plutus
27-05-2005, 14:36
3 articoli dal Corriere
....mi sembrano fatti ben più preoccupanti di qualche virus informatico...
Presi a Parigi due brigatisti italiani
Si tratta di Giuseppe Maj, 65 anni e di Giuseppe Czeppel, 44 anni. Il blitz li ha sorpresi in un appartamento della capitale francese
PARIGI - Due brigatisti italiani, entrati in clandestinità dopo essersi sottratti ai controlli giudiziari francesi nel 2004, sono stati arrestati a Parigi. Si tratta di Giuseppe Maj e di Giuseppe Czeppel. Il blitz fatto scattare dalla polizia li ha sorpresi in un appartamento della capitale transalpina, in boulevard de Charonne, nell'XI arrondissement. Avrebbero avuto falsi documenti di identità italiani. I due avevano fatto perdere le loro tracce quattro mesi dopo la fuga di Cesare Battisti (condannato a 2 ergastoli).
CHI SONO - Giuseppe Maj ha 65 anni, editore, ingegnere, originario di Schilpario (Bg), fondatore dei Carc (Comitato di appoggio alla resistenza per il comunismo), fuoriuscito dal 1999. Giuseppe Czeppel è un quarantaquattrenne milanese, membro con Maj di una «Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano». I due erano stati arrestati a Parigi il 23 giugno 2003 dal pm dell'antiterrorismo Gilbert Thiel per «associazione per delinquere con scopi terroristici e possesso di documenti falsi».
Nelle loro case parigine erano stati trovati strumenti per falsificare documenti, matrici e passaporti da stampare. I due estremisti di sinistra erano rimasti 6 mesi in detenzione provvisoria, poi erano stati rimessi in libertà vigilata il 20 dicembre 2003 dalla Corte d' Appello di Parigi, con obbligo di firma in un commissariato. Il 13 dicembre scorso Maj e Czeppel avevano annunciato che avrebbero «abbandonato la residenza obbligata alla quale le autorità francesi li avevano costretti, per riprendere il loro lavoro negli organi centrali del partito». I due italiani sono sospettati dalla Procura di Napoli di far parte di una nuova «associazione sovversiva», dopo la scoperta nel febbraio 2001 di un documento in cui il nuovo Partito comunista si proponeva di compiere «atti e violenze per sovvertire l' ordine democratico».
E c' è poi un' inchiesta della procura di Bologna, che riguarda il solo Maj, per associazione sovversiva, non legata all'omicidio di Marco Biagi. Si era anche accertato che il materiale da falsario trovato nelle loro case era servito per fabbricare documenti di militanti del Grapo, il Gruppo di resistenza antifascista del Primo Ottobre, organizzazione terroristica spagnola.
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Gli anarchici intercettati: ecco i colloqui
«La gente non capisce che è stato attaccato un tribunale, non è una persona... Poi brucia 'na sede... un po' di nero sulla vetrata....»
di
Giovanni Bianconi
ROMA—Il giudice che l’ha fatto arrestare non mostra dubbi quando scrive che uno degli arrestati di ieri stava preparando un attentato, appena 15 giorni fa. Gli agenti della Digos l’hanno seguito mentre in compagnia di altre due persone, un uomo e una donna, camminava nei pressi di caserme e scuole di polizia. Uno dei tre, il più giovane, è entrato in un negozio di termoidraulica chiedendo se avevano «un potenziometro, munito di timer e di conta litri». Per il giudice è il materiale «necessario per la costruzione di un ordigno esplosivo secondo le indicazioni fornite nei documenti trovati in possesso degli indagati».
L’uomo e la donna pedinati sono stati arrestati anche dal giudice di Bologna per partecipazione all’associazione sovversiva che avrebbe messo a segno diversi attentati dinamitardi, dalla pentola esplosiva contro la polizia al pacco bomba inviato a casa di Romano Prodi nel dicembre 2003. I processi diranno se sono provate o meno le accuse mosse a questo gruppo di giovani o giovanissimi che compongono la galassia «anarco- insurrezionalista», che nei discorsi intercettati da poliziotti e carabinieri mostrano di non considerarsi affatto dei terroristi.
Anzi, sostengono che il terrorismo è tutt’altra cosa. In un colloquio carpito dalle microspie un anno fa, Stefano Del Moro dice a Claudia Cospito: «La paura del terrorismo islamico a che serve? A giustificà la presenza di un macello di sbirri e a giustificà il fatto che arrestano tutti gli immigrati che ci stanno... ». E prosegue, riferendosi a un attentato al tribunale di Viterbo di cui ora sono accusati loro stessi: «La gente non si rende conto che comunque è stato attaccato un tribunale, non è stata ammazzata una persona per strada che non c’entrava un cazzo...». La donna però ribatte: «Guarda che pe’ la gente comune attaccà un tribunale con una bomba non è una cosa da tutti i giorni... O fà saltà delle dita a un carabiniere non è come andà a rubare dentro a un supermercato... ».
Sempre un anno fa Danilo Cremonese e Valentina Speziale — l’uomo e la donna pedinati intorno alle caserme — commentavano un attentato appena commesso a Cagliari contro una sede di Forza Italia, per il quale erano stati arrestati tre militanti di un centro sociale anarchico. Il colloquio è stato intercettato nell’ambito dell’indagine bolognese, e Cremonese dice: «Poi, brucia ’na sede... cioè, gli hanno messo il coso là... ha preso un po’ di nero la vetrata... l’ho visto in tv; cioè, non è che si riesce sempre a ottenere...». Risponde la Speziale: «No, però l’obiettivo è rompere... E poi ognuno fa quello che vuole!»: E Cremonese: «Si, però l’azione diretta è l’azione diretta... Cioè, secondo me l’importante è che le cose continuino a succedere ».
Giorni dopo, sempre parlando con Valentina, Cremonese si sofferma su altro: «Se fai cascare un traliccio... pensa che deve fare... Dopo il botto che fa la dinamite ci sta il traliccio che cade... cioè, deve fare un cazzo di... immaginati di... trenta quaranta metri». Un altro brano della stessa conversazione riguarda gli attentati con due esplosioni successive, per ingannare le forze dell’ordine. «Di solito gli sbirri se lo aspettano — dice Cremonese —... come è successo pure a Genova...; c’è una tecnica che si usa da una vita, quella... della trappola. Cioè, tu ne metti due di cose, una prima, gli sbirri arrivano, e poi un’altra grossa per accoppare gli sbirri...». Parole che da sole non costituiscono la prova di nulla, ma offrono degli spaccati di vite antagoniste, vissute tra la militanza estremista e i problemi di tutti i giorni.
Come quello del posto di lavoro fisso, di cui Danilo parla sempre con Valentina: «Per trovare lavoro la faccia nella merda ce la devi mettere. Allora mi chiedo se ha pure senso tutti i casini che ho fatto io... Che devo fare poi, come Stefano che a quarant’anni mi metto a raccogliere le fragole? Ti dico la verità, se devo andare in Danimarca a raccogliere le fragole io svaligio una banca... Mi farò quattro anni, tre anni... però almeno c’ho provato ». Ma il principale argomento resta l’attività politica, per la quale mettono in conto pure la «repressione » cui sanno di poter andare incontro. «Quanti compagni sono stati arrestati? — chiede Claudia Cospito a Del Moro —. È una cosa che succede in continuazione... È successo a compagni e amici che ci sono vicino.
Succede a noi che siamo indagati e quindi siamo colpiti e possiamo, cioè, incazzarci, o comunque riportare, far sentire ancora di più quello che pensiamo... Teniamo in conto che pensandola in questo modo ci hanno sempre rotto i coglioni, ma non sarà questo che comunque ci cambia... Lo continueranno a fare, e noi continuiamo a fare quello che facciamo, a pensare quello che pensiamo. E lo ripetiamo a tutti urlando, anche facendo un corteo».
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Arrestati dieci anarco-insurrezionalisti
Accusati di aver compiuto gli attentati al tribunale di Viterbo e al ministero della Giustizia. Pisanu: «Operano con un doppio livello»
ROMA -Dieci anarco-insurrezionalisti sono stati arrestati all'alba nel corso di un'operazione coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione in collaborazione con la Digos di Roma. Sono state 84 le perquisizioni domiciliari eseguite in varie regioni italiane. Gli arrestati sono accusati dell'attentato esplosivoal tribunale penale di Viterbo avvenuto nel gennaio 2004 e quattro di loro anche del fallito attentato al Centro servizi sociali per adulti del ministero della Giustizia, messo in atto sempre a Viterbo, il 23 ottobre 2003. Alle indagini ha lavorato un gruppo ad hoc costituito a Viterbo e composto da funzionari dell'antiterrorismo della Digos e del Servizio polizia postale e delle comunicazioni.
Gli arrestati sono ritenuti responsabili di associazione sovversiva costituitasi in banda armata. Per tre di loro fermati a Viterbo - Claudia Cospito, Stefano Del Moro e Massimo Leonardi - il capo d'imputazione è «l'aver costituito, organizzato e partecipato a un'associazione diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, a compiere atti di violenza con fini di eversione dell'ordine democratico, strutturata in modo composito e compartimentato, secondo lo schema eversivo del doppio livello, ed incentrata sulla costituzione di gruppi di affinità». A Pescara invece sono state arrestate Daniela Cremonesi e Valentina Speziale.
PISANU: «TECNICA DEL DOPPIO LIVELLO» - «Gli anarco-insurrezionalisti agiscono con la tecnica del "doppio livello" (palese e occulto), sia intervenendo con violenza nelle pubbliche manifestazioni, sia compiendo atti terroristici quasi sempre rivendicati». E' stato questo il commento all'operazione del ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu.
«L' evidenza di questa modalità operativa - ha aggiunto il ministro - non dovrebbe più consentire a nessuno di ignorare o sottovalutare il potenziale eversivo che può nascondersi nei cosiddetti episodi di violenza minore e di illegalità diffusa».
21 INDAGATI ANCHE A BOLOGNA - Solom nella città di Bologna sono 21 gli indagati nell'inchiesta della procura legati ad ambienti anarchici, con l'accusa di associazione finalizzata all'eversione dell'ordine democratico, che hanno fatto scattare 84 perquisizioni in varie regioni d'Italia. A quanto si è appreso, sarebbero state perquisite solo abitazioni private, e non centri sociali: sequestrato numeroso materiale ritenuto utile alle indagini. Trentanove le perquisizioni avvenute a Bologna e Provincia: le altre sono state effettuate a Pescara, Teramo, Chieti, Roma, Latina, Frosinone, Reggio Calabria, Torino, Pesaro-Urbino, Firenze, Pistoia, Ancona, L'Aquila, Lecco, Macerata e Reggio Emilia. Nel mirino degli inquirenti, l'organizzazione eversiva Fai - Federazione anarchica informale - e in particolare uno dei gruppi che si riconoscono sotto questa sigla, la Cooperativa Artigiana Fuoco e affini che esordì il 18 luglio 2001 in via dei Terribilia a Bologna con una pentola esplosiva fatta ritrovare vicino alla Questura di Bologna su una bicicletta. Numerosi gli episodi a cui si riferiscono le indagini: dal plico esplosivo fatto recapitare il 27 dicembre 2003 a Bologna all'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi, fino agli ultimi fatti rivendicati nel 2004 - libri bomba fatti recapitare ai vertici delle istituzioni europee - e all'ultimo libro esplosivo arrivato lo scorso 24 maggio al Cpt di Modena.
....mi sembrano fatti ben più preoccupanti di qualche virus informatico...
Presi a Parigi due brigatisti italiani
Si tratta di Giuseppe Maj, 65 anni e di Giuseppe Czeppel, 44 anni. Il blitz li ha sorpresi in un appartamento della capitale francese
PARIGI - Due brigatisti italiani, entrati in clandestinità dopo essersi sottratti ai controlli giudiziari francesi nel 2004, sono stati arrestati a Parigi. Si tratta di Giuseppe Maj e di Giuseppe Czeppel. Il blitz fatto scattare dalla polizia li ha sorpresi in un appartamento della capitale transalpina, in boulevard de Charonne, nell'XI arrondissement. Avrebbero avuto falsi documenti di identità italiani. I due avevano fatto perdere le loro tracce quattro mesi dopo la fuga di Cesare Battisti (condannato a 2 ergastoli).
CHI SONO - Giuseppe Maj ha 65 anni, editore, ingegnere, originario di Schilpario (Bg), fondatore dei Carc (Comitato di appoggio alla resistenza per il comunismo), fuoriuscito dal 1999. Giuseppe Czeppel è un quarantaquattrenne milanese, membro con Maj di una «Commissione Preparatoria (CP) del congresso di fondazione del (nuovo) Partito comunista italiano». I due erano stati arrestati a Parigi il 23 giugno 2003 dal pm dell'antiterrorismo Gilbert Thiel per «associazione per delinquere con scopi terroristici e possesso di documenti falsi».
Nelle loro case parigine erano stati trovati strumenti per falsificare documenti, matrici e passaporti da stampare. I due estremisti di sinistra erano rimasti 6 mesi in detenzione provvisoria, poi erano stati rimessi in libertà vigilata il 20 dicembre 2003 dalla Corte d' Appello di Parigi, con obbligo di firma in un commissariato. Il 13 dicembre scorso Maj e Czeppel avevano annunciato che avrebbero «abbandonato la residenza obbligata alla quale le autorità francesi li avevano costretti, per riprendere il loro lavoro negli organi centrali del partito». I due italiani sono sospettati dalla Procura di Napoli di far parte di una nuova «associazione sovversiva», dopo la scoperta nel febbraio 2001 di un documento in cui il nuovo Partito comunista si proponeva di compiere «atti e violenze per sovvertire l' ordine democratico».
E c' è poi un' inchiesta della procura di Bologna, che riguarda il solo Maj, per associazione sovversiva, non legata all'omicidio di Marco Biagi. Si era anche accertato che il materiale da falsario trovato nelle loro case era servito per fabbricare documenti di militanti del Grapo, il Gruppo di resistenza antifascista del Primo Ottobre, organizzazione terroristica spagnola.
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Gli anarchici intercettati: ecco i colloqui
«La gente non capisce che è stato attaccato un tribunale, non è una persona... Poi brucia 'na sede... un po' di nero sulla vetrata....»
di
Giovanni Bianconi
ROMA—Il giudice che l’ha fatto arrestare non mostra dubbi quando scrive che uno degli arrestati di ieri stava preparando un attentato, appena 15 giorni fa. Gli agenti della Digos l’hanno seguito mentre in compagnia di altre due persone, un uomo e una donna, camminava nei pressi di caserme e scuole di polizia. Uno dei tre, il più giovane, è entrato in un negozio di termoidraulica chiedendo se avevano «un potenziometro, munito di timer e di conta litri». Per il giudice è il materiale «necessario per la costruzione di un ordigno esplosivo secondo le indicazioni fornite nei documenti trovati in possesso degli indagati».
L’uomo e la donna pedinati sono stati arrestati anche dal giudice di Bologna per partecipazione all’associazione sovversiva che avrebbe messo a segno diversi attentati dinamitardi, dalla pentola esplosiva contro la polizia al pacco bomba inviato a casa di Romano Prodi nel dicembre 2003. I processi diranno se sono provate o meno le accuse mosse a questo gruppo di giovani o giovanissimi che compongono la galassia «anarco- insurrezionalista», che nei discorsi intercettati da poliziotti e carabinieri mostrano di non considerarsi affatto dei terroristi.
