View Full Version : Novell Linux guarda la Cina
Redazione di Hardware Upg
10-05-2005, 16:30
Link alla notizia: http://www.hwupgrade.it/news/lnx/14586.html
Novell ha dichiarato di essere particolarmente interessata al mercato cinese in cui vuole conquistare una considerevole fetta di market share in ambito Linux
Click sul link per visualizzare la notizia.
Onda Vagabonda
10-05-2005, 18:25
Niente di inaspettato, il mondo asiatico è il mercato del futuro (molto prossimo)
JohnPetrucci
10-05-2005, 19:06
Niente di inaspettato, il mondo asiatico è il mercato del futuro (molto prossimo)
Proprio così.
E noi invece lo saremo sempre meno. :( :cry:
F1R3BL4D3
10-05-2005, 19:35
Essendo un mercato relativamente nuovo, le possibiltà di espansione sono maggiori anche per aziende che non detengono il "quasi" monopolio nel resto del mondo.
Quindo Novell si è "buttata a pesce" su questa realtà, e IMHO ha fatto bene.
share_it
10-05-2005, 22:05
chissà se anche la cina è tanto preoccupata per le importazioni? l'europa vende un sacco in cina, limitare le loro importazioni da noi (come vuole tanto la lega) vuol dire sfavorire le imprese che esportano in cina e toglierci dal mercato che nei prossimi anni sarà il piu ricco.
Se si spingesse un po' seriamente sull open source, magari nascerebbe qualche impresa italiana e questo sarebbe un bene per l'economia, specie per il fatto che nel futuro dei mercati c'è linux.
grendinger
11-05-2005, 06:44
chissà se anche la cina è tanto preoccupata per le importazioni? l'europa vende un sacco in cina, limitare le loro importazioni da noi (come vuole tanto la lega) vuol dire sfavorire le imprese che esportano in cina e toglierci dal mercato che nei prossimi anni sarà il piu ricco.
cut
Ehm, forse ti è sfuggito che quello che viene importato dalla Cina costa (all'importatore o all'azienda europea che ha la fabbrica laggiù) 10-100 volte meno che se fosse realizzato sul territorio dell'Unione.
E questo "probabilmente" perchè un operaio lì costa 10 cent all'ora invece che 10 euro o più (e lavora 12-16 ore al giorno senza ferie e riposi, e senza sciperi...)... senza contare che qui ci si deve adeguare a leggi, leggine regolamenti e quant'altro (vedi la 626 per citarne una, che in Cina manco sanno cos'è...).
Secondo te, come convinci un'azienda a mantenere l'unità produttiva in Europa a queste condizioni?
E non sperare nelle spese di spedizione...
Far viaggiare un container via nave costa sui 2000 euro; una vera sciocchezza!
Gli USA hanno imposto i dazi per l'acciaio importato da oltre confine... guarda caso il settore della produzione acciaifera interno si è rilanciato immediatamente.
L'Europa (e non l'Italia da sola...) deve fare altrettanto, altrimenti prima o poi tutte le grosse realtà produttive si sposteranno in quelle zone, con tutte le ovvie ripercussioni sull'indotto e quindi sull'occupazione.
E' inevitabile quanto lapalissiano...
Non mi pare auspicabile voler essere presenti sul mercato asiatico pagando il prezzo di un crollo dell'occupazione qui da noi.
Meglio cercare di "equilibrare" la situazione, anche forzando la mano attraverso dazi e balzelli vari sull'importazione di beni prodotti laggiù (anche perchè poi vengono venduti allo stesso prezzo che se fossero prodotti qui!).
Ciauz
magilvia
11-05-2005, 07:44
L'Europa (e non l'Italia da sola...) deve fare altrettanto, altrimenti prima o poi tutte le grosse realtà produttive si sposteranno in quelle zone, con tutte le ovvie ripercussioni sull'indotto e quindi sull'occupazione.
Sciocchezze. Come la storia insegna il protezionismo a lungo andare ha sempre peggiorato le cose.
Capitan Biglio
11-05-2005, 08:17
Fanno bene lanciarsi nel mercato cinese: magari, in questa modo e con quei numeri un giorno riusciranno a riequilibrare il mercato.
Per quanto riguarda imp/exp cinese: guardate che la loro moneta (legatissima al dollaro) è svalutata del 60%. Anche questo è uno dei motivi del basso costo della loro produzione...
