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View Full Version : Un altro passo per la DEVOLUTION


William_Wallace
23-03-2005, 13:57
oggi finalmente è stato fatto un passo avanti per la devolution...spero che le altre due votazioni che andranno fatte in seguito avvengano prima della fine di questa legislatura

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/03_Marzo/23/senato.shtml

John Cage
23-03-2005, 13:59
Originariamente inviato da William_Wallace
oggi finalmente è stato fatto un passo avanti per la devolution...spero che le altre due votazioni che andranno fatte in seguito avvengano prima della fine di questa legislatura

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/03_Marzo/23/senato.shtml

io invece spero che quella brutta riforma per di più votata a maggioranza non passi mai.

Bet
23-03-2005, 14:08
l'italia nuova non so se l'avremo, in compenso abbiamo un nuovo parlamento rispetto di primi 50 della repubblica

applausi, cartelli, striscioni, fazzoletti tricolori e uscite dell'aula

http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2005/03/23/0IDSY0FM--180x140.jpg
http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2005/03/23/0IDSVYBM--140x180.jpg

:rolleyes:

tatrat4d
23-03-2005, 14:13
Io avrò scritto centinaia di volte che le mascherate in Parlamento le punirei come si faceva nell'800 (il presidente spegneva le luci, chiudeva le porte e faceva entrare i commessi armati di randella), ma queste sono ancora al limite della decenza. Alla fine siamo passati da cappi e incatenamenti alla bandiera nazionale, è già un passo avanti :p
Sul merito ho ascoltato le dichiarazioni di voto e, almeno sul federalismo e sull'idea del premierato, gli esponenti della maggioranza (D'Onofrio e Nania) mi sono sembrati convincenti. Peccato essersi fermati a metà, vista la fatica fatta e ancora da fare si poteva fare di meglio.

FastFreddy
23-03-2005, 14:15
Devolution?




DEMOLITION casomai! :O

Onisem
23-03-2005, 14:25
A proposito di riforma costituzionale la materia mi sembra abbastanza complessa, forse più di quanto appare, quindi non sono ancora riuscito a formulare un giudizio più o meno fondato a riguardo. Trovo però quasi nemmeno commentabile l'abbassamento dell'età a 21 anni per il parlamento e a 25 per il senato! A cosa diavolo dovrebbe servire, ad infilare figli e nipoti a destra ea manca?

tatrat4d
23-03-2005, 14:30
Originariamente inviato da Onisem
A proposito di riforma costituzionale la materia mi sembra abbastanza complessa, forse più di quanto appare, quindi non sono ancora riuscito a formulare un giudizio più o meno fondato a riguardo. Trovo però quasi nemmeno commentabile l'abbassamento dell'età a 21 anni per il parlamento e a 25 per il senato! A cosa diavolo dovrebbe servire, ad infilare figli e nipoti a destra ea manca?

Figurati che io metterei la stessa sogli per elettorato passivo ed attivo, se figli e nipoti non sono degni tu li puoi non votare, non capisco perchè altri non possano fare una scelta opposta.

LittleLux
23-03-2005, 14:40
Originariamente inviato da Bet
l'italia nuova non so se l'avremo, in compenso abbiamo un nuovo parlamento rispetto di primi 50 della repubblica

applausi, cartelli, striscioni, fazzoletti tricolori e uscite dell'aula

http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2005/03/23/0IDSY0FM--180x140.jpg
http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2005/03/23/0IDSVYBM--140x180.jpg

:rolleyes:

Il punto, semmai, non è tanto criticare questo tipo di protesta (che certo non è dignitosa ne bella a vedersi), ma piuttosto capire che questa è il sintomo di una divisione profonda, profondissima tra maggioranza ed opposizione. In questo clima, qualsiasi riforma costituzionale, tanto più quando riguarda una parte così ampia, profonda e vitale della Costituzione stessa, sarebbe meglio non farla.

Le riforme costituzionali o sono condivise ed accettate da tutti, o sono solo pessime riforme, anche se dagli ottimi contenuti e scritte bene (e non è certamente questo il caso).

Stando così le cose, al primo cambio di maggioranza politica, probabilmente assisteremo ad una nuova riscrittura, di una parte contro l'altra, della costituzione (con la c minuscola).

Onisem
23-03-2005, 14:42
Originariamente inviato da tatrat4d
Figurati che io metterei la stessa sogli per elettorato passivo ed attivo, se figli e nipoti non sono degni tu li puoi non votare, non capisco perchè altri non possano fare una scelta opposta.

Scusa tatrat4d, ma tu realmente ritieni che 25 anni siano un'età consona per un senatore?

tatrat4d
23-03-2005, 14:47
Originariamente inviato da Onisem
Scusa tatrat4d, ma tu realmente ritieni che 25 anni siano un'età consona per un senatore?

Credo che si possa ottimamente svolgere una funzione di rappresentanza politica a 25 anni. Oltre al fatto che se si "emerge" a 25 anni, in condizioni immagino non favorevoli, si sia in buona parte dimostrato di averne i titoli.

LittleLux
23-03-2005, 14:50
Originariamente inviato da tatrat4d
Credo che si possa ottimamente svolgere una funzione di rappresentanza politica a 25 anni. Oltre al fatto che se si "emerge" a 25 anni, in condizioni immagino non favorevoli, si sia in buona parte dimostrato di averne i titoli.

Se sei paraculato, se sei figlio d'arte, puoi emergere anche prima dei 25 anni, ma questo non significa certo possedere particolari titoli che non siano altri, appunto, che quelli del paraculato e raccomandato.

tatrat4d
23-03-2005, 14:55
Originariamente inviato da LittleLux
Se sei paraculato, se sei figlio d'arte, puoi emergere anche prima dei 25 anni, ma questo non significa certo possedere particolari titoli che non siano altri, appunto, che quelli del paraculato e raccomandato.

Quella è una costante, rimane il fatto che le possibilità di scelta per l'elettore sono aumentate, e questo è solo un bene. Una democrazia un millesimo meno tutelata a me va bene.

Onisem
23-03-2005, 15:01
Originariamente inviato da tatrat4d
Credo che si possa ottimamente svolgere una funzione di rappresentanza politica a 25 anni. Oltre al fatto che se si "emerge" a 25 anni, in condizioni immagino non favorevoli, si sia in buona parte dimostrato di averne i titoli.

Mah, io invece ritengo di no, non a quei livelli. Sono piuttosto portato a pensare che per poter svolgere una simile attività si debba aver già partecipato per diversi anni alla vita pubblica, che si debba aver maturato una sufficiente esperienza, anche di vita, saggezza e buon senso in misura sufficiente. Certo, non è che un'età doppia garantirebbe queste qualità, ma magari metterebbe al riparo da certi, come dire, impeti giovanili. E poi, quali titoli "politici" per sedere in parlamento potrà mai avere uno a 21 anni, se non quelli di parentela/amicizia/affiliazione?

tatrat4d
23-03-2005, 15:09
Originariamente inviato da Onisem
Mah, io invece ritengo di no, non a quei livelli. Sono piuttosto portato a pensare che per poter svolgere una simile attività si debba aver già partecipato per diversi anni alla vita pubblica, che si debba aver maturato una sufficiente esperienza, anche di vita, saggezza e buon senso in misura sufficiente. Certo, non è che un'età doppia garantirebbe queste qualità, ma magari metterebbe al riparo da certi, come dire, impeti giovanili. E poi, quali titoli "politici" per sedere in parlamento potrà mai avere uno a 21 anni, se non quelli di parentela/amicizia/affiliazione?

I voti ottenuti.

Onisem
23-03-2005, 15:16
Originariamente inviato da tatrat4d
I voti ottenuti.

Si ma, ormai nemmeno per il Parlamento si ha praticamente un'elezione diretta, dato che gli elettori in molti casi sono portati a votare il simbolo/coalizione, non credo che per il Senato Federale la cosa sarebbe molto diversa. In tutti i casi ventuno e venticinque anni mi sembrano eccessivamente pochi per poter ricoprire simili incarichi e posizioni, e aver maturato chissà quali meriti politici od istituzionali, nonchè capacità.

tatrat4d
23-03-2005, 15:23
Originariamente inviato da Onisem
Si ma, ormai nemmeno per il Parlamento si ha praticamente un'elezione diretta, dato che gli elettori in molti casi sono portati a votare il simbolo/coalizione, non credo che per il Senato Federale la cosa sarebbe molto diversa. In tutti i casi ventuno e venticinque anni mi sembrano eccessivamente pochi per poter ricoprire simili incarichi e posizioni, e aver maturato chissà quali meriti politici od istituzionali, nonchè capacità.

Ma il Parlamento e, nella scelta della maggioranza, anche il Senato, rimangono istituzioni basate sulla rappresentanza politica, non su quella funzionale o su di una delega tecnica (come possono essere le scelte di un avvocato o di un ambasciatore).
Per questo non capisco perchè precludere all'elettorato la possibilità di identificarsi e farsi rappresentare da una proposta politica quale essa sia, a dispetto della carta d'identità dell'eletto. A me il concetto che l'elettore debba essere tutelato sa un po' di amaro e puzza di bruciato, ne farei a meno volentieri...

rap
23-03-2005, 21:39
si cambia, finalmente. Via la muffa e la polvere da questo Paese

tatrat4d
23-03-2005, 21:41
Originariamente inviato da rap
si cambia, finalmente. Via la muffa e la polvere da questo Paese

Calma che è ancora dura e lunga a sufficienza.

William_Wallace
23-03-2005, 21:50
secondo me purtroppo non si riesce ad approvarla in questa legislatura....spero che venga rieletto il centro destra così potranno portarla a termine :)

Onisem
23-03-2005, 21:57
Originariamente inviato da tatrat4d
Calma che è ancora dura e lunga a sufficienza.

Bah, tanto il responso referendario da che parte credi penderà? A me sembra tanto che in un sol colpo verranno espropriati Parlamento, Senato, Capo dello Stato. Vedremo come andrà a finire...

tatrat4d
23-03-2005, 22:03
Originariamente inviato da Onisem
Bah, tanto il responso referendario da che parte credi penderà? A me sembra tanto che in un sol colpo verranno espropriati Parlamento, Senato, Capo dello Stato. Vedremo come andrà a finire...

