill) dal sistema operativo.
Inoltre, sarà possibile abilitare, disabilitare formattare e configurare singole periferiche, il tutto, ancora, in remoto e indipendentemente dal sistema operativo. Più potere agli amministratori, insomma, in cambio della scarsa trasparenza sul funzionamento dei diabolici processori.
La reticenza di Intel a parlare pubblicamente del contenuto del firmware ha provocato insofferenza presso i responsabili della sicurezza della grandi aziende. L'Università del Queensland, per bocca del preside di informatica, Bill Caelli, ha dichiarato: "È una tecnologia a doppio taglio. Potrebbe favorire abusi. Intel dica quali garanzie ci sono per gli utilizzatori di essere al riparo dagli hacker (sic). Vogliamo garanzie, non possibilità."
Non siamo completamente d'accordo con Caelli. Indipendentemente dall'uso improprio della parola hacker, riteniamo che una forma di Digital Rights Management, incassata nell'hardware, non possa mai essere una buona cosa, nemmeno quando va a proteggere interessi leciti.
Porre limitazioni ai processori provocherà da parte nostra la progressiva perdita di diritti su prodotti regolarmente acquistati, spesso a caro prezzo. Diritti che fino ad oggi abbiamo considerato sacrosanti.
Pensiamo alle copie ad uso personale, o al prestito di un CD a un amico, ma anche all'esecuzione di software libero. Chi ci garantisce che queste pratiche saranno sempre e comunque permesse, se l'arbitro è un chip di cui nessuno conosce il funzionamento e che può essere controllato in remoto?
Per ora non possiamo far altro che segnarci il nome di una serie di processori: Intel Pentium D 820, 830 e 840 dual core. Evitarli non significa boicottare, ma risparmiarsi probabili problemi.
RINGRAZZIAMENTI a Michele Bottari - Quelli di Zeus !!!!!!!! (fonte) www.zeusnews.it :D
:confused: Allora che ne dite? veramente e' attuabile questo temuto Palladium? io credo che se veramente Intel commercera' tali CPU allora l'unica cosa da fare (e non come la Urbani) e quella di reagire sul serio nel senso di non acquistare per nesssun motivo prodotti i quali favoriscono il MALEFICO progetto Microsoft...a voi altri commenti :cry:
Il vecchio progetto di Bill Gates (controllare il copyright attraverso la scheda madre) ha compiuto giovedì scorso, nel silenzio generale, un grosso passo avanti. Intel ha annunciato di aver inserito un protocollo di Digital Rights Management all'interno del suo Pentium dual-core.
Possiamo quindi annotare la data del 26 maggio 2005 come il giorno di uscita del primo processore simil-Palladium. Secondo Intel, la nuova linea è abilitata DRM, e, in teoria, consentirà ai "titolari dei contenuti" (cioè le grandi multinazionali dell'intrattenimento) di evitare copie non autorizzate agendo attraverso l'hardware piuttosto che attraverso il sistema operativo, più manipolabile dai maledetti smanettoni.
Intel ha evitato di menzionare la nuova tecnologia di DRM al suo lancio australiano dei nuovi prodotti. Tuttavia, il responsabile tecnico Intel, Graham Tucker ha pubblicamente confermato che il sistema DRM di Microsoft sarà una caratteristica dei Pentium D e del relativo chip 945.
"Il chipset 945g supporta il DRM Microsoft, ma è stato progettato per andare oltre" dice Tucker, aggiungendo che comunque la tecnologia non sarà retroattiva, cioè non può essere applicata a contenuti non prodotti con le nuove specifiche di progetto.
Massimo riserbo sulle modalità operative di questo processore, perché "non è interesse della società rivelare particolari che potrebbero nuocere alla sua sicurezza."
Come si vede, Intel opera in perfetto stile Microsoft: stiamo lavorando per la vostra sicurezza, ma non possiamo dirvi cosa facciamo, altrimenti tutta la sicurezza se ne andrebbe in malora. E chi si fa garante della liceità di queste operazioni riservate? Ma noi, sciocchini.
Gli amministratori di sistema rimangono molto perplessi sulle scarse possibilità di accesso al DRM, così, per dar loro un contentino, nei nuovi chip è stato realizzato l'"active management technology" (AMT). È un sotto-sistema operativo residente nel firmware del chip, che consentirà agli amministratori di controllare singole macchine, indipendentemente (e questa è una novità che non farà piacere a zio Bill) dal sistema operativo.
Inoltre, sarà possibile abilitare, disabilitare formattare e configurare singole periferiche, il tutto, ancora, in remoto e indipendentemente dal sistema operativo. Più potere agli amministratori, insomma, in cambio della scarsa trasparenza sul funzionamento dei diabolici processori.
La reticenza di Intel a parlare pubblicamente del contenuto del firmware ha provocato insofferenza presso i responsabili della sicurezza della grandi aziende. L'Università del Queensland, per bocca del preside di informatica, Bill Caelli, ha dichiarato: "È una tecnologia a doppio taglio. Potrebbe favorire abusi. Intel dica quali garanzie ci sono per gli utilizzatori di essere al riparo dagli hacker (sic). Vogliamo garanzie, non possibilità."
Non siamo completamente d'accordo con Caelli. Indipendentemente dall'uso improprio della parola hacker, riteniamo che una forma di Digital Rights Management, incassata nell'hardware, non possa mai essere una buona cosa, nemmeno quando va a proteggere interessi leciti.
Porre limitazioni ai processori provocherà da parte nostra la progressiva perdita di diritti su prodotti regolarmente acquistati, spesso a caro prezzo. Diritti che fino ad oggi abbiamo considerato sacrosanti.
Pensiamo alle copie ad uso personale, o al prestito di un CD a un amico, ma anche all'esecuzione di software libero. Chi ci garantisce che queste pratiche saranno sempre e comunque permesse, se l'arbitro è un chip di cui nessuno conosce il funzionamento e che può essere controllato in remoto?
Per ora non possiamo far altro che segnarci il nome di una serie di processori: Intel Pentium D 820, 830 e 840 dual core. Evitarli non significa boicottare, ma risparmiarsi probabili problemi.
RINGRAZZIAMENTI a Michele Bottari - Quelli di Zeus !!!!!!!! (fonte) www.zeusnews.it :D
:confused: Allora che ne dite? veramente e' attuabile questo temuto Palladium? io credo che se veramente Intel commercera' tali CPU allora l'unica cosa da fare (e non come la Urbani) e quella di reagire sul serio nel senso di non acquistare per nesssun motivo prodotti i quali favoriscono il MALEFICO progetto Microsoft...a voi altri commenti :cry: