IpseDixit
11-05-2005, 12:43
MILANO - C'è chi nega tutto, come Massimo D'Alema. C'è chi, come Romano Prodi, riduce tutto a una faccenda da nove milioni di vecchie lire. Sono i verbali dei politici chiamati in causa da Calisto Tanzi per i finanziamenti di Parmalat alla politica. E tra questi verbali spicca quello di Gianni Alemanno, ministro delle politiche agricole, esponente di punta di An.
Alemanno è, nei verbali di Tanzi, il politico nella situazione più difficile, perché l'inventore di Parmalat mette in collegamento diretto i quattrini con un favore preciso ottenuto dal gruppo di Collecchio: il via libera ministeriale al latte Frescoblù, il prodotto varato da Parmalat tra polemiche di ogni tipo.
Interrogato dal procuratore di Parma Vito Zincani, Alemanno ammette di essere stato a conoscenza dei finanziamenti a favore di Area, la rivista della sua corrente. Ma giura di aver creduto che venissero da Romano Bernardoni (proprietario di un concessionario di automobili). Che in effetti era il collaboratore di Tanzi presente all'incontro sul Frescoblù. Ma che, secondo il ministro, quei soldi li tirava fuori di tasca propria: anche se a fatturarli era la Bonatti, una società di Tanzi.
"Non ho intrattenuto con Tanzi relazioni particolari - dichiara a verbale Alemanno - che non fossero nell'ambito di normali rapporti con imprenditori del settore, e, in un caso, in occasione di una cena. Conosco invece Bernardoni da diverso tempo essendosi lui presentato come persona di destra, imprenditore dinamico molto vicino alle posizioni politiche del mio partito (...) pur sapendo che collaborava con Tanzi non si è mai presentato a me come emissario del gruppo Parmalat. Per quanto riguarda la vicenda del latte Frescoblù, il mio interessamento rientra nell'ambito dei doveri di un Ministro per le politiche agricole. Infatti si rappresentava che la più grande industria agroalimentare italiana vedeva danneggiata la sua immagine e i suoi interessi industriali perché un prodotto, peraltro ritenuto da tutti di ottima qualità, non poteva venire venduto in Italia. La questione mi venne posta da una delegazione della Parmalat, presente lo stesso Calisto Tanzi (e mi pare di ricordare che ci fosse anche il Bernardoni) nel corso di una fiera nel Nord Italia. Invitammo la Parmalat ad avviare l'iter amministrativo per ottenere l'autorizzazione, al termine dell'iter si accertò che il prodotto presentava tutti i requisiti per essere commercializzato come fresco. Tutta questa vicenda è avvenuta nel solo interesse generale dell'economia nazionale e nessuna contropartita, favore o compenso è stato erogato da Parmalat o da chiunque altro (...) È vero invece che Bernardoni del tutto spontaneamente e di sua iniziativa mi disse che voleva dare un sostegno al partito. Sapendo che la rivista Area non aveva molte risorse, gli ho suggerito di trovare un finanziamento pubblicitario. Proprio perché c'era stata questa vicenda del latte microfiltrato mi raccomandai di non chiedere contributi alla Parmalat per evitare che qualcuno potesse associare impropriamente il nome Parmalat all'esito dell'iter amministrativo. Bernardoni mi disse che era un'impresa non riconducibile alla Parmalat. Quanto alla Bonatti, impresa che fece l'inserzione sulla rivista citata, non sapevo che Tanzi ne fosse uno degli azionisti (...) non sapevo che la segretaria di Bernardoni fosse stata invitata a triturare la documentazione inerente il latte, non capisco la ragione per cui egli possa avere dato un simile ordine (...) quanto alle telefonate che Bernardoni ha fatto numerosissime sulle utenze del ministero delle Politiche agricole ed anche su un cellulare di servizio a me intestato, non c'è niente di strano perché egli mi chiamava spesso proponendosi come mio amico".
Ora queste dichiarazioni di Alemanno andranno vagliate dal Tribunale dei ministri, cui sono state trasmesse per competenza. Per Tanzi, invece, la Procura ha già deciso di chiedere il rinvio a giudizio per finanziamento illecito dei partiti. Nessun processo, però, per gli altri politici finanziati. Romano Prodi ha ammesso solo di aver lecitamente preso 9 milioni di lire, negando con fermezza di avere ricevuto 50mila euro tra il 2002 e il 2003 attraverso il suo ex collaboratore Gianni Pecci "con i quale da diversi anni non ho più alcun rapporto politico e professionale" e di non sapersi spiegare il motivo delle dichiarazioni di un collaboratore di Tanzi. Massimo D'Alema ha ammesso solo un acquisto di pubblicità nel 2002 da 50 milioni di lire alla rivista della fondazione Italiani Europei; per gli anni successivi gli spazi acquistati da Parmalat non vennero mai pagati e la Fondazione si è pertanto rivolta al curatore del crac, Enrico Bondi.
http://finanza.espressonline.it/scripts/cligipsw.dll?app=KWF&tpl=kwfinanza%5Cdettaglio_news.tpl&del=20050511&fonte=RPB&codnews=313182
Alemanno è, nei verbali di Tanzi, il politico nella situazione più difficile, perché l'inventore di Parmalat mette in collegamento diretto i quattrini con un favore preciso ottenuto dal gruppo di Collecchio: il via libera ministeriale al latte Frescoblù, il prodotto varato da Parmalat tra polemiche di ogni tipo.
Interrogato dal procuratore di Parma Vito Zincani, Alemanno ammette di essere stato a conoscenza dei finanziamenti a favore di Area, la rivista della sua corrente. Ma giura di aver creduto che venissero da Romano Bernardoni (proprietario di un concessionario di automobili). Che in effetti era il collaboratore di Tanzi presente all'incontro sul Frescoblù. Ma che, secondo il ministro, quei soldi li tirava fuori di tasca propria: anche se a fatturarli era la Bonatti, una società di Tanzi.
"Non ho intrattenuto con Tanzi relazioni particolari - dichiara a verbale Alemanno - che non fossero nell'ambito di normali rapporti con imprenditori del settore, e, in un caso, in occasione di una cena. Conosco invece Bernardoni da diverso tempo essendosi lui presentato come persona di destra, imprenditore dinamico molto vicino alle posizioni politiche del mio partito (...) pur sapendo che collaborava con Tanzi non si è mai presentato a me come emissario del gruppo Parmalat. Per quanto riguarda la vicenda del latte Frescoblù, il mio interessamento rientra nell'ambito dei doveri di un Ministro per le politiche agricole. Infatti si rappresentava che la più grande industria agroalimentare italiana vedeva danneggiata la sua immagine e i suoi interessi industriali perché un prodotto, peraltro ritenuto da tutti di ottima qualità, non poteva venire venduto in Italia. La questione mi venne posta da una delegazione della Parmalat, presente lo stesso Calisto Tanzi (e mi pare di ricordare che ci fosse anche il Bernardoni) nel corso di una fiera nel Nord Italia. Invitammo la Parmalat ad avviare l'iter amministrativo per ottenere l'autorizzazione, al termine dell'iter si accertò che il prodotto presentava tutti i requisiti per essere commercializzato come fresco. Tutta questa vicenda è avvenuta nel solo interesse generale dell'economia nazionale e nessuna contropartita, favore o compenso è stato erogato da Parmalat o da chiunque altro (...) È vero invece che Bernardoni del tutto spontaneamente e di sua iniziativa mi disse che voleva dare un sostegno al partito. Sapendo che la rivista Area non aveva molte risorse, gli ho suggerito di trovare un finanziamento pubblicitario. Proprio perché c'era stata questa vicenda del latte microfiltrato mi raccomandai di non chiedere contributi alla Parmalat per evitare che qualcuno potesse associare impropriamente il nome Parmalat all'esito dell'iter amministrativo. Bernardoni mi disse che era un'impresa non riconducibile alla Parmalat. Quanto alla Bonatti, impresa che fece l'inserzione sulla rivista citata, non sapevo che Tanzi ne fosse uno degli azionisti (...) non sapevo che la segretaria di Bernardoni fosse stata invitata a triturare la documentazione inerente il latte, non capisco la ragione per cui egli possa avere dato un simile ordine (...) quanto alle telefonate che Bernardoni ha fatto numerosissime sulle utenze del ministero delle Politiche agricole ed anche su un cellulare di servizio a me intestato, non c'è niente di strano perché egli mi chiamava spesso proponendosi come mio amico".
Ora queste dichiarazioni di Alemanno andranno vagliate dal Tribunale dei ministri, cui sono state trasmesse per competenza. Per Tanzi, invece, la Procura ha già deciso di chiedere il rinvio a giudizio per finanziamento illecito dei partiti. Nessun processo, però, per gli altri politici finanziati. Romano Prodi ha ammesso solo di aver lecitamente preso 9 milioni di lire, negando con fermezza di avere ricevuto 50mila euro tra il 2002 e il 2003 attraverso il suo ex collaboratore Gianni Pecci "con i quale da diversi anni non ho più alcun rapporto politico e professionale" e di non sapersi spiegare il motivo delle dichiarazioni di un collaboratore di Tanzi. Massimo D'Alema ha ammesso solo un acquisto di pubblicità nel 2002 da 50 milioni di lire alla rivista della fondazione Italiani Europei; per gli anni successivi gli spazi acquistati da Parmalat non vennero mai pagati e la Fondazione si è pertanto rivolta al curatore del crac, Enrico Bondi.
http://finanza.espressonline.it/scripts/cligipsw.dll?app=KWF&tpl=kwfinanza%5Cdettaglio_news.tpl&del=20050511&fonte=RPB&codnews=313182