sheva
08-03-2005, 14:22
Ottomila pagine di istruttoria che manderà a giudizio
mandanti, autori e fiancheggiatori della mattanza
Ecco i piani della strage
per colpire l'occidente
L'ordine arrivò tra le 7.37 e le 7.40 del mattino
I morti furono 192, i feriti 1500
di CARLO BONINI
Il tavolo di formica in un Mac Donald, una miniera di argilla nelle Asturie, una casa colonica, la promisquità di Tribulete, una chiassosa calle su cui affacciano una barberia, un ristorante, un call center. Il canovaccio della strage che ha cancellato 192 vite umane e cambiato per sempre la storia della Spagna annoda oggi i nomi dei suoi responsabili ad una geografia dei luoghi che fissa la memoria e dà misura della genesi dell'orrore.
E' un prezioso mosaico, che ha preso forma nei dodici mesi dell'indagine che ha scritto un primo provvisorio capitolo di quel che accadde l'11 marzo 2004, prima, durante e dopo le dieci esplosioni delle 7.37 sui treni dei pendolari. Del perché accadde. Del come. Nel rassegnare le conclusioni delle ottomila pagine di istruttoria, che manderà a giudizio entro l'estate 74 tra uomini e donne, quali asseriti mandanti, autori e fiancheggiatori della mattanza, il giudice Juan Del Olmo ha scritto: "L'11 marzo è stata opera di tre gruppi, diversi e semiautonomi, uniti dal loro odio per la Spagna e l'Occidente, per la posizione assunta dal nostro Paese sull'Iraq (...)".
Nessun Bin Laden pianificò la strage nel buio di una caverna afghana. Al contrario - annota Del Olmo - in un massacro che reclama oggi molti padri intellettuali (tra loro anche l'egiziano Osman el-Sayed Ahmed Rabei, arrestato a Milano e quindi estradato in Spagna), "l'ideologia integralista salafita-jihadista" diventa piano stragista nel "barrio, nel quartiere di Lavapies". "Qui trova i suoi autori materiali" e qui si "autoinnesca". E qualche errore non impedirà che si compia.
* * *
L'11 marzo, l'orrore arrivò fulmineo. Tra le 7.37 e le 7.40 del mattino. Quattordici bombe viaggiano con seimila passeggeri su quattro treni. Ne esplodono dieci. I morti sono 192, i feriti 1.500. E' una macelleria che il governo Aznar battezza politicamente ("E' stata l'Eta") e che politicamente lo travolge. Perché chi ne è davvero responsabile non è basco e ha lasciato tracce importanti: le schede telefoniche dei cellulari utilizzati per l'innesco di ordigni che non deflagrano e l'esplosivo da cava cui sono collegati: il "Goma 2". E' il fotogramma di coda di una sequenza cominciata otto mesi prima. A Madrid, in gennaio, intorno al tavolo di un Mac Donald, le cui vetrine guardano uno dei grandi ospedali cittadini.
Uno di fronte all'altro siedono due uomini. Il primo ha grandi denti, occhi piccoli e una cicatrice. Ha 34 anni, è marocchino, si chiama Jamal Ahmidan, ma lo conosco come "il cinese". Il secondo, è più giovane di lui di sette anni. E' spagnolo e si chiama José Emilio Suarez Trashorras. E' stato, o forse è ancora, un confidente della polizia. Il "cinese" - lo sanno tutti nel giro - traffica normalmente in eroina e hashish, ma questa volta, curiosamente, ha bisogno di esplosivo.
Tanto esplosivo. Trashorras, che chiama quel marocchino "mowgly", perché tanto gli ricorda il personaggio del Libro della Giungla, fa al caso suo. Ha lavorato come minatore alla "Conchita", una miniera di argilla bianca nelle Asturie. Può facilmente recuperare quello che gli viene chiesto. E lo dimostra. Tra gennaio e la prima metà di febbraio, con tre viaggi diversi, tre dei suoi "ragazzi" trasportano tra Oviedo e Madrid tre borse imbottite di 20 chili di Goma 2. Uno di loro, è un minorenne. Lo chiamano "el Gitanillo", "lo zingarello".