JohnPetrucci
11-05-2005, 10:55
cut
Ehm, forse ti è sfuggito che quello che viene importato dalla Cina costa (all'importatore o all'azienda europea che ha la fabbrica laggiù) 10-100 volte meno che se fosse realizzato sul territorio dell'Unione.
E questo "probabilmente" perchè un operaio lì costa 10 cent all'ora invece che 10 euro o più (e lavora 12-16 ore al giorno senza ferie e riposi, e senza sciperi...)... senza contare che qui ci si deve adeguare a leggi, leggine regolamenti e quant'altro (vedi la 626 per citarne una, che in Cina manco sanno cos'è...).
Secondo te, come convinci un'azienda a mantenere l'unità produttiva in Europa a queste condizioni?
E non sperare nelle spese di spedizione...
Far viaggiare un container via nave costa sui 2000 euro; una vera sciocchezza!
Gli USA hanno imposto i dazi per l'acciaio importato da oltre confine... guarda caso il settore della produzione acciaifera interno si è rilanciato immediatamente.
L'Europa (e non l'Italia da sola...) deve fare altrettanto, altrimenti prima o poi tutte le grosse realtà produttive si sposteranno in quelle zone, con tutte le ovvie ripercussioni sull'indotto e quindi sull'occupazione.
E' inevitabile quanto lapalissiano...
Non mi pare auspicabile voler essere presenti sul mercato asiatico pagando il prezzo di un crollo dell'occupazione qui da noi.
Meglio cercare di "equilibrare" la situazione, anche forzando la mano attraverso dazi e balzelli vari sull'importazione di beni prodotti laggiù (anche perchè poi vengono venduti allo stesso prezzo che se fossero prodotti qui!).
Ciauz
Quoto e concordo pienamente. ;)
grendinger
11-05-2005, 13:19
Sciocchezze. Come la storia insegna il protezionismo a lungo andare ha sempre peggiorato le cose.
Ah già, infatti l'aver lasciato campo libero ai produttori di zone con manodopera a basso costo ha portato all'attuale boom economico non solo europeo, ma addirittura planetario...
Cos'è, vivi fuori dalla reatà?
Per fortuna la mia azienda non ha subito la recessione, ma i clienti eccome...
Attuare politiche protettive in questo momento è necessario, altrimenti sì che le cose non faranno altro che peggiorare!
A meno che tu non sia dell'idea di ridurre diciamo del 99% il salario dei dipendenti, di innalzare l'orario di lavoro da 40 a 80-100 ore settimanali, di ridurre le ferie a 1-2 giorni l'anno, di eliminare le contribuzioni previdenziali e antinfortunistiche, di evitare l'adeguamento dei posti di lavoro alle minime regole sulla sicurezza, ecc. ecc. ecc.
Ultima alternativa, chiuduamo tutte le sedi produttive europee e ci spostiamo tutti in Cina a lavorare.
Mah, difficile scegliere, eh?
Ciauz
DioBrando
11-05-2005, 14:17
Essendo un mercato relativamente nuovo, le possibiltà di espansione sono maggiori anche per aziende che non detengono il "quasi" monopolio nel resto del mondo.
Quindo Novell si è "buttata a pesce" su questa realtà, e IMHO ha fatto bene.
soprattutto se come scrivono bene nella notizia
succede ad esempio che Microsoft in tale realtà non riesca ad affermarsi mentre altre soluzioni linux-based siano capaci di conquistare il mercato.
questo perchè 1) Linux si propone come un SO modellabile in base alle esigenze dei consumatori cinesi ( e le recenti alleanze strette con la Sun e il JDE ne sono un esempio)
2) la Microsoft con la sua politica di imposizione dei prezzi e la sua ingombrante presenza sul mercato appare agli occhi dei cinesi come una sorta di nuovo impero colonialista, anche se commerciale.
Di conseguenza sn +ttosto malvisti agli occhi dei cinesi, intesi come consumatori, i quali è bene ricordare hanno un fortissimo spirito nazionalista.
magilvia
12-05-2005, 09:04
Mah, difficile scegliere, eh?
