Hal2001
01-04-2005, 01:24
Appalti, troppi i ribassi anomali
Allarme dai costruttori siciliani
Il mercato delle opere pubbliche isolano è turbato da troppe anomalie. Lo sostiene l'Ance Sicilia che proporrà inieme ad altre organizzazioni delle norme da inserire nella legge regionale in tema di opere publiche. La media dei ribassi di aggiudicazione delle gare in tre anni è aumentata del 23 per cento
Il mercato delle opere pubbliche in Sicilia è turbato da troppe anomalie. Lo sostiene l'Ance Sicilia che proporrà inieme ad altre organizzazioni delle norme da inserire nella legge regionale in tema di opere publiche. Secondo i dati raccolti dall'associazione costruttori edili e diffusi dal presidente dell'associazione Salvatore arcolito «nell'ultimo triennio la media dei ribassi di aggiudicazione delle gare d'appalto nell'Isola è lievitata in maniera esponenziale, passando dall'1,56% del 2002 (era ancora in vigore la legge 21 del 1998) al 14,47% della fine dello stesso anno (quando entrò in vigore la legge 7), al 18,13% nel 2003, al 21,03% nel 2004 e a circa il 25% nel primo trimestre de 2005. Si può ben parlare di ribassi anomali, che arrecano danno alle imprese sane rispettose della concorrenza».
L'attuale normativa regionale, per l'associazione costruttori, non riesce ad arginare l'evoluzione negativa di questo fenomeno e ha favorito anche la concentrazione della gran parte delle risorse disponibili, quasi la metà, su poche grandi opere pubbliche. Nel 2004 su un totale di 1.071 pubblici incanti per 1 miliardo e 638 milioni di euro, sono state bandite 41 gare con importo superiore ai 5 milioni di euro che hanno assorbito risorse per 726,6 milioni di euro, pari al 44,34%: una «torta» cui hanno potuto ambire per lo più grandi aziende non siciliane. Il sistema delle piccole e medie imprese locali ha potuto partecipare solo a 19 gare di importo inferiore ai 150 mila euro (totale un milione e 712 mila euro) e a 1.011 gare per un totale di 910 milioni, facendo i conti con una concorrenza ampia e agguerrita.
Sotto il vigente regime normativo, non si bandiscono quasi più opere di importo inferiore ai 150 mila euro: sono state esperite 458 gare nel 2002, 22 nel 2003 e 19 nel 2004. Gli importi sono aumentati del 27,69%, quelli medi erano di 738 mila euro nel 2002, di 1 milione e 265 mila euro nel 2003, sono passati a 1 milione e 500 mila euro nel 2004. Ance Sicilia, Aniem, Legacoop, Assoedili-Anse-Cna, Casartigiani, Claai e Confartigianato sollecitano al governo regionale e all'Ars una rapida riforma del settore che, oltre ad allinearsi alle evoluzioni del sistema legislativo europeo e nazionale, corregga tutte le anomalie che danneggiano le imprese locali.
In tal senso presenteranno al governo e ai capigruppo dell'Ars 11 emendamenti al disegno di legge già da tempo esitato dalla Quarta commissione legislativa di Palazzo dei Normanni.
In sintesi, per quanto riguarda gli eccessivi ribassi, si propone: di ammettere alle gare solo offerte a tre e non più a due cifre decimali, per evitare il continuo ricorso a sorteggio in caso di più offerte uguali; di eliminare i ribassi «anomali» e limitare le «cordate» ottenendo la media di aggiudicazione tramite il «taglio delle ali» che lascia solo il 50% delle offerte più vicine e fra queste scegliere l'aggiudicataria con il successivo sorteggio casuale delle buste.
E ancora fra le proposte anche quella di rendere obbligatorio l'aggiornamento dei prezzi di progetto che spesso sono redatti molto tempo prima della gara (oggi l'aggiornamento è facoltà dell'ente); di consentire, durante la realizzazione dell'opera, lo svincolo delle garanzie fidejussorie bancarie richieste all'atto dell'aggiudicazione; di prevedere il recepimento automatico nell'ordinamento regionale delle novità legislative varate a livello nazionale.