Anzi, sostengono che il terrorismo è tutt’altra cosa. In un colloquio carpito dalle microspie un anno fa, Stefano Del Moro dice a Claudia Cospito: «La paura del terrorismo islamico a che serve? A giustificà la presenza di un macello di sbirri e a giustificà il fatto che arrestano tutti gli immigrati che ci stanno... ». E prosegue, riferendosi a un attentato al tribunale di Viterbo di cui ora sono accusati loro stessi: «La gente non si rende conto che comunque è stato attaccato un tribunale, non è stata ammazzata una persona per strada che non c’entrava un cazzo...». La donna però ribatte: «Guarda che pe’ la gente comune attaccà un tribunale con una bomba non è una cosa da tutti i giorni... O fà saltà delle dita a un carabiniere non è come andà a rubare dentro a un supermercato... ».
Sempre un anno fa Danilo Cremonese e Valentina Speziale — l’uomo e la donna pedinati intorno alle caserme — commentavano un attentato appena commesso a Cagliari contro una sede di Forza Italia, per il quale erano stati arrestati tre militanti di un centro sociale anarchico. Il colloquio è stato intercettato nell’ambito dell’indagine bolognese, e Cremonese dice: «Poi, brucia ’na sede... cioè, gli hanno messo il coso là... ha preso un po’ di nero la vetrata... l’ho visto in tv; cioè, non è che si riesce sempre a ottenere...». Risponde la Speziale: «No, però l’obiettivo è rompere... E poi ognuno fa quello che vuole!»: E Cremonese: «Si, però l’azione diretta è l’azione diretta... Cioè, secondo me l’importante è che le cose continuino a succedere ».
Giorni dopo, sempre parlando con Valentina, Cremonese si sofferma su altro: «Se fai cascare un traliccio... pensa che deve fare... Dopo il botto che fa la dinamite ci sta il traliccio che cade... cioè, deve fare un cazzo di... immaginati di... trenta quaranta metri». Un altro brano della stessa conversazione riguarda gli attentati con due esplosioni successive, per ingannare le forze dell’ordine. «Di solito gli sbirri se lo aspettano — dice Cremonese —... come è successo pure a Genova...; c’è una tecnica che si usa da una vita, quella... della trappola. Cioè, tu ne metti due di cose, una prima, gli sbirri arrivano, e poi un’altra grossa per accoppare gli sbirri...». Parole che da sole non costituiscono la prova di nulla, ma offrono degli spaccati di vite antagoniste, vissute tra la militanza estremista e i problemi di tutti i giorni.
Come quello del posto di lavoro fisso, di cui Danilo parla sempre con Valentina: «Per trovare lavoro la faccia nella merda ce la devi mettere. Allora mi chiedo se ha pure senso tutti i casini che ho fatto io... Che devo fare poi, come Stefano che a quarant’anni mi metto a raccogliere le fragole? Ti dico la verità, se devo andare in Danimarca a raccogliere le fragole io svaligio una banca... Mi farò quattro anni, tre anni... però almeno c’ho provato ». Ma il principale argomento resta l’attività politica, per la quale mettono in conto pure la «repressione » cui sanno di poter andare incontro. «Quanti compagni sono stati arrestati? — chiede Claudia Cospito a Del Moro —. È una cosa che succede in continuazione... È successo a compagni e amici che ci sono vicino.
Succede a noi che siamo indagati e quindi siamo colpiti e possiamo, cioè, incazzarci, o comunque riportare, far sentire ancora di più quello che pensiamo... Teniamo in conto che pensandola in questo modo ci hanno sempre rotto i coglioni, ma non sarà questo che comunque ci cambia... Lo continueranno a fare, e noi continuiamo a fare quello che facciamo, a pensare quello che pensiamo. E lo ripetiamo a tutti urlando, anche facendo un corteo».