Se ne fidano e sbagliano. Perché quando la polizia, dopo l'11 marzo, arriva a lui, lui non smette più di parlare. Anche se questo, ormai, non può più salvare nessuno.
Il "Gitanillo" racconta dunque che, testata la merce, il Cinese decide di fare sul serio. Il 27 febbraio Trashorras, che è appena rientrato a Oviedo dalla sua luna di miele, si presenta all'ingresso della "Conchita". Parla con due minatori. Telefona al cinese e lo avverte che la "cosa" è per il giorno successivo. Il 28 febbraio, un sabato. Quel giorno, le Asturie sono sotto la neve, ma, alle 11 del mattino, la golf nera del Cinese è all'appuntamento in miniera. In macchina con lui, Mohammed Oulad e Andennabi Kounjaa. Fanno un primo carico. Che ripetono il giorno successivo. Ancora una volta con la golf nera e con una seconda macchina, una Toyota Corolla prestata da Trashorras. E' domenica 29 febbraio. Nel bagagliaio di ciascuna delle due vetture sono ora 200 chilogrammi di Goma2. Le due macchine si mettono in movimento per rientrare a Madrid.
Alle 7.37 dell'11 marzo mancano soli 11 giorni. E il destino dà agli uomini un'ultima possibilità per deviarne il corso. Alle 16,25, sulla statale N-623, a 19 chilometri da Burgos, una pattuglia della "Guardia Civil" ferma la Toyota Corolla guidata dal "Cinese". Viaggia a 84 chilometri orari. Oltre il limite. L'agente porta la mano al basco e chiede a quel tipo dai tratti non spagnoli che sorride facendo mostra dei denti, patente di guida, libretto di circolazione e assicurazione. Il Cinese ha solo la patente, che risulta rilasciata in Belgio all'uomo che lui dice di essere, Youssef Ben Salah. Non ha né libretto, né assicurazione, perché la macchina su cui viaggia (forse lui non lo sa) è stata rubata a Madrid nel settembre del 2003. L'agente chiama la centrale per un controllo, si prepara a chiedere al conducente di scendere e aprire il bagagliaio. Ma nevica, le comunicazioni radio sono interrotte, e con la centrale non si riescono a controllare i dati di quella Toyota. Restituisce la patente. Augura buon viaggio e chiede di fare più attenzione.
* * *
La notte di domenica 29 febbraio, a Chinchon, 35 chilometri da Madrid, in una casa colonica riparata da filari di ulivi, sulla piana del fiume Tajuna, c'è qualcuno che grida felice. La Goma2 è arrivata. La neve delle Asturie sembra lontanissima. L'esplosivo va solo confezionato e con attenzione ne devono essere preparati gli inneschi. E' lavoro di una settimana. Per il "Cinese", certo, ma soprattutto per l'uomo dei "telefonini". Jamal Zougam, 31 anni, il marocchino che veste "Lacoste", gira in Kawasaki e a cui piacciono tanto quelle ragazze dell'est con il piercing all'ombelico che invita di tanto in tanto in campagna per i suoi barbecue. Come per l'ultima festa nella domenica che precede la strage. Sulla griglia carne macellata secondo il rito e 400 chili di dinamite nascosti dietro il pollaio per fare scempio della Spagna.
Zougam, che sarà il primo degli arrestati per la strage, svelandone la paternità alla vigilia del voto, non è solo un nome. È il lacerto su un grumo di odio che Madrid ha nella sua pancia, nel barrio di Lavapies, a un passo dalla Porta del Sol. Cinquanta etnie e una a farla da padrone, quella marocchina. Jamal Zougam è il proprietario del "Locutorio nuevo siglo", il call center da dove arrivano le schede dei telefonini per gli inneschi. E' un tratto della calle Tribulete, il vicolo dove affacciano non solo le vetrine del suo "Locutorio", ma anche quelle del ristorante "Alhambra", della barberia "da Abdou" (oggi chiusa). Sono trecento metri di strada stretta, chiassosa, allegra. Dove la sera - lo sa ogni madrileno - compri buon hashish a buon prezzo. E dove Jamal arruola, coinvolge, contagia.
L'11 marzo trova qui i suoi macellai che - raccontano ora - "bevevano acqua della Mecca" nella barberia dove si ritrovavano. Per "purificarsi" e prepararsi alla Jihad. Strappando il sorriso agli anziani per tanta sbruffoneria priva di senso e rigore religioso (l'"acqua della Mecca" è un'invenzione, una burla).
Invece l'orrore incubava. E l'11 marzo avrebbe poi avuto il suo 3 aprile, con i "maritiri" di Leganes assediati dalla polizia e suicidi in un apparatmento di periferia. Quel giorno, dilaniato dalla Goma 2, il "Cinese" sarebbe stato cancellato con sei degli uomini della sua cellula assassina. Ma neppure così la Spagna avrebbe ritrovato la sua pace.
(8 marzo 2005)
l'ennesima conferma che Al Qaeda come organizzazione che gestisce e organizza attentati non esiste ... è un ideologia una ispirazione per qualcuno .. ma il mondo è pieno di estremisti e di terroristi e ognuno ha il suo personale odio contro questo e quel paese, non sono d'accordo sul fatto che l'odio x la spagna sia stato provocato solo dall'intervento in Iraq .. nel 2002 prima della guerra a casablanca avevano colpito obiettivi spagnoli ... si sa che tra spagnoli e marocchini c'era tensione ... a suo modo la realtà è molto peggio perchè non hai a che fare con una sola organizzazione ma con migliaia di gruppi autonomi capaci di progettare e realizzare attentati
mandanti, autori e fiancheggiatori della mattanza
Ecco i piani della strage
per colpire l'occidente
L'ordine arrivò tra le 7.37 e le 7.40 del mattino
I morti furono 192, i feriti 1500
di CARLO BONINI
Il tavolo di formica in un Mac Donald, una miniera di argilla nelle Asturie, una casa colonica, la promisquità di Tribulete, una chiassosa calle su cui affacciano una barberia, un ristorante, un call center. Il canovaccio della strage che ha cancellato 192 vite umane e cambiato per sempre la storia della Spagna annoda oggi i nomi dei suoi responsabili ad una geografia dei luoghi che fissa la memoria e dà misura della genesi dell'orrore.
E' un prezioso mosaico, che ha preso forma nei dodici mesi dell'indagine che ha scritto un primo provvisorio capitolo di quel che accadde l'11 marzo 2004, prima, durante e dopo le dieci esplosioni delle 7.37 sui treni dei pendolari. Del perché accadde. Del come. Nel rassegnare le conclusioni delle ottomila pagine di istruttoria, che manderà a giudizio entro l'estate 74 tra uomini e donne, quali asseriti mandanti, autori e fiancheggiatori della mattanza, il giudice Juan Del Olmo ha scritto: "L'11 marzo è stata opera di tre gruppi, diversi e semiautonomi, uniti dal loro odio per la Spagna e l'Occidente, per la posizione assunta dal nostro Paese sull'Iraq (...)".
Nessun Bin Laden pianificò la strage nel buio di una caverna afghana. Al contrario - annota Del Olmo - in un massacro che reclama oggi molti padri intellettuali (tra loro anche l'egiziano Osman el-Sayed Ahmed Rabei, arrestato a Milano e quindi estradato in Spagna), "l'ideologia integralista salafita-jihadista" diventa piano stragista nel "barrio, nel quartiere di Lavapies". "Qui trova i suoi autori materiali" e qui si "autoinnesca". E qualche errore non impedirà che si compia.