Sul Capo dello Stato posso essere d'accordo, come vengano espropriati il Parlamento e ancor più il Senato non saprei.
Sul referendum io sono abbastanza ottimista, temo molto di più un emendamento en-passant nelle prossime due letture che costringa ad allungare l'iter parlamentare.

rap
23-03-2005, 23:04
Originariamente inviato da tatrat4d
Calma che è ancora dura e lunga a sufficienza.
è un inizio. finalmente. dopo anni di :blah: :blah:

lunaticgate
24-03-2005, 08:38
Originariamente inviato da LittleLux
Il punto, semmai, non è tanto criticare questo tipo di protesta (che certo non è dignitosa ne bella a vedersi), ma piuttosto capire che questa è il sintomo di una divisione profonda, profondissima tra maggioranza ed opposizione. In questo clima, qualsiasi riforma costituzionale, tanto più quando riguarda una parte così ampia, profonda e vitale della Costituzione stessa, sarebbe meglio non farla.

Le riforme costituzionali o sono condivise ed accettate da tutti, o sono solo pessime riforme, anche se dagli ottimi contenuti e scritte bene (e non è certamente questo il caso).

Stando così le cose, al primo cambio di maggioranza politica, probabilmente assisteremo ad una nuova riscrittura, di una parte contro l'altra, della costituzione (con la c minuscola).

L'unica cosa intelligente che è stata detta in questo thread! ;)

massimo78
24-03-2005, 09:00
Io onestamente oggi leggendo il messaggero sono rimasto allibito da come i ricatti della Lega si ripercuotano su tutti.

Non capisco perchè ancora una volta l'opposizione resta in silenzio e rinuncia al voto.


Non capisco perchè c'è gente che si stupisce del fatto che Berlusconi non vuole il referendum prima delle elezioni 2006 :p visto che il fatto mi sembra chiarissimo.

Spero che la gente non abbia i paraocchi, e che al referendum dimostri il proprio dissenzo verso questo attentato alla costituzione.

flisi71
24-03-2005, 10:10
Riporto un articolo di Galli della Loggia, che in genere non rientra fra i miei opinionisti preferiti:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2005/03_Marzo/24/patria.shtml

LA PATRIA PERDUTA
Nuova Carta, in pericolo l’unità italiana
di Ernesto Galli della Loggia

È impossibile nascondersi la gravità di quanto è accaduto ieri al Senato. Dopo la Camera, infatti, l’assemblea di Palazzo Madama ha approvato definitivamente in prima lettura una riforma della Costituzione italiana che distrugge alcuni aspetti caratterizzanti dell’organizzazione dello Stato repubblicano e modifica in profondità il funzionamento dei massimi organi del suo potere politico nonché lo schema dei loro rapporti. Il panorama delle rovine è presto descritto. Viene estesa a dismisura, anche a campi delicatissimi come quello dell’istruzione e della sicurezza pubblica, la capacità legiferatrice delle Regioni: lo Stato centrale mantiene sì formalmente l’esercizio di un potere d’interdizione, ma in misura attenuata e così ambigua che l’unico risultato prevedibile è una crescita esponenziale del contenzioso Stato- Regioni, già oggi ben oltre il limite di guardia.
Nell’ambito del potere centrale, poi, la fine dell’attuale bicameralismo perfetto serve ad installare un Senato di nuovo tipo — presentato come «federale» ma in realtà non eletto in rappresentanza delle Regioni in quanto tali, e con competenze ridotte rispetto ad una vera camera politica —e una Camera dei deputati sovrastata da un primo ministro eletto dal popolo ma che, in barba ad ogni logica costituzionale, potrà a certe condizioni essere sfiduciato dalla stessa ed avrà, insieme, il potere di scioglierla quando gli piacerà.
Ciò che in conclusione la riforma costituzionale realizza—per giunta non subito ma, tanto per accrescere la confusione, in varie tappe scaglionate nel tempo — sarà un incrocio contraddittorio e micidiale di accentramento e decentramento, all’insegna dell’istituzionalizzazione della paralisi e dell’apoteosi del ricatto.
Del resto è solo per il ricatto continuo e minaccioso della Lega che l’onorevole Berlusconi e la destra hanno dato il via a un progetto simile. È esclusivamente, cioè, per il proprio immediato tornaconto politico che il presidente del Consiglio e altre forze della sua maggioranza, che al pari di lui non hanno mai manifestato alcun interesse per il federalismo, e anzi sono ideologicamente ai suoi antipodi come Alleanza nazionale, lo hanno improvvisamente abbracciato, accettando così cinicamente di mettere mano al disfacimento del Paese. Perché di questo si tratta: la riforma della Costituzione voluta dal governo e dalla sua maggioranza costituisce forse il più grave pericolo che l’unità italiana si trova a correre dopo quello terribile corso sessant’anni orsono nel periodo seguito all’armistizio dell’8 settembre.
Mentre in misura altrettanto forte sono in pericolo la funzionalità e l’efficienza della direzione politica dello Stato da un lato, e dall’altro alcuni valori di fondo della nostra convivenza, non più garantiti da una tutela pubblica affidabile. Di fronte a questa prospettiva inquietante, non ci sembra che abbia molto senso unire la nostra voce al coro di quelli che, sia pure con qualche ragione, mettono sotto accusa le responsabilità anche della sinistra per aver aperto la porta al disastro attuale approvando, con una ristrettissima maggioranza, le modifiche del Titolo V della Costituzione nella scorsa legislatura. Anche nelle responsabilità c’è una gerarchia, e oggi quello che appare in modo indiscutibile è il primo posto guadagnato dalla destra e dal suo capo nella corsa a fare il male del Paese. Per realizzare il misfatto hanno bisogno però del consenso dei cittadini nel referendum confermativo da qui ad un anno o quando sarà: vedremo allora se gli italiani sono davvero stanchi di avere una Costituzione e una patria.

24 marzo 2005

flisi71
24-03-2005, 10:15
Riporto un altro commento entusiastico:

http://www.repubblica.it/2005/c/sezioni/politica/rifoist2/manzellaedit/manzellaedit.html


Le garanzie cancellate
di ANDREA MANZELLA

Non c'è stata dunque tregua nella corsa per sradicare la nostra Costituzione dai suoi principi originari. L'estrema difesa sembra ormai affidata al referendum impeditivo. Tutte le previsioni dicono che in quel referendum prevarrà la grande maggioranza moderata degli italiani: di centro, di sinistra e anche di destra. E che sarà battuto l'estremismo di chi predica e pratica ogni giorno, da quattro anni, un bipolarismo feroce: nelle leggi, nelle nomine, nell'informazione, nella immagine esterna del Paese. Il clima di divisione nazionale, appunto, cristallizzato nel disegno governativo.

Maestri giuristi ci spiegano anche che questo progetto comunque non funzionerà. I maldestri meccanici che vi hanno lavorato hanno avvitato bulloni a casaccio. Ne è uscito fuori un macchinario che sembra privo di logica motrice. Ma il punto non è in tutto questo.

Il punto, che peserà come una zavorra nella storia della Repubblica, è che con questo progetto si è rotto il bene più prezioso che ci univa dal 1946: la pace costituzionale degli italiani.
È un bene che aveva resistito allo scontro tra laici e cattolici, tra liberali e comunisti e persino alla guerra civile fredda che per trent'anni, dal 1946 al 1976, aveva opposto pro-atlantici a pro-sovietici.
Ora si è dimostrato che è sufficiente un calcolo elettorale a breve, una baratteria di coalizione, la voglia di agitare un successo parlamentare, sia pure di corta durata, per potere spezzare senza scrupoli quel segno storico della nostra unità.

E, allora, non basterà vincere un referendum. Esso non potrà essere una misura di conservazione. Dovrà essere piuttosto la riscoperta e la rifondazione dei principi e degli equilibri della Costituzione. Una battaglia, in questo senso costituente, per una ricostruzione della specifica identità istituzionale italiana nel grande movimento costituzionale europeo.

La riconquista della pace costituzionale significherà innanzitutto la ricomposizione delle garanzie violate.

Dopo le rotture, ci sarà da ristabilire le garanzie per i tre grandi principi di base: l'equilibrio democratico tra maggioranze e minoranze; l'equilibrio parlamentare tra poteri e contropoteri del governo; l'equilibrio nazionale tra unità e pluralismo territoriale.
Risultano, infatti, fiaccate, in primo luogo, le garanzie democratiche. La stessa contestata procedura seguita in modo convulso per cambiare 53 articoli della Costituzione, con fortissima limitazione dei diritti dell'opposizione, dimostra, per sé sola, che in questo Paese il governo ormai può tutto. E può di più quando, come nel caso della revisione costituzionale, sono tecnicamente fuori gioco sia il Presidente della Repubblica sia, forse, la Corte costituzionale.

Manomettere, come fa il progetto, queste garanzie si traduce immediatamente in un attacco alla zona dei diritti fondamentali. Si è così costruita una passerella di aggressione che va dalla parte organizzativa della Costituzione alla parte, apparentemente illesa, dei diritti dei cittadini. La prima tradizionale tutela dei diritti è affidata alla ordinaria legge parlamentare. Ma questa ora non è più una difesa.

Questo degrado di sicurezza costituzionale avviene contemporaneamente al rigetto di tutte le proposte dell'opposizione che cercavano di adeguare le garanzie della Costituzione al nuovo sistema elettorale maggioritario. Erano proposte che non ponevano minimamente a rischio la stabilità dei governi e le condizioni di governabilità. Il loro rifiuto è reso più cupo dal pesante contorno di leggi che minano le pre-condizioni della democrazia: stabilizzando il monopolio governativo dell'informazione televisiva, legittimando il conflitto di interessi, insidiando l'indipendenza della magistratura.

Sono in giuoco, poi, le garanzie per il regime parlamentare.
C'è già ora il disprezzo di un primo ministro che rifiuta di andare in parlamento non solo per rispondere ad un cortese question time di importazione, ma perfino sull'indecifrabile destino di tremila soldati italiani, trascinati in un teatro di guerra. Il progetto consolida e legittima questa retrocessione del parlamento.

Una sovranità elettorale assoluta cancella ogni autonomia delle Assemblee rappresentative. Il rapporto a due parlamento-governo che è la vita stessa del principio parlamentare è bruciato fin dal giorno delle elezioni. La legge elettorale, si dice, deve "favorire la formazione di una maggioranza collegata al candidato alla carica di primo ministro". Con voti bloccati, questioni di fiducia, minaccia di scioglimento la stessa maggioranza parlamentare non ha alcuna possibilità di confronto e men che meno di controllo sull'operato del governo.

Quanto all'opposizione, i suoi voti sono considerati costituzionalmente appestati e non le si concede neppure il rimedio tipico delle democrazie maggioritarie: il ricorso preventivo al tribunale costituzionale almeno nei casi di sospetti abusi nel procedimento legislativo.

Nessun temperamento dunque all'attuale situazione di prevaricazione governativa. Vi è semmai il suo aggravarsi: con uno squilibrio ancor più forte a favore di una figura di primo ministro che assorbe in sé praticamente anche la rappresentanza parlamentare, cancellandone la differente identità.