Per il cartello di associazioni occorre, inoltre, assegnare alla stazione unica appaltante regionale la competenza sugli appalti di importo con limite di 1 milione e 250 mila euro e a quelle provinciali quelle fino a 500 mila euro, assegnando loro anche il compito di redigere il bando di gara (ciò per maggiori controlli, nel periodo 2003-2004 su 2100 gare solo 400 sono rientrate nelle competenze delle sezioni uniche); di eliminare il ritardo provocato dalla verifica del possesso dei requisiti per il 10% dei partecipanti; nei cottimi e nelle trattative private, di portare al 5% la percentuale (oggi 20%) da aggiungere alla media per individuare le offerte anomale; di impegnare l'assessore regionale ai Lavori pubblici ad intervenire sui disciplinari di gara per garantire che il loro espletamento possa esaurirsi in un'unica seduta e nella stessa giornata.
Palermo 31/03/2005 h.15.48.42
http://www.gds.it/read_art.asp?id=54871
Se ne sono accorti solo adesso che un terzo delle piccole imprese, complice anche la stagnazione del mercato, negli ultimi due anni ha chiuso, e molte altre si apprestano a farlo. Le soluzioni per cercare di risollevare almeno il campo edilizio, dando una mano a livello statale, si conoscono, ma non si applicano.
Non capiscono che quando si ferma l'edilizia, si fermano anche i settori collegati e con il tempo non girando più contanti si fermano anche tutti gli altri. Era solo una questione di tempo, così come è una questione di tempo che anche lo stupido popolino che viene distratto da due calci ad un pallone, capisca che questo bel programma di governo 2001-2006: http://www.regione.sicilia.it/Presidenza/programdefin.pdf era un modo come un altro per sporcare dei fogli di carta.
Sono amareggiato non tanto per quello che sta avvenendo, ma perché son conscio che non posso fare nulla per cambiare la situazione.
Allarme dai costruttori siciliani
Il mercato delle opere pubbliche isolano è turbato da troppe anomalie. Lo sostiene l'Ance Sicilia che proporrà inieme ad altre organizzazioni delle norme da inserire nella legge regionale in tema di opere publiche. La media dei ribassi di aggiudicazione delle gare in tre anni è aumentata del 23 per cento
Il mercato delle opere pubbliche in Sicilia è turbato da troppe anomalie. Lo sostiene l'Ance Sicilia che proporrà inieme ad altre organizzazioni delle norme da inserire nella legge regionale in tema di opere publiche. Secondo i dati raccolti dall'associazione costruttori edili e diffusi dal presidente dell'associazione Salvatore arcolito «nell'ultimo triennio la media dei ribassi di aggiudicazione delle gare d'appalto nell'Isola è lievitata in maniera esponenziale, passando dall'1,56% del 2002 (era ancora in vigore la legge 21 del 1998) al 14,47% della fine dello stesso anno (quando entrò in vigore la legge 7), al 18,13% nel 2003, al 21,03% nel 2004 e a circa il 25% nel primo trimestre de 2005. Si può ben parlare di ribassi anomali, che arrecano danno alle imprese sane rispettose della concorrenza».
L'attuale normativa regionale, per l'associazione costruttori, non riesce ad arginare l'evoluzione negativa di questo fenomeno e ha favorito anche la concentrazione della gran parte delle risorse disponibili, quasi la metà, su poche grandi opere pubbliche. Nel 2004 su un totale di 1.071 pubblici incanti per 1 miliardo e 638 milioni di euro, sono state bandite 41 gare con importo superiore ai 5 milioni di euro che hanno assorbito risorse per 726,6 milioni di euro, pari al 44,34%: una «torta» cui hanno potuto ambire per lo più grandi aziende non siciliane. Il sistema delle piccole e medie imprese locali ha potuto partecipare solo a 19 gare di importo inferiore ai 150 mila euro (totale un milione e 712 mila euro) e a 1.011 gare per un totale di 910 milioni, facendo i conti con una concorrenza ampia e agguerrita.