* * *
L'11 marzo, l'orrore arrivò fulmineo. Tra le 7.37 e le 7.40 del mattino. Quattordici bombe viaggiano con seimila passeggeri su quattro treni. Ne esplodono dieci. I morti sono 192, i feriti 1.500. E' una macelleria che il governo Aznar battezza politicamente ("E' stata l'Eta") e che politicamente lo travolge. Perché chi ne è davvero responsabile non è basco e ha lasciato tracce importanti: le schede telefoniche dei cellulari utilizzati per l'innesco di ordigni che non deflagrano e l'esplosivo da cava cui sono collegati: il "Goma 2". E' il fotogramma di coda di una sequenza cominciata otto mesi prima. A Madrid, in gennaio, intorno al tavolo di un Mac Donald, le cui vetrine guardano uno dei grandi ospedali cittadini.
Uno di fronte all'altro siedono due uomini. Il primo ha grandi denti, occhi piccoli e una cicatrice. Ha 34 anni, è marocchino, si chiama Jamal Ahmidan, ma lo conosco come "il cinese". Il secondo, è più giovane di lui di sette anni. E' spagnolo e si chiama José Emilio Suarez Trashorras. E' stato, o forse è ancora, un confidente della polizia. Il "cinese" - lo sanno tutti nel giro - traffica normalmente in eroina e hashish, ma questa volta, curiosamente, ha bisogno di esplosivo.
Tanto esplosivo. Trashorras, che chiama quel marocchino "mowgly", perché tanto gli ricorda il personaggio del Libro della Giungla, fa al caso suo. Ha lavorato come minatore alla "Conchita", una miniera di argilla bianca nelle Asturie. Può facilmente recuperare quello che gli viene chiesto. E lo dimostra. Tra gennaio e la prima metà di febbraio, con tre viaggi diversi, tre dei suoi "ragazzi" trasportano tra Oviedo e Madrid tre borse imbottite di 20 chili di Goma 2. Uno di loro, è un minorenne. Lo chiamano "el Gitanillo", "lo zingarello".
Se ne fidano e sbagliano. Perché quando la polizia, dopo l'11 marzo, arriva a lui, lui non smette più di parlare. Anche se questo, ormai, non può più salvare nessuno.
Il "Gitanillo" racconta dunque che, testata la merce, il Cinese decide di fare sul serio. Il 27 febbraio Trashorras, che è appena rientrato a Oviedo dalla sua luna di miele, si presenta all'ingresso della "Conchita". Parla con due minatori. Telefona al cinese e lo avverte che la "cosa" è per il giorno successivo. Il 28 febbraio, un sabato. Quel giorno, le Asturie sono sotto la neve, ma, alle 11 del mattino, la golf nera del Cinese è all'appuntamento in miniera. In macchina con lui, Mohammed Oulad e Andennabi Kounjaa. Fanno un primo carico. Che ripetono il giorno successivo. Ancora una volta con la golf nera e con una seconda macchina, una Toyota Corolla prestata da Trashorras. E' domenica 29 febbraio. Nel bagagliaio di ciascuna delle due vetture sono ora 200 chilogrammi di Goma2. Le due macchine si mettono in movimento per rientrare a Madrid.
