easyand
11-05-2005, 18:58
Roma, 10 maggio 2005 - Il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq potrebbe iniziare tra la fine dell'anno e, al massimo, febbraio del 2006.
Il ministro degli Esteri Gianfranco Fini è tornato sulla questione rispondendo alle domande dei giornalisti stranieri alla Stampa Estera di Roma, in occasione della presentazione del libro 'Lo Specchio del mondo - Le ragioni della crisi dell'Onu' di Paolo Mastrolilli.
I tempi del ritiro, ha precisato il vicepremier, coincideranno con l'ultima tappa del percorso indicato dall'Onu nella risoluzione 1546, e cioè le elezioni parlamentari previste per dicembre 2005. "E' tuttavia probabile - ha aggiunto Fini - che il governo iracheno ci chieda di stare un mese in più o un mese in meno, bisogna tener conto dello scenario complessivo e assicurarci che le forze di sicurezza irachene siano in grado di muoversi autonomamente".
Il disimpegno italiano, ha assicurato Fini, "non verrà in ogni caso deciso in modo unilaterale". "Non credo si andrà molto oltre il dicembre del 2005, al massimo gennaio o febbraio del 2006 - ha detto - non credo che le prospettive siano molto più lunghe di questo timing".
Washington interpreta le dichiarazioni di Fini nel senso di un'estensione della missione. Il ruolo dell'Italia in Iraq è "vitale" e la nuova tabella di marcia per il ritiro delle truppe rappresenta "un'estensione del mandato attuale" nell'ambito delle forze della coalizione. Lo ha spiegato Tom Casey, un portavoce del Dipartimento di Stato americano, che ha commentato in questo modo, ringraziando il governo di Roma, le odierne dichiarazioni di Gianfranco Fini.
Sul futuro della missione Antica Babilonia, che vede l'impegno di circa 3.300 uomini basati a Nasiriyah, Berlusconi aveva espresso in una telefonata a metà marzo con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, "l'auspicio di poter di iniziare quanto prima, possibilmente in settembre, un graduale e progressivo rientro del contingente militare italiano dall'Iraq".
Spesso in questo forum si parla della presenza americana in Iraq, ma molto poco di quella Italiana generalizzando troppo tra americani e italiani, voi che ne pensate?
Il ministro degli Esteri Gianfranco Fini è tornato sulla questione rispondendo alle domande dei giornalisti stranieri alla Stampa Estera di Roma, in occasione della presentazione del libro 'Lo Specchio del mondo - Le ragioni della crisi dell'Onu' di Paolo Mastrolilli.
I tempi del ritiro, ha precisato il vicepremier, coincideranno con l'ultima tappa del percorso indicato dall'Onu nella risoluzione 1546, e cioè le elezioni parlamentari previste per dicembre 2005. "E' tuttavia probabile - ha aggiunto Fini - che il governo iracheno ci chieda di stare un mese in più o un mese in meno, bisogna tener conto dello scenario complessivo e assicurarci che le forze di sicurezza irachene siano in grado di muoversi autonomamente".
Il disimpegno italiano, ha assicurato Fini, "non verrà in ogni caso deciso in modo unilaterale". "Non credo si andrà molto oltre il dicembre del 2005, al massimo gennaio o febbraio del 2006 - ha detto - non credo che le prospettive siano molto più lunghe di questo timing".
Washington interpreta le dichiarazioni di Fini nel senso di un'estensione della missione. Il ruolo dell'Italia in Iraq è "vitale" e la nuova tabella di marcia per il ritiro delle truppe rappresenta "un'estensione del mandato attuale" nell'ambito delle forze della coalizione. Lo ha spiegato Tom Casey, un portavoce del Dipartimento di Stato americano, che ha commentato in questo modo, ringraziando il governo di Roma, le odierne dichiarazioni di Gianfranco Fini.
Sul futuro della missione Antica Babilonia, che vede l'impegno di circa 3.300 uomini basati a Nasiriyah, Berlusconi aveva espresso in una telefonata a metà marzo con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, "l'auspicio di poter di iniziare quanto prima, possibilmente in settembre, un graduale e progressivo rientro del contingente militare italiano dall'Iraq".
Spesso in questo forum si parla della presenza americana in Iraq, ma molto poco di quella Italiana generalizzando troppo tra americani e italiani, voi che ne pensate?