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Arrestati dieci anarco-insurrezionalisti
Accusati di aver compiuto gli attentati al tribunale di Viterbo e al ministero della Giustizia. Pisanu: «Operano con un doppio livello»
ROMA -Dieci anarco-insurrezionalisti sono stati arrestati all'alba nel corso di un'operazione coordinata dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione in collaborazione con la Digos di Roma. Sono state 84 le perquisizioni domiciliari eseguite in varie regioni italiane. Gli arrestati sono accusati dell'attentato esplosivoal tribunale penale di Viterbo avvenuto nel gennaio 2004 e quattro di loro anche del fallito attentato al Centro servizi sociali per adulti del ministero della Giustizia, messo in atto sempre a Viterbo, il 23 ottobre 2003. Alle indagini ha lavorato un gruppo ad hoc costituito a Viterbo e composto da funzionari dell'antiterrorismo della Digos e del Servizio polizia postale e delle comunicazioni.
Gli arrestati sono ritenuti responsabili di associazione sovversiva costituitasi in banda armata. Per tre di loro fermati a Viterbo - Claudia Cospito, Stefano Del Moro e Massimo Leonardi - il capo d'imputazione è «l'aver costituito, organizzato e partecipato a un'associazione diretta a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali costituiti nello Stato, a compiere atti di violenza con fini di eversione dell'ordine democratico, strutturata in modo composito e compartimentato, secondo lo schema eversivo del doppio livello, ed incentrata sulla costituzione di gruppi di affinità». A Pescara invece sono state arrestate Daniela Cremonesi e Valentina Speziale.
PISANU: «TECNICA DEL DOPPIO LIVELLO» - «Gli anarco-insurrezionalisti agiscono con la tecnica del "doppio livello" (palese e occulto), sia intervenendo con violenza nelle pubbliche manifestazioni, sia compiendo atti terroristici quasi sempre rivendicati». E' stato questo il commento all'operazione del ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu.
«L' evidenza di questa modalità operativa - ha aggiunto il ministro - non dovrebbe più consentire a nessuno di ignorare o sottovalutare il potenziale eversivo che può nascondersi nei cosiddetti episodi di violenza minore e di illegalità diffusa».
21 INDAGATI ANCHE A BOLOGNA - Solom nella città di Bologna sono 21 gli indagati nell'inchiesta della procura legati ad ambienti anarchici, con l'accusa di associazione finalizzata all'eversione dell'ordine democratico, che hanno fatto scattare 84 perquisizioni in varie regioni d'Italia. A quanto si è appreso, sarebbero state perquisite solo abitazioni private, e non centri sociali: sequestrato numeroso materiale ritenuto utile alle indagini. Trentanove le perquisizioni avvenute a Bologna e Provincia: le altre sono state effettuate a Pescara, Teramo, Chieti, Roma, Latina, Frosinone, Reggio Calabria, Torino, Pesaro-Urbino, Firenze, Pistoia, Ancona, L'Aquila, Lecco, Macerata e Reggio Emilia. Nel mirino degli inquirenti, l'organizzazione eversiva Fai - Federazione anarchica informale - e in particolare uno dei gruppi che si riconoscono sotto questa sigla, la Cooperativa Artigiana Fuoco e affini che esordì il 18 luglio 2001 in via dei Terribilia a Bologna con una pentola esplosiva fatta ritrovare vicino alla Questura di Bologna su una bicicletta. Numerosi gli episodi a cui si riferiscono le indagini: dal plico esplosivo fatto recapitare il 27 dicembre 2003 a Bologna all'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi, fino agli ultimi fatti rivendicati nel 2004 - libri bomba fatti recapitare ai vertici delle istituzioni europee - e all'ultimo libro esplosivo arrivato lo scorso 24 maggio al Cpt di Modena.