È compromessa, infine, la garanzia dell'unità territoriale della Repubblica. Compromessa dall'inserimento della clausola di "esclusività" nelle competenze legislative delle regioni.
Una "esclusività" che non tocca solo i grandi sistemi unitari nazionali - la scuola, la sanità - ma si estende indefinitamente anche "ad ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato". Ora, questa "esclusività" - che è il punto di inconciliabile frattura tra il regionalismo di tutti (e non solo del centro-sinistra) e quello della Lega - è una aberrazione sia per l'ordinamento italiano sia per l'ordinamento europeo. Nell'uno e nell'altro è in contrasto, infatti, con il fondamentale principio di sussidiarietà. Un principio - imperniato sulle intese fra i differenti livelli di governo - che rende mobili e flessibili le competenze.

La competenza esclusiva, se ha un senso, creerà invece un sistema di rigide gabbie legislative nel territorio della Repubblica, di compartimenti impermeabili a principi comuni, di vere e proprie dighe alla stessa legislazione comunitaria e prevedibili ostacoli alla circolazione delle imprese e dei servizi.
D'altronde la logica della frammentazione e del separatismo lascia le sue impronte digitali. Là dove consente che per cinque anni tutte le tentazioni alla diaspora del localismo italiano trovino sfogo. Sia attraverso una sospensione delle garanzie attuali della Costituzione. Sia stabilendo che ai referendum di amputazione territoriale partecipino solo "i cittadini residenti nei comuni o nelle province di cui si propone il distacco dalla regione"...

Per tutte queste ragioni il referendum non potrà esaurisi in un semplice "no". Con esso si devono ridefinire le condizioni e i principi repubblicani per un coabitare mite in Costituzione.

Nel 1946 quando cominciò la Costituente, il fascismo era definitivamente morto. Eppure si creò una Costituzione antifascista: per cercare di evitare, sbagliando magari qualcosa in senso opposto, gli eccessi di potere di quel regime trascorso. Forse è troppo pretendere che si ponga ora mano a regole costituzionali che mettano fine all'attuale esorbitante accumulo di poteri pubblici e privati proprio del berlusconismo. Ma è certamente impossibile accettare, dopo questa esperienza, meccanismi che concedano al berlusconismo (non ancora morto) o a qualunque altro estremismo populista, una patente costituzionale per prevaricare di più. Ogni politica costituzionale deve partire dall'esistente e non dalle teorie. E l'esistente è questo. Non c'è Westminster né la Bbc.

Ecco perché, alla fine, questo referendum avrà logicamente una forte influenza sulle elezioni politiche del 2006. Quale che sarà la data del suo svolgimento, esso consentirà ai cittadini di valutare l'intera posta in giuoco e di riappropriarsi di valori costituzionali che si sono fatti lontani. E che, come ogni cosa lontana, rischiano di essere perduti per sempre.

(24 marzo 2005)

flisi71
24-03-2005, 10:20
Passiamo invece ad un articolo informativo

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/03_Marzo/24/popup_costituzione.shtml


COSÌ CAMBIA LA COSTITUZIONE
Le modifiche all’architettura dello Stato


DEVOLUTION
Le Regioni avranno potere legislativo esclusivo per l’assistenza e l’organizzazione sanitaria; l’organizzazione scolastica, la gestione degli istituti scolastici, la definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della regione; la polizia amministrativa regionale e locale.

È stata prevista una clausola di interesse nazionale: il governo può bloccare una legge regionale se ritiene che questa pregiudichi l’interesse nazionale. L’esecutivo potrà invitare la Regione a cancellarla e se la risposta sarà negativa, la questione sarà sottoposta al Parlamento in seduta comune che avrà quindici giorni di tempo per annullarla


BICAMERALISMO
Sparirà il bicameralismo perfetto. La Camera esaminerà le leggi sulle materie riservate allo Stato (politica estera, immigrazione, difesa etc.); il Senato federale avrà 30 giorni (15 nel caso di decreti) per proporre modifiche ma su queste modifiche sarà comunque la Camera a decidere in via definitiva.
Il Senato invece si occuperà delle leggi che riguardano materie riservate sia allo Stato sia alle Regioni (le materie concorrenti stabilite dall’art. 117 della Costituzione). In questo caso la Camera potrà proporre modifiche ma sarà il Senato ad avere l’ultima parola


PREMIERATO
Si rafforzano i poteri del premier: per l’insediamento non avrà più bisogno della fiducia della Camera. La sua elezione sarà di fatto diretta: i candidati premier saranno collegati con i candidati alla Camera e sulla base del risultato elettorale il capo dello Stato nominerà primo ministro il candidato della coalizione vincente.
Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)


CAPO DELLO STATO
Il capo dello Stato «rappresenta la nazione, è garante della Costituzione e dell’unità federale della Repubblica». Sarà eletto dall’«assemblea della Repubblica», composta da deputati, senatori, presidenti delle Regioni e due delegati per ogni consiglio regionale. L’età minima per salire al Quirinale scenderà da 50 a 40 anni.
Tra le sue prerogative sono confermate la promulgazione delle leggi, l’indizione di elezioni e referendum, l’invio di messaggi alle Camere; perde il potere di nominare e revocare i ministri, e di sciogliere la Camera. Potrà concedere la grazia


CORTE COSTITUZIONALE E CSM
La Consulta sarà composta ancora da 15 giudici ma saliranno da 5 a 7 quelli di nomina parlamentare: 4 nominati dal Senato federale e 3 dalla Camera; il capo dello Stato e le supreme magistrature ne indicheranno 4 ciascuno invece degli attuali 5. Per i tre anni successivi alla scadenza dell’incarico i giudici costituzionali non potranno far parte del governo o del Parlamento né ricoprire incarichi di nomina governativa. Nuovi criteri anche per la nomina del Csm: per i due terzi sarà eletto dai magistrati; per un sesto dalla Camera e per un sesto dal Senato federale (oggi un terzo è eletto dal Parlamento in seduta comune)



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alex10
24-03-2005, 10:39
Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)

Quindi resterà sempre lui o un suo accolito .......

bella riforma ..... le prossime dichiarazioni a Piazza Venezia ???

alex10
24-03-2005, 10:46
http://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&codid=20.0.1066894210


Pesi e contrappesi

di Enrico De Mita


Sia in termini giuridici che politici il progetto di riforma della Costituzione che ha fatto un passo avanti decisivo ieri al Senato non risponde alle garanzie che devono essere proprie di una democrazia. Siamo di fronte a un progetto che ha punti di crisi fin dalle fondamenta e non ci può illudere che possa essere corretto attraverso modifiche dei singoli punti la cui criticità è stata peraltro messa in luce dalla dottrina giuridica.
Questo soprattutto perché la cosiddetta riforma è fatta di una serie di sovrapposizioni all'idea di base della Lega che va sotto il nome di devolution: un insieme di elementi richiesti da una parte della maggioranza e condivisi con il solo scopo di garantire la stabilità del governo. Questa è la sua forza: una riforma come pretesto politico.
Vi è innanzitutto un problema di merito. La procedura seguita, quella prevista dall'art. 138 della Costituzione con l'eventuale referendum confermativo, non appare infatti idonea per modifiche così ampie. L'art. 138 è stato concepito solo per modificare dei punti ben delimitati. Se si dovesse pervenire a un referendum rispetto a una revisione che tocca l'impianto della Repubblica e dei suoi organi fondamentali, i cittadini sarebbero chiamati a dare una risposta singola, e per questo impropria, rispetto a una serie di istituti non coerenti fra loro.
A un referendum costituzionale complesso è allora necessario rispondere in modo semplice, riconducibile a un valore che il popolo chiamato al referendum possa avvertire come forte e decisivo. Allora la critica di Prodi, che ha denunciato i rischi di una dittatura della maggioranza, contiene un minimo di forza politica, ma non è sufficiente: il rischio che l'Italia sta correndo non è solo la dittatura della maggioranza, ma il disorientamento che si creerebbe nella democrazia a partire dalla approvazione del progetto fino alla celebrazione del referendum.
A questo punto le critiche necessarie non sono più solo quelle tecnico-giuridiche, che nella loro complessità difficilmente possono essere giudicate dal popolo chiamato al referendum, ma sono quelle osservazioni che i giuristi sanno fare quando il loro pensiero investe il terreno storico-politico: «Quando la lotta politica degenera in lotta per la Costituzione, per riprendere una espressione usata a proposito di Weimar, vuol dire che si è arrivati a un punto nel quale, ove non si torni a una seria riflessione sulle condizioni e sui presupposti di una democrazia pluralista, si rischia di causare a quest'ultima ferite gravi e irreversibili» (Baldassarre).
A questo punto non è retorica affermare che la democrazia italiana può correre seri pericoli. Occorre allora tornare alla politica ed è auspicabile che le forze interne ai due poli sappiano trovare il coraggio per dare espressione alla vera maggioranza del Paese.
Contrastare questa riforma non vuol dire fare un dispetto a qualcuno, ma fare in modo che il sistema maggioritario possa tornare a espressioni costruttive superando i condizionamenti di particolari gruppi di potere. Allora prima deve venire l'assetto politico, poi le correzioni alla legge elettorale, poi gli aggiornamenti della Costituzione. Se quest'ultima viene al primo posto in funzione strumentale, per il rafforzamento di singole forze politiche, il Paese rischia la frantumazione, rischia di perdere quella prospettiva unitaria indispensabile dalla politica economica alla politica internazionale.
La Costituzione in una democrazia è la garanzia della coesione sociale e la sua corretta rappresentanza. I contrappesi alla maggioranza sono espressione di pluralismo culturale e di equilibrio nel costume democratico.
E se la Costituzione è confusa diventano insufficienti le garanzie e i contrappesi. Chi nei due poli crede a queste indicazioni ha una grossa responsabilità. Maggioranza e minoranza debbono fare l'impossibile perché questa riforma non venga approvata. Chi nella maggioranza ha una concezione moderata della politica e ha capito che il tema in gioco è il rapporto fra Paese e Parlamento, cioè la corretta rappresentanza politica, oltre le tentazioni del plebiscitarismo, deve ritrovare il coraggio della politica, una politica forte basata sui valori della trasparenza ed dell'efficacia.
Solo con un ritrovato coraggio si può salvare il sistema parlamentare e una concezione del maggioritario con esso compatibile. Il ruolo del Parlamento e l'assetto democratico del Paese sono troppo importanti per essere modificati dagli interessi di tattica politica di breve periodo

tatrat4d
24-03-2005, 10:46
Originariamente inviato da alex10
Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)

Quindi resterà sempre lui o un suo accolito .......

bella riforma ..... le prossime dichiarazioni a Piazza Venezia ???

