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View Full Version : Gli Arabi e il Terrorismo: Meno fanatismo nei libri di scuola


Zebiwe
10-02-2005, 11:52
Meno fanatismo nei libri di scuola (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/02_Febbraio/10/fanatismo.shtml)

di Magdi Allam

Quando erano Israele e gli Stati Uniti a protestare e invocare una radicale revisione dei testi scolastici negli Stati arabi, individuandovi una causa fondamentale della crescita della cultura dell’odio e della morte, i leader arabi insorsero contro quella che definirono un’inaccettabile e ingiustificata interferenza nei propri affari interni, mentre le autorità religiose denunciarono addirittura un «complotto sionista-americano» contro l’Islam. Tuttavia ora che il terrorismo colpisce meno Gerusalemme e New York, e molto più Bagdad, Riad e Kuwait City, i Paesi arabi si sono ravveduti.

E hanno lanciato il contrordine: la riforma radicale del sistema scolastico è la priorità nella strategia di lotta al terrorismo, a partire dai testi islamici impartiti agli studenti. Se si manterrà fede a questo impegno, sarà la più vistosa rivoluzione ideale e culturale nel mondo arabo dopo l'affermazione degli Stati nazionali.

«E' giunta l'ora di emendare i programmi dell'educazione islamica al fine di divulgare la cultura della tolleranza, del rispetto del prossimo e della pluralità di opinioni. In questo modo potremo contenere il fenomeno del terrorismo e sradicare le cause che lo alimentano», ha affermato Abdel Rahman al Attiya, segretario generale del Consiglio di cooperazione del Golfo, inaugurando a Kuwait City la riunione dei ministri dell'Istruzione dei Paesi membri (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi, Bahrain, Oman, Qatar) in aggiunta allo Yemen. «Vogliamo che gli insegnanti facciano gli insegnanti e non i muftì, i giureconsulti islamici. Tutti gli insegnanti non devono andare oltre il proprio specifico insegnamento diffondendo idee e valori che non ci appartengono. Sanzioneremo qualsiasi insegnante che trasgredisca il suo compito istituzionale», ha chiarito Mohammad al Rashid, il ministro dell'Istruzione saudita, poche ore prima che da Riad arrivasse la notizia delle sue dimissioni.

«La riforma dell'Istruzione è il primo passo verso il risanamento generale a cui aspirano tutti gli Stati islamici per passare dalla fase della fondazione e costruzione a quella dello sviluppo e della crescita. Abbiamo bisogno di un Rinascimento che deve basarsi su un'istruzione che si ispiri alla modernità», ha detto Abdel Aziz bin Osman al Tuwejri, segretario saudita dell'Isesco (Organizzazione islamica per l'educazione, le scienze e la cultura). Lo scorso dicembre ad Algeri i ministri della Cultura dell'Isesco avevano sottoscritto uno «Statuto islamico per la diversità culturale» in cui si afferma il principio della «pari dignità tra le culture, le civiltà e le lingue», il diritto alla «diversità delle culture, identità, visione dell'uomo e della vita, fedi nei messaggi celesti, principi, valori, idee e credenze ereditate dalle generazioni, senza pressioni o costrizioni, senza alcuna forma di repressione religiosa, culturale o linguistica, in ottemperanza al detto divino "O uomini, in verità Noi v'abbiam creato da un maschio e da una femmina e abbiam fatto di voi popoli vari e tribù a che vi conosceste a vicenda" (Corano, XLIX, 13)».

Parole che di fatto prendono le distanze dall'oscurantismo ideologico che divide il mondo tra fedeli e infedeli, tra Casa dell'islam e Casa della guerra o tutt'al più Casa della tregua o del patto. Il punto è come tradurre i nobili principi in atti concreti, come redigere testi scolastici in grado di forgiare menti e personalità impregnate dei valori della pace e della tolleranza, di una cultura della vita.

Secondo il già citato al Attiya, che è cittadino del Qatar, «non ci può essere riforma dell'ordinamento scolastico se non comprende la riforma dell'educazione religiosa». A suo avviso questo compito deve essere affidato a «ulema e esperti moderati, fautori dell'orientamento mediano nella religione». Attiya arriva a suggerire che «nelle scuole si insegnino soltanto gli aspetti cultuali obbligatori nell'islam». Concretamente significa niente ideologia.

Per il quotidiano kuwaitiano Al Rai al Aam è ora di finirla con l'ipocrisia: «Tutti invitano all'islam della moderazione. Ma che cosa è la moderazione? In realtà c’è soltanto una differenza di grado tra il terrorismo che uccide e il pensiero che condanna gli altri per apostasia. Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che questo pensiero è presente nella nostra cultura e nel nostro sistema scolastico. Non potremo mai risolvere il problema del terrorismo se prima non ammettiamo che il male è dentro di noi».

10 febbraio 2005[

Uno mio spunto per la discussione: Sta realmente cambiando qualcosa o è solo fumo negli occhi?

Byezz
:sofico:

Anakin
10-02-2005, 11:58
bhe che che avra' successo o meno,che le intenzioni saranno fatte rispettare in pratica o meno..è comunque una gran bel passo avanti.
quantomeno come presa di coscienza.