Ma certo che per te non è difficile scegliere, visto che sei a capo di un'azienda! Il protezionismo porta vantaggi immediati sopratutto al portafoglio delle aziende odierne. Ma io non sono egocentrico e penso anche al futuro. Ripeto: come la storia insegna il protezionismo porta ad arretratezza, ci toglie competitività e a lungo andare è un disastro. Invece di protegettere le aziende con tasse di stampo medioevale bisogna investire in innovazione e tecnologia.
Ultima alternativa, chiuduamo tutte le sedi produttive europee e ci spostiamo tutti in Cina a lavorare.
Esatto! Lasciamo che i cinesi siano la nostra manovalonza e formiamo i nostri lavoratori in modo sempre più professionale e di alto livello per avere dirigenti, ingegneri e ricercatori. Allora si che l'economia si risolleverebbe.
Peccato che la lungimiranza sia un dono raro..
grendinger
12-05-2005, 11:11
Ma certo che per te non è difficile scegliere, visto che sei a capo di un'azienda! Il protezionismo porta vantaggi immediati sopratutto al portafoglio delle aziende odierne. Ma io non sono egocentrico e penso anche al futuro. Ripeto: come la storia insegna il protezionismo porta ad arretratezza, ci toglie competitività e a lungo andare è un disastro. Invece di protegettere le aziende con tasse di stampo medioevale bisogna investire in innovazione e tecnologia.
Egocentrismo sarebbe pensare alle proprie tasche e strafregarsene della gente che resta a piedi perchè i grandi gruppi pigliano e portano le linee di produzione "dentro la Grande Muraglia".
E' più egoistico comunicare a centinaia di dipendenti "ciao belli io vado in Cina a produrre e voi arrangiatevi" o cercare soluzioni a difesa dell'occupazione, soprattutto nazionale, ma non solo, anche se "di stampo medievale" (sic!)?
Come fai a dire che ci torrebbe competitività?
Già adesso non siamo più competitivi; produrre in Europa costa troppo, c'è poco da dire, è sotto gli occhi di tutti.
La tecnologia e l'innovazione non servono a nulla se son fini a sè stesse.
Per generare ricchezza vanno affiancate alla produzione, ma se questa è in Cina, qui al massimo con quelle riempi le tasche di quei pochi che lavorano in poche aziende che di questo si occupano, non certo degli operai rimasti "a piedi".
Esatto! Lasciamo che i cinesi siano la nostra manovalonza e formiamo i nostri lavoratori in modo sempre più professionale e di alto livello per avere dirigenti, ingegneri e ricercatori. Allora si che l'economia si risolleverebbe.
Peccato che la lungimiranza sia un dono raro..
[/QUOTE]
Ah ecco.
I dazi sono misure "medievali", mentre sfruttare la manovalanza a basso costo adesso diventa il non plus ultra della civiltà e dello sviluppo economico equo.
Come fa l'economia a risollevarsi se diventiamo (come dici tu) una nazione (o un continente) di "cervelloni"?
Vivaddio c'è chi è portato per lavori "di testa" e chi "di mano"!
Se fossimo tutti "colletti o camici bianchi", che peso avrebbe la preparazione?
Nessuno, perchè l'eccesso di offerta fa calare il prezzo, e questo vorrebbe dire che avresti sfilze di "sapientoni" sottopagati perchè "tanto ce n'è finchè voglio..." .
E poi cosa fai?
Li spedisci tutti di là a insegnare ai "poveri cinesi ignoranti" come si lavora sul serio?
Credi sia questa la strada?
Forse non lo sai, ma più di un'azienda che ha seguito questa strada si è presa una bella inc..ata.
Hanno portato di là linee, ingegneri e dirigenti e poi, quando i cinesini hanno acquisito il know-how (perchè son tutt'altro che stupidi, anzi, imparano alla grande...), si son ritrovati sbattuti fuori senza tanti complimenti, col solo risultato di aver creato un competitor inarrivabile in qunto padrone delle stesse tecnologie e con costi ridicoli.
Vieni tu a spiegare agli operai (ex, anzi) che so, della DeLonghi, le tue teorie sulla manovalanza cinese; vediamo cosa ne pensano.
Prova a spiegarle ai dipendenti della Geox, anch'essa in odore di trasferimento...
Vuoi venire a vedere lo stabilimento principale dellla Lotto (sì, proprio quella dell'abbigliamento sportivo)?
Sai cosa c'è dentro?
Una linea automatizzata per la cellophanatura dei prodotti e per l'inscatolamento; operai alla linea? 2 o 3 al massimo
Basta; la produzione è in Romania (per ora...).