Si farà a meno dei ribaltoni, perdita che non mi sento di piangere...
Anzi, già la forma di sfiducia costruttiva interna alla maggioranza mi sa che qualche sconcio trasformista continua a renderlo possibile. Sarebbe stato meglio lasciare al Parlamento la possibilità di cacciare il governo, ma solo per tornare ad affidare la parola al sovrano, tramite normalissime elezioni.

IpseDixit
24-03-2005, 11:32
Il referendum non richiede quorum, secondo voi lo faranno a luglio agosto ? :D

Onisem
24-03-2005, 12:32
Il commento di Andreotti è stato più o meno che una volta il 23 Marzo si festeggiava la fondazione dei fasci, aggiungendo che ogni riferimento è casuale. Conoscendo l'amore per l'ironia e lo spiccato senso dell'umorismo del nostro, si può presumere che il riferimento non fosse nelle sue intenzioni poi tanto casuale?

Jok3r
24-03-2005, 13:04
a me puzza il fatto che an approvi questa legge, infatti l on fisichella ha votato contro dicendo che questa legge va contro i valori di an... :rolleyes: chi sta sbagliando?

cmq al referendum se non usano manganelli e olio di ricino non vinceranno mai ...

tatrat4d
24-03-2005, 13:10
Originariamente inviato da Jok3r
a me puzza il fatto che an approvi questa legge, infatti l on fisichella ha votato contro dicendo che questa legge va contro i valori di an... :rolleyes: chi sta sbagliando?

cmq al referendum se non usano manganelli e olio di ricino non vinceranno mai ...

Fisichella ha una legittima opinione contraria al federalismo, che si rifà al centralismo amministrativo francese ed inglese. AN ha intanto reintrodotto il riferimento all'interesse nazionale, e il federalismo approvato non compromette i valori unitari del paese. Ricordiamoci poi che le Regioni a Stauto speciale godevano già da tempo di poteri assimilabili a quelli contenuti nel DLC.
Sul referendum voglio vedere la gente votare per difendere il potere ribaltonista dei segretari di partito: sarò ottimista, ma la vedo bene per la riforma. :boh:

ally
24-03-2005, 13:29
Originariamente inviato da alex10
Il premier avrà il potere di nominare e di revocare i ministri e potrà decidere di sciogliere la Camera. I deputati della maggioranza potranno presentare una mozione di sfiducia costruttiva che dovrà però indicare anche il nome di un nuovo premier (espressione della stessa maggioranza)

Quindi resterà sempre lui o un suo accolito .......

bella riforma ..... le prossime dichiarazioni a Piazza Venezia ???

...che si unisce simpaticamente con : CAPO DELLO STATO : perde il potere di nominare e revocare i ministri, e di sciogliere la Camera...

tatrat4d
24-03-2005, 13:40
Originariamente inviato da ally
...che si unisce simpaticamente con : CAPO DELLO STATO : perde il potere di nominare e revocare i ministri

Su questo al Senato si sono detti d'accordo anche i rappresentanti dell'Ulivo.

e di sciogliere la Camera...

Nel regime costituzionale attuale il Presidente non ha il potere sovrano di sciogliere le camere, è un atto che necessità della mancanza di una maggioranza in Parlamento. Se se ne forma una diversa in Parlamento il presidente non può sciogliere le camere, come fu costretto a non fare Scalfaro nel 94 (con suo malcelato piacere). Allora le pretese di Berlusconi di avere elezioni immediate, seppur politicamente comprensibili, erano non accoglibili dalla lettera costituzionale.
Con la riforma si crea un equilibrio tra Premier e Parlamento (che nascono entrambi dallo stesso voto politico del corpo elettorale): il primo può chiedere e ottenere nuove elezioni, il secondo può defenestrarlo. Il punto è che comunque (o quasi, c'è il neo che la maggioranza parlamentare si può trovare un sostituto primo ministro senza darne conto all'elettore) si torna dal titolare della sovranità politica per chiedere il da farsi. Alla faccia della dittatura.

massimo78
24-03-2005, 14:37
vedrete... se le elezioni 2006 vince la sinistra.. questa legge si schianterà con il referendum :D

se invece vince la destra, verrà approvata :p

LittleLux
24-03-2005, 14:43
Originariamente inviato da massimo78
vedrete... se le elezioni 2006 vince la sinistra.. questa legge si schianterà con il referendum :D

se invece vince la destra, verrà approvata :p

E' vero, ma per il futuro del paese non è certo una buona notizia...peccato, un vero peccato.

Evidentemente, pur di approvare, si creano pericolosi precedenti che non sono certo un buon viatico per scenari politici futuri, che vedo piuttosto travagliati.

gioy
24-03-2005, 14:45
Originariamente inviato da Onisem
Scusa tatrat4d, ma tu realmente ritieni che 25 anni siano un'età consona per un senatore?


per i senatori l'eliggibilità passerà da 50 anni a 40 anni, scusate ma 25 dove l avete letto?

tatrat4d
24-03-2005, 14:46
Originariamente inviato da massimo78
vedrete... se le elezioni 2006 vince la sinistra.. questa legge si schianterà con il referendum :D

se invece vince la destra, verrà approvata :p

Secondo te Prodi si castrerebbe avendo mezzi più efficaci di quelli attuali, dopo l'esperienza del '98 oltretutto?

ps. andate alla seconda pagina del giulivo e ascoltate l'audio: è in tema e da strarotfl :D
http://www.ilgiulivo.com/index9.html

Black Dawn
25-03-2005, 11:32
Originariamente inviato da massimo78
Spero che la gente non abbia i paraocchi, e che al referendum dimostri il proprio dissenzo verso questo attentato alla costituzione.

la costituzione recita che l'Italia è una e indivisibile...all'atto pratico non mi pare che nel presente come nel passato ci siano riscontri oggettivi...

L'Italia non è mai stata una nazione unita e non sperate che lo diventerà nel futuro, qui ognuno pensa ai cavoletti propri.

Detto ciò, non mi scandalizzo assolutamente se la Lega Nord vuole a tutti i costi che OGNI REGIONE legiferi autonomamente su alcune questioni...anzi mi trova d'accordissimo.

flisi71
25-03-2005, 11:44
Più di tutto temo l'applicazione pratica.
Le attuali regioni a statuto speciale (alcune) ci hanno già fatto vedere a quali storture si potrebbe arrivare.
L'esperienza attuale ci fa da monito, come l'incremento di costi dovuto al passaggio di certe competenze dallo Stato alle Regioni (dico manutenzione strade ANAS).
Già questo mi rende scettico sui benefici.
Gli altri punti poi..

Ciao

Federico

Onisem
25-03-2005, 13:56
Originariamente inviato da gioy
per i senatori l'eliggibilità passerà da 50 anni a 40 anni, scusate ma 25 dove l avete letto?

Forse ti confondi con il Capo dello Stato...

tatrat4d
25-03-2005, 14:49
Copioincollo da altro forum, spero che il formato non ne risenta.
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Roma. La domanda da porsi di fronte al testo di riforma costituzionale approvato ieri dal Senato, con i voti della sola maggioranza, è se il centro e le sinistre guidati da Romano Prodi abbiano il diritto di gridare alla dittatura del premier e allo stravolgimento delle garanzie democratiche.
Allarme che pretendono di fondare, all’ingrosso, sul pericolo che il premier possa disporre di prerogative onnipotenti:
il fatto di essere direttamente collegato, nella sua elezione, all’elezione dei candidati alla Camera;
il potere di nominare e revocare i ministri;
la facoltà di sciogliere la Camera.
Se il centrosinistra abbia ragione è un interrogativo che questo giornale aveva sollevato già un anno fa, e la risposta fu no, quando il testo era appena stato licenziato in prima lettura da Palazzo Madama e ancora non era iniziato il suo percorso di discussione e approvazione da parte della Camera.
Un anno fa il Foglio indicò nel premierato robusto e nel Senato muscolare gli esiti perfettibili di una riforma che Montecitorio ha successivamente emendato e corretto durante l’estate, pur senza
stravolgerla, in una direzione decisamente contraria alle aspettative di chi, agli occhi delle opposizioni, starebbe vagheggiando una dittatura morbida del presidente del Consiglio.
Tra il testo iniziale e quello di oggi, infatti, sono intervenute modifiche non trascurabili che hanno limitato più che ampliare le prerogative forti del premier.
Una delle novità inserite dai deputati è la cosiddetta sfiducia costruttiva, fortemente voluta dall’Udc e proprio dai centristi fatta rientrare - si ricorderà – nel negoziato politico sorto all’interno della maggioranza durante la verifica di governo andata in scena l’estate scorsa.
La sfiducia costruttiva rappresenta un contrappeso al potere di scioglimento della Camera da parte del premier.
Perché offre ai deputati della maggioranza la possibilità di presentare una mozione di sfiducia (sottoscritta almeno dalla maggioranza dei componenti la Camera) in cui va indicato il nome del nuovo premier (che entro cinque giorni deve poi ottenere la fiducia della Camera sul suo programma).
Lo ha notato perfino Mario Pirani ieri su Repubblica: “In una coalizione con ali estreme riottose, se una di queste vuol far saltare il banco, le basta votare anche da sola la sfiducia per ottenere lo scioglimento del Parlamento”.

