IpseDixit
26-05-2005, 10:54
Sull'uccisione del funzionario del Sismi Nicola Calipari il Manifesto rivela di aver appreso "alcune novità che smentiscono la versione dei fatti data dalle autorità militari americane". In particolare, scrive il quotidiano, "dai primi rilievi balistici emerge che a sparare furono due armi e non una sola, come afferma il rapporto Usa".
"I colpi che uccisero Nicola Calipari e ferirono la nostra inviata partirono da due diverse armi americane, la mitragliera del blindato e un fucile mitragliatore" scrive il quotidiano in prima pagina sotto il titolo "Doppio fuoco". "E' ciò che emerge dai primi rilievi dei periti balistici italiani. Che così smentiscono la relazione dei comandi Usa e, con essa, la tesi dello 'sfortunato incidente'".
"Due armi diverse. Forse perfino di tipo diverso, la mitragliera del blindato e un fucile mitragliatore impugnato da un uomo a terra". Questo il nuovo scenario della dinamica relativa alla sparatoria a Bagdad, in cui morì Nicola Calipari, subito dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, raccontato dal Manifesto.
Una ricostruzione che arriva "dagli accertamenti tecnici e balistici in corso a Roma sull'auto, ordinati dalla procura nell'ambito dell'indagine giudiziaria sull'omicidio di Calipari e il tentato omicidio di Giuliana Sgrena e del funzionario del Sismi che era alla guida".
"La sera del 4 marzo" scrive il quotidiano "sulla rampa che porta alla Irish route diretta all'aeroporto di Bagdad, la Toyota Corolla con a bordo Nicola Calipari e Giuliana Sgrena è stata colpita da proiettili che non provenivano dalla stessa arma. Il soldato Mario Lozano non è stato l'unico a sparare".
"Contro gli italiani" si legge ancora, "ha fatto fuoco almeno un altro militare della pattuglia che presidiava il posto di blocco 'volante' numero 541. Cade così ogni residua parvenza di attendibilità per il rapporto conclusivo della commissione d'inchiesta statunitense, quello che i rappresentanti italiani hanno rifiutato di sottoscrivere per presentare una loro autonoma relazione".
"Il professor Domenico Compagnini nostro consulente tecnico ha rinvenuto sull'auto un frammento di proiettile" spiega l'avvocato Alessandro Gamberini che assiste Giuliana Sgrena. "Un frammento" dice il legale citato nell'articolo, "sufficientemente grande per poter rilevare la rigatura, l'impronta che permette ai balistici di identificare l'arma che ha sparato. Il frammento tra i vetri dei finestrini o del parabrezza".
E, aggiunge l'avvocato Gamberini, "il professore ha potuto compararlo, al microscopio, con il proiettile estratto durante l'autopsia di Nicola Calipari e appartenente al proiettile che l'ha ucciso. Le rigature del frammento non coincidono con quelle del proiettile, sono incompatibili".
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/esteri/niccal5/doppiospari/doppiospari.html
"I colpi che uccisero Nicola Calipari e ferirono la nostra inviata partirono da due diverse armi americane, la mitragliera del blindato e un fucile mitragliatore" scrive il quotidiano in prima pagina sotto il titolo "Doppio fuoco". "E' ciò che emerge dai primi rilievi dei periti balistici italiani. Che così smentiscono la relazione dei comandi Usa e, con essa, la tesi dello 'sfortunato incidente'".
"Due armi diverse. Forse perfino di tipo diverso, la mitragliera del blindato e un fucile mitragliatore impugnato da un uomo a terra". Questo il nuovo scenario della dinamica relativa alla sparatoria a Bagdad, in cui morì Nicola Calipari, subito dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, raccontato dal Manifesto.
Una ricostruzione che arriva "dagli accertamenti tecnici e balistici in corso a Roma sull'auto, ordinati dalla procura nell'ambito dell'indagine giudiziaria sull'omicidio di Calipari e il tentato omicidio di Giuliana Sgrena e del funzionario del Sismi che era alla guida".
"La sera del 4 marzo" scrive il quotidiano "sulla rampa che porta alla Irish route diretta all'aeroporto di Bagdad, la Toyota Corolla con a bordo Nicola Calipari e Giuliana Sgrena è stata colpita da proiettili che non provenivano dalla stessa arma. Il soldato Mario Lozano non è stato l'unico a sparare".
"Contro gli italiani" si legge ancora, "ha fatto fuoco almeno un altro militare della pattuglia che presidiava il posto di blocco 'volante' numero 541. Cade così ogni residua parvenza di attendibilità per il rapporto conclusivo della commissione d'inchiesta statunitense, quello che i rappresentanti italiani hanno rifiutato di sottoscrivere per presentare una loro autonoma relazione".
"Il professor Domenico Compagnini nostro consulente tecnico ha rinvenuto sull'auto un frammento di proiettile" spiega l'avvocato Alessandro Gamberini che assiste Giuliana Sgrena. "Un frammento" dice il legale citato nell'articolo, "sufficientemente grande per poter rilevare la rigatura, l'impronta che permette ai balistici di identificare l'arma che ha sparato. Il frammento tra i vetri dei finestrini o del parabrezza".
E, aggiunge l'avvocato Gamberini, "il professore ha potuto compararlo, al microscopio, con il proiettile estratto durante l'autopsia di Nicola Calipari e appartenente al proiettile che l'ha ucciso. Le rigature del frammento non coincidono con quelle del proiettile, sono incompatibili".
http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/esteri/niccal5/doppiospari/doppiospari.html