E di esempi ce n'è a iosa...
Se il discorso dazi non piace si potrebbe seguire un'altra strada: imporre che le merci importate in Europa siano prodotte "secondo criteri europei", in materia di sicurezza, previdenza, antinfortunistica, salario, ferie, orario di lavoro, ecc. ecc. L'adeguamento innalzerebbe sicuramente i costi alla fonte e così magari ci guadagnano tutti: noi ci teniamo le nostre industrie e i nostri posti di lavoro e i cinesi lavorerebbero in condizioni "umane".
Comunque qualcosa bisogna fare.
Giocare solo sulla qualità (spesso più presunta che reale) non è sufficiente.
Siamo sicuri che tutti sono disposti a spendere il doppio (minimo) per una qualsiasi cosa solo perchè "di qualità europea"?
Mah, ho i miei seri dubbi; i soldi son soldi, per tutti.
Ciauz
magilvia
12-05-2005, 16:13
Do' solo degli spunti perchè sta diventando una discussione sterile.
- Non ho detto di esportare cervelli nè tecnologia, solo lavoro che richiede bassa preparazione
- E' vero che se abbiamo troppi colletti e camici bianchi essi verrebbero pagati meno, ma almeno avrebbero più lavoro che se fossero operai.
- Non ho detto che è una transizione da fare all'istante. Nessun operaio da mandare a casa! Semplicemente i figli degli operai di adesso sarebbero sempre meno operai. Una lenta transizione verso la specializzazione di alto livello insomma.
- Non so bene se possa essere uno sviluppo equo come mi fai notare. MI verrebbe però da pensare che forse un operaio cinese pagato da un'azienda italiana starebbe meglio che se fosse dipendente di un azienda cinese.
grendinger
12-05-2005, 17:08
Do' solo degli spunti perchè sta diventando una discussione sterile.
>E' uno scambio di opinioni; se restiamo in un tono civile, secondo me può solo portare un contributo.
- Non ho detto di esportare cervelli nè tecnologia, solo lavoro che richiede bassa preparazione
>Il punto è che la cosa è iniziata così, ma poi, visto che anche la "fase hi-tech" costa molto meno in Cina, le aziende hanno deciso di spostare di là anche quella parte. E continuano a farlo.
Sento spesso di gente che ha due alternative: o si trasferisce in Cina o cambia lavoro. Parliamo di 40enni ingegneri (o dirigenti) con moglie e figli... Se non vanno, che alternative hanno?
- E' vero che se abbiamo troppi colletti e camici bianchi essi verrebbero pagati meno, ma almeno avrebbero più lavoro che se fossero operai.
>Non si può avere solo la specializzazione, la ricerca, lo sviluppo, perchè senza la produzione "bassa", nel momento in cui dall'altra parte acquisiscono know-how, si rimane a piedi, perchè le competenze non sono più necessarie.
- Non ho detto che è una transizione da fare all'istante. Nessun operaio da mandare a casa! Semplicemente i figli degli operai di adesso sarebbero sempre meno operai. Una lenta transizione verso la specializzazione di alto livello insomma.
>Come sopra. Certo è augurabile che una parte della forza lavoro sia sempre più specializzata, ma non può esserlo tutta, nè subito, nè con il tempo.
- Non so bene se possa essere uno sviluppo equo come mi fai notare. MI verrebbe però da pensare che forse un operaio cinese pagato da un'azienda italiana starebbe meglio che se fosse dipendente di un azienda cinese.
>Il problema è che qualunque sia la nazionalità dell'azienda, questa si adegua ai canoni della realtà in cui si trova.
Questo vuol dire che gli operai saranno trattati allo stesso modo, dovunque lavorino.
Magari otterranno più "rispetto", ma non certo stipendi più alti, più garanzie o orari più decenti.
E non vedo quale imprenditore farebbe questo di sua iniziativa...
Ah, non che l'idea di balzellare di quà e di là mi sconfiferi poi tantissimo, ma nella contingenza della situazione può essere un tampone, un freno alla discesa dell'economia.
Temporaneo, s'intende...
Sono necessari interventi strutturali e progetti a lungo termine, questo è pacifico, ma purtroppo non possiamo permetterci di aspettarne gli effetti (sì e no sono in attuazione...) .
CIAUZ
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