Cosa disse Salvi nel 1997
Insomma si può sostenere che il premierato robusto concepito un anno fa si sia indebolito lungo le strettoie dei passaggi parlamentari?
Sì. E c’è dell’altro.
Tanto la prima soluzione uscita da Palazzo Madama, quanto e a maggior ragione quella poi addomesticata di cui oggi si discute con tanta foga, possono essere scambiate per il prodotto edulcorato della fallita Commissione bicamerale di cui recepivano e recepiscono ampiamente alcune proposte avanzate dal centrosinistra.
A cominciare da primo bersaglio grosso su cui l’opposizione si sta esercitando in queste ore, e cioè il potere di scioglimento parlamentare affidato al premier.
E’ senz’altro interessante, allora, sfogliare i verbali della Bicamerale del 1997.
E scoprire, anzi riscoprire sulla materia oggi incandescente le ammissioni della più serena sinistra di allora:
“In Italia non abbiamo normato in Costituzione il potere di scioglimento. Non credo si possa ritenere che in tutto il resto del mondo dove questi meccanismi sono previsti ci sia una situazione di anomalia politica, istituzionale, costituzionale e democratica”, ammetteva il relatore di sinistra Cesare Salvi nelle sedute 28 e 29 del maggio 1997.
Con le ammissioni spassionate arrivarono le proposte per uscire dal vuoto normativo, ancora per bocca del relatore Salvi:
“Come prevede il primo comma dell’art. 3, il primo ministro, sentito il Consiglio dei ministri, ma sotto la sua esclusiva responsabilità può sciogliere il Parlamento. A fronte della richiesta, e una volta acquisito il parere del Consiglio dei ministri, il decreto di scioglimento è un atto dovuto. Ricordavo all’inizio che si tratta di una soluzione che non credo debba suscitare eccessivi dubbi e preoccupazioni dal punto di vista della tenuta democratica del sistema. Mi limiterò ad osservare – diceva sempre Salvi – che quando qualcuno scioglie il Parlamento, non è che poi assume i pieni poteri e rinchiude i parlamentari in uno stadio di calcio: la parola viene data al popolo sovrano, e potrebbe verificarsi che, se la scelta non è ben calibrata, quello stesso popolo sovrano si formi anche un’idea ed esprima un giudizio sulla scelta stessa dello scioglimento e voti di conseguenza”.
L’argomentazione trovò quindi formulazione compiuta:
“Il Primo ministro, sentito il Consiglio dei ministri, sotto la sua esclusiva responsabilità, può chiedere lo scioglimento del Parlamento, che sarà decretato dal Presidente della Repubblica.
Il decreto di scioglimento fissa la data delle elezioni”. (art. 3 comma 1 del testo Salvi).
In tale quadro, coloro che adesso lamentano un declassamento dei poteri presidenziali, dovrebbero ricordare che sin dal gennaio 1996 Franco Bassanini, Cesare Salvi, Domenico Fisichella e Giuliano Urbani immaginavano in una bozza chiaroveggente una riforma delle istituzioni secondo la quale
“al Presidente della Repubblica, privato delle funzioni di responsabilità che comportano una ingerenza nella formazione dei governi e nella soluzione delle crisi di governo (scioglimento del Parlamento), potrebbero essere attribuiti significativi poteri di garanzia”.
Quanto all’impianto generale del premierato, per comprendere le oscillazioni della sinistra si può addirittura ripartire dalla tesi numero 1 del programma elettorale dell’Ulivo per le elezioni politiche del 1996.
Dov’era scritto:
“Appare opportuna nel nostro paese l’adozione di una forma di governo centrata sulla figura del Primo ministro, investito a seguito di voto di fiducia parlamentare in coerenza con gli orientamenti dell’elettorato. A tal fine è da prevedere, sulla scheda elettorale l’indicazione – a fianco del candidato del collegio uninominale – del partito della coalizione alla quale questi aderisce e del candidato premier da essi designato”.
Posizione identica fu poi espressa, nel maggio del 1997, da Cesare Salvi in qualità di relatore alla seduta numero 28 della Commissione bicamerale.
Salvi argomentò, citò, propose in modo dotto e asseverativo:
“Nel sistema britannico è determinante il congiunto effetto di meccanismi elettorali e istituzionali: formalmente gli elettori in Gran Bretagna eleggono solo il deputato del loro collegio; vorrei chiedere se qualcuno di noi ritiene che vi sia un cittadino di quel paese che non ritenga di aver ‘eletto’ Tony Blair Primo ministro. In realtà il loro voto nasce in modo indiretto ma trasparente, esplicito e chiarissimo, la scelta, l’elezione del primo ministro. Noi siamo andati oltre quella logica, proprio perché sappiamo che nelle condizioni del sistema politico italiano e del sistema costituzionale italiano occorre introdurre elementi ulteriori. In questa bozza si propone che il nome del primo ministro sia presente nella scheda elettorale accanto al nome del candidato al collegio per l’elezione del Parlamento. Non credo che se si condivide la scelta dell’elezione contestuale tra primo ministro e la maggioranza, ci possono essere meccanismi costituzionali molto diversi da questi”.
E’ ciò che l’attuale maggioranza ha realizzato otto anni dopo, se possibile accontentando anche le richieste di Armando Cossutta, presidente dei Comunisti italiani.
Cossutta vede oggi nella riforma il “prodromo di una dittatura” ma nel maggio ’97, sempre in Bicamerale, si esprimeva così:
“Sono favorevole al fatto – e lo considero molto significativo – che da ogni partito o da ogni raggruppamento che si presenta alle elezioni venga indicato agli elettori il nome del premier che si intende sostenere in caso di vittoria di quel partito o dello schieramento di cui quel partito fa parte. Ritengo persino utile che si indichi il nome di questo premier sulla scheda”.

Stabilito questo, e cioè che la sinistra eccede oggi nel criticare quanto ha proposto in passato, si può volgere lo sguardo al secondo bersaglio grosso, la devolution.
Ma solo uno sguardo per evidenziare che sia le cose buone (come la clausola d’interesse nazionale con cui scongiurare o dirimere eventuali conflitti d’attribuzione) sia le sgangheratezze del testo (come la potenziale concorrenza tra centro e periferia in materia d’istruzione) più che dividere il paese rimediano a una “pulsione suicida” (Mario Pirani).
Quella con cui, al termine della scorsa legislatura, il centrosinistra modificò unilateralmente e in direzione centrifuga il titolo V della Costituzione.
Con il risultato che, prima della riforma della Cdl, l’unica fonte autorevole per farsi un’idea di come funziona il federalismo all’italiana è stata la giurisprudenza prodotta dalla Corte costituzionale impegnata a pronunciarsi sui conflitti istituzionali tra Stato e Regioni.

Il Foglio del 24 marzo

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E’ battaglia e polemica sulla riforma federale della Costituzione votata o, come dice l’opposizione, “imposta” dalla Casa delle libertà.
Ma per quanto riguarda la cosiddetta devolution di materie alle Regioni, veramente si tratta di tempesta in un bicchier d’acqua.
Il nuovo testo dell’articolo 117 riserva infatti alle Regioni in potestà legislativa esclusiva per:
“a) assistenza e organizzazione sanitaria;
b) organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche;
c) definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione;
d) polizia amministrativa regionale e locale”.
Ma già la riforma del titolo V disposta dall’Ulivo con la legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001 aveva in teoria accolto il principio base dei sistemi federali, secondo il quale la Costituzione stabilisce espressamente tutto ciò che è riservato allo Stato centrale, e dispone che tutto il resto va considerato competenza delle entità federate.
In ciò, invertendo completamente il disposto dei padri costituenti del 1946-47, che avevano invece stabilito espressamente le materie di competenza regionale per poi riservare il resto allo Stato.
“Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato”, è scritto infatti nel testo attualmente vigente, che risale alla riforma del 2001, e che resta in vigore, solo con inseriti i già citati punti a), b), c) e d).

Si può certo discutere sull’opportunità o meno di affidare agli enti federati materie come la sanità o la scuola o di consentire loro la costituzione di una propria polizia.
Però, ad esempio, su quest’ultimo punto il nuovo articolo 117 sarebbe comunque molto indietro rispetto a due sistemi federali modello come quelli degli Stati Uniti e della Germania, secondo i quali addirittura la polizia nazionale è un’eccezione rispetto al principio che la polizia dovrebbe essere sempre locale.
In Germania ogni Land ha dunque la sua legge regionale di polizia e propri corpi di polizia autonomi. Anche se c’è una conferenza tra i ministri dell’Interno del Bund e dei singoli Länder che si riunisce a scadenze regolari e che assicura una stretta cooperazione.
Addestramento delle reclute, operazioni a largo raggio e emergenze sono inoltre assicurati da unità di polizia di pronto intervento anch’esse arruolate e dipendenti dai Länder, ma accasermate e addestrate con criteri uniformi, ed equipaggiate direttamente dal Bund, che ha inoltre una polizia confinaria e un Ufficio federale per la polizia criminale, equivalente all’Fbi statunitense.
E lo stesso Fbi è poi in pratica l’unica grande struttura federale che negli Stati Uniti si affianca alle polizie locali.
Da noi, col nuovo sistema al massimo avremmo una settima polizia regionale accanto alle cinque nazionali e alla sesta municipale che già esistono. Magari si rivelerà uno spreco e un’occasione di assunzioni clientelari, ma non certo un rischio per l’unità nazionale.
Anche le nuove competenze regionali per l’istruzione sono ben al di sotto del modello tedesco, dove addirittura non solo ogni tipo di scuola ma perfino le università sono regionali.
E anche negli Usa il silenzio della Costituzione lascia l’istruzione alle competenze locali, al punto che non esiste neanche l’equivalente del nostro ministero della Pubblica istruzione.
In compenso la sanità è in Germania non materia esclusiva delle Regioni ma “concorrente”, a differenza degli Stati Uniti, dove pure il silenzio della Costituzione la affida agli Stati. Di nuovo, si può essere o no d’accordo, e probabilmente l’esperienza concreta porterà o a un ripensamento, o a un’accettazione generalizzata del principio.
Ma mentre effettivamente il nuovo articolo 117 è modificato in modo da estendere anche alla “polizia regionale” quell’eccezione alla competenza statuale per l’ordine pubblico e la sicurezza già prevista per la polizia locale, non ci sono in realtà modifiche del genere relative a scuola e sanità.
La riforma del 2001 aveva già previsto che la competenza esclusiva dello Stato si limitava a “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, e a “norme generali sull’istruzione”, e quello resta. Anzi, vi sono state aggiunte le “norme generali sulla tutela della salute; sicurezza e qualità alimentari” e la “sicurezza del lavoro”, che sono state tolte dalla legislazione concorrente, e su cui dunque le Regioni non potranno mai più mettere becco.
Insomma, implicitamente scuola e sanità erano già competenza regionale. Il nuovo testo si limita a dirlo in modo esplicito, certo per permettere a Bossi di vantare un risultato.
Ma nel contempo ne limita un po’ l’ambito di applicazione, aggiungendo anzi alla legislazione esclusiva dello Stato un bel po’ di altre materie prima non esplicitate: promozione internazionale del sistema economico e produttivo nazionale, politica monetaria, tutela del credito, tutela delle organizzazioni comuni di mercato.