Sotto il vigente regime normativo, non si bandiscono quasi più opere di importo inferiore ai 150 mila euro: sono state esperite 458 gare nel 2002, 22 nel 2003 e 19 nel 2004. Gli importi sono aumentati del 27,69%, quelli medi erano di 738 mila euro nel 2002, di 1 milione e 265 mila euro nel 2003, sono passati a 1 milione e 500 mila euro nel 2004. Ance Sicilia, Aniem, Legacoop, Assoedili-Anse-Cna, Casartigiani, Claai e Confartigianato sollecitano al governo regionale e all'Ars una rapida riforma del settore che, oltre ad allinearsi alle evoluzioni del sistema legislativo europeo e nazionale, corregga tutte le anomalie che danneggiano le imprese locali.
In tal senso presenteranno al governo e ai capigruppo dell'Ars 11 emendamenti al disegno di legge già da tempo esitato dalla Quarta commissione legislativa di Palazzo dei Normanni.
In sintesi, per quanto riguarda gli eccessivi ribassi, si propone: di ammettere alle gare solo offerte a tre e non più a due cifre decimali, per evitare il continuo ricorso a sorteggio in caso di più offerte uguali; di eliminare i ribassi «anomali» e limitare le «cordate» ottenendo la media di aggiudicazione tramite il «taglio delle ali» che lascia solo il 50% delle offerte più vicine e fra queste scegliere l'aggiudicataria con il successivo sorteggio casuale delle buste.
E ancora fra le proposte anche quella di rendere obbligatorio l'aggiornamento dei prezzi di progetto che spesso sono redatti molto tempo prima della gara (oggi l'aggiornamento è facoltà dell'ente); di consentire, durante la realizzazione dell'opera, lo svincolo delle garanzie fidejussorie bancarie richieste all'atto dell'aggiudicazione; di prevedere il recepimento automatico nell'ordinamento regionale delle novità legislative varate a livello nazionale.
Per il cartello di associazioni occorre, inoltre, assegnare alla stazione unica appaltante regionale la competenza sugli appalti di importo con limite di 1 milione e 250 mila euro e a quelle provinciali quelle fino a 500 mila euro, assegnando loro anche il compito di redigere il bando di gara (ciò per maggiori controlli, nel periodo 2003-2004 su 2100 gare solo 400 sono rientrate nelle competenze delle sezioni uniche); di eliminare il ritardo provocato dalla verifica del possesso dei requisiti per il 10% dei partecipanti; nei cottimi e nelle trattative private, di portare al 5% la percentuale (oggi 20%) da aggiungere alla media per individuare le offerte anomale; di impegnare l'assessore regionale ai Lavori pubblici ad intervenire sui disciplinari di gara per garantire che il loro espletamento possa esaurirsi in un'unica seduta e nella stessa giornata.
Palermo 31/03/2005 h.15.48.42
http://www.gds.it/read_art.asp?id=54871
Se ne sono accorti solo adesso che un terzo delle piccole imprese, complice anche la stagnazione del mercato, negli ultimi due anni ha chiuso, e molte altre si apprestano a farlo. Le soluzioni per cercare di risollevare almeno il campo edilizio, dando una mano a livello statale, si conoscono, ma non si applicano.
Non capiscono che quando si ferma l'edilizia, si fermano anche i settori collegati e con il tempo non girando più contanti si fermano anche tutti gli altri. Era solo una questione di tempo, così come è una questione di tempo che anche lo stupido popolino che viene distratto da due calci ad un pallone, capisca che questo bel programma di governo 2001-2006: http://www.regione.sicilia.it/Presidenza/programdefin.pdf era un modo come un altro per sporcare dei fogli di carta.
Sono amareggiato non tanto per quello che sta avvenendo, ma perché son conscio che non posso fare nulla per cambiare la situazione.