Alle 7.37 dell'11 marzo mancano soli 11 giorni. E il destino dà agli uomini un'ultima possibilità per deviarne il corso. Alle 16,25, sulla statale N-623, a 19 chilometri da Burgos, una pattuglia della "Guardia Civil" ferma la Toyota Corolla guidata dal "Cinese". Viaggia a 84 chilometri orari. Oltre il limite. L'agente porta la mano al basco e chiede a quel tipo dai tratti non spagnoli che sorride facendo mostra dei denti, patente di guida, libretto di circolazione e assicurazione. Il Cinese ha solo la patente, che risulta rilasciata in Belgio all'uomo che lui dice di essere, Youssef Ben Salah. Non ha né libretto, né assicurazione, perché la macchina su cui viaggia (forse lui non lo sa) è stata rubata a Madrid nel settembre del 2003. L'agente chiama la centrale per un controllo, si prepara a chiedere al conducente di scendere e aprire il bagagliaio. Ma nevica, le comunicazioni radio sono interrotte, e con la centrale non si riescono a controllare i dati di quella Toyota. Restituisce la patente. Augura buon viaggio e chiede di fare più attenzione.
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La notte di domenica 29 febbraio, a Chinchon, 35 chilometri da Madrid, in una casa colonica riparata da filari di ulivi, sulla piana del fiume Tajuna, c'è qualcuno che grida felice. La Goma2 è arrivata. La neve delle Asturie sembra lontanissima. L'esplosivo va solo confezionato e con attenzione ne devono essere preparati gli inneschi. E' lavoro di una settimana. Per il "Cinese", certo, ma soprattutto per l'uomo dei "telefonini". Jamal Zougam, 31 anni, il marocchino che veste "Lacoste", gira in Kawasaki e a cui piacciono tanto quelle ragazze dell'est con il piercing all'ombelico che invita di tanto in tanto in campagna per i suoi barbecue. Come per l'ultima festa nella domenica che precede la strage. Sulla griglia carne macellata secondo il rito e 400 chili di dinamite nascosti dietro il pollaio per fare scempio della Spagna.
Zougam, che sarà il primo degli arrestati per la strage, svelandone la paternità alla vigilia del voto, non è solo un nome. È il lacerto su un grumo di odio che Madrid ha nella sua pancia, nel barrio di Lavapies, a un passo dalla Porta del Sol. Cinquanta etnie e una a farla da padrone, quella marocchina. Jamal Zougam è il proprietario del "Locutorio nuevo siglo", il call center da dove arrivano le schede dei telefonini per gli inneschi. E' un tratto della calle Tribulete, il vicolo dove affacciano non solo le vetrine del suo "Locutorio", ma anche quelle del ristorante "Alhambra", della barberia "da Abdou" (oggi chiusa). Sono trecento metri di strada stretta, chiassosa, allegra. Dove la sera - lo sa ogni madrileno - compri buon hashish a buon prezzo. E dove Jamal arruola, coinvolge, contagia.
L'11 marzo trova qui i suoi macellai che - raccontano ora - "bevevano acqua della Mecca" nella barberia dove si ritrovavano. Per "purificarsi" e prepararsi alla Jihad. Strappando il sorriso agli anziani per tanta sbruffoneria priva di senso e rigore religioso (l'"acqua della Mecca" è un'invenzione, una burla).
Invece l'orrore incubava. E l'11 marzo avrebbe poi avuto il suo 3 aprile, con i "maritiri" di Leganes assediati dalla polizia e suicidi in un apparatmento di periferia. Quel giorno, dilaniato dalla Goma 2, il "Cinese" sarebbe stato cancellato con sei degli uomini della sua cellula assassina. Ma neppure così la Spagna avrebbe ritrovato la sua pace.
(8 marzo 2005)
l'ennesima conferma che Al Qaeda come organizzazione che gestisce e organizza attentati non esiste ... è un ideologia una ispirazione per qualcuno .. ma il mondo è pieno di estremisti e di terroristi e ognuno ha il suo personale odio contro questo e quel paese, non sono d'accordo sul fatto che l'odio x la spagna sia stato provocato solo dall'intervento in Iraq .. nel 2002 prima della guerra a casablanca avevano colpito obiettivi spagnoli ... si sa che tra spagnoli e marocchini c'era tensione ... a suo modo la realtà è molto peggio perchè non hai a che fare con una sola organizzazione ma con migliaia di gruppi autonomi capaci di progettare e realizzare attentati