Maurizio Stefanini su il Foglio del 24 marzo
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Purtroppo ieri il Foglio l'ho comprato e non ho scaricato i pdf dal sito, se qualcuno gli avesse potrebbe copiarli in un formato più compatto di questo. Il senso dei due articoli è comunque abbastanza chiaro.

ni.jo
26-03-2005, 12:18
La patria perduta. Nuova Carta, in pericolo l’unità italiana
di
Ernesto Galli della Loggia

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È impossibile nascondersi la gravità di quanto è accaduto ieri al Senato. Dopo la Camera, infatti, l’assemblea di Palazzo Madama ha approvato definitivamente in prima lettura una riforma della Costituzione italiana che distrugge alcuni aspetti caratterizzanti dell’organizzazione dello Stato repubblicano e modifica in profondità il funzionamento dei massimi organi del suo potere politico nonché lo schema dei loro rapporti.
Il panorama delle rovine è presto descritto. Viene estesa a dismisura, anche a campi delicatissimi come quello dell’istruzione e della sicurezza pubblica, la capacità legiferatrice delle Regioni: lo Stato centrale mantiene sì formalmente l’esercizio di un potere d’interdizione, ma in misura attenuata e così ambigua che l’unico risultato prevedibile è una crescita esponenziale del contenzioso Stato- Regioni, già oggi ben oltre il limite di guardia. Nell’ambito del potere centrale, poi, la fine dell’attuale bicameralismo perfetto serve ad installare un Senato di nuovo tipo — presentato come «federale» ma in realtà non eletto in rappresentanza delle Regioni in quanto tali, e con competenze ridotte rispetto ad una vera camera politica —e una Camera dei deputati sovrastata da un primo ministro eletto dal popolo ma che, in barba ad ogni logica costituzionale, potrà a certe condizioni essere sfiduciato dalla stessa ed avrà, insieme, il potere di scioglierla quando gli piacerà. Ciò che in conclusione la riforma costituzionale realizza—per giunta non subito ma, tanto per accrescere la confusione, in varie tappe scaglionate nel tempo — sarà un incrocio contraddittorio e micidiale di accentramento e decentramento, all’insegna dell’istituzionalizzazione della paralisi e dell’apoteosi del ricatto.
Del resto è solo per il ricatto continuo e minaccioso della Lega che l’onorevole Berlusconi e la destra hanno dato il via a un progetto simile. È esclusivamente, cioè, per il proprio immediato tornaconto politico che il presidente del Consiglio e altre forze della sua maggioranza, che al pari di lui non hanno mai manifestato alcun interesse per il federalismo, e anzi sono ideologicamente ai suoi antipodi come Alleanza nazionale, lo hanno improvvisamente abbracciato, accettando così cinicamente di mettere mano al disfacimento del Paese.
Perché di questo si tratta: la riforma della Costituzione voluta dal governo e dalla sua maggioranza costituisce forse il più grave pericolo che l’unità italiana si trova a correre dopo quello terribile corso sessant’anni orsono nel periodo seguito all’armistizio dell’8 settembre. Mentre in misura altrettanto forte sono in pericolo la funzionalità e l’efficienza della direzione politica dello Stato da un lato, e dall’altro alcuni valori di fondo della nostra convivenza, non più garantiti da una tutela pubblica affidabile.
Di fronte a questa prospettiva inquietante, non ci sembra che abbia molto senso unire la nostra voce al coro di quelli che, sia pure con qualche ragione, mettono sotto accusa le responsabilità anche della sinistra per aver aperto la porta al disastro attuale approvando, con una ristrettissima maggioranza, le modifiche del Titolo V della Costituzione nella scorsa legislatura. Anche nelle responsabilità c’è una gerarchia, e oggi quello che appare in modo indiscutibile è il primo posto guadagnato dalla destra e dal suo capo nella corsa a fare il male del Paese. Per realizzare il misfatto hanno bisogno però del consenso dei cittadini nel referendum confermativo da qui ad un anno o quando sarà: vedremo allora se gli italiani sono davvero stanchi di avere una Costituzione e una patria.
24 marzo 2005
corriere della sera

sonnet
28-03-2005, 17:41
Originariamente inviato da tatrat4d
Calma che è ancora dura e lunga a sufficienza.

scusate ma davverop nn riesco a contenermi dalle risate..
:asd:

i problemi nn verranno certi risoplti dalla devolution..i problemi del paese sono ben altri..ma come sempre si pensa + ad attirare l'attenzione pubblica sui falsi problemi che non su quelli "veri"..mi fa ridere come facciate conto su un governo che ha fatto dei condoni il suo cavallo di battaglia,e poi credete allo stesso tempo che questo governo voglia fare pulizia?togliere la muffa?da dove?
secondo me nn vaete capito un tubo ne della politica ne della vita...nn sn mai cosi duro ma davvero me le tirate di bocca..
ogni persona che abbia un po di sale in zucca con un minimo di logica e nozioni di economia capirebbe subito che la devolution nn risolve proprio un bel niente..ormai viviamo nella repubblica delle banane..come scritto su una ricerca internaizonale..l'italia e' un paese di con una basso tasso di democrazia..al limite della democrazia

tatrat4d
29-03-2005, 00:40
Originariamente inviato da Proteus
Oppure a favore del mantenimento di circa trecento sedie in parlamento che la riforma va ad abolire. Solo per questo andrebbe approvata, altro che storie e solo per questo, IMHO, assistiamo al fiume di lacrime che ci scorre innanzi.

Ciao

Altro ottimo esempio ;)

tatrat4d
29-03-2005, 00:45
Originariamente inviato da sonnet
scusate ma davverop nn riesco a contenermi dalle risate..
:asd:

i problemi nn verranno certi risoplti dalla devolution..i problemi del paese sono ben altri..ma come sempre si pensa + ad attirare l'attenzione pubblica sui falsi problemi che non su quelli "veri"..mi fa ridere come facciate conto su un governo che ha fatto dei condoni il suo cavallo di battaglia,e poi credete allo stesso tempo che questo governo voglia fare pulizia?togliere la muffa?da dove?
secondo me nn vaete capito un tubo ne della politica ne della vita...nn sn mai cosi duro ma davvero me le tirate di bocca..
ogni persona che abbia un po di sale in zucca con un minimo di logica e nozioni di economia capirebbe subito che la devolution nn risolve proprio un bel niente..ormai viviamo nella repubblica delle banane..come scritto su una ricerca internaizonale..l'italia e' un paese di con una basso tasso di democrazia..al limite della democrazia

Infatti vedo tanti paesi copiarci Mattarellum, scorporo, Tatarellum, bicameralismo ridondante, CSM e altro. Siamo proprio il modello istituzionale che tutti invidiano.
ps scusa il sarcasmo della risposta, ma non so perchè nel tuo quadretto non mi ci sono trovato. ;)

StefAno Giammarco
29-03-2005, 01:46
Originariamente inviato da tatrat4d
Infatti vedo tanti paesi copiarci Matterellum, scorporo, Tatarellum, bicameralismo ridondante, CSM e altro. Siamo proprio il modello istituzionale che tutti ci invidiano.
ps scusa il sarcasmo della risposta, ma non so perchè nel tuo quadretto non mi ci sono trovato. ;)

In pratica di cosa hai capito qualcosa, della politica, della vita o di tutte e due? :D

tatrat4d
29-03-2005, 01:55
Originariamente inviato da StefAno Giammarco
In pratica di cosa hai capito qualcosa, della politica, della vita o di tutte e due? :D

rotfl
No, è che credevo che a fare pulizia a Villa Certosa ci dovessimo andare noi fedeli elettori berluscones, altro che "governo che fa pulizia". Mi ero già armato di Mocho Vileda :D

StefAno Giammarco
29-03-2005, 02:20
Originariamente inviato da tatrat4d
Mi ero già armato di Mocho Vileda :D

Citando sempre l'ottimate di cui sopra: se tu avessi un po' di sale in zucca, un minimo di logica e nozioni di economia capiresti subito che del Mocho Vileda paghi la firma e la pubblicità ed andresti ad acquistare un equivalente al discount. Rispamieresti denaro ed in più il Berlusca non mancherebbe di elogiarti :D

sonnet
29-03-2005, 18:39
Originariamente inviato da Proteus
Duro sei certamente ma è meglio non ti dica dove penso tu lo sia perchè non è certamente qualità di cui vantarsi.:D :D :D :D[QUOTE] potre4i dire il contrario..e' sempre una questione di punti di vista ;)

Solo un dittatore o un Messia potrebbero, l'uno perchè zittirebbe chiunque gli si opponga e l'altro perchè in grado di fare miracoli, raddrizzare questo paese, troppi interessi e clientelismi legati al votoi di scambio frenano qualsiasi cioalizione che se operasse nei termini necessari perderebbe consenso in modo emorragico fino a causare pure gravi disordini di piazza.[QUOTE]

beh a dire il vero il nostro attuale Premier e' a detta di tutti(francesi spagnoli e tedeschi con cui ho avuto mdoo di parlare) gli stranieri un dittatore..e mafioso,proprio stamattina parlando al lavoro del + e del meno mi ha confermato quello che in germania pensano a proposito della scena politica italiana..purtroppo in italia nn ce' ladeguata informazione..forse xke' il 90% dello shere tv e' fatto dalle 6principali reti nazionali che direttamente o nn direttamente controllate da 1 sola persona?(senza contare le testate giornalistiche e i magazani facenti parte del gruppo mondadori tra cui panorama tanto per fare un esempio..sapete forse a chi appartengono?avete mai letto panorama e notato come sia sfacciatamente di parte?chissa' da quale,,),forse xke' i poki che sono rimasti obiettivi o hanno cercato di tirare fuori la verita' sono stati fatti fuori?(biagi,santoro e ancora + vergognosamente l'ex direttore del tg5 mentana..in tutti questi casi i programmi da loro condotti avevano un enorme successo(santoro addirittura spesso era campione di ascolti nella prima gascia serala quella + importante..mentana aveva fatto del tg5 il primo tg nazionale..x nn parlare di biagiu)
ma ovviamente in italia la gente che pensa e' davvero poca,io credo,ovviamente nn sai nemmeno quello che e' successo al festival di stoccolma dove nn ricordo se la finlandia o la norvegia hanno presentatoun corto nel quale veniva tratteggiata la storia di berlusconi,che siccome e' fatta + di ombre che di luci..ovvioamente la nostra ambasciata ha fatto di tutto x bloccare la visione del corto(visto che e' cofinanziatrice del festival),ovviamente nn sai di alcuni spot credo svedesi che sn alquanto canzonatori sulla nostra condizione politica e sul personaggio berlusconi..
ovviamente tu che hai la mente aperta(ma che ti informi poco evidentemente)puoi credere cio' che + ti piace..ma vorrei ricordarti che la dittatura ha molte forme..e che forse se studiassi un po di +(con tutto il rispetto) formuleresti meglio le tue valutazioni..

[QUOTE]
Ciò è dovuto principalmente alla schizofrenia italica del voler essere sia comunisti che capitalisti oscillando tra l'una e l'altra sponda secondo le proprie convenienze.[QUOTE]

io nn sono ne per la destra ne mi piacciono i politici di sinistra,io sono x la meritocrazia,e idealmente sarei x un mondo + equo se poi ate questo modo di pensare nn piace beh ognuno e' libero di pensare come meglio crede.

Ciao

P.S. Io, al tuo posto, mi guarderei bene dall'offendere le banane. Esse, con gli abitanti dello stivale italico, hanno ben poco a che fare e potrebbero risentirsi di tale accostamento.
forse sei poco informato questo nn lo so..ma "repubblica delle banane" e' ormai entrato nel linguaggio comune(nn solo italiano) ed e' sinonimo di rapubblica con scarso tasso di democrazia.questo modo di dire e' nato da una situazione che si e' venuta a creare in molte repubbliche centroamericane(che avevano nell'esportazione delle banane una delle maggiori fonti di introiti)a cavallo tra gli anni 70 -80
adesso e' lunga da spiegare ma se vuoi puoi fare una ricerca..cosi capisci che quanto ho detto nn e' niente di offensivo..e inoltre sapresti qcs in =(il che nn fa mai male)
;) ;)

sonnet
29-03-2005, 19:25
[B]
Per tua informazione in diverse cosidette "repubbliche delle banane" io ci ho soggiornato a lungo per lavoro e ti posso confessare che la gente era assai più seria e coerente della media italica. Da ciò si evince che definire l'italia una repubblica delle banane è lesivo per la dignità delle banane, non viceversa.

Ciao.

P.S. In quanto al sapere concordo con te, non è mai una cosa da gettare, per quanto se ne possieda esso resta sempre una infima frazione della sua globalità.;) ;)


ci hai soggiornato a cavallo tra gli anni 70-80? :rolleyes:
cmq il punto nn e' nemmeno quello io nn ho cirticato la gente, :(
ne "'espressione repubblica delle banane"e' offensiva,e' un modo di dire entrato nei libri di storia e storia economica x definire determinate situazioni.Poi se fai finta di nn capire o nn vuoi capire nn so cosaltro dirti.E dicendo repubblica delle banane nn ho fatto altro che riportarti integralmente quanto detto nell'articolo da me riportato sopra.

ps:io ti suggerirei di cominciare dall'italiano e dalla logica..forse avendo soggiornato molto tempo fuori hai perso un po del tuo vocabolario e della grammatica:D

sonnet
29-03-2005, 20:19
Originariamente inviato da Proteus
Io invece ti consiglierei di analizzare con maggior oculatezza gli scritti altrui, se estremamente carente nell'arte di comprenderne i significati reconditi, non hai capito proprio nulla neppure nella parte palese ndr.

Riguardo la grammatica sono dolente, credo proprio tu non abbia molto, forse nulla, da insegnarmi e sul vocabolario idem.

Ciao.

P.S. Se io non fossi stanco saresti anche divertente.:) :)

beh allora riposa visto che ne hai bisogno
:D

ni.jo
30-03-2005, 21:07
Originariamente inviato da Proteus
Il signor Galli della loggia, la p2 forse ?:D, spesso si lascia andare a dichiarazioni eccessive e non lo trovo assolutamente credibile.
o beh, visto che c'è chi il programma lo segue alla lettera e c'è chi lo aiuta pure, direi che non è il caso no? :D
Originariamente inviato da Proteus
Un fatto positivo questa riforma lo possiede, 300 circa tra senatori e deputati in meno non è cosa disprezzabile e non vorrei che pianti, grida e stridor di denti con stracciamento di vesti e nudità ostentate traggano origine proprio dal rimpicciolirsi della tirta costituita dal seggiolame. Il resto non saprei ancora valutarlo, devo leggermela con calma, digerirla e poi vedremo ma fin da ora so che la troverà insufficiente e poco coraggiosa.
Fico, meno politici da pagare.Peccato perda di senso una piccola parte del nostro stato, il senato, la parte più 'saggia' diciamo...:D
Originariamente inviato da Proteus
Per commentare la conclusione di Galli della Loggia constatato "l'attaccamento" alla bandiera degli italiani, avviene secondo convenienza ed opportunità, mostrato negli ultimi 50 anni devo concludere che di costituzione e patria agli abitanti dello stivale non frega niente se non tocca i loro interessi particolari e quindi poteva risparmiarci uscite retoriche, pare Ciampi, di scarso valore e dubbi gusto ed opportunità. Credo che neppure costui abbia ben letto le modifiche e sappia di che si tratta, meglio farebbe a rimandare i suoi "giudizi che allo stato attuale paiono più pregiudizi. In ogni caso lo capisco, deve riempire la sua parte di giornale, guadagnarsi lo stipendio e far vendere copie quindi è necessario dare in pasto al pubblico, una volta a destra ed un'altra a manca, cio che desidera sentirsi dire ed in cui desidera credere.
Ciao
strano: dal dettagliato esame delle rovine mi pareva plausibile avesse dato almeno una 'lumata' :D
(mi scuso con chi ha postato lo stesso articolo qualche pagina prima...causa mancanza di tempo stò diventanto un pò superficiale.... chiedo venia.

ni.jo
03-04-2005, 11:17
Originariamente inviato da Proteus
Grande Ni.Jo, una ironia sottilissima ma che ho molto apprezzato per la sua ferocia.:) :)

Ciao
:)
Montesquieu indica i canoni per ogni democrazia moderna. Affinche’ non vi sia dittatura, si chiamera’ democrazia quello stato in cui i poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, siano attribuiti a tre organi diversi: Parlamento, Governo e Magistratura, ognuno indipendente e autonomo dagli altri, cosi’ da esercitare un reciproco controllo.

Zagrebelsky, presidente della Corte Costituzionale fino al 13 settembre 2004: «Non c’è Costituzione se la sua base di consenso non trascende le divisioni della politica comune, non trascende cioè, innanzitutto, la divisione maggioranza-opposizione. Una Costituzione del governo non è una Costituzione perché non ne ha la legittimità necessaria. Questa mancanza iniziale si rifletterà sugli atti che saranno compiuti in futuro, sulla sua base. Invece che pacificare, alimentare il conflitto. Un bel risultato “costituzionale”, non c’è che dire».


Nel sistema appena approvato il Presidente della Repubblica non e’ piu’ garante della Costituzione ma ha un ruolo puramente simbolico.
I
Tranfaglia dichiara: ”Se il primo ministro ha tutti i poteri fissati dagli articoli 92 e 94, che cosa ci sta a fare il presidente della Repubblica: come si fa a rappresentare l'unità nazionale e a presiedere i massimi organi costituzionali se non si dispone di nessun potere e ci si limita a fare soltanto atti dovuti, di tipo notarile? “
”Se si vuol creare una Camera delle autonomie locali, perché non si fa un senato federale con poteri più chiari e indipendenti dagli organi regionali?.. ma non si é voluto creare una vera Camera delle autonomie per non limitare i poteri del primo ministro.”

“E come si potrà fare il successivo referendum se finora nessuno ha seguito il dibattito?”, ”Perché si butta a mare una Costituzione che dura da sessant'anni e ha sempre evitato i pericoli di una dittatura e, al posto di essa, si vuol concentrare i poteri nel capo dell'esecutivo, penalizzando proprio il capo dello Stato e le magistrature di controllo”. ”Oggi é al potere un soggetto che vive in flagrante conflitto di interessi, domina quasi completamente i media, aspira ad ottenere tutti i poteri. Se gli italiani continueranno a votarlo e l'opposizione non li convincerà ad abbandonarlo, é fatale che si vada alla dittatura del primo ministro.”

Nicola Mancino dichiara: “Nessun Parlamento al mondo viene sciolto con un atto finale del Capo del governo. Nell'esperienza occidentale non esiste questa ipotesi. Il Capo del governo può proporre lo scioglimento ma non deciderlo a suo piacere.”

Giovanni Sartori, invece, pacatamente : “La Costituzione approvata in Senato e’ uno schifo, uno schifo! E’ un testo di una arroganza straordinaria che elimina pesi e contrappesi: il capo dello Stato non contera’ piu’, la Consulta e’ impacchettata, la magistratura indebolita. Sara’ un dispotismo elettivo”.

ni.jo
03-04-2005, 11:33
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2005/03_Marzo/30/sartori.shtml
l’opposizione offre un varco al Polo
Il premierato e la sinistra
di
Giovanni Sartori

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La nuova Costituzione varata a razzo dal nostro Parlamento prima di Pasqua ha questa caratteristica: che non piace quasi a nessuno. È normale che non piaccia all’opposizione. Ma sotto sotto non piace nemmeno tanto alla maggioranza che l’ha votata. Eccezion fatta per Forza Italia, sempre più ridotta a un partito di pappagalli che ripetono la voce del padrone, ed eccezion fatta, ovviamente, per i celtico-padani, gli altri obbediscono per forza più che per amore.

Alleanza nazionale puntava sul presidenzialismo ed è costitutivamente un partito «nazionale » non certo devoluzionista. Ma Fini si è piegato, ed eccolo, vedi caso, ministro degli Esteri. La Udc di Follini (poi c’è quella berlusconofila) ha recalcitrato quanto ha potuto, ma è poi stata costretta a capitolare, con Follini ingabbiato, poveretto, al governo. Se poi si va a vedere chi sostiene la nuova Carta sui media si scopre che è tutta gente del Palazzo o che aspira alla mangiatoia del Palazzo. Non dubito che anche in questo gruppo qualche «penna libera» ci sia. Ma al momento non mi viene in mente neanche un nome. E dunque onore al merito: la Costituzione che ci viene proposta in realtà ci viene tutta e soltanto imposta dalla coppia, o accoppiata, Berlusconi-Bossi. Onore al merito, dicevo. Il che mi induce a proporre che venga chiamata la BB, la Costituzione BB.

La BB, sia chiaro, è fatta e finita: le successive letture in Parlamento saranno pro forma e non consentono modifiche. Il che significa che l’ultima battaglia sarà quella del referendum. È ovvio che per chi si oppone alla BB non sarà una battaglia facile. Sua Emittenza controlla il grosso dei «messaggi» che arrivano al popolo bue che non sa nulla o quasi nulla della riforma costituzionale (a detta dei sondaggi di Mannheimer un desolante 84%). Ma non è una battaglia facilmente vincente nemmeno, diciamo, per i BiBiisti.

Il loro argomento forte è che le idee incorporate nella BB sono le idee a suo tempo proposte dalla sinistra. Il che è in gran parte vero. Ma non si capisce perché la sinistra non abbia il diritto di ricredersi e di sconfessarle. Se io in passato ho detto sciocchezze, è obbligatorio che continui a dire sciocchezze? E il fatto è che all’ultimo congresso Ds la mozione Bassanini-Passigli che propone un disegno costituzionale ben diverso da quello degli anni della Bicamerale è stata approvata all’unanimità (meno un 2-3%). Del pari, al Senato il premierato «vecchia maniera» sostenuto dai diessini Barbera e Ceccanti, e ripreso nell’emendamento Tonini, ha ottenuto dal gruppo parlamentare Ds (forte di 60 componenti) solo 3 voti. E dunque la dietrologia dei Bi- Biisti è solo dietrologia.

Il punto di forza della sinistra è, per contro, che quasi tutti i costituzionalisti che fanno soltanto il loro mestiere e quindi liberi di dire quello che pensano, bersagliano la BB di critiche. Sulla devolution non c’è esperto «fuori mangiatoia » che non la condanni come un pasticcio che non potrà funzionare o che funzionerà malissimo. Però sull’altro grande tema della BB, quello del premierato, la sinistra offre alla destra un punto cedevole. Per, diciamo, 9 costituzionalisti su 10 il premierato elettivo configurato nella BB è un premierato viziato da eccesso di potere. Invece per i già ricordati Barbera e Ceccanti quel premierato non è onnipotente ma semmai impotente. E anche se questa è una tesi pressoché solitaria, apre un varco che le artiglierie mediatiche di Sua Emittenza sapranno ingigantire a dovere. Alla fine anche Barbera conclude che la BB è «uno schifo »; ma la sua posizione certo indebolisce la sinistra.
30 marzo 2005

ni.jo
03-04-2005, 12:00
Originariamente inviato da Proteus
...
Ora rifletti bene e rispondi a questo quesito: era meglio lasciare tutto come stava e finire in rovina o tentare di cambiare non avendo nulla, la bancarotta avverrà ugualmente, da perdere ?. Guarda caso coloro che più strepitano per questo sono proprio coloro i quali hanno qualche "interesse" da difendere.

Ciao

P.S. La posizione della sx è totalmente strumentale agli interessi dei politicanti/burocrati e riflette le ambizioni dei cespuglietti di pesare e condizionare, ruolo che diminuirà assai, anche nel cdx le tensioni sono originate da questo, se le nuove regole diverranno operative. La scelta è se vogliamo la solita italietta da strapazzo oppure un paese diverso ed io ho scelto da diverso tempo la seconda via pur essendo ben cosciente che si devono correre rischi che ppoi rischi non sono perchè con l'immobilismo avremmo identico destino se non peggiore.
se devo scegliere tra una costituzione che ci ha traghettato da un periodo difficile come quello delle rovine del dopoguerra, redatta da persone obbiettivamente superiori ai nani di oggidì, e un pastrocchio mal concepito, scelgo la prima: perchè la cosa che ha rovinato l'Italia non è la costituzione, se pensi al deficit o ai soldi sperperati a vagonate non dirmi che dipendono dalle norme e che non ti sovviene un certo premier, nonostante tutto 'forte'.
Inoltre la prepotenza di imporre una costituzione a tutti senza considerare il parere dell'altro (cosa iniziata colpevolmente dal precedente governo di csx) apre le porte a future costituzioni ad hoc, che non è certo un bello scenario neanche per voi.

Cmq la descrizione che fai dei costituzionalisti mal si adatta ad uno come il Prof. Sartori, che ha ottenuto il prestigio di cui gode non certo per appoggi ipolitici (è sempre stato un rompipalle per tutti, tant'è che anche nel documento linkato da me se la prende col csx ) ma insegnando nelle migliori università Usa( le quali raramente concedono cattedre per cose diverse dai meriti professionali), lungi dall'essere rimasto in Italia al calduccio di una cattedra politica come altri... poi possiamo discutere ore sul caratteraccio e sulla tendenza a strafare, ma i meriti oggettivi delle competenze e l'imparzialità delle sue bacchettate mi sembrano innegabili.

ni.jo
03-04-2005, 12:32
Originariamente inviato da Proteus
La costituzione ci ha traghettato ma è fuori dal tempo ad esclusione ci certe sue parti che , tra l'altro, questa riforma neppure sfiora.

La separazione dei poteri dello stato non è fuori dalla storia, è storia e futuro assieme, sempre che restiamo nel tema democrazia.E questa riforma... (ma tutta la politica di Berlusconi intacca questo concetto eccome, espandendolo anche ai poteri 'altri' come editoria, tv e lobbyes) l'intacca eccome.

Originariamente inviato da Proteus
IL deficit è responsabilità degli stessi italiani, i quali oscillando tra capitalismo e socialismo reale, secondo le convenienze del momento, hanno più che favorito il crearsi di tale deficit partecipando, non tutti ma moltissimi lo hanno fatto, al festino organizzato con altrui denaro come le baby pensioni e l'idea instillata da sindacati e politici che lo stato potesse dare tutto a tutti mentre era solamente un'astuta strategia dell'allora pci volta al far crollare il sistema italia facendolo divenire un paese a socialismo reale ed alla quale la dc ha risposto seguendolo sulla stessa china per non perdere il consenso dei ""furbi italiani" e quanto furbi fossero lo possono constatare tutti, non solo chi come me vedeva il limite di un simile agire, ora.
il pci che cavalca il deficit per trasformare l'Italia in dittatura socialista è pura fantascienza alla 'svastica sul sole'. :D
molto prosaicamente chi governò non pensò a far funzionare meglio l'Italia ma conquistò il consenso distribuendo bella vita a spese del deficit: questo vale per i baby pensionati, come dici, come per chi iniziava strade mai finite nel sud, ma anche per le industrie del nord generosamente sovvenzionate da tutti nei momenti in cui s'impattavano con la crisi: certo che i sindacati facevano di tutto per non far ricadere solo sugli operai le colpe dei manager, è il loro mestiere.
Ti ricordo che il pentapartito erano Dc + Pli, Pri, Psdi, Psi; quei partiti padroni del deficit-spending, ossia spese non finanziate da entrate, elargizioni clientelari, rigonfiamento dei costi causa tangenti, ecc...e che l'anno in cui si è messo fine a questo baratro nella spesa pubblica è il
“Il 1992 che segna il risveglio alla realtà. L’Italia si ritrova di colpo più povera. Le certezze avallate dalla cultura dominante, per la quale sembrava possibile per il nostro Paese vivere al di sopra dei propri mezzi, entrano in crisi” (Onorevole Grillo, Relazione di minoranza, 1998).

Si cerca, quindi, di ricorrere ai ripari attraverso l’adozione di un pacchetto di misure (c.d. Pacchetto Maastricht) con cui il neo-Governo Amato, da poco eletto, cerca di tamponare almeno momentaneamente la falla finanziaria che si stava aprendo. A questi primi interventi si aggiungono le varie finanziarie varate negli anni successivi: manovre quantitativamente ingenti, che, attraverso incrementi nelle entrate e diminuzioni nelle spese, hanno permesso di ridurre l’indebitamento netto delle Pubbliche Amministrazioni, divenuto, l’obiettivo più importante per i Governi italiani succedutisi nei vari anni essendo uno dei parametri richiesti da Maastricht (esula l'ultimo governo Berlusconi, alla caccia di consensi con le grandi opere, rifueggendo dai vincoli sul controllo della spesa e a discapito dei servizi esattamente come nel 5partito)

Il 2 maggio 1998, l’Italia con altri 10(2) dei 15 Stati membri della Comunità Europea, entra a far parte dell’UEM. In molti traggono un sospiro di sollievo e si riconoscono nel grido dell’allora Presidente del Consiglio, Romano Prodi: “We’ve got it!” – “Ce l’abbiamo fatta!”.

Originariamente inviato da Proteus
....
P.S. Non credere a tutto quello che sparano i cosidetti "intellettuali", quasi tutti, per non dire proprio tutti, hanno interessi intrecciati alla politica siano essi palesi od occulti e mi sorprenderebbe non intervenissero a difesa dei loro referenti e compagni di merende.
Sartori ha vissuto e lavorato negli Usa:

Nel 1976 si trasferiva all’Università di Stanford, California, quale Professore di Scienza Politica e Senior Fellow della Hoover Institution.

Dal 1979 è stato Albert Schweitzer Professor in the Humanities alla Columbia University di New York dove è ora professore emerito; tra il 1993-96 è anche tornato ad essere Professore di Scienza Politica all’Università di Firenze.

E’ stato Professore visitante di Governo all’Università di Harvard (1964-65), e all’Università di Yale (1966-67 e 1969-70), Fellow del Center of Advanced Study in the Behavioral Sciences di Stanford (1971/72), Visiting Scholar all’American Enterprise Institute, Washington, DC (1982), e Visiting Fellow, Russel Sage Foundation (1988-89). trovo difficile, leggendo le sue invettive a destra e a manca, pensarlo come un compagno di merende di chicchessia.

ni.jo
03-04-2005, 18:53
Originariamente inviato da Proteus
Può aver lavorato dove e come vuole ma che le sue critiche siano scevre da personali convenienze, pur occulte, però non potrò mai crederlo ne per lui ne per nessun altro, compreso me stesso.

Io ragiono per convenienza o per ipotesi di convenienza e tutti gli appartenenti alla nostra specie così agiscono senza esclusione alcuna, santi compresi, anche se spesso, travolti da ideologie o fedi religiose, non se ne accorgono essi stessi o cercano di dissimularlo.

Se mi dici che a te pare, per tua e di molti altri convenienza, che la riforma sia svantaggiosa posso comprendere il tuo punto di vista ma se si inizia ad invocare interessi superiori e del tutto ideali non posso per ovvie ragioni.

Ciao
diciamo che, al di sotto di quelli del cavaliere, tutti gli interessi sono miserrimi...:D

Freeride
04-04-2005, 22:39
Loiero, vincitore in Calabria:
"Abbiamo fatto un buon programma, abbiamo parlato con parole semplici, abbiamo usato la parola solidarieta' ed abbiamo anche raccolto i tanti delusi del centrodestra. Devastante in Calabria l'effetto di alcune riforme nazionali varate dal governo, come la devolution."

Calabria, solidarietà, devolution = la politica non è mai stata così matematica! :D

ni.jo
04-04-2005, 22:41
Originariamente inviato da Proteus
Non posso che darti ragione ma ti garantisco che non vorrei trovarmi al suo posto. Se mai accadesse ti giuro che venderei mediaset, darei le dimissioni da pdc e me ne andrei a vivere tranqulllo in altro loco, attorniato da gnocche stratosferiche, lontano da questa gabbia di matti chiamata italia e mi consumerei fino all'ultimo atomo accudendo il gnoccume sopramenzionato. :D :D :D

Ciao.

P.S. In caso di difficoltà non esiterei a far ricorso ai condom formato bustino rinforzati con stecche di plastica rigida.:sofico:
eh, mi sà che chi ha programmi come il tuo o il mio non abbisogna di surrogati quali grosse macchine o potere...